Di Fabrizio (del 06/11/2009 @ 09:29:08, in Europa, visitato 2071 volte)
Ho seguito la storia della piccola
Natálka e della sua famiglia da questa primavera. Ora che hanno di nuovo una
casa, ci sono altre buone notizie. Da
Czech_Roma
E' terminata l'operazione conclusiva di Natálka, ora si siede e gioca
Lo scorso aprile nella città di Vítkov, alcuni razzisti causarono bruciature
sull'80% del corpo della piccola Natálka, durante un attacco incendiario. Ieri
ha finalmente passato l'ultima operazione di inserimento della pelle. Michal Kadlčík,
a nome dell'equipe dell'ospedale, ha detto alla Televisione Ceca che
l'operazione rimpiazzava il finale 7% della pelle della bambina. Durante gli
scorsi sei mesi, i chirurghi hanno sostituito la pelle ustionata di Natálka,
prima con pelle artificiale e poi gradualmente con innesti di pelle vera presi
dalle parti del corpo che erano state risparmiate dalle ferite.
Per il momento, Natálka rimarrà nell'unità di cura intensiva. Sua madre,
Anna Siváková, gioisce per il miglioramento del suo stato di salute. "Sta già
seduta e gioca. Sta anche iniziando a mangiare normalmente, ha appena pranzato,"
ha detto Siváková a Romea.cz. Natálka probabilmente subirà in futuro altre
operazioni a membra e giunture.
Dopo lo shock iniziale e la paura seguiti all'attacco, Anna Siváková ha
iniziato a credere che
Natálka sarebbe sopravvissuta. "Ho creduto che avrebbe recuperato - l'ho
cresciuta e so com'è, è veramente forte," ha detto Siváková a Romea.cz in una
recente intervista.
Siváková spera anche che grazie al successo delle operazioni, la famiglia
gradualmente possa cambiare il modo in cui sono stati obbligati a vivere da
quell'attacco con le molotov. "Ora per me tutto è completamente sottosopra. Non
ho tempo per me e per le altre bambine. Mi sveglio la mattina, preparo la
colazione, mi vesto, prendo il treno, visito Natálka,e torno a sera tardi.
Questo è ciò che faccio, giorno dopo giorno, quasi ogni giorno," dice Siváková.
"So che con Natálka questa situazione sarà differente, perché lei era
eccezionale prima dell'attacco... E' sempre stata avanti agli altri bambini
della sua età...ad un anno già camminava. Prima dell'attacco, parlava
splendidamente, pulito, senza imperfezioni, sapeva nominare tutto correttamente
e pronunciare tutto, andava sul vasino da sola, mangiava da sola, beveva il te
ed il succo - era molto indipendente."
Ieri, le altre tre figlie di Siváková guardavano una trasmissione della TV
Ceca sulla loro sorella. "Era la prima volta che la vedevano da quell'attacco,
sullo schermo, e le ha coinvolte profondamente. Ora va un po' meglio," dice
Siváková.
I genitori di Natálka stanno cercando di portarla nella nuova casa che
attualmente stanno sistemando. Siváková ha detto a Romea.cz che i lavori
stanno facendo rapidi progressi. Resta da terminare l'intonaco esterno, il
bagno, i vani portaoggetti e le scaffalature, prima dell'imbiancatura. "Abbiamo
dovuto re-intonacare tutti i muri interni e cambiare i sistemi elettrico e di
scarico. Cavi e tubature ora sono a posto, Pavel oggi passerà il cemento," dice Siváková.
František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Sempre da
Czech_Roma, un'intervista ai genitori
di qualche giorno prima. E' lunghetta, leggetela a puntate o nel fine settimana
Anna Siváková: Sperare non basta, devi credere
Questa è un'intervista con Anna Siváková e Pavel Kudrik, i genitori di
Natálka, la piccola quasi bruciata viva in un attacco incendiario all'inizio di
quest'anno. Abbiamo discusso con loro su cosa hanno provato dopo l'attacco, come
tutta la storia li ha cambiati ed ha cambiato la vita della loro famiglia, e su
tutte le conseguenze che si sono sviluppate dal caso. L'intervista è stata
dolorosa, non solo per loro, ma anche per noi. Però, abbiamo concordato che fa
bene condividere queste esperienze col resto del mondo, così da rivelare la
piena estensione dell'orrore e della mancanza di senso della violenza commessa
dai fanatici razzisti. Abbiamo discusso di sentimenti e relazioni con la signora Siváková
e di questioni pratiche col signor Kudrik.
Intervista con Anna Siváková
Come ti ha coinvolto questo tentativo di uccidere la tua famiglia? Che
tipo di cambiamenti ha causato nella vita ordinaria di ogni giorno?
Ci resterà addosso per il resto della vita. E' passato ora metà anno, e da
quel giorno continuiamo a riviverlo. Prima dell'attacco vivevamo una vita
tranquilla, tutta la famiglia assieme. Non sospettavamo neanche che cose simili
fossero possibili in questo mondo. Questo starà con noi sempre, sempre. Ogni
volta che vediamo Natálka, avremo questo attacco di fronte a noi.
Ora per me tutto è completamente sottosopra. Non ho tempo per me e per le
altre bambine. Mi sveglio la mattina, preparo la colazione, mi vesto, prendo il
treno, visito Natálka,e torno a sera tardi. Questo è ciò che faccio, giorno dopo
giorno, quasi ogni giorno.
Quali furono i tuoi primi pensieri dopo l'attacco, quando eravate feriti
nell'ospedale e Natálka non era con voi?
Erano sensazioni terribili, non potevo dormire, non potevo mangiare, pensavo
a lei tutto il tempo, a cosa le stava succedendo, dov'era, alla sua figura...
Chiedevo alle infermiere e a dottori, ma nessuno mi diceva cosa le succedeva e
com'era la sua situazione. Aggiravano sempre l'argomento, perché io pure ero in
cattive condizioni per le mie ustioni. Così chiesi il numero di telefono
dell'ospedale dove era curata Natálka, per parlare con i dottori che la
assistevano. Il suo dottore mi disse che la inducevano al sonno artificiale, a
causa delle sue terribili bruciature, e mi prepararono al peggio. Mi dissero che
sarebbe stato difficile per una bambina che non aveva ancora due anni di
sopravvivere a bruciature così estese.
In quel momento, avevo orribilmente paura. Paura di perdere Natálka – a ciò
non sarei sopravvissuta.
Dopo le paure iniziali, quando hai iniziato a sperare che si sarebbe
salvata?
