Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/06/2010 @ 09:42:10, in media, visitato 2057 volte)

Da Slovak_Roma (NB tutti i link sono in lingua straniera)

The Advocacy Project by Tereza Bottman

06/06/2010 - Circa 400 miglia a est di Praga, nella confinante Slovacchia, che si separò pacificamente dalla Repubblica Ceca non molto tempo fa, si trovano le due comunità profilate nel documentario "In a Cage" della Roma Press Agency.

Secondo l'agenzia stampa ceca Mlada Fronta, la Slovacchia ha oltre 800 insediamenti romanì, isolati dalla comunità maggioritaria. Secondo il giornale slovacco Sme.sk, il conto sarebbe di circa 700.

[Chmiňanské Jakubovany, Eastern Slovakia. Photo credit: Lukáš Houdek]

Questi insediamenti di solito hanno tassi molto alti di disoccupazione (in alcuni casi vicino al 100%) e mancano di servizi basici come acqua corrente, fognature, elettricità, gas o raccolta dei rifiuti.

Gli insediamenti presentati nel documentario del 2006 "In a Cage", sono il villaggio di Rankovce, vicino alla città di Kosice, e la comunità di Podskalka.

[Chmiňanské Jakubovany, Eastern Slovakia. Photo credit: Lukáš Houdek]

Ci che mi ha impressionato è che nonostante l'isolamento, la mancanza di opportunità e la povertà profonda dei residenti, hanno trovato modi per preservare la loro dignità, di stabilire l'auto-governo e la routine quotidiana, e focalizzarsi nella speranza per il futuro, specialmente riguardo l'istruzione per le giovani generazioni.

Direttrice-produttrice del documentario è Kristína Magdolenová, giornalista per i diritti umani ed editrice capo di Roma Press Agency. Il suo scopo è di aprire porte ed abbattere le barriere di pregiudizio tra la popolazione maggioritaria ed i Rom, ma anche suonare un allarme sulla grave situazione dei Rom che vivono segregati. Ha detto Magdolenová:

"Il nostro scopo era di aprire la porta al mondo dei Rom. Per mostrare loro che la maggioranza non li conosce, attraverso i loro problemi giornalieri, gioie e preoccupazioni. Per mostrare la loro faccia reale senza pregiudizi, senza paura della loro alterità, senza fraintesi. Per mostrare che la società slovacca gioca con la comunità rom, li spinge sempre più al margine di questo gioco troppo pericoloso. Un gioco con potenziale umano, che può anche essere rivolto contro di loro. Il film vuole puntualizzare che siamo vicini alla mezzanotte e che dobbiamo smetterla di giocare questo gioco pericoloso."

Anche la Repubblica Ceca, dove andrò per la mia borsa di studio, ha seri problemi riguardo la segregazione abitativa. I Rom sono discriminati nel mercato del lavoro ed in quello della casa. Ma di questo parlerò in un altro post.

L'eccellente documentario "In a Cage" sulle comunità rom isolate isolate, si può vedere QUI.

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Di Fabrizio (del 16/06/2010 @ 09:23:19, in casa, visitato 1925 volte)

Segnalazione di Monica Rossi

INURA sta per International Network for Urban Research and Action. Quest'anno a Zurigo si terrà un'importante conferenza sull'urbanesimo contemporaneo alla quale parteciperanno ricercatori di tutto il mondo.
Titolo della conferenza è:
"The New Metropolitan Mainstream", Zurich, June 27 to 30, 2010

The last 20 years of urban development were marked by enormous urbanisation. Asia, Africa and Latinamerica experienced a tremendous growth of their cities. Besides urban sprawl a huge range of cities and metropolitan regions experienced a reurbanisation and urban renaissance. Globalisation brought about similar developments in inner cities, similar strategies of regeneration and urban transformation, among them culturalisation, privatisation of public goods and liberalisation of housing. Many regions also experienced an ongoing polarisation of urban rich and urban poor. The New Metropolitan Mainstream is found in variations in cities around the globe. The thesis is that there are the same rules that lead to similar results. INURA's New Metropolitan Mainstream project compares the developments of the last 20 years in more than 20 cities. This will be the framework of debates and the discussions of the 20th INURA conference.

http://www.inura.org/2010/welcome.html

Con il mio gruppo di ricerca SMU Research net (http://smu-research.net/smu/italian) abbiamo partecipato producendo un poster su Roma ed una mappa che si aggiungerà alle altre prodotte da altri gruppi di ricerca provenienti da tutto il mondo.
Accanto al New Metropolitan Mainstream, che sarebbe la città "pianificata", in Italia ed in Grecia troviamo invece la "città informale", che a Roma in particolare ha una storia molto lunga che parte dalle baraccopoli costruite dai migranti italiani ed arriva sino ai campi rom e agli insediamenti informali abitati da immigrati.

With my Research group SMU Research net, we have participated producing a poster on Rome and a map that will be added to the others produced by other research groups from all over the world.
Close to the New Metropolitan Mainstream, which means the "planned" city, in Italy and Greece we find also the "informal city", which in Rome in particular has a very old tradition which begun with the shanty towns inhabited by Italian internal migrants and arrives to the Roma encampments and migrant informal dwellings

Questo è invece il link alla mappa:
http://maps.google.it/maps/ms?client=firefox-a&hl=it&ie=UTF8&msa=0&msid=103519825300158467505.00048496ebc237f20dc24&t=h&z=10

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Di Fabrizio (del 15/06/2010 @ 14:43:30, in musica e parole, visitato 1775 volte)

Cascina Autogestita Torchiera - piazzale Cimitero Maggiore 18 (tram 14 | MM Uruguay + bus 40)
Domenica 20 giugno 2010

ore 20.00 cena a cura della Kafana Sevdah Marinkovic
Maialetto allo spiedo, Mekike
Prenotazione su festabalcanica@yahoo.com

ore 22.00 concerto
Muzikanti di Balval
Trio Mirkovic

a seguire jam session

Ingresso 3 euro
Cena 10 euro

Grande Festa Balcanica è su Facebook, diventa fan e tieniti aggiornato

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Di Fabrizio (del 15/06/2010 @ 09:07:02, in Europa, visitato 2138 volte)

Da Nordic_Roma

06/06/2010 - Il Primo Ministro finlandese Matti Vanhanen ha chiesto alla gente di partecipare ad uno sciopero bianco nel dare soldi per strada ai mendicanti rom.

Vanhanen ha detto che questo sarebbe la maniera più semplice ed efficace per affrontare la questione della recente ondata di mendicanti arrivati in Finlandia, soprattutto da Bulgaria e Romania.

"Non ci vorrebbero molte settimane, e questo fenomeno finirebbe. Richiederebbe una decisione da parte di tutti nel non dare denaro," ha detto il Primo Ministro, che parlava con i giornalisti politici durante un pranzo dedicato a quel tema. L'accattonaggio molesto iniziò ad apparire in Finlandia circa due anni fa, riporta l'Helsingin Sanomat.

Juha Hakola del Partito Coalizione Nazionale ha già proposto una legge parlamentare per vietare le elemosine. Sinora il documento è stato firmato da 51 dei 200 membri del parlamento. Vanhanen, d'altra parte, non fa promesse di cambiare la legge, dicendo che la definizione stessa di accattonaggio è difficile.

"In Finlandia, migliaia e migliaia di associazioni chiedono denaro; comitati di genitori chiedono denaro, e partiti politici chiedono denaro. L'intera società civile è basata sul chiedere denaro," ha affermato Vanhanen. "Dove passa la linea di demarcazione? Quando qualcuno che indossa un abito gessato chiede donazioni per una squadra di hockey, o quando qualcuno vestito da mendicante chiede denaro alla gente ordinaria?"

Vanhanen, che ha dichiarato che l'accattonaggio per strada potrebbe essere influenzato dal crimine, cosa che rende il reato ancora più ripugnante, ha detto che la soluzione migliore sarebbe migliorare le condizioni abitative dei Rom.

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Di Fabrizio (del 14/06/2010 @ 09:46:09, in casa, visitato 1649 volte)

Dopo tante parole al vento, sotterfugi e promesse non mantenute ora, il Sindaco di Rho vorrebbe dare il ben servito alle persone che con pieno diritto e contratto alla mano abitano nella struttura di via Sesia, per far posto ad una discarica o a qualcosa di simile.

In questi giorni ci siamo imbattuti nel Sindaco di Trezzo che, come il Nostro, non ha trovato di meglio che annunciare alle famiglie sinte che abitano in quel comune, come residenti, da oltre vent'anni, che al loro posto sarà previsto l'allargamento della ricicleria limitrofa. Sloggiandoli.

Un caso o un cattivo esempio di come si amministrano le città di questi tempi?

I bambini di via Sesia li ho visti nascere e crescere a Rho, non altrove, insieme ai tanti loro coetanei che frequentano le scuole.

Qualcuno nel frattempo è diventato più grandicello e ora frequenta un istituto superiore, una specie di "miracolo" tra gli zingari..

Ho anche assistito a molti degli accordi sottoscritti con le famiglie rom dagli ultimi 3 sindaci che hanno governato la città. Patti sempre osservati con rispetto e solennità dagli zingari ma spesso travisati dai funzionari pubblici con la menzogna, l'arroganza, il menefreghismo.

Il Comune di Rho ha incassato una bella somma, oltre un milione di euro, dal Ministro degli Interni, Maroni, Lega Nord, per promuovere l'integrazione sociale di persone che hanno un nome e cognome, una storia di lunga permanenza a Rho, non degli ultimi arrivati che nessuno conosce, attraverso interventi precisi di sostegno abitativo, lavorativo, scolastico e sociale.

Che cosa è stato fatto? Nulla di quanto scritto e dichiarato e nulla o poco verrà fatto in futuro, al di là delle chiacchiere di circostanza, perché senza un ruolo di mediazione sociale delle istituzioni (ma capiscono cos'è?), ogni altro intervento è destinato al fallimento.

Come (e in che misura) verranno spesi i soldi pubblici assegnati? Un progetto è un po' come un "contratto", definisce cosa devi fare, come, in quanto tempo ecc., per evitare che i soldi di tutti noi vengano inutilmente dispersi, o siano trattati come merce di scambio clientelare.

Ma se invece del televisore che hai acquistato in occasione dei prossimi mondiali di calcio, ti consegnassero a casa solo un disco dvd "vergine" dicendoti: "adesso puoi registrartele se vuoi… le partite, s'intende", voi cosa rispondereste al negoziante che vi sta "raggirando" mettendovi tra le mani una "scatola vuota"?

Maurizio Pagani - Presidente Opera Nomadi Milano

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Di Fabrizio (del 14/06/2010 @ 09:17:50, in casa, visitato 1868 volte)

Segnalazione di Davide Falcioni da Radiopopolareroma.it

Me Sem Rom: il documentario di tre giovani registi arriva in studio. Ne parliamo con Davide Falcioni che ci spiegherà perché questo lavoro è stato realizzato all'interno del Casilino 900. Ci occupiamo anche della mostra "Campus Rom, c'era una volta Savorengo Ker" il lavoro organizzato all'interno della festa dell'architettura.

Durata: 47:16 minutes (21.64 MB)
Formato: MP3 Mono 44kHz 64Kbps (CBR)

Ascolta la puntata di giovedì 10 giugno 2010.

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Di Fabrizio (del 13/06/2010 @ 09:18:42, in Italia, visitato 1851 volte)

Fondazione L'aliante onlus e Opera Nomadi sono liete di invitarti all'inaugurazione della mostra fotografica
Essere... Rom
fotografie di Pino Ninfa

il 16 giugno 2010 alle ore 19.00
Spazio Forma Moods
Piazza Tito Lucrezio Caro 1 - Milano

"Essere rom è anche cercare di vivere serenamente la propria quotidianità"

Gli scatti in esposizione sono stati scelti tra le fotografie scattate da Pino Ninfa, fotografo di fama internazionale di cui è andato recentemente in scena al Teatro Studio di Via Rivoli un reportage sul Sudafrica dal titolo "Dall’apartheid ai mondiali di calcio". Il suo lavoro, durato tre mesi all'interno di alcuni campi nomadi milanesi, racconta, attraverso immagini della quotidianità, l'essere Rom. Svela un modo di essere, un senso del vivere e un mondo che non sono molto lontani dai nostri, anzi, viaggiano accanto, parallelamente, e come succede tra le parallele, rischiano di non incontrarsi mai.

Aperitivo con cibi, prodotti e musiche tzigane.

Le fotografie saranno esposte dal 16 al 18 giugno 2010

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Di Fabrizio (del 13/06/2010 @ 09:01:15, in musica e parole, visitato 1775 volte)

Domenica 20 Giugno 2010
a "Il Pentolone", via Pomeria 90, Prato.

Questa edizione si svolge nell'ambito della Campagna DOSTA (Basta!), promossa a livello nazionale da UNAR e dall'Unione Europea. L'evento sarà preceduta da due giorni di iniziative di comunicazione nel centro di Prato attraverso iniziative mirate alla sensibilizzazione e all'informazione sulla cultura Rom e Sinti.

Programma:

ore 16:00 Accoglienza

ore 17:00 Assemblea aperta : Comunità Rom e Sinti di Prato
Tra bisogno di conoscenze e nuovi pregiudizi

ore 19:00 Incontro con l'autore – presentazione del libro di Luca Bravi: "Tra inclusione ed esclusione. Una storia sociale dei Rom e dei Sinti in Italia"
Inoltre: presentazione di documenti informativi e di due mostre fotografiche sulla cultura e l'infanzia del popolo Rom e Sinti

Ore 20:00 Cena Buffet (cucina tradizionale sinti)

A seguire musica: CONCERTO di ATHOS (musica della tradizione sinti)

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Di Fabrizio (del 12/06/2010 @ 09:50:30, in casa, visitato 2195 volte)

Segnalazione di Giancarlo Ranaldi

Sconfinamenti.splinder.com di Giovanni Giovannetti

Nel pomeriggio - oggi 10 giugno 2010, alle ore 15,30 - ci troviamo a Gambolò, sotto casa di Irene Zappalà per impedire l'esecuzione dello sfratto (la signora abita a due passi dalla piazza, dietro la confraternita di san Paolo, in via Magenta 5). Oltre alla comunità Sinti di Gambolò, hanno già confermato la loro presenza i consiglieri provinciali e il segretario provinciale di Rifondazione Comunista; i rappresentanti della CGIL, del sindacato inquilini SUNIA e della lista civica Insieme Per Pavia.

Devastante. Nella provincia di Pavia oltre duemila famiglie sono a rischio di sfratto. Per la precisione, tra sfratti pendenti (844) e richieste di esecuzione (1.172) si sommano 2.016 casi. Aumentano del 27 per cento gli sfratti per morosità (nel 2009 se ne sono avuti 790, di cui 127 a Pavia); calano del 10 per cento quelli per finita locazione. Da una parte il legittimo diritto dei proprietari; dall'altra le ragioni di molte famiglie, soprattutto quelle monoreddito o improvvisamente senza lavoro.
Prendiamo il caso della signora Irene Zappalà di Gambolò. Quarant'anni, due figli, lavorava come addetta alla cucina presso la casa di riposo "Fratelli Carnevale" di Marcianò. Dopo una vertenza sindacale nel 2006 nonostante l'asma, si ritrova relegata alle pulizie degli scantinati («per rappresaglia»), e infine licenziata nel 2008. Da quel momento per lei solo attività lavorative saltuarie, pagate in nero (ad esempio, lavora come inserviente di cucina al ristorante "Quattro stagioni" di Remondò. Venti ore mensili per 360 euro quando, per il solo affitto, ne dovrebbe esborsare 330) e il progressivo scivolare giù, nell'indifferenza generale, fino allo sfratto ormai esecutivo.
Soluzioni abitative ce ne sarebbero: in attesa di un alloggio popolare (era dodicesima; un anno dopo si è ritrovata diciottesima...) la signora potrebbe trovare provvisoria dimora alla stazione ferroviaria di Remondò, che il Comune detiene in comodato d'uso; Irene si è offerta di curarne apertura e pulizia. C'è poi un alloggio presso la Fondazione Fratelli Carnevale, in ristrutturazione.
Irene Zappalà chiede pane e lavoro; in Comune allargano le braccia. Così l'unico aiuto concreto le è oggi offerto dai Sinti. Sì, gli zingari residenti a Gambolò, che ogni tanto le portano alimenti. Come racconta Franco Ovara Bianchi, «quando vado a comprare il pane per le famiglie che vivono nel campo lo prendo anche per Irene». Il portavoce della comunità Sinti gambolese si è anche offerto di ospitarla in una delle roulottes del campo lungo il torrente Terdoppio.
Insomma, una inedita solidarietà tra marginali "storici" – come appunto gli zingari – e questi nuovi marginalizzati, la cui interazione supera finalmente le categorie peraltro mobili di "etnia", "cultura", "identità". Interazione che smentisce l'artificio dei presunti "conflitti culturali", branditi come clave da élite politiche che soffiano sul fuoco dell'intolleranza e del pregiudizio, istigando all'odio "razziale" nei confronti degli zingari e degli stranieri.
In Lomellina e in particolare in paesi come Tromello e Gambolò troviamo "gagi" che sembrano Sinti (ovvero gli zingari lombardo-piemontesi) e Sinti che sembrano "gagi". Il processo di assimilazione è favorito anche dai numerosi matrimoni tra zingari e gambolesi. Per chi non lo sapesse, nel gergo degli scarpinanti i gagé («contadini») sono coloro che non appartengono al popolo dei Rom (gli «uomini» per antonomasia); dunque gagé sono tutti gli «altri».
La storia dei primi insediamenti viene raccontata da Nevina Andreta in un saggio ("Nel paese dei dritti", ne L'albero del canto) di cui sono stato editore nel lontano 1985. Andreta li colloca al 1879, «quando vennero in territorio gambolese gli appartenenti alle famiglie Allegranza e Vinotti, che s'imparentarono con altri ceppi di nomadi, famiglie che in seguito richiesero la residenza a Gambolò». Erano giostrai, artisti da circo, suonatori ambulanti, sensali di cavalli, maniscalchi... Insomma, il mondo dei marginali – Sinti o gagi – contiguo a quello della piazza, modo frequentato dai cantastorie di Tromello Giacinto Cavallini e Vincenzina Mellini, o Adriano Callegari di Pavia, o Antonio Ferrari di Belgioioso; quel microcosmo della "leggera" magistralmente raccontato dall'imbonitore mantovano Arturo Frizzi nell'autobiografico Il ciarlatano (1902). Un mondo altrettanto contiguo ad altre figure di marginali:ad esempio i cercatori d'oro, i ghiaiaroli e i navaroli di Po e Ticino; ad esempio i cordai di Calvatone nel cremonese e Castelponzone nel mantovano. Insieme a Gambolò, Castelponzone viene ricordata da Glauco Sanga come il «paese dei dritti». L'elenco comprende anche Sant'Angelo Lodigiano, Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria e Vescovato presso Cremona. Sono paesi popolati da marginali borderline, «quelli che nel periodo di passaggio dall'età medievale all'età moderna non vivevano del lavoro della terra, ma si dedicavano ad altre svariate attività che si potrebbero definire "di servizio"» (Sanga), attività alternative alle consolidate forme di reddito o agricolo o industriale. Gli abitanti di questi paesi erano considerati «"ladri e furfanti" […] Né Castelponzone né gli altri "paesi di ladri" sono paesi di contadini; le attività economiche erano altre»: ad esempio, lo spettacolo; come a Gambolò, il paese dei giostrai.
Il Paese dei giostrai e – sia pure tra molte contraddizioni – il paese della convivenza e della solidarietà. Lo sottolinea Nevina: il Comune aveva «la fama di grande lungimiranza nel concedere l'iscrizione all'interno delle proprie liste anagrafiche a nomadi di ogni categoria» tanto che ne arrivavano persino dall'estero: ai nuclei storici delle famiglie ormai sedentarie degli Allegranza, Vinotti, Picci, Bianchi, Sambiase, Ruffini, Sabino, Costantini, Delli, Vacchina si sono poi aggiunti gli Hudorovich e gli Offman, originari di San Pietro del Carso (la slovena Pivka) e Budapest; persone che, prima di trovare dimora a Gambolò, erano apolidi.
Da 84 anni la comunità Sinti di Gambolò dimora in riva al Terdoppio, poco fuori il paese. Lungo il torrente incontriamo cinque delle numerose famiglie qui residenti, ma ancora pochi anni fa tra queste roulottes c'erano più di venti casati: sono giostrai, venditori ambulanti di scope centrini fiori e piante; alcuni vanno per ferro; altri stagionalmente lavorano nell'allestimento invernale delle luminarie natalizie o, in agricoltura, nella raccolta di pomodori uva e ortaggi; qualcuno ha trovato impiego nell'edilizia.

Se questo è il retroterra, allora non deve stupire la solidarietà fra compaesani in sostituzione della pubblica amministrazione di centrodestra, che oggi non prevede welfare locale, arrivando persino a minacciare la chiusura della fontana a cui vanno i Sinti del campo.
Del resto viviamo in Italia, Paese che, nell'Europa a 15, è penultima nella classifica delle spese sociali per il contenimento del rischio di povertà e l'unica – insieme alla Grecia – a non prevedere un assegno minimo per chi versa nel disagio: l'aiuto arriva solo al 4 per cento della popolazione, mentre in Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda la percentuale sale al 50 per cento. In Italia, una famiglia su cinque è oggi in seria difficoltà. L'indebitamento totale dei 23 milioni e mezzo di famiglie italiane ammonta a 490 miliardi di euro (dal 2002 al 2007 è quasi raddoppiato), per una media di 15.764 euro a famiglia.
In Europa e negli Stati Uniti la perdita della casa – per l'impossibilità di pagare il mutuo – sta spingendo milioni di famiglie nell'indigenza. In Italia va anche peggio. Anche in provincia di Pavia molti anziani con la pensione sociale «non si possono più permettere di mangiare due volte al giorno e altri in estremo tentativo di risparmio la sera diluiscono la scodella del latte con un po' d'acqua», come ha rilevato Fabrizio Merli (La Provincia Pavese, 3 maggio 2008). E Maria Grazia Piccaluga così scrive: «Alla mensa dei poveri si è presentato solo una volta a mezzogiorno. Quando il bisogno ha superato la vergogna. Ha mangiato a testa bassa, guardando solo il suo piatto. E non è più tornato [...] Il pensionato timido e imbarazzato non si è più fatto vedere. "Sono in tanti gli anziani che hanno bisogno, ma in genere non chiedono. Piuttosto vanno a rovistare tra gli scarti del mercato" spiega una volontaria corrucciando la fronte. Un dato però è significativo: gli italiani che siedono alla mensa dei poveri sono ormai diventati numerosi quanto gli stranieri. Anziani soli, ma anche giovani senza lavoro, uomini (e qualche donna) con un vissuto travagliato alle spalle che non riescono più a reinserirsi nel mondo del lavoro» (20 agosto 2008).
La precarizzazione dei lavoratori imporrebbe alle amministrazioni locali politiche volte a contenere la disoccupazione, e la ricerca di una via che porti al reinserimento nel mondo del lavoro. Quanto meno servirebbe il tampone di un fondo sociale di solidarietà.
Invece piove sul bagnato. Nei primi mesi di quest'anno in provincia di Pavia sono andati in cassa integrazione altri 1.600 lavoratori. In crisi sono 75 aziende edili e meccaniche, che vanno a sommarsi alle 237 dei mesi scorsi, 160 delle quali appartenenti al settore artigianato. Si salvano i settori lattiero-caseario, risiero e viti-vinicolo; sono in sofferenza le imprese con meno di 50 dipendenti, il 90 per cento delle fabbriche della provincia.
In Italia, in un anno la cassa integrazione è cresciuta del 443 per cento! Ma è più inquietante il destino dei 4.121.000 lavoratori precari – il 15 per cento della forza lavoro – 300.000 dei quali rischiano la disoccupazione. Analogamente ai dati nazionali, sono precari il 15 per cento di quanti lavorano in provincia; sono altresì precari buona parte dei 12.000 pendolari che lavorano a Milano.
Il già sterile tessuto produttivo pavese si deve così misurare con la crisi globale e patisce un calo degli ordini tra il 20 e il 25 per cento. Meno soldi in busta paga significa meno consumi durevoli (auto -16 per cento; elettrodomestici -6,9) e non poche difficoltà ad affrontare gli aumenti delle tariffe di alcuni servizi: a Pavia si sono avuti rincari per trasporti, refezione scolastica, centri estivi delle materne e delle elementari, scuole materne a tempo pieno, parcheggi, ecc.
Se a Pavia si piange, a Roma c'è poco da ridere. Le retribuzioni italiane sono oggi inferiori di 8 punti rispetto alla media europea, ma il calo complessivo è del 13 per cento (nel 2000 erano di oltre 4 punti sopra) e, come lamenta Guglielmo Epifani, «cresce sempre di più il senso di insicurezza della popolazione, la precarietà del lavoro, la sfiducia nel futuro e la paura di perdere il benessere e la qualità delle proprie condizioni di vita».
Tuttavia qualcosa non quadra: negli ultimi vent'anni 120 miliardi di euro – l'8 per cento del Pil – sono passati dai salari ai profitti, 5.200 euro in media all'anno a lavoratore, 7.000 euro se escludiamo i lavoratori autonomi. La crisi finanziaria era da tempo in incubazione. La casta politico-economica ha pensato di spalmarla sui lavoratori e sulla piccola e media borghesia al collasso, e sposta su comodi capri espiatori l'«eccesso di paura» di chi si sente scivolare lungo la china della povertà. La frammentazione sociale, la politica del rattoppo, della finta "sicurezza", delle "ordinanze creative" e la pressione mediatica sono strumenti per nascondere la portata ideologica e politica della crisi a cui siamo di fronte: una crisi di civiltà che, allargando lo sguardo, porta a muovere gli eserciti per il controllo delle fonti energetiche, dell'acqua e del cibo.

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Di Fabrizio (del 12/06/2010 @ 09:21:29, in Regole, visitato 1543 volte)

Da Roma_Francais (ed una notizia gemellata)

Mendicare con un bambino: è autorizzato

La mendicità con un bambino, può essere scioccante o commovente. Eppure, secondo la corte d'appello di Bruxelles, questa pratica non è illegale. La legge autorizza i mendicanti a prendersi cura dei loro piccoli. E' lo sfruttamento dei bambini ad essere illegale.

Tendere la mano per chiedere una moneta è autorizzato dalla legge. L'accattonaggio per strada e negli spazi pubblici quindi non è illegale. E mendicare con un bambino? Anche se questa pratica può scioccare o commuovere, è lo stesso autorizzata. Secondo una decisione della corte d'appello di Bruxelles, in effetti è permesso mendicare con dei bambini, sopratutto con i propri. Secondo il giornale Le Soir, questo dovrebbe costituire un precedente giudiziario.

Verbalizzata un giovane rumena

Il caso riguardava una giovane rumena di 20 anni, che chiedeva l'elemosina a Bruxelles accompagnata dai suoi figli di 3 anni e 7 mesi. Loredana non beneficiava di alcun reddito fisso e le era stato rifiutato l'aiuto del CPAS. Come spiegato dai suoi avvocati al giornale "Le madri rom non possono concepire di separarsi dai loro figli prima che siano scolarizzati". E' stata sanzionata dalla polizia in varie riprese tra il gennaio 2007 e marzo 2008. Se il delitto di mendicità è stato abrogato nel 1993, nel 2005 è stata votata una nuova legge per rafforzare la lotta contro la tratta ed il traffico di esseri umani.

Condannata in prima istanza, assolta in appello

Nella prima istanza, il tribunale l'aveva condannata a 18 mesi di prigione ed una multa di € 4.125. Giudizio ribaltato in appello. "E' una comprovata nullatenente che mendicava con uno dei suoi bambini nelle Stazioni du Nord e du Midi, l'accusata non ha 'assunto', 'esercitato', 'deviato' o 'scelto' nessuno per 'consegnarlo alla mendicità' o 'incitarlo a mendicare'," indica la sentenza.

"La circostanza che una giovane mendicante avesse dei bambini di età molto giovane a cui accudire, ancorché sollecitare la generosità dei passanti, ed approfittare dei benefici della loro presenza per suscitare pietà, di certo non è una scusante, ma non costituisce infrazione penale", ha aggiunto la camera costituzionale, che ha assolto la giovane donna.

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