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Di Fabrizio (del 28/04/2009 @ 09:01:32, in scuola, visitato 2283 volte)

Da Roma_Daily_News (I Lyuli - o Luli - sono una storica comunità discendente dalla migrazione rom verso occidente, dislocati nelle ex repubbliche sovietiche asiatiche. Ndr)

by Hamid Toursunof - 23 aprile 2009

Barriere linguistiche e scarsi investimenti, l'unica scuola del Kirghizistan per i Lyuli riflette le limitate opportunità della piccola comunità

OSH, Kirghizistan | "Voglio diventare dottore," dichiara Nafisa, all'ottavo grado presso la scuola Nr. 105 nella periferia della seconda più grande città del Kirghizistan. "La mia amica Aziza vuole fare la maestra."

Ma il commento successivo di Nafisa rivela la distanza tra ambizione e realtà in questa scuola frequentata interamente dalla piccola minoranza lyuli del Kirghizistan: "Vorrei avessimo una biblioteca."

Una giovane scolara studia kirghizo alla scuola Nr. 105. Gli studenti non ricevono alcuna istruzione nella loro lingua nativa, che assomiglia di più al tagico.

La mancanza di una biblioteca può essere l'ultimo dei problemi per i 230 studenti dell'insediamento Jangi-Kyshtak (NuovoVillaggio), che ospita circa 3.300 Lyuli nel distretto Kara-suu della provincia di Osh. La misera costruzione ad un piano non ha riscaldamento, gli scolari indossano cappotti e cappelli a novembre e dicembre, ed hanno vacanza obbligatoria da gennaio a marzo. La mobilia consumata è vecchia di decadi, e cartelloni dell'era sovietica decorano le pareti. Gli insegnanti usano ramoscelli invece degli indicatori. Alla scuola Nr. 105, il tempo sembra essersi fermato agli anni '70.

In questa scuola solo-per-Lyuli gli insegnanti non sono di origine lyuli. Non ci sono insegnanti di inglese o russo. Non ci sono libri di testo o altro materiale nella loro lingua, che Fatima Toichieva, la direttrice, descrive come "Tagico mischiato con un vocabolario specifico usato solo dalla comunità."

Per la maggior parte degli studenti, questa è l'unica istruzione disponibile. L'insediamento non ha una scuola superiore, e l'isolamento sociale e linguistico lasciano gli alunni della scuola Nr. 105 inadatti a proseguire gli studi con i loro compagni Kirghizi e Uzbechi. Come i loro genitori e nonni, sono destinati alla segregazione a Jangi-Kyshtak.

Studenti ed insegnanti col gioco da tavolo kirghizo del toguz korgool. Il sistema di riscaldamento inadeguato li obbliga a coprirsi quando il tempo si fa freddo.

PASSATO INCERTO, FUTURO INCERTO

La storia dei Lyuli rimane una questione aperta. Sono spesso collegati etnicamente ai Rom - molti studiosi dicono che condividono radici similari con l'India - ma a differenza della maggioranza dei Rom europei, praticano l'Islam. Abdurashid Urinov, leader della comunità di Jangi-Kyshtak, sostiene che i Lyuli sono di origine persiana, più vicini ai moderni Tagichi.

Sulle origini del loro ghetto, non ci sono dubbi.

"Le autorità sovietiche destinarono delle aree alla periferia di Osh alle prime 20 famiglie Lyuli di 25 che erano, alla fine degli anni '50, e li obbligarono a vivere lì," dice Adyljan Obidov, esperto di istruzione ed analista per il Centro di Appoggio Iniziative Civiche, una OnG di Osh. "Tutte le scuole primarie in quella parte della città erano di lingua uzbeca, così la classe prima per i bambini lyuli fu aperta pressa la scuola uzbeca più vicina. Da allora l'insegnamento è stato in lingua uzbeca."

Tradizionalmente una società chiusa e strutturata a clan, i Lyuli hanno mantenuto il loro isolamento durante l'era sovietica. Arsen Ambaryan, capo dell'associazione di Osh, Nashi Prava (I Nostri Diritti), che ha compiuto gli studi più estesi sulla comunità, la caratterizza come "una situazione né di guerra né di pace - tu non mi tocchi e io non ti tocco."