Non speravo: io credevo. Sperare non è abbastanza, io ho creduto che avrebbe
recuperato - l'ho cresciuta e so com'è, è veramente forte. Quello che voleva
"doveva essere".
Com'era Natálka prima dell'assalto?
So che con Natálka questa situazione sarà differente, perché lei era
eccezionale prima dell'attacco. Ho quattro figlie, e Natálka per la sua età è la
più sveglia. E' completamente speciale. E' sempre stata avanti agli altri
bambini della sua età. Mi prendevano in giro e mi chiedevano dove l'avessi
trovata, perché era completamente differente dagli altri bambini. Natálka ad un
anno già camminava. Prima dell'attacco, parlava splendidamente, pulito, senza
imperfezioni, sapeva nominare tutto correttamente e pronunciare tutto, andava
sul vasino da sola, mangiava da sola, beveva il te ed il succo - era molto
indipendente.
Pensi che questa eccezionalità l'abbia aiutata a sopravvivere?
Sì.
In qualche maniera a ricominciato ad essere se stessa?
Ancora non parla, perché ha un tubo nella gola, ma è già intelligente.
Persino testarda. E' ancora "il generale", sa cosa vuole e l'ottiene, le
infermiere ed io dobbiamo darle ciò che vuole.
Come fa a farvi capire cosa vuole?
Con gli occhi, o indicando. Se non capisco, glielo chiedo e le mostro tutto
finché lei non annuisce.
Le altre tue figlie hanno sei, nove e dieci anni. Come stanno reagendo?
Male. Vogliono andare a trovare la sorellina, perché non l'hanno vista per
metà di un anno, dall'assalto, ma il capo dei medici dice che al momento non è
possibile.
Hanno avuto esperienze negative a scuola o nell'ambiente attorno, a causa
di ciò che è accaduto?
Non gli piace quando qualcuno da fuori le chiama, o quando lo fa un estraneo.
Sono sempre arrabbiate, sempre. Chiunque sia, imprecano contro di me, dicendo
che non possono parlare di lei e che ladevono lasciare sola, restarsene fuori -
ma le compagne di scuola delle mie figlie le trattano bene.
Tutto ciò come ha influenzato la loro psiche?
Hanno degli incubi e non dormono bene. Il fatto che non sopportino che
degli estranei dicano il loro nome, mostra quanto sono state profondamente
colpite. La più grande, che già capisce cosa sta succedendo, è quella che
patisce di più. Non solo non dorme più, ma incolpa se se stessa, dice che
avrebbe dovuto succedere a lei e non a Natálka. Abbiamo provato a discutere con
lei, a dirle che non può pensare così, che non è per niente colpa sua. Ha
iniziato ad andare dallo psicoterapeuta.
Le vostre figlie sanno chi ha fatto questo e perché?
Beh... col tempo ne hanno sentito alla televisione o letto sui giornali, così
sanno chi è stato e perché l'hanno fatto. All'inizio hanno cercato di ottenere
più informazioni possibili da noi, non capivano. Chiedevano: Perché l'hanno
fatto a noi, che non abbiamo fatto male a nessuno?
Cosa le dicevate?
Non sapevo cosa dire. Pavel neanche. Ho detto loro che avrei voluto sapere
anch'io la risposta.
Come vi ha cambiati tutto ciò?
Sono più sensibile agli altri di quanto lo fossi prima, come quelli che hanno
bambini seriamente malati, o che vivono le conseguenze di un alluvione. Mi
commuove terribilmente ascoltare storie simili - mi interrompo e piango, mi
chiedo perché debbano accadere queste cose. Per me è stato un grande
cambiamento. Una persona che è stata ferita ha compassione per tutti e si
coinvolge nell'altrui sfortuna.
Pensi che almeno qualcuno di quelli che vi sono attorno sia cambiato in
modo simile?
Lo penso, qui in questo posto dove abbiamo la nostra nuova residenza. ma non
a Vítkov. Oggi quello è il posto peggiore per miglia e miglia, in termini di
relazioni con i Rom.
Com'era Vítkov prima di quell'attacco?
Prima dell'assalto in generale i locali non parlavano bene dei Rom, ma non
l'hanno mai fatto verso di noi direttamente.
Hai passato un'esperienza molto seria. Quando ne parli apertamente, pensi
che potrebbe aiutare perché cose simili non succedano più, o che violenze di
questo tipo possano almeno diventare meno accettate dalla società rispetto ad
adesso?
Non lo so, ognuno è differente, giusto? Difficile da dire. Prima noi non
avevamo il minimo sospetto che potesse succedere una cosa simile. Non sapevamo
del razzismo, del neo-nazismo, o di questo tipo di attacchi. La responsabilità
non dovrebbe essere dei soli governo e polizia, la gente in generale dovrebbe
fare ogni cosa possibile per essere sicura che cose simili non accadano più,
perché è orribile. Devono capire, una volta per tutte, che anche noi siamo
persone, di carne e ossa, proprio come loro. E' lo stesso se siamo bianchi o
neri, il punto non è il colore. Questi razzisti vivono tra noi, mi chiedo se non
si può fare nulla, ma la gente non dovrebbe giudicare sulla base del colore
della pelle.
Cosa pensi degli assalitori?
Penso che non possono essere normali. Una persona normale non farebbe mai una
cosa simile. Non è stata spontanea, hanno dovuto prepararla, e sapevano in
anticipo che stavano per nuocere a qualcuno. Non so come chiamarli.
Cosa vi sarebbe successo se così tante persone non avessero contribuito
alla raccolta dei fondi? Ci pensi talvolta, o è per te un argomento difficile?
E' molto difficile chiedere aiuto agli altri. E' un segno della loro buona
volontà che potessero aiutarci. E' un grande avvenimento il loro aiuto. Non mi
aspettavo che fosse raccolto così tanto denaro, che avremmo trovato un posto
dove stabilirci in una nuova casa.
Sapere che ci fosse così tanta gente solidale con voi ti ha cambiato?
Sì, certamente. Mi ha cambiato. Senza il loro aiuto non avremmo potuto
vivere. La nostra vita si sarebbe fermata. Non saremmo stati capaci di
ricominciare nell'ambiente dove viviamo ora... Mi fa sentire meglio che ci sia
gente simile tutto attorno a noi, che ci sia così tanta brava gente.
Stai gestendo ogni cosa in maniera ammirevole. Dove trovi la forza? Da
dove la ricavi?
