La Gazzetta di Parma - Luca Pelagatti
Mercoledì hanno rovesciato i cassonetti e minacciato di bloccare via del
Cornocchio. Ieri mattina, meglio organizzati, si sono presentati con cartelli e
iniziato lo «sciopero dei bambini». Nel senso che i piccoli non sono stati
mandati a seguire le lezioni come tutte le altre mattine.
Sono i nomadi di origine macedone ospiti del campo comunale, cinque famiglie
per un totale di una trentina di persone, che da qualche giorno hanno dichiarato
una sorta di stato di agitazione. Per colpa delle bollette.
«Noi siamo qui nel campo da anni e abbiamo sempre cercato di lavorare, senza
creare troppi problemi - hanno raccontato i capofamiglia reclamando un
intervento delle autorità. - Ma da qualche tempo tutti noi abbiamo perso il
lavoro e ora non ci sono più i soldi per pagare l'acqua e la luce. E abbiamo
paura che ci taglino le utenze».
Un rischio in realtà non troppo concreto che si lega tuttavia ad una altra
lunga serie di lamentele. Queste, almeno in parte, giustificate.
Gli ospiti del campo infatti dal 2008 vivono nella struttura senza un
regolare contratto di locazione da parte del Comune e questo fatto impedisce che
venga loro concesso il certificato di idoneità alloggiativa. Un documento senza
il quale trovare lavoro è pressoché impossibile.
«Purtroppo si tratta di un problema reale», ammette l'assessore ai servizi
sociali Laura Rossi che ieri alle 14 ha incontrato i nomadi insieme al sindaco
Pizzarotti. «La situazione del campo risente di una storica inerzia e di una
mancanza di accorta gestione da parte delle precedenti gestioni». Uno scomodo
retaggio che ora l'amministrazione si trova a dovere fronteggiare: anche se le
risorse, come è noto, sono molto scarse. «Per parte loro anche i nomadi hanno
delle forti responsabilità: il degrado della struttura è in buona parte
attribuibile a loro che hanno sempre comunque potuto contare su un'assistenza
economica. Le bollette non le hanno mai pagate e ad intervalli l'amministrazione
si è fatta carico di coprire il pregresso. Ora però il problema è più serio».
Si, perchè il campo sarebbe da da bonificare e rimettere in sicurezza con
investimenti pesanti mentre il Comune non può certo mantenere all'interno di una
propria struttura persone senza un contratto che è fondamentale per il loro
permesso di soggiorno e il lavoro. «Nell'incontro di ieri ho chiesto
espressamente che gli ospiti si impegnino per iscritto a offrire la loro
collaborazione per la gestione delle struttura. E' altresì vero che le
condizioni minime di sicurezza sono a rischio». E forse proprio qui è la chiave
per capire il motivo di questa lunga assenza di un contratto: per perfezionarlo
si sarebbe dovuto investire e si è preferito non farlo. Non riuscendo però
neppure a prendere la decisione di sgomberare un'area che ormai appare
fatiscente e devastata. E gli ospiti? Loro dopo l'incontro di ieri sembrano
dichiarare una certa disponibilità anche se le bollette, che ormai superano i
mille euro l'una, dovranno essere pagate. E su chi debba mettere la mano al
portafoglio le ipotesi sono diverse.
«In Emilia è stato stanziato un milione di euro per i campi nomadi- hanno
ripetuto più volte gli ospiti. - Ma i soldi dove sono?».
«Il finanziamento riguarda l'intera regione e per Parma sono disponibili
circa 30mila euro - ribatte l'assessore. - E noi di recente abbiamo partecipato
al bando per ottenere la somma». Ma 30mila euro certo non bastano. Tra poco
arriverà l'inverno. E il clima potrebbe surriscaldarsi.