"Questa situazione esisteva nell'era sovietica, e da quando il Kirghizistan ha ottenuto l'indipendenza negli anni '90, non è cambiato niente," dice. "C'è poca comprensione che l'istruzione segregata basata sull'etnia è una reminescenza sovietica, ed una delle ragioni per cui non c'è un processo di integrazione nella società kirghiza."

Anche oggi, i Lyuli raramente si avventurano fuori da Jangi-Kyshtak, e la gente delle aree lì intorno raramente vi entrano, considerandola un focolaio di mendicanti e piccoli criminali. La disoccupazione nell'insediamento è vicina al 90%, secondo un rapporto del 2005 di Nashi Prava, e circa la metà dei bambini non ha i certificati di nascita, così che non possono richiedere i benefici governativi.

"Né le autorità o la società kirghiza vogliono seccature rispondendo alle nostre richieste. Viviamo qui come se non esistessimo," dice amaramente Urinov. "I membri della nostra comunità non hanno una buona istruzione, così non possiamo trovare lavori qualificati. E senza un buon lavoro, non possiamo fornire buona istruzione ai nostri figli, non possiamo mandarli a scuole migliori. Ed inoltre, l'istruzione superiore non è più gratuita. C'è poco che possiamo fare per cambiare la situazione."

La direttrice della scuola Nr. 105, Toichieva, che è di origine uzbeka, dice che i genitori a Jangi-Kyshtak "hanno iniziato a capire che una buona istruzione aprirà le porte ai loro bambini per diventare bravi cittadini," ma gli steccati sono alti.

"Non ci sono insegnanti o dottori Lyuli, traduttori o ingegneri. Io voglio fare l'insegnante, ma non sono sicura che i miei genitori possano permettersi di pagarmi gli studi all'università," dice Nafisa. "I miei genitori hanno lavori temporanei, che permettono appena di sopravvivere."

LINGUA DI APPRENDIMENTO

I soldi non sono l'unico ostacolo. Obidov, l'esperto di istruzione, dice che né le autorità sovietiche né i successori kirghizi hanno fatto alcuno sforzo serio di fornire istruzione in tagiko, la lingua più vicina al dialetto lyuli.

"Sino a poco tempo fa, l'unica lingua di insegnamento [nella scuola] era l'uzbeko. Recentemente abbiamo aperto un gruppo pilota in cui si insegna la lingua [kirghiza] statale," dice l'insegnante Gulnara Abylova. Come risultato, dice "I bambini lyuli trovano difficoltà nell'apprendere le lezioni. Devono tradurre dal kirghizo e dall'uzbeko per capire questo o quel materiale d'insegnamento."

"Non ho mai visto un singolo  libro nella nostra lingua," dice Aziza che  frequenta l'ottavo grado. "A casa non abbiamo libri scolastici eccetto quelli in uzbeko e kirghizo." I libri per gli studenti universitari sono frequentemente in russo, "e noi non parliamo o leggiamo il russo per niente," aggiunge.

Toicheva dice che gli studenti hanno grandi difficoltà a trasferirsi nelle principali scuole superiori, sia a causa delle barriere linguistiche e dello stigma collegato alla loro etnia e alla scarsa istruzione di base.

Cartelloni dell'era sovietica tuttora allineati sulle pareti della scuola Nr. 105

"I nostri bambini, quando lasciano la scuola, non vogliono andare alle superiori uzbeke o kirghize, dove sono trattati male e spesso picchiati dagli altri ragazzi," dice. "Abbiamo bisogno di una scuola superiore appropriata. D'altra parte, come possono i bambini della nostra scuola diventare dottori, maestri o giudici se sono deprivati di un'istruzione adeguata?"

La direttrice ricorda una visita alla scuola due anni fa del difensore civico Tursunbai Bakir uulu, che regalò 10 computer alla scuola. In seguito si rivolse ai responsabili per l'istruzione per l'apertura di una scuola superiore per Lyuli, ma la richiesta fu ignorata. Dopo due anni, i computer rimangono inutilizzati. Toicheva dice che la scuola manca di un docente con sufficiente capacità IT per formare gli studenti.

