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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 22/12/2009 @ 09:10:55, in blog, visitato 1778 volte)

Milano: Dal blog di Luciano Muhlbauer

ROM: DISGUSTOSO ATTEGGIAMENTO ISTITUZIONI. ANNUNCIANO SEQUESTRO ROULOTTE PER I ROM, MA SI DIMENTICANO DELL'EMERGENZA FREDDO
C’è qualcosa di profondamente sbagliato e malsano in una società, quando le istituzioni si riuniscono in Prefettura per annunciare sequestri di roulotte per i rom, proprio nei giorni in cui l’emergenza freddo imporrebbe invece un urgente intervento umanitario rispetto a chi vive nelle baraccopoli o per strada.

Invece niente, non abbiamo sentito nemmeno una parola, neanche un attimo di pietà, almeno per i minori. E tutto questo, mentre la neve continua a cadere e le associazioni del volontariato sono attive 24 ore su 24.

È francamente disgustoso che tutte e tre le istituzioni che insistono sul territorio, Comune, Provincia e Regione, per bocca dei suoi rappresentanti De Corato, Bolognini e Boni, non si rendano nemmeno più conto del significato delle loro parole.

Chiediamo ancora una volta che non si scarichi tutta la situazione sul volontariato e che le istituzioni si mobilitino per l'emergenza freddo, anche rispetto alle famiglie rom.

Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

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Di Fabrizio (del 21/12/2009 @ 08:58:05, in Europa, visitato 1785 volte)

Da Hungarian_Roma

JTA.org

Budapest, 16/12/2009 - Il Tribunale Supremo ha preso la decisione di smantellare la Guardia Ungherese (Magyar Garda), l'esercito privato dello Jobbik, partito di estrema destra.

La decisione di mercoledì è stato il terzo pronunciamento giudiziario in un anno che rende illegale l'organizzazione paramilitare apertamente razzista, e chiudendo ogni strada ad ulteriori ricorsi in appello.

Il segretario di Jobbik, Gabor Vona, ha detto che comunque la Magyar Garda continuerà le sue attività, in seguito ad un appello presentato alla Corte Europea dei Diritti Umani.

La decisione di smantellamento si applica tanto alla Guardia Ungherese che alla Società Guardia a cui formalmente appartiene. Il Tribunale Supremo ha detto che le due organizzazioni hanno fatto abuso del loro regolamento, come pure del diritto democratico di riunirsi, bersagliando e generando deliberatamente paura nei cosiddetti gruppi razziali minoritari ungheresi.

La Guardia è stata modellata sulle bande delle Croci Frecciate Ungheresi che uccisero migliaia di Ebrei durante l'Olocausto. Le sue uniformi ricordano quelle della "Gendarmeria" che assisteva i nazisti tedeschi nella deportazione di centinaia di migliaia di Ebrei, e di Rom, verso Auschwitz.

Jobbik ha ottenuto i più grandi successi elettorali durante l'attuale recessione, e ci si aspetta che diventi una delle principali forze parlamentari nelle prossime elezioni nazionali del 2010.

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Di Fabrizio (del 20/12/2009 @ 09:40:34, in media, visitato 2269 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

Radio Popolare Roma - Interferenze Rom
Durata: 41:51 minutes (19.16 MB)
Formato: MP3 Mono 44kHz 64Kbps (CBR)

Per la prima volta nel nostro paese una istituzione riconosce il Porraimos, l'olocausto dei rom e sinti durante la seconda guerra mondiale. Alla Camera dei Deputati, nella sala del mappamondo, rom, sinti, gagè e parlamentari hanno ricordato questa terribile pagina della storia.

Oltre ad ascoltare le impressioni dei partecipanti in questa puntata andiamo nei Balcani: le presidenziali in Romania e le amministrative in Kossovo.

Ascolta la puntata del 17 dicembre 2009.