Natálka mi da la forza. Non so cosa avrei fatto se non fosse per lei.
All'inizio, non potevo alzarmi, non potevo stare in piedi. Mi ha aiutato vedere
come Natálka cambiava nel tempo, come migliorava giorno per giorno. D'improvviso
mi dissi che non potevo buttare via la mia vita, che dovevo fare qualcosa e
prendermi cura di lei. Se non io, chi l'avrebbe fatto? Mi sono rialzata, proprio
letteralmente. So che nessuno può prendersi cura delle mie figlie meglio di me.
Mi ha rimesso in piedi.
Gente crudele
Intervista con Pavel Kudrik
Il sindaco di Vítkov nella rivista Respekt ha detto che la vostra vecchia
casa andò in fiamme così rapidamente perché colpevolmente lì era immagazzinata
della benzina.
Questo davvero mi ha fatto arrabbiare. Non avevamo nessuna benzina nella
casa. Mio suocero non me l'avrebbe permesso, perché lì stipava la legna perla
stufa. Non mi era neanche permesso di parcheggiare la macchina di fronte
all'ingresso o nel granaio - dovevo parcheggiare distante. La polizia di Vítkov
lo sa molto bene, perché una volta mi diedero una multa perché avevo
parcheggiato in una zona dove era vietato, visto che non c'era un altro posto
dove lasciare la macchina.
Stai lavorando per restaurare la nuova casa. Hai potuto conoscere meglio
i tuoi nuovi vicini?
Sì, sono molto gentili e servizievoli.
Stai avendo problemi con le riparazioni?
Non posso dedicarmi ad un lavoro regolare fino a ce non ho finito le
riparazioni, perché mi prendono tanto tempo e vogliamo finire il prima
possibile, così Natálka potrà tornare a casa. Dal primo novembre dovremo anche
iniziare a pagare l'ostello dove temporaneamente stiamo vivendo, perché da quel
giorno saremo registrati all'ufficio catastale come proprietari della casa che
stiamo sistemando.
Come pensi che l'attacco abbia cambiato i vostri bambini?
Penso che il cambiamento più grande è che hanno smesso di aver fiducia nella
gente. Non sono sicuri se chi si avvicina abbia buone intenzioni o meno.
Qual è il tuo sentimento più forte in tutta questa vicenda?
Preoccupazione e paura per la mia famiglia. Probabilmente non mi libererò
mai di questa paura. E' nella mia testa tutto il tempo, in maniera inconscia,
anche se vorrei dimenticare non posso.
Cosa dici del fatto che la polizia ha arrestato i quattro uomini, li ha
accusati di tentato omicidio e li tiene in custodia?
Una liberazione. Anche la mozione per bandire il Partito dei Lavoratori mi
da buone sensazioni. Sembra che recentemente la polizia e l'attuale governo
stiano facendo del loro meglio per agire su tutto ciò.
Cosa ne pensi di chi vi ha assalito?
Sono completamente senza cuore.
Markus Pape, František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 05/11/2009 @ 09:37:24, in lavoro, visitato 1846 volte)
Care amiche, cari amici,
in questo clima di ostilità e razzismo crescente, anche all’interno delle
istituzioni, non possiamo certo restare fermi e attoniti a veder peggiorare le
cose.
Ci sono iniziative concrete che vogliono lottare contro le discriminazioni e
permettere alle donne romnì di offrire le proprie competenze senza essere a
priori respinte.
Fra queste, vorrei segnalarvi il corso di sartoria romanì, o di romanì fashion,
come le ragazze hanno proposto, che da circa due anni si sta tenendo a Milano.
E' difficile riuscire a trasmettere con poche parole la vivacità e la bellezza
interiore di queste persone che si impegnano con generosità e fiducia, molta ma
molta di più di quanto si possa immaginare...
Tutto questo per chiedere a chi ha possibilità di:
- offrire commesse di lavoro (perché, ad esempio, non commissionare loro una
borsa, un copriletto o una tovaglia ecc. in patchwork ecc.) o anche solo di
- offrire stoffe e tessuti in buone condizioni da riutilizzare
Potete
- scrivere alla mail dell'Opera Nomadi di Milano (operanomadimilano@tiscali.it)
o
- telefonare al Presidente (Maurizio Pagani: 3393684212) e/o
- andare a trovare queste giovani donne il martedì e il giovedì mattina nel
laboratorio (in via De Roberto a Milano, zona Quarto Oggiaro) o al campo in cui vivono (principalmente a
Baranzate)
giovedì 5 novembre 2009 alle ore 21.00 - Le Trottoir, Piazza XXIV Maggio, 1 - Milano
L'Atelier Mystic Meditative Dance di Milano propone un concept di serata ideato dalle danzatrici Melissa Mattiussi e Maya Devi.
Alla scoperta delle �Vie� percorse dai Gitani che dal deserto dei Thar in Rajasthan (India) si spostarono verso l'Occidente, passando dal Nord Africa, dai Balcani e dall'Andalusia. Un viaggio unico di danze gitane e fusion per approfondire la conoscenza delle popolazioni nomadi, che da secoli sono andate errando a piedi scalzi per i deserti e le terre desolate, diffondendo la loro cultura ricca di storia e dando vita a danze che esprimessero tutta la forza, la passione e la magia delle loro tradizioni. �Gipsy Dance Routes� inizia proprio dall'India con i ritmi magici dei Dufli (flauti del Rajasthan), i giri vorticosi e i movimenti sensuali della danza Kalbelia. Proprio da qui parte il viaggio di Estrella, una giovane gitana che vuole diventare una grande donna e danzatrice e, invocando la Luna, inizia il suo cammino danzante e di vita. Estrella incontra ogni danza assorbendone l'essenza e rendendo unico ogni passo: dalla danza orientale al klezmer balcanico, dai ritmi mediorientali al Flamenco. Alla fine l'unione di tutte queste tradizioni danno vita ad una sola ed unica danza, quella che viene dal cuore e che da vita al �Duende� interiore.