Il capo istruzione di Kara-suu, Rakhmon Nazarov, ha detto che il distretto ha intenzione di costruire altre scuole locali ma "cercheremo di ottenere i fondi per la costruzione di una scuola superiore per la comunità lyuli nel 2011." Nel frattempo, ha detto che i Lyuli che vogliono continuare gli studi dopo l'ottavo grado possono studiare presso la vicina scuola di lingua uzbeka.

Nazarov cita segni di progresso nella scolarizzazione dei Lyuli, come il programma per l'istruzione in kirghizo, che dice ha incontrato il favore dei genitori della comunità. Ha aggiunto che tre studenti lyuli "sono stati formati al Collegio Pedagogico di Osh, e speriamo che tornino alla loro scuola come insegnanti."

Ma un simile ottimismo non sembra essere ancora filtrato sino alla scuola Nr. 105.

"Tutte le mie compagne di scuola sono Lyuli come me. Non ci sono Uzbeki, Russi o Kirghizi nel nostro quartiere o a scuola," dice Aziza. "Credo che non abbiamo abbastanza conoscenze e non potremo passare gli esami se vorremo andare all'università... Così, non so se avrò mai la possibilità di diventare dottore o infermiera. Il tempo lo dirà."

Hamid Toursunof is a TOL correspondent in Kyrgyzstan. Photos by Hamid Toursunof.

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Di Fabrizio (del 29/04/2009 @ 09:26:27, in casa, visitato 1821 volte)

Da reterom

a cura di Elise Melot

Savorengo Ker è una casa che è stata costruita durante l'estate 2008 al campo rom Casilino 900. Savorengo Ker è la storia dell'incontro tra i Rom del campo e un gruppo di architetti dell'università Roma Tre e dell'associazione Stalker, che insieme l'hanno costruita. Questa storia è raccontata qui. Ascolta il reportage

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Di Fabrizio (del 29/04/2009 @ 09:40:08, in Europa, visitato 1999 volte)

Da Roma_Francais

DRANCY 1944 E DRANCY 2009 (nota: Drancy è una cittadina alla periferia di Parigi. Durante la II guerra mondiale, gli Ebrei venivano deportati dalla stazione ferroviaria della città verso i campi di sterminio)

Chi non conosce da dove viene, non sa dove va.

Ma, conoscere da dove vieni, ricordare la storia, è abbastanza per migliorare il presente e il futuro?

Quattro giorni fa, il 22 aprile 2009, circa 200 Rrom della Romania sono stati espulsi manu militari dal posto dove vivevano, nelle immediate vicinanze di quella stazione, diventata giustamente un luogo di memoria collettiva.

Nessuna considerazione per la signora E.C., incinta, spintonata dalla polizia e dagli incaricati, venuti a sequestrare la sua roulotte. Dopo aver fatto presente la sua situazione, le è stato risposto "Non m'importa, non sei incinta di me". Nessuna ulteriore considerazione per la signora E.B., sotto dialisi, anche la sua roulotte è stata rimossa. Tutto questo per "ripulire" [l'area] per questa commemorazione.

Abbiamo dimenticato il significato della parola "pulizia"? Se sì, non è bene per il dovere della memoria che stiamo esercitando oggi.

Ci siamo dimenticati che ad Auschwitz, gli Ebrei deportati da questa stazione ferroviaria perché nati Ebrei, si incontrarono con Rrom perché nati Rrom? Se è così, questo esercizio di memoria perde molto del suo scopo.

NON DIMENTICHIAMO MAI! La deumanizzazione degli esseri umani porta dritto al muro!

La voix des Rroms - Centre Aver contre le racisme - Centre culturel gitan - Rromani Baxt - Ternikano Berno - Réseau solidarités roms

Association "La voix des Rroms"
50, rue des Tournelles
75003 PARIS
tél. & fax: 01.80.60.06. 58
http://www.lavoixdesrroms.org

Sosteneteci utilizzando un motore di ricerca solidale:
http://www.hooseek.com/?recommande_ong=279999

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Di Sucar Drom (del 29/04/2009 @ 11:06:51, in blog, visitato 1964 volte)

Ue, il razzismo è un fenomeno dilagante ma sconosciuto
Sareste stati vittime di 5 episodi di discriminazione negli ultimi 12 mesi, specialmente nella ricerca di un lavoro o facendo shopping o vedendovi negato il servizio in un ristorante, café o bar. Non avreste riferito di questi incidenti ad alcuna organizzazione, perché, seco...