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Di Fabrizio (del 20/12/2009 @ 09:23:03, in Italia, visitato 1686 volte)

Corriere del Veneto E tra i sinti torna la paura «Ora cosa ci succederà?» Nel villaggio di Mestre. «Non dovevano cacciarlo»

MESTRE – Due giorni fa, appresa la notizia in tempo reale, erano troppo indaffarati a compilare l'ennesimo modulo per l'allacciamento Enel e non hanno subito realizzato. Venerdì, però, quando si sono visti – di nuovo – sulle locandine di tutti i giornali, hanno capito. E l'incubo è ricominciato: «Hanno voluto mandare a casa il prefetto? Ma che c'entra lui con tutta questa storia, se è stato il Tar in più occasioni a stabilire che la costruzione del nostro villaggio era perfettamente in regola?». A chiederselo, mentre in questo momento la sua priorità e quella degli altri sinti è di resistere al freddo gelido in attesa che venga loro allacciata la corrente elettrica, è Paolo Hudorovich, uno degli abitanti di via Vallenari. Fra loro è tornata la paura, la preoccupazione che dietro il trasferimento del Prefetto Michele Lepri Gallerano per volere del Ministro Roberto Maroni vi sia ben altro che una promozione. Furiose reazioni, fra il Carroccio veneziano, aveva scatenato infatti la decisione di trasferire i sinti di notte, dalla vecchia alla nuova struttura, senza che lo stesso Ministro Maroni - aveva evidenziato indignata la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto - venisse avvertito di ciò dal Prefetto. Così, per tutto il giorno, i sinti di via Vallenari hanno chiesto e richiesto all'amministrazione comunale cosa vuol dire tutto ciò, quali saranno – se ci saranno – le conseguenze.

«Questa storia non ha più fine – dicono – ma cosa vogliono da noi? Siamo di nuovo finiti in Tv, sui giornali, non fanno che parlare di noi. Vogliamo solo un po' di pace, adesso». Parenti e amici li chiamano, li vedono in televisione, sono preoccupati, non sanno che significato dare a tutto questo. «Ma la paura più grande, il vero timore - aggiunge Gaetano Reinard, sinto del villaggio – è l'ignoranza. Mi auguro soltanto che arrivi a Venezia una persona competente». Intanto, in via Vallenari, nelle nuove casette prefabbricate, manca ancora l'allacciamento alla corrente elettrica, dopo che la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto ne aveva chiesto lo stop con la richiesta di eseguire ulteriori accertamenti sull'iter di realizzazione del villaggio. Secondo quanto gli è stato detto, l'allacciamento dovrebbe essere operativo.

P.V. 19 dicembre 2009

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ImmigrazioneOggi

17 dicembre 2009 Una circolare del DAP motiva la scelta affermando che “l'accesso per il colloquio con i familiari in carcere non si configura come la fruizione di un servizio pubblico ma come esercizio di un diritto, tanto da parte dei ristretti quanto da parte dei congiunti”. Il sindacato di polizia: “siamo allibiti”.

Allo straniero che si presenta in carcere per far visita a un familiare detenuto non dovrà esser richiesto alcun documento che dimostri la sua regolare presenza in Italia. È quanto stabilito da una circolare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria che per spiegare agli agenti come agire alla luce delle nuove norme previste dal pacchetto sicurezza che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina.

I detenuti stranieri nelle sovraffollate carceri italiane sono oltre 25mila (circa il 27% del totale) e molti di essi sono clandestini. La probabilità che siano irregolari anche alcuni dei familiari che fanno loro visita in carcere è assai alta. Dal momento che gli agenti penitenziari sono pubblici ufficiali, come dovranno comportarsi ora che l'immigrazione clandestina è un reato?

“Il personale del Corpo di polizia penitenziaria non dovrà richiedere allo straniero che accede alla struttura penitenziaria l'esibizione di alcuna documentazione attestante la sussistenza dei requisiti legittimanti la presenza sul territorio italiano, né lo straniero sarà tenuto a dimostrare in alcun modo la regolarità della sua posizione”, scrive Sebastiano Ardita, magistrato a capo della direzione generale detenuti del Dap. E questo vale a maggior ragione “nel caso in cui a richiedere il colloquio siano i figli minori di persone prive di permesso di soggiorno”. Ma la circolare, diramata a tutti i provveditori regionali e diffusa dall’agenzia Ansa, precisa anche che il mancato obbligo di verifica sulla regolarità dello straniero all'ingresso del carcere “non esclude che il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, in qualsiasi modo venga a conoscenza della sussistenza del reato” di immigrazione clandestina “non sia tenuto, in via generale, a denunciare tempestivamente il reato all'autorità giudiziaria o ad altra che abbia a sua volta obbligo di riferire a quella”. La decisione di non chiedere allo straniero in visita un documento che ne attesti la regolare presenza è stata presa - scrive Ardita - sulla base della considerazione che l'accesso per il colloquio con i familiari in carcere “non si configura come la fruizione di un servizio pubblico ma come esercizio di un diritto, tanto da parte dei ristretti quanto da parte dei congiunti”.