DANZE PROPOSTE - Gipsy Fusion Dance � Mix di Flamenco Fusion e Balkan Oriental Fusion con Melissa Mattiussi. - Un viaggio che parte dalle musiche, le danze, le storie, le culture nomadi per arrivare all'Anima Danzante Universale, in ogni creatura. Dall'India alle danze mediorientali, dal klezmer balcanico al flamenco e alle atmosfere dei balli dell'Est europeo. Nuove possibilità per conoscersi attraverso la ripresa del contatto con la parte più selvaggia e animale, quella dell'istinto e del gioco... quella più pura. Kalbelia Dance-Danza gipsy del Rajasthan con Maya Devi - La kalbelia dance è originaria della comunità zingara degli "incantatori di serpenti� che vivono nel deserto del Thar in Rajasthan, al nord dell'India, e che perseguono nei secoli l'antico mestiere di catturare i serpenti e di vendere il veleno. Fusion di Danze indiane, Flamenco Fusion, Mystic Hindi Flamenco, Gispy, Natural, Duende con Melissa Mattiussi e Maya Devi Set conclusivo di fusione di danze indiane, Gipsy e Meditative Dance, nel segno dell'Anima Universale Danzante.
mercoledì 11 novembre 2009 alle ore 22.00 presso "Le Scimmie" Via
Cardinale Ascanio Sforza, 49
MILANO
Roberto Durkovic e la sua band di musicisti Rom "I fantasisti del metrò"
ritornano a "Le Scimmie", locale attento che, tra i primi, ha spalancato le sue
porte per dare voce e visibilità a questa formazione che è la testimonianza
vivente di coesione e fluida interazione tra raffinato cantautorato italiano ed
appassionata musica balcanica.
Dopo 4 CD di successo, la band celebra ora il sodalizio umano ed artistico
iniziato nel ’98 tra i vagoni della metropolitana milanese, con un nuovo disco
antologico "Benvenuti santi musicisti" che racchiude e sublima i talenti di
ciascun componente a testimonianza di un percorso coraggioso con una realtà
ultimamente spesso osteggiata ed intrisa di pregiudizi. L’ascolto della loro
musica avvincente , che affonda le radici nella tradizione unita ad un palese
talento, saprà sorprendere e far ricredere anche i più scettici.
BELGRADO, 28 ottobre (IPS) - I Balcani hanno il primo museo sui Rom, per
raccontare la storia di uno dei gruppi etnici meno privilegiati nella regione
"Questo è praticamente il primo museo sulla cultura rom in questa parte
d'Europa, volto a cancellare il pregiudizio profondamente radicato che i Rom
siano illetterati o non lascino tracce della loro esistenza" ha detto Dragoljub
Ackovic, direttore del museo, all'inaugurazione del 21 ottobre.
"L'idea di raccogliere scritti sui Rom e la loro vita risale a 50 anni fa, ma
è stata costantemente negata anche se il gruppo arrivò nei Balcani secoli
fa."
Non ci sono statistiche precise su quanti Rom vivano nella regione, ed i dati
delle nazioni dell'ex Jugoslavia: Bosnia,Croazia o Serbia sono soprattutto
stime. Per la Serbia, il numero può variare dai 105.000 del censimento 2002 alle
stime di 600.000 delle OnG Rom.
Prima della guerra 1992-95, si riteneva ci fossero in Bosnia oltre 50.000
Rom, ma dato che non vi è stato più alcun censimento dal 1991, il loro numero
rimane sconosciuto. Si stima anche che tra i 30.000 e i 40.000 Rom vivano in
Croazia, anche se il censimento 2001 indicava soltanto 9.463 membri di questa
comunità.
"Quando c'è il censimento i Rom sono esitanti a dichiarare la loro etnia," ha
detto Ackovic a IPS. Preferiscono citare la loro provenienza locale, sperando
così di mischiarsi con più successo. A parte ciò, molti di loro sono comunque
analfabeti e non hanno documenti personali adatti ad essere conteggiati in un
censimento."
La Serbia ha iniziato un anno fa a fornire ai Rom documenti personali
adeguati e assistenza sociale di base [...]
Annunci sui media elettronici pubblicizzano la registrazione gratuita negli
uffici municipali, cosicché i Rom di tutte le età, possano ottenere certificati
di nascita e documenti personali, obbligatori per i maggiori di 16 anni. I
certificati ed i documenti personali sono la base per entrare nel sistema
socio-sanitario.
"Sta procedendo lentamente," ha detto Rajko Djuric a IPS. E' un importante
attivista rom ed è l'unico membro di quest'etnia ad esser diventato membro della
prestigiosa Accademia Serbia delle Scienze e delle Arti. "Tanti Rom sono
analfabeti. Aprendo questo museo vogliamo mostrare che le cose sono differenti e
possono cambiare, può essere d'aiuto a cancellare il pregiudizio."
Il piccolo museo di Belgrado si trova al piano terra in un salone di 75 mq
che si affaccia su una strada trafficata. Ha aperto con un'esibizione intitolata
"Álava e Romengo" (Mondo dei Rom), che presentava oltre 100 documenti, inclusa
una copia del più antico testo scritto in lingua rom, pubblicato nel 1537 in
Inghilterra, ed una copia del primo libro sui Rom pubblicato in Serbia nel 1803.
Il libro intitolato "Zingari" contiene fiabe e racconti tradizionali rom.
Altri 300 libri in lingua rom possono essere letti in forma elettronica, su
dieci computer in una delle sale del museo. La lingua rom, ufficialmente "romani
chib", consiste in diversi dialetti, come il vlax romanì parlato da si stima 1,5
milioni di persone, seguito dai dialetti balcanici, carpatici e sinti, ognuno
parlato da diverse centinaia di migliaia di persone.
Analisi della romani chib hanno mostrato che è strettamente imparentata con
le lingue parlate nell'India centrale e settentrionale. Le relazioni
linguistiche indicano le origini del popolo rom.
Tra questi c'è un libro di una scrittrice rom scarsamente conosciuta, Gina
Ranicic, vissuta a metà del XIX secolo, e copie del giornale "Romano Lil" (Voce
dei Rom), stampato a Belgrado dal 1935 sino all'occupazione tedesca nel 1941.
Ci sono anche diverse copie di un singolare dizionario tedesco-serbo-rom
compilato dai Rom imprigionati nei campi attorno a Belgrado durante la II guerra
mondiale, otto copie della Bibbia tradotta in romanì decenni fa, e diversi libri
sulla grammatica della lingua rom.
Un tabellone sul muro illustra le rotte storiche dei Rom arrivati nei
Balcani. Il primo fu un gruppo da circo che arrivò in Serbia nel 1322, dalla
Grecia. Molti Rom arrivarono con l'occupazione turca dei Balcani alla fine del
XIV e nel XV secolo. Vecchie registrazioni turche in Serbia mostrano che nel XVI
secolo la maggior parte delle grandi città avevano "mahalas" (quartieri) rom, i
cui abitanti erano "fabbri, cantanti e ballerini".