Ginevra, Human Rights Watch: "Italia devi aderire al documento finale"
Ha preso il via a Ginevra la terza giornata di lavori della Conferenza dell'Onu sul razzismo (Durban 2) dopo l'approvazione per acclamazione - ieri con tre giorni di anticipo - del documento finale per ribadire la lotta a tutte le forme di intolleranza con un richiamo al piano delineato dalle Nazioni Unite otto anni fa a Durban...

Il Ministro Frattini è un bugiardo
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Rom e Sinti, il Governo italiano calpesta i nostri diritti
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Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 09:47:38, in Europa, visitato 2236 volte)

Da Roma_Francais

Marsiglia
Chkamebo?
Una testimonianza che fa vergognare...
Chkamebo?

In Kosovo, come in tutti i paesi abbonati alle grandi tragedie, c'è sempre una parola per significare l'assurdo. In albanese, si può dire Chkamebo?, che significa "Che si può fare?" La prima volta che ho sentito questa parola, era nel 2003 in un Kosovo che iniziava a sollevarsi dalla guerra. Abnora, una piccola bambina di otto anni il cui padre era sparito dopo un'incursione effettuata dalle truppe paramilitari serbe, il fratello ucciso da un colpo in testa ed il cugino trovato in fondo ad un pozzo, aveva terminato questo elenco con la parola: Chkamebo?

La seconda volta, è stato ieri a Marsiglia, dalla bocca di questo padre di famiglia rom d'origine kosovara, venuto in Francia per chiedere asilo e gettato col resto della sua famiglia, come un pacchetto di biancheria sporca dinanzi alla porta del Centro di Cure di Médecins du Monde (MDM), dai camion del servizio sociale (Service d'aide médicale d'urgence SAMU). Ennesimo episodio di una serie che ci riguarda da dieci giorni.

Da qualche mese, la famiglia di origine rom, composta da 22 persone di cui 15 bambini, è fuggita dal Kosovo e dalle persecuzioni per venire in Francia, attraverso una parte dell'Europa, stipata su un camion barcollante ed è arrivata in Ungheria dove hanno chiesto loro, conformemente alle convenzioni di Dublino, che depositassero una domanda d'asilo, domanda che fu in seguito rigettata.

Sono allora ripartiti su un vecchio camion traballante in direzione della Francia, questa terra ancora ingiustamente conosciuta per il suo rispetto dei "diritti dell'Uomo".

Presso Aix en Provence, sono stati fermati dalla polizia che sequestra l'autocarro, piazza i suoi uomini di guardia prima di rilasciarli muniti di un decreto di ricondotta alla frontiera, senza spiegare loro che potevano fare ricorso entro 48 ore. I figli di età tra i 16 mesi e i 15 anni furono nel frattempo rinchiusi in un pensionato separatamente e senza la loro madre. Pensionato da cui fuggirono per ripartire in famiglia in direzione di Marsiglia.

Venerdì 10 aprile, sono quindi 22 persone di cui 15 minori per la maggior parte molto giovani e due adolescenti che, dopo una notte passata sul cemento, aspettavano davanti al centro di Médecins du Monde a Marsiglia per "chiedere asilo". Non hanno capito che il rifiuto dell'Ungheria voleva dire l'ennesimo rifiuto in tutti gli altri stati europei. Ma nessuno si era preso la pena di spiegarglielo.

Neanche sapevano che MDM non gestisce le domande d'asilo. MDM è un'organizzazione medicale che realizza cure. Cure per i "sans papier", cure per i "senza diritti", per chi non ha nessun'altra possibilità di riceverne se non lo facciamo noi. Cure per quelli che hanno la sfortuna di nascere altrove e la cattiva idea di pensare che possono trovare una protezione in Europa.