“Siamo allibiti” è stato il commento di Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp il sindacato degli agenti penitenziari. Secondo Beneduci “come agenti e ufficiali di polizia giudiziaria abbiamo l'obbligo di far rispettare le leggi e reprimere i reati, non certo di chiudere un occhio. Su questa vicenda ci rivolgeremo al ministro dell'Interno Maroni per avere giustizia”.

(Red.)

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Di Fabrizio (del 19/12/2009 @ 09:13:11, in musica e parole, visitato 2014 volte)

Gianluca Giunchiglia - LUNGO LA FERROVIA - Edizioni Erasmo - 128pp. 9,50 E. www.edizionierasmo.eu

In mezzo ai capitoli del romanzo breve “Lungo la ferrovia” corrono le storie di due incontri. Il primo - reale - è quello tra Gianluca Giunchiglia, pisano di nascita ma livornese d'adozione, psicopedagogista in servizio presso l'Istituto scientifico Fondazione “Stella Maris” di Calambrone (Pisa), e il bambino rom che la sua struttura gli ha affidato tempo fa; il secondo – intensamente immaginato – è quello che intreccia i destini di Gioni e Miluna, undicenni, due piccoli rom cui la fantasia del Giunchiglia scrittore ha affidato il ruolo di protagonisti nel libro che segna il suo esordio nel campo della narrativa.

Dal primo incontro, si sviluppa il secondo. Dentro l'invenzione letteraria che insegue questi adolescenti attraverso le tantissime gamme della loro penetrante, solare, inquieta vitalità, ci sono le impressioni, i ricordi, le riflessioni di un “gagé” (termine che i rom usano per indicare noi italiani) che viene invitato dalla famiglia di un piccolo zingaro all'interno di un “campo”. Capitò un 6 maggio, si festeggiava S. Giorgio. L'incontro si svolse «dentro un container adibito a casa – scrive l'autore in una nota – dove questa famiglia vive. Era il primo giorno della loro festa e grandi e piccini erano ben tenuti e vestiti con gli abiti più belli che avevano. Mi hanno accolto con dolcezza, omaggiandomi delle pietanze tipiche della loro cultura […] Pure le regole dell'igiene erano rispettate, gli alimenti cucinati in contenitori usa e getta con posate di plastica. All'esterno, nel “campo”, non vi erano immondizie sparse attorno, contrariamente a quello che si può immaginare. Solo che vivono con un sistema fognario danneggiato e mal funzionante che crea pozzanghere di acque nere a cielo aperto. Le atmosfere però sono invidiabili; le musiche, il contatto con la terra, sono tipiche di quel popolo, così molto attento alla natura...».

Luci e ombre. Le stesse che colorano i gesti, le parole di Gioni e Miluna. Ecco perché la fantasia e la realtà risultano, tra queste pagine, sorprendentemente sincrone, empatiche, parallele come le verghe del binario che appare nella foto di copertina. Anche le luci e le ombre di quest'esistenza di frontiera osservata con gli occhi dell'adolescenza corrono in parallelo. Ciò che affiora in superficie è una penombra cangiante pronta in qualsiasi momento a diventare sereno come anche a trasformarsi in tempesta; una specie di tramonto dalla luce sorprendentemente nitida che consente di osservare tutto con chiarezza, anche le contraddizioni, anche il doloroso attrito di bene e male, legalità e illegalità, integrazione ed emarginazione, cultura e degrado. Giunchiglia sintetizza (e spiega) questa realtà dalla valenza ossimorica con un verso di Holderlin: “Là dove c'è pericolo, cresce ciò che salva”.