"La storia è una cosa, ma la vita attuale è un'altra," ha detto Dragan Djilas,
sindaco di Belgrado, all'apertura del museo. La città di Belgrado, la più grande
OnG Rom chiamata "8 aprile" (dal giorno internazionale dei Rom, ed
organizzazioni rom internazionali hanno finanziato il museo.
"Non c'è dubbio che il contributo dei Rom alla storia e alla cultura di
Belgrado è stato grande," ha detto Djilas (42) a IPS."Ma nei decenni passati le
cose sono cambiate, ed oggi si sente spesso qualcuno dire: nessun bambino rom
con mio figlio a scuola, cosa inimmaginabile quando sono cresciuto io."
Negli ultimi due decenni, da quando sono iniziate le guerre di
disintegrazione dell'ex Jugoslavia, i nazionalismi e gli odi interetnici hanno
cambiato anche il punto di vista della gente verso i Rom.
In tutta la ex Jugoslavia, i bambini rom sono mandati in scuole per bambini
con ritardi mentali, anche se sono perfettamente sani. La ragione riportata
dalle autorità dell'istruzione di solito è che i bambini non parlano abbastanza
bene la lingua locale, ed hanno bisogno di tempo per imparare ed adattarsi ai
programmi normali.
Uno sguardo della recente ricerca sui Rom al museo fornisce un'immagine cupa,
anche se questa decade è stata internazionalmente proclamata come quella dei Rom
e del miglioramento delle loro vite.
In Bosnia, uno studio dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
Europea (OSCE) ha trovato che il 70% della popolazione rom di 50.000, è andato
disperso durante il conflitto 1992-95, il 60% dei Rom nella Bosnia attuale è
illetterato, il 90% non ha assicurazione sanitaria, il 70% non è capace di
vivere senza l'assegno sociale (20 dollari al mese) e l'80% non è scolarizzato.
In Serbia, uno studio simile di "8 aprile" ha trovato che la maggioranza dei
Rom vive in 600 "città di cartone" attorno alle grandi città. L'aspettativa di
vita per le donne è di 45 anni, 56 per gli uomini. Oltre il 70% sono analfabeti,
e soltanto lo 0,4% ha studiato all'università.
"C'è una sola cosa peggiore di essere una donna in Serbia, ed è essere una
donna rom," ha detto a IPS Jasna Ilic, del centro donne rom Bibija. "Quasi tutte
le donne rom, che si sposano molto presto, vivono per prendersi cura del
gran numero di bambini che hanno. I genitori non vogliono investire nella
loro educazione e così andranno maritate ad un'altra famiglia, e quello che le
attende è in molti casi, violenza familiare e cura senza fine degli altri."
Una ricerca dell'Istituto per gli Studi Antropologici in Croazia mostra che
un quinto degli uomini rom e il 40% delle donne rom non è mai andata a scuola, e
quanti l'hanno fatto, ci sono rimasti soltanto cinque anni invece di otto. Le
ragazze in media si sposano a 16-17 anni ed hanno quattro figli. Soltanto un
quarto degli uomini ha un impiego - soprattutto lavori temporanei. (END/2009)
Ottima la partecipazione alla conferenza e la presenza di Ferdi Berisha, il
giovane rom vincitore del realty Grande fratello del 2008, è stata una bella
sorpresa.
A tutti in partecipanti alla conferenza è stata consegnata una copia, con stampa
in digitale, del libro "Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da
solo, gli uomini si liberano insieme" prodotto dagli aderenti alla
federazione e nelle prossime settimane sarà stampato in offset per un’ampia
distribuzione.
Il presidente della Federazione romanì ha aperto i lavori della conferenza
presentando la strategia della Federazione romani: una partecipazione
qualificata dei rom, riconoscere e valorizzare la professionalità rom e sinte;
ricercare nuove politiche e strategie finalizzate alla rappresentatività del
popolo rom, la rinuncia ad ogni forma di assistenzialismo ed alle fallimentari
politiche differenziate del passato che malgrado il loro accertato e
riconosciuto disastro continuano ad essere riproposte e realizzate.
I delegati della Federazione, Dimir Mustyafà di Firenze – Sergio
Suffer di Brescia – Loris Levak di Venezia – Bruno Morelli di
Tivoli – Santino Spinelli di Lanciano - Dimitris Argiropoulos di
Bologna – Roberto Ermanni di Firenze – Nihad Smajovic di Napoli –
Monica Rossi, Najo Adzovic, Graziano Halilovic e Toni
Blazevic di Roma – Elio Salvatore di Isernia - Stojanovic Vojslav
di Torino – sono intervenuti presentando denunce e proposte per migliorare la
qualità e l’equità della vita di rom e sinti, proposte che dalle prossime
settimane saranno oggetto di un confronto interno ed esterno alla federazione
per arrivare a definire il proprio programma politico/socio-culturale.
Gli interventi presentati alla conferenza dai delegati della federazione sono
riportati nel libro "Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo, gli
uomini si liberano insieme", libro che può essere richiesto da tutti agli
indirizzi della Federazione romanì
Ai lavori della conferenza è intervenuto Ferdi Berisha (vincitore di grande
fratello 8) per portare il saluto ai partecipanti. E’ stato proiettato un video
realizzato lo scorso anno al campo nomadi di Ciampino la sera della vittoria di
Ferdi.
Il presidente della Federazione Romanì ha consegnato la tessera di aderente alla
Federazione a Ferdi Berisha che ha accettato con piacere.
Le conclusioni della conferenza sono state fatte da Nazzareno Guarnieri,
presidente della Federazione romanì.
Le conclusioni del presidente Nazzareno Guarnieri Ringrazio il CESV Lazio e l’ass. Romà Onlus per la collaborazione
all’organizzazione di questa conferenza. Oggi ho la certezza che il "progetto
federazione" finalmente cresce di giorno in giorno e la buona partecipazione di
rom e di amici del popolo rom alla conferenza ne è l’ennesima dimostrazione.
La Federazione Romanì ha deciso di tenere un profilo basso nei mesi scorsi e di
non rispondere alle strumentali provocazioni.
Le critiche emerse anche in questa conferenza sono da addebitare al fallimento
delle politiche del passato, ma si trattano di critiche senza pregiudizi o
personalismi per gli interventi sbagliati del passato che continuano ad essere
riproposte e realizzate.
Una critica è anche uno stimolo al cambiamento, ma non si può utilizzare
questa critica quale pretesto per ostacolare la crescita di una
rappresentatività rom.