Cominciamo quindi con quello che sappiamo fare e che è la nostra missione: curarli, in particolare i bambini, di 11 mesi, 2, 4, 6. e 8 anni, che dopo settimane di notti all'aperto soffrono di esaurimento, rinofaringiti acute, bronchiti e otiti.

Alle 16.00, un alloggio d'urgenza è finalmente proposto per il fine settimana di Pasqua, fine settimana in cui due dei bambini più piccoli saranno ospedalizzati d'urgenza. E' l'inizio di una lunga settimana di negoziati per trovare una soluzione d'alloggio fino a quando il loro ritorno sia organizzato perché è la sola alternativa che si offre loro.

Allora, venerdì 18 aprile apertura del CASO. I camion di SAMU senza una parola ci lasciano 15 minori e 7 adulti davanti alla porta, obbligandoci una volta di più ad assumerci una missione che non è la nostra, ma la loro, oltre a quelle accumulate delle autorità responsabili, cioè la prefettura, il Consiglio Generale, la DASS (DIRECTION DES AFFAIRES SANITAIRES ET SOCIALES).

Tutti mostrano una bella unanimità nel loro rifiuto di garantire un tetto a queste famiglie. Gli uni hanno come pretesto che i bambini "non sono maltrattati dai genitori", gli altri che sono "senza documenti" o "accompagnati dai loro genitori". Quanto alla DASS, le casse sono vuote, In breve, nessuno è responsabile, né debitore di trovare loro un tetto.

Alle 16.00, una soluzione provvisoria viene trovata per sei di loro a partire dall'indomani. Sotto condizione, ben inteso. Devono quindi firmare una lettera nella quale si impegnano ad accettare di ritornare da dove provengono. Ma anche lì, è complicato. La prefettura chiede che la lettera indichi "o di ritornare in qualche altro paese in cui avremmo la nazionalità". E poi, la firma non ha l'aria autentica. E comunque, la lettera è in francese, lingua che non comprendono. In ogni caso (ripetiamo "in ogni caso"), per gli altri 16 e soprattutto gli 11 bambini, non c'è una soluzione.

Alle 18.00, i capi famiglia decidono quindi di reinstallarsi in un hangar abbandonato di fronte al Centro di Médecins du Monde. Una notte in più sul marciapiede per sei di loro. E probabilmente molte altre ce ne saranno per gli altri 18.

Simili in questo a migliaia di altre famiglie con bambini che sono fuggite dalla guerra e si ritrovano a dormire sui marciapiedi delle nostre città, vittime del gioco di ping-pong delle autorità e di una politica che si incaponisce a fare della solidarietà un delitto.

Alle 18.00, quando la famiglia s'installa in mezzo a rifiuti e rovine, MDM decide di fare quello che abbiamo l'abitudine di fare... a Kabul o Baghdad, in stati destrutturati e deprivati. Cioè: assicurare la copertura dei bisogni fondamentali di fornitura di acqua alla distribuzione di pannolini per i più piccoli senza dimenticare prodotti alimentari e sacchi a pelo.

Il 19 aprile, i reclami dei vicini hanno suscitato l'intervento della polizia che si manifesta a tre riprese nello spazio di 24 ore. I poliziotti chiamati per un "furto con scasso" sono venuti con un cane. Ma non entrano nell'hangar non volendo spaventare i bambini. Alla fine della conversazione, sono loro che, mostrando in ciò più tolleranza dei vicini, reagiscono come "padri di famiglia" e si dichiarano costernati da ciò che vedono.

E' finalmente la Protezione Civile che si che infine si muove dopo mezzogiorno e dichiara il luogo "insalubre", ne mura l'ingresso e propone al gruppo una notte presso un albergo, notti che diventano due dopo una negoziazione.

Due notti in albergo... Quello che lo stato di salute dei bambini non aveva permesso, è stato reso possibile dai reclami dei vicini. E' vero che loro, i piccoli kosovari, non votano.

Alle 21.00 li accompagniamo. Là, gli cedono i nervi, ci dicono che non ne possono più di questi rimpalli successivi ed insensati che li hanno condotti una notte sul marciapiede, cinque in un centro d'alloggio d'urgenza in mezzo a carcerati e senza fissa dimora, poi, ancora una notte sul cemento sotto la pioggia. Ora, due notti in albergo, e dopo? Cosa stanno diventando?