Pubblicato in marzo da Media Print Editore, subito dopo ristampato per i tipi delle Edizioni Erasmo, “Lungo la ferrovia” si è aggiudicato menzioni speciali al Premio Internazionale “S. Margherita Ligure – Franco Delpino”, al Premio “Emozioni d'inchiostro” di Reggio Calabria, al Premio letterario “Viareggio Carnevale”. A novembre è stato premiato da Alexian Santino Spinelli, ambasciatore dell’arte e della cultura Romanì nel mondo e professore all’Università di Chieti, per il secondo posto al Premio artistico Internazionale “Amico rom”, sezione opere edite di narrativa.

Il libro è stato presentato al settembre pedagogico del Comune di Livorno e diverse scuole secondarie di primo grado lo stanno adottando per i progetti sull’intercultura.

Andrea Lanini (Giornalista)


“Lungo la ferrovia” è un romanzo breve, di facile lettura, scritto da un pedagogista che ama la poesia, tanto da vincere dei premi. Un romanzo si sa è una rappresentazione (fantastica) della realtà, l’immaginazione di eventi che accadono nella mente dell’autore che li ha vissuti in altra forma e che li ha approfonditi e analizzati in vari aspetti; cioè esso è un ideazione che riporta però dei fatti conosciuti a fondo, dentro le loro dinamiche interattive che poi, con l’ausilio della creatività, si trasformano in un’invenzione. Non faccio una recensione all’opera letteraria, non sarei adatto. Ho letto il romanzo con una visione pedagogica e traggo solo qualche considerazione.

L’argomento trattato è un tema d’indubbia attualità sociale e politica: il problema rom che, pur esistendo da sempre, in questo periodo storico è sviscerato dai media continuamente più nel male che nel bene, con ricadute che considero importanti sul piano culturale. Ciò che mi ha colpito nel racconto non è tanto il rapporto dei due protagonisti (Gioni e Miluna), la loro storia e la loro amicizia, quanto le relazioni dei contesti in cui essa si sviluppa. I contesti sono rappresentati dal gruppo dei pari, dalla scuola e dagli adulti che in essa vi lavorano, dal “campo” rom, dalla comunità vicina al “campo” rom. In questi contesti l’autore descrive una fitta rete di interazioni fatte da accettazione e rifiuti. Non emerge nessun tentativo d’integrazione nel suo significato pieno, forse un atteggiamento di questo tipo lo si ritrova nell’autista dello scuolabus, che però ha un ruolo marginale per poter diventare la figura di riferimento per l’integrazione.

I due ragazzi protagonisti, come tutti i ragazzi della loro età, sono in una fase di costruzione della propria identità personale e sociale, per cui hanno bisogno sperimentare ruoli, realizzare esperienze mediante l’incontro con l’ “altro”, di seguire esempi e modelli. Essi manifestano bene questi bisogni nel corso della loro vita quotidiana e nel rispetto delle differenze di genere: Gioni li esprime con molta più energia di Miluna e, proprio per le differenze individuali, reagisce con la fuga a quello che percepisce come rifiuto. L’esempio, il modello buono, il riferimento educativo è il nonno (nemmeno il padre) che è l’unico ad esprimergli un progetto di vita, è colui che stimola il nipote a compiere la programmazione del suo futuro. Ma è una figura sola, che sta nel “campo” rom (e questo non è un caso!) e con un debole aggancio (la signora amica) nella comunità sociale. Poco per un processo evolutivo, per un cambiamento sociale.

Il romanzo descrive una realtà vera che una società civile come la nostra, democratica, che si basa sul principio della non discriminazione, non può più trascurare e rimandare oltre.

L’autore con questo suo primo romanzo offre molti spunti di riflessione e ci spinge ad avviare un progetto serio verso l’integrazione delle culture.

Giuseppe Rulli (Pedagogista)

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Di Fabrizio (del 18/12/2009 @ 09:33:13, in Europa, visitato 2051 volte)

Da British_Roma

La più nota compagnia di sicurezza antizigana, responsabile di innumerevoli sgomberi brutali, comunica che sta per partire una delle più vaste operazioni di "pulizia" mai intrapresa contro la comunità viaggiante in Bretagna.

Constant & Co., che ha ottenuto decine di milioni di euro nello sgombero degli Zingari dalla loro stessa terra, in maniera dura e quasi illegale, ha vinto la gara d'appalto per demolire Dale Farm (QUI il dossier, ndr), che ospita 500 Viaggianti nei pressi di Crays Hill, Essex.

Il lavoro, di tre milioni di euro, dovrebbe comprendere la rimozione, ed in alcuni casi la demolizione, di chalet e case mobili, e la cacciata fisica di 100 famiglie, bambini, anziani ed infermi inclusi, che dovranno lasciare il distretto, impoveriti e senza un posto dove andare a vivere legalmente.

Il dieci dicembre oltre venticinque persone, tra cui componenti dei gruppi antifascisti e della chiesa cattolica, hanno manifestato davanti al Basildon Centre, dove si era riunita la giunta comunale per decidere sull'evento.

Portavano dei cartelli, su cui era scritto: CONSTANT & CO SONO DELINQUENTI RAZZISTI, FERMATE LE VIOLENZE DEGLI UFFICIALI GIUDIZIARI e BASTA ALLA PULIZIA ETNICA.

Una seconda ditta, Shergroup, si è vista rifiutata, anche se un consigliere aveva detto che la compagnia era maggiormente pronta a rispettare gli standard riguardo i bambini e le persone vulnerabili, come pure le conformità UE su salute e norme di sicurezza.

Un portavoce per Dale Farm ha detto in seguito che assieme alle loro case ed alla frequenza scolastica dei bambini, le famiglie stanno per perdere il loro club giovanile unico nel genere e la cappella di San Cristoforo.

"Questa è pulizia etnica," ha detto una madre. "Ma il consiglio comunale sta tentando di camuffare questo fatto con un sacco di discorsi politicamente corretti."

A causa dell'alto costo del lavoro, Basildon è stata costretta a ricorrere al Giornale ufficiale dell'Unione Europea. Nel suo annuncio il consiglio municipale dichiarava che l'offerta vincente doveva "dimostrare un impegno nel sostenere i principi di eguaglianza e di differenza nella legislazione ed essere sensibili e responsabile ai bisogni delle persone."

Però, Basildon si era espressa in favore al reingaggio di Constant, una società che il consiglio comunale aveva già impiegato per numerosi piccoli sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in spregio alle norme UE sulla salute e la sicurezza, e hanno portato alla distruzione di una gran quantità di proprietà private.

Il suolo superficiale è stato distrutto ed il terreno circondato da alti valli di terra. La maggior parte del suolo è ora inondato da acqua contaminata degli scarichi distrutti, costituendo una fonte di inquinamento per bambini e adulti che continuano a vivere nei paraggi, in attesa di ulteriori incursioni di Costant.

Carovane in fiamme

Un film prodotto per la Dale Farm Housing Association mostra carovane in fiamme ed ufficiali giudiziari che minacciano bambini terrorizzati. Una compagnia che noleggia attrezzature ha interrotto il suo contratto con Constant, a causa del suo approccio brutale. Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks, Justice Collins ha detto presso l'Alta Corte che dopo aver visto il video che mostra Constant all'opera, considera inaccettabile la condotta dei suoi dipendenti, che porterebbe inevitabilmente a traumi e lesioni.

"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di frenare gli eccessi dei dipendenti di Constant. Collins ha aggiunto che nel caso di malati gravi e delle esigenze dei bambini, lo sgombero sarebbe sproporzionato.

Anche se il diritto di sgombero è stato sostenuto sinora, le condizioni che ha ricordato sono state adottate in una complessa decisione della Corte d'Appello all'inizio dell'anno.

Come richiesto dall'Atto di Libertà d'Informazione di fornire copie della Valutazione obbligatoria del Rischio, riguardo gli sgomberi di Hovefields e Dale Farm, Basildon ha ammesso che tale valutazione non è stata preparata.

Jean Sheridan, madre di Dale Farm di tre gemelli, è piena di paura dei traumi che gli ufficiali giudiziari potrebbero causare ai suoi bambini. Spera che prima che Constant inizi ad operare, lei possa portare il caso al Tribunale Europeo dei Diritti Umani.

"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di cure mediche," dice Jean. "Sono nati prematuramente e sono stati fortunati. Come potranno sopravvivere al terrore che porterà Constant?"

La Commissione GB sull'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende fare per salvaguardare i bambini come quei gemelli, durante la demolizione e quale sistemazione alternativa verrà offerta loro. Non è stata ricevuta nessuna risposta soddisfacente.

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Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 20:41:29, in Regole, visitato 1434 volte)

AGI News

(AGI) Venezia 17 dic. - "Adesso qualcuno capira' quale disastro sarebbe un presidente leghista nel Veneto". Cosi' il consigliere regionale veneto Igino Michieletto (Partito Democratico) commenta il trasferimento del prefetto di Venezia Michele Lepri Gallerano. "Grazie al ministro Maroni trasformatosi in ministro di ferro - spiega Michieletto - il prefetto di Venezia viene cacciato per non aver seguito il diktat di chi voleva impedire, contro ogni buon senso e ogni regola di convivenza civile, il trasferimento dei Sinti negli alloggi preparati dal Comune di Venezia. Chi, dopo l'arrivo della signora Zaccariotto alla presidenza della Provincia di Venezia, non avesse ancora compreso pienamente in cosa consiste l'uso leghista del potere, ora e' servito". Secondo Michieletto "l'ingresso degli esponenti del Carroccio nei ruoli-guida delle istituzioni finisce per trasformarle nel braccio armato dei settori piu' xenofobi di un governo impegnato nella guerra senza quartiere a ogni pratica di umanita'". "C'e' da augurarsi - prosegue il vicepresidente dei consiglieri Pd a palazzo Ferro-Fini - che basti questo come esempio per capire cosa significhera' per il Veneto avere un presidente leghista: nessuno sforzo deve quindi essere trascurato nella costruzione di un vasto fronte che permetta, alle prossime elezioni, di fermare la marcia delle truppe di Bossi in una regione tradizionalmente libera e ricca di sensibilita' umanitaria come il nostro Veneto. Qui non ci sono bandierine e piccoli interessi da difendere - conclude Michieletto - ma valori di liberta', di diritto e di umanita', di sensibilita' cristiana, da riaffermare con forza". (AGI) Cli/Ve/Pgi

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Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 09:39:53, in Europa, visitato 1638 volte)

Comunicato Stampa Venerdì 18 dicembre, prima Marcia della Pace della Vrancea

Ferrara (Italia) – Panciu (Vrancea, Romania), 16/12/2009. Venerdì 18 dicembre, in un freddo inverno romeno, sarà una data decisamente importante per tante realtà sociali: alle 12.30, infatti, a Focsani, prenderà il via la Prima Marcia della Pace della Vrancea, regione della Moldavia romena a nord di Bucarest.

La Marcia rientra nel quadro della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Non essendo riusciti nell’intento di organizzare un vero e proprio braccio romeno della marcia, transitata un mese e mezzo fa non molto lontano (Budapest e Praga), si è deciso di costruire dal basso la Prima Marcia della Pace della Vrancea, una delle zone meno ricche del paese. Grazie all’impegno dell’Associazione Rom pentru Rom di Panciu, quindi, si riuscirà a compiere un piccolo tragitto a Focsani, la città più grande e importante della zona. Nella marcia sono coinvolte anche alcune istituzioni locali: Prefettura, Regione, Comune di Focsani, Provveditorato agli Studi, tutti hanno aderito a questo evento che rappresenta una assoluta novità per una regione normalmente non molto attenta a certe tematiche

La giornata inizierà al Teatro Municipale di Focsani, dove in occasione della Giornata Internazionale delle Minoranze è stato organizzato uno spettacolo cui parteciperanno delegazioni di quasi tutte le scuole della regione. Fra gli invitati anche un gruppo di bambine e ragazzi del Centro “Pinochio” di Panciu, struttura gestita da Rom pentru Rom con il sostegno di IBO Italia, che si esibirà con un numero di giocoleria. Al termine della manifestazione, la Marcia partirà in direzione del Provveditorato agli Studi. Un tragitto di circa due chilometri, simbolico, che coinvolgerà alcune centinaia di persone e darà modo di aprire un confronto pubblico su tematiche come diritti umani, inclusione sociale, discriminazione, non violenza cercando di aggregare tutti coloro che incontrerà nel proprio percorso.