Ancora una volta voglio sollecitare le organizzazioni che si occupano di Rom su
tutto il territorio nazionale di prendere atto del fallimento di gran parte
delle politiche del passato ed attivare un dialogo costruttivo, e ove necessario
forme di collaborazione concreta a tutti i livelli, con la Federazione romanì
con la partecipazione qualificata di rom, per passare dalla mediazione alla
partecipazione attiva e per promuovere una politica per la cultura romanì.
Chi è amico del popolo rom sa bene quando è indispensabile una rappresentatività
rom e invito tutte le organizzazioni pro rom "a prendere per mano" la
Federazione romani ed accompagnarla verso l’autodeterminazione, verso la
rappresentatività rom, percorso che possiamo fare anche insieme con pari dignità
e con benefici per tutti, in primis per rom e sinti.
Questo permetterà anche di rendere visibili gli amici ed i nemici del popolo
rom.
Sollecito la promozione ed attivazione NUOVE politiche, politiche
radicalmente diverse dal passato, politiche che abbiamo un successo concreto e
visibile nel migliorare le condizioni di vita di rom e sinti.
Per essere compreso cosa intendo per nuove politiche, faccio un esempio, uno dei
tanti possibili esempi di radicale cambiamento di metodo, sull’istruzione dei
bambini rom e sinti.
Alcuni decenni fa mi sono permesso di criticare la politica dei campi nomadi
e sono stato considerato, sotto l’aspetto umano e professionale, un
incompetente, un razzista che discriminava i rom immigrati che arrivavano in
Italia.
Oggi tutti vedono e riconoscono il disastro di quella politica abitativa e
riconoscono che era giusta la mia critica, accadrà ugualmente oggi?
Una grande maggioranza di bambini rom e sinti frequentano la scuola elementare
(e spesso beneficiano anche di un progetto di scolarizzazione), ma non riescono
ad acquisire la strumentalità di base utile per poter continuare gli studi.
Questo è una dato di fatto incontestabile, e non è questa la sede giusta per
un’analisi dettagliata perché questo accade, ma certamente a questi bambini è
negato un diritto fondamentale, cioè il diritto all’istruzione.
Non è questa una discriminazione?
Il diritto all’istruzione è garantito con la opportunità di frequentare UN
MODELLO di una scuola pubblica o privata oppure altra soluzione coerente alla
realtà ed ai bisogni del bambino come definito nelle Convenzione sui diritti del
fanciullo.
La finalità del percorso scolastico è quella di dare anche al bambino rom un
processo di insegnamento/apprendimento senza discriminarlo, ma è disonesto
chi non riconosce oggi la discriminazione per un generalizzato insuccesso
scolastico del bambino rom. Una doppia beffa, oltre ad essere discriminato il
bambino rom non ha le corrette opportunità per impossessarsi dell’istruzione,
strumento essenziale per non essere escluso nel futuro.
Cosa facciamo proseguiamo con questo modello di frequenza scolastica
discriminante che non permette al bambino rom di acquisire l’istruzione? Oppure
prendere atto dei fallimenti del passato per maturare, nella istituzione
scolastica ed nelle organizzazioni, l’attivazione di percorsi
individualizzati e diversificati, capaci di fornire risposte adeguate ai
bisogni ed alla realtà per garantire il successo del processo di
insegnamento/apprendimento dcel bambino rom e non interromperlo.
Percorsi che devono essere della scuola con la collaborazione di
specifiche professionalità rom e non, e delle organizzazioni presenti nel
territorio.
Percorsi progettati per fare acquisire "la strumentalità di base" al
bambino rom e finalizzati al ritorno in classe per una frequenza attiva e
regolare.
Percorsi individualizzati e diversificati: dalla "scuola paterna"
all’istruzione a distanza, dall’istruzione in alternanza ai laboratori, dove non
sarà il mezzo che farà istruzione, ma sarà il metodo.
Come è accaduto qualche decennio fa con la politica dei campi nomadi anche
ora diranno che questa mia proposta discrimina il bambino rom?
Oggi devono dimostrare che la proposta è una discriminazione diversa da
quella che già il bambino rom subisce e devono proporre ed attivare altra
soluzione che non sia discriminatoria e che contemporaneamente permetta
concretamente al bambino rom di acquisire, fin dai primi anni della scuola
elementare, la strumentalità di base che gli permetta di continuare gli studi,
altrimenti sono solo degli opportunisti, come è accaduto ieri con i campi
nomadi.
Ho fatto l’esempio dell’istruzione, potrei fare altri esempi in altre aree
sociali, culturali e politici.
Tutti riconoscono il fallimento della politica dei campi nomadi e sostengono il
superamento di questa disastrosa politica. La Federazione romanì è convinta che
il superamento dei campi nomadi può realizzarsi solo con il rifiuto della
gestione dei campi e l’avvio dell’autogestione da parte dei rom.
Concludo dichiarando che nelle prossime settimane avvierò un tentativo di
confronto costruttivo con le associazioni pro rom e un confronto sulle relazioni
presentate oggi per definire un programma politico della federazione con una
condivisione più ampia possibile oltre la Federazione romanì
Per quanto emerso in questa conferenza e per quando deliberato dagli organi
sociali posso affermare con certezza che nell’anno 2010 la Federazione romanì
attiverà le seguenti iniziative:
1. un calendario nazionale di manifestazione culturali
2. un meeting nazionale delle comunità Rom e Sinte
3. la costituzione di un ente formativo
4. la costituzione di una editoria romanì
5. una ricerca territoriale, storico/culturale anche quale stimolo per il
riconoscimento di minoranza linguistica
6. una progettualità sperimentale e di monitoraggio della discriminazione
7. la costituzione di un comitato scientifico della Federazione romanì con la
partecipazione di ricercatori del mondo accademico e di professionalità Rom
Italiani ed Europei
8. la costituzione di comitati tecnico scientifico per singole aree quale metodo
di progettazione e di valutazione
Invito rom e sinti ed amici del nostro popolo a formulare la richiesta di
adesione alla Federazione romanì, ringrazio tutti i partecipanti a questa
conferenza ed un arrivederci alla prossima iniziativa pubblica della Federazione
romanì.
Nazzareno Guarnieri
Eugenio Viceconte mi ha scritto di avere del materiale filmato
sull'iniziativa, vi terrò informati quando saranno pubblicati
DENISA Gáborová, assistente comunitaria per l'educazione medica, ha 35
anni e quattro bambini. Si è sposata a 17 [...]; ma dopo la nascita
dell'ultimo figlio è tornata a scuola, dove ha studiato e si è poi impiegata
come assistente medico.