Non è mancato il coraggio per arrivare sino a qui. In questa Europa che non li vuole, che rifiuta loro la possibilità di immaginarsi un avvenire.

Un servizio d'alloggio per le urgenze che getta chi ha in carico sul marciapiede, nello stesso modo che si sbarazza dei suoi rifiuti.

Istituzioni che richiedono ad un bambino ammalato di essere maltrattato (ma il marciapiede non basta) a conformità di legge, o orfano prima di vedersi eventualmente offrire un'accoglienza rispettabile.

Bambini che si sballottano dal marciapiede all'albergo e dall'albergo al marciapiede.

Un'assistente d'urgenza motivata da criteri elettoralistici ma non dallo stato di salute che undici bambini malati ed esauriti non hanno potuto ottenere.

Il maltrattamento istituzionale non potrebbe dunque essere alla stregua del maltrattamento parentale, un motivo legittimo di assistenza?

Quella sera, all'albergo dove solo i reclami del vicinato avevano permesso che fossero portati, non volevano che una cosa: lasciare la Francia ed andarsene in Italia, dove hanno dei parenti, sempre in cerca di un sogno improbabile, quello di un avvenire su una terra dove la loro vita non sia minacciata.

Un sogno promesso dall'annientamento sulle frontiere di un'Europa sorda, muta e cieca.

Noi, Médecins du Monde, siamo colpevoli del delitto di solidarietà, rivendichiamo il dovere dell'assistenza alle persone in pericolo ed abbiamo lasciato a posto la nostra coscienza.

Cendrine LABAUME Coordinatrice MDM Marsiglia

[...]

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Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 09:50:37, in scuola, visitato 1959 volte)

Da Romanian_Roma

Divers.ro

27/04/2009 - I bambini rom possono andare in asili speciali a partire da questo autunno, dice un comunicato stampa di "Amare Rromentza".

Harlau, Grajduri e Dolhesti delle contee di Iasi, Valea Seaca e Darmanesti di Bacau, due quartieri di Buzau si Calaras partiranno il 13 settembre, ognuno con un gruppo asilo bilingue romanes-rumeno.

Il Centro Rom "Amare Rromentza", iniziatore del progetto "Istruzione di Qualità - un passo verso l'uguaglianza" è andato nelle comunità rom del paese per stabilire dove ci fosse bisogno di creare asili simili.

"Abbiamo fatto un sondaggio tra le comunità rom e siamo compiaciuti di aver trovato una grande apertura," ha dichiarato Delia Grigore, presidente del Centro Rom.

Un altro problema della squadra è stato trovare insegnanti e mediatori."Dato che conoscere il romanes è obbligatorio e gli standard per gli insegnanti d'asilo sono molto alti, è difficile trovare personale. Per esempio, abbiamo trovato insegnanti che conoscevano il romanes, ma non erano qualificati come insegnanti d'asilo, e quindi percepivano salari più bassi," dice Mihai Neacsu, direttore del Centro Rom.

L'idea è nata a Delia Grigore, che ha visitato alcune scuole negli USA. "C'è un tipo di istruzione bilingue che permette l'apprendimento della lingua madre in parallelo col rumeno ed anche di coltivare le tradizioni rom", ha spiegato Delia Grigore.

Il programma di questi asili è approvato dal Ministero dell'Istruzione ed adattato per quanti insegnano in lingua rumena. Il progetto è sostenuto finanziariamente dal Fondo Sociale Europeo.

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Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 14:19:09, in Regole, visitato 2164 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Italia. Nuovo Decreto Sicurezza. Oggi riprende nelle Commissioni I e II della Camera l'esame del ddl sicurezza (A.C. 2180). E' imminente approvazione.

Roma, 29 aprile 2009

Il Gruppo EveryOne ha inviato oggi a ciascun membro della Camera dei Deputati, ai Senatori e per conoscenza agli Europarlamentari e alle personalità politiche democratiche dell'Unione europea la seguente breve lettera e una disamina del ddl in approvazione alla camera.

Illustri membri della camera dei Deputati,