Non sarà certo una manifestazione come quelle cui siamo abituati nelle grandi città europee, con serpentoni di persone che cantano, ballano e urlano slogan, ma un timido inizio di presa di coscienza da parte di un microcosmo associativo, scolastico e istituzionale. Diverse sono, infatti, le associazioni presenti sul territorio romeno, spesso piccole realtà di paese o di provincia che singolarmente portano avanti i propri validi progetti con serietà e convinzione. La Marcia vuole essere un inizio di percorso comune, unità di intenti, collaborazione fra realtà che operano nel sociale, aperto anche a quelle istituzioni, ancora poche purtroppo, più sensibili a certe tematiche.

L’Associazione Rom pentru Rom ed i volontari di IBO Italia, hanno svolto un ruolo fondamentale nell’accensione di questa prima scintilla: la speranza è che altri raccolgano il messaggio e che in futuro si possano moltiplicare le occasioni di confronto e collaborazione, facendo diventare la marcia un appuntamento fisso nel calendario del paese.

Nel gruppo di chi attende con impazienza venerdì vanno sicuramente citati i bambini e i ragazzi della Rom pentru Rom: insieme a una delegazione del Liceo Ioan Slavici di Panciu e allo staff delle ONG parteciperanno alla marcia.. Adita, Ionut, Andreea e Oana sventoleranno con allegria le bandierine della marcia che hanno pitturato per l’occasione. Per molti di loro sarà la prima volta fuori da Panciu, dato che Focsani si trova a circa 20 km. Uno spostamento che forse nella nostra società in continuo movimento non sarebbe nemmeno considerato “viaggio”, un’occasione irripetibile invece per questi ragazzini che sono cittadini di un’Europa da rincorrere ancora per parecchio tempo.
 
Giacomo Locci - IBO Italia
Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione
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Di Fabrizio (del 16/12/2009 @ 09:21:53, in Italia, visitato 1731 volte)

Libero News

Bologna, 14 dic. - (Adnkronos) - "Da alcune settimane e' entrato in funzione il piano freddo, l'iniziativa del Comune che ha permesso di trovare un ricovero notturno a tutti i fissi senza dimora bolognesi, e i cui primi risultati sono positivi". E' quanto spiega l'assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bologna, Luisa Lazzaroni, nel giorno della prima nevicata della stagione che stamattina ha imbiancato il capoluogo emiliano con un sottile strato candido. "Nessuno deve dormire in strada o in situazioni di fortuna da cui, come avvenuto in passato, possono scaturire drammi" prosegue Lazzaroni che sottolinea come, oltre al piano antifreddo, il Comune abbia gia' deciso di "affiancare due provvedimenti straordinari".

"Il primo - specifica l'assessore - riguarda un'attivita' di controllo nei campi nomadi e nelle strade di Bologna affinche' nessuna persona passi la notte al freddo o in baracche riscaldate con fiamme libere e cosi' a rischio incendio. Non ci dovranno piu' essere casi Florin, in queste notti i servizi sociali controlleranno la citta' ed in particolar modo i luoghi abitualmente frequentati dagli homeless per assicurarsi che tutti usufruiscano dei posti letto gia' attrezzati o per accompagnarci chi fosse ancora in strada".

"Il Comune e' pronto anche in caso di ulteriore peggioramento delle condizioni atmosferiche" garantisce ancora Lazzaroni, ricordando che e' stata "gia' allestita una struttura in centro in cui offrire anche un riparo diurno ai senza fissa dimora in caso di necessita'". "La tempestivita' dell'azione dell'amministrazione - conclude l'assessore - e' la miglior conferma del reale impegno della giunta a sostegno dei piu' deboli".

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