Come ti sei sposata? Quando hai incontrato tuo marito?
Tra i Rom accade così: una famiglia arriva; chiedono se loro figlio può
uscire con me. I miei genitori erano d'accordo e io pure. Per un po' siamo
usciti assieme e poi ci siamo sposati.
L'avevi mai visto prima o era la prima volta che vi incontravate?
No, non l'avevo mai visto prima in vita mia. Ma con lui sono felice. Mi
ascolta e con lui ho tutto ciò che ho bisogno. E' istruito, lavora ed i nostri
bambini sono cresciuti bene.
E dov'era l'amore?
Al principio non c'era, mi piaceva soltanto. Più tardi ho iniziato ad amarlo.
Siete usciti assieme per molto tempo?
Sei mesi. Ero incinta di un mese e lui mi faceva ancora frequentare la
scuola. Così sono riuscita a terminarla, perché anche lui era istruito. Non mi
ha proibito di terminare gli studi. Lo ammiro per questo. Perché, sai, nella
nostra comunità se una Romnì lavora, tra gli altri Rom ci sono dei dubbi. E non
solo mio marito non mi ha fermato, ma mi ha supportato. E lo fa tuttora.
Ti sei sposata finendo in una famiglia che aveva valori differenti di
quelli di casa vostra. Per te, qual è stata la cosa più difficile?
Per me la parte più difficile era familiarizzare con i Rom dell'insediamento.
Non intendo la famiglia di mio marito, perché sono allo stesso livello; hanno
completato gli studi. Comunque, erano cresciuti tra i Rom, mentre io sin da
piccola sono cresciuta tra i non-Rom. Ho frequentato una scuola non-Rom, e mi ci
sono voluti dieci anni per prendere confidenza con la vita nell'insediamento.
Questo significa che tu venivi da un mondo differente e che tu, come donna
rom, dovevi prendere confidenza con i Rom?
Sì, nessun non-Rom aveva mai vissuto lì. Chiesi a mia madre: dove sono i
non-Rom? Dov'è il negozio? Dov'è la scuola? E lei rispose: non importa, ti
abituerai. Camminavi per un kilometro e trovavi il negozio e quando hai bambini,
andranno a scuola. Qui c'è una scuola rom, così i miei bambini vanno lì. Così
vivo la mia vita e sto crescendo i miei figli come i miei genitori mi hanno
cresciuta.
I Rom locali ti hanno ricevuto come una Romnì di tipo differente?
Mi ridevano dietro perché quando nacquero i miei figli gli insegnavo a
parlare come i non-Rom, e mi chiedevano cosa credevo di fare agendo come una
non-Rom. Ma col tempo si sono abituati a me. Il peggio è stato quando al termine
della maternità sono tornata a lavoro. Se la son presa con i miei bambini, li
hanno rimproverati che non mi prendevo cura di loro. E mio figlio mi ha detto:
"Mamma, sai cosa mi hanno detto? Che non ti prendi cura di me, che vai da
qualche altra parte." E' durato per circa due anni, finche i bambini non ci
hanno fatto il callo.
Nella comunità rom, la gente pensa che una moglie debba restare a casa,
cucinare, badare ai figli e al marito. Ed in una famiglia non-Rom, è l'opposto.
Se una donna non-Rom non lavora, è inferiore. Tra i Rom, la donna non può
lavorare, solo il marito.
Cosa dicevano di tutto ciò i tuoi suoceri?
Mio suocero era contento che lavorassi, ma mia suocera aveva dei dubbi.
Pensava dovessi stare a casa. Non ne era molta felice. Ma ora lo è.
Oggi vivete in una casa vostra e avete quattro bambini. Dove lavori?
Lavoro nell'ufficio regionale per la sanità pubblica, come assistente medica
comunitaria.
Come hai trovato questo lavoro?
Nel 2005 c'erano le assunzioni a Kecerovce. Sono andata lì e mi hanno
selezionato. Per un anno ho lavorato ad Europlus. Poi per quattro anni non
lavorai. Alla fine all'ufficio regionale hanno saputo di noi, che lavoravamo lì.
Ci siamo andati e ci hanno preso.
Hai preso parte a qualche tipo di corso, o anche se non avevi la
formazione adatta eri in grado di ottenere questo lavoro?
Avevo lavorato ad Europlus. Ho tre attestati da lì ed un corso di formazione
di tre mesi in servizi sanitari.
Come ti sei trovata durante il corso? Quando tu - Rom dell'insediamento -
eri tra tanta gente non-Rom ed istruita?
Quando ho sentito delle assunzioni, ho pensato:come dovrò vestirmi? Come
dovrò parlare? Ed ho detto: mi vestirò semplicemente. Quando mi chiederanno
qualcosa, risponderò loro. Questo mi diede forza: il fatto di essere passata e
che c'erano cinque di noi da un villaggio. Ed hanno scelto me.
Tu lavori come assistente sanitaria e vai negli insediamenti rom. Quello
che affronti è difficile da trattare?
E' abbastanza difficile. Recentemente siamo stati a Jasov a vaccinare i
bambini. Un sacco di bambini non erano vaccinati contro la tubercolosi.
Quando arrivi in un insediamento, parli con i Rom nella loro lingua?
Sì, in romanés. Non mi vergogno della mia lingua nativa.
I Rom ti danno fiducia?
Credono in me, ed è un bene che lì ci sia anche una non-Rom.
Perché?
Quando una donna non-Rom viene con me, il livello di rispetto è più alto. Ed
una non-Rom direbbe lo stesso: che è meglio quando una donna rom è con lei.
Tu studi nella stessa scuola di tua figlia...
Frequentiamo l'Accademia Privata Pedagogica e Sociale di Košice. Mia figlia
vuole fare la maestra d'asilo. Io sono al secondo anno e lei è al primo. Prima
studiava design, ma non le piaceva. E' coordinatrice nel progetto Stop.
Frequenta anche dei corsi di formazione e sono contenta che le piacciano.
Le altre ragazze rom cosa dicono di lei?
Dicono che non diventerà una brava ragazza, perché diventerà vecchia e non si
sposerà mai. Che non la prenderà nessuno, che va dietro agli uomini... In questo
insediamento ha sofferto abbastanza, ma io le dico sempre che basta ignorarle.
Una volta che inizierai a lavorare, allora vedranno. Così la appoggio.
A te come sta andando la scuola?
Sto cercando di fare quel che posso. Devo far convivere la casa, la scuola e
il lavoro.
Come ti va la vita? Ti sei sposata presto e hai avuto figli. Hai dovuto
arrangiare nuovi obblighi e vicini. Così, oggi a che punto sei? Sinora hai
ottenuto quel che volevi?
Sono successe alcune cose ed altre no. E' vero che mi sono sposata presto e
che sono andata a vivere con mia suocera. Erano cinque ragazzi in casa e lei era
l'unica donna. Nell'insediamento c'è un problema con l'acqua. E l'acqua è
importante. Noi eravamo quel tipo di Rom capaci di andare a prendere l'acqua,
così da potere pulire e lavarci. Mia suocera è severa, ma l'ammiro. Io per età
ero la seconda donna. Ci ha insegnato parecchio. Soprattutto: che dovevamo
prenderci cura dei nostri mariti.
Pensi che una donna non-Rom abbia una vita più facile di una donna rom?
No, è più dura. Perché deve studiare, lavorare e prendersi cura di tutto.
Ogni donna intervistata sinora ha detto che la vita di una donna rom è più
difficile di quella di una non-Rom. Perché tu pensi l'opposto?
Ho detto questo perché quando una donna non-Rom non lavora, è deficiente. Con
le donne rom, è all'opposto. Particolarmente negli insediamenti.
Qual è la situazione più bella in cui ti sei trovata che ricordi?
La prima volta che andai a Bidovce non avevo idea di come la gente vivesse
là. Parlammo col sindaco perché lì non avevano un pozzo. La prima visita, la
gente viveva tra mucchi di rifiuti, ma quando ritornammo la terza volta, ci fu
un grande cambiamento. Le case erano pulite, non c'erano più rifiuti.
Poi non ritornammo lì, per forse un sei mesi, ed ancora c'era una discarica a
cielo aperto. La gente ha bisogno di qualcuno che la controlli e la educhi.
Lo fanno soltanto se provano vergogna di fronte ad altri Rom?
Sì, anche questo. Solo che devono sentirsela dentro. Non per noi, ma per
loro. Continuando finché non capiscono.
Si è mai trovata in una situazione dove i tuoi parenti hanno tenuto in
molta considerazione quello che facevi? Erano orgogliosi di te?
Sì. Mio suocero ebbe un incidente. Cadde da alcuni gradini e si ruppe i
nervi. Andammo assieme al pronto soccorso. C'era una mia conoscente che lavorava
anche all'ufficio di sanità pubblica regionale. Mi disse ciao e mio marito e mio
suocero erano orgogliosi che quella gente mi conoscesse, mi salutasse e mi
stimasse.
Se tu ora potessi, cosa vorresti cambiare nella tua vita? Cosa avresti
fatto in modo differente?
Completare la scuola e andare all'università. Il mio sogno. Sto pensando di
scrivere un libro sulla mia vita. Vorrei aiutare i Rom se potessi. Se ne avessi
l'opportunità. Così non vorrei ci fossero scuole per soli-Rom. Perché questo
crea differenze tra i bambini sin da piccoli.
Ma qui ci sono molte donne come te, che sanno cosa vogliono dalla vita?
Sì. Tre su una comunità di 700 membri.
Pensi che se le donne rom fossero più attive, cambierebbe qualcosa
nella comunità rom?
Sì. E questo è qualcosa che vorrei cambiare.
Se qualcuno ti chiedesse di entrare in politica... cosa diresti?
Lo farei.
A livello regionale o più grande?
Nella grande politica. Non vorrei essere un sindaco, [...] Qui c'è moltissima
invidia.
Se le donne rom si avvicinassero alla politica, cosa avrebbero da dire ai
nostri rappresentanti politici o membri del Parlamento Europeo?
Negli insediamenti bisogna fare qualcosa riguardo la disoccupazione.
Pensi che dipenda da loro o dai Rom? Cosa di dovrebbe fare?
Beh, come si faceva sotto il totalitarismo. Allora le cose erano migliori per
i Rom. Un Rom che non lavorava era punito. Ed ora quando un Rom va a cercare
lavoro, non lo prendono. Conosco anche dei Rom che vogliono lavorare e che hanno
studiato, e quando la gente li vede, non vogliono impiegarli. Questo dovrebbe
cambiare.
Come va, ad esempio, con la modernità della comunità? A casa vivete una vita
moderna?
Sì.
Come ti vesti a casa?
Mi piacevano un paio di pantaloni, per esempio, e mia mamma mi comprò il
materiale per cucirli. I vestiti li faccio da me. O mia mamma va ad Ostrava a
comperarli.
E a casa di tua suocera?
Non potevo indossare niente di corto o di elasticizzato.
E' ancora così?
Sì.
Significa che qui una donna non può esporsi?
No, non può. Nemmeno un costume da bagno è considerato appropriato qui.
E invece le ragazze? Almeno d'estate si scoprono?
Mia figlia lo fa. E' giovane. Esce vestita leggera. Le donne anziane buttano
sempre un occhio a come sono vestite le giovani, ma loro non ci badano.
Quindi si mantiene il vestirsi come fatto culturale?
Sì.
Quali tradizioni culturali o tradizioni rom si mantengono nella tua famiglia?
Che una ragazza deve essere onorata se non è sposata.
E la lingua rom?
Parliamo sia lo slovacco che il romanés.
Avete qualche tradizione per Natale?
Io resto a casa, ma altri membri della famiglia vengono in visita. Dico a mio
marito: andrà come voglio io. Tutti saranno a casa per la cena della vigilia e
nessuno uscirà da casa. Questa è la mia tradizione.
Tuo marito ha mai fatto storie?
All'inizio l'ha fatto. Andava dai suoi genitori e mi lasciava sola a casa. Non
mi arrabbiavo mai con lui. Poi ha capito che non era giusto.
Così le donne hanno ottenuto dei diritti nella vostra famiglia?
Siamo donne terribilmente orgogliose. E siamo grandi martiri; possiamo sostenere
qualsiasi cosa. Tutti hanno sofferto di qualcosa nella vita. Ma noi siamo anche
capaci di dimenticare.
Questo significa che le donne nella tua famiglia soffrono perché corrono
dietro agli obiettivi della loro vita?
Sì. Sanno cosa vogliono dalla vita.
Le interviste con le donne rom sono parte di un progetto della Roma Press Agency
e saranno pubblicate in un prossimo libro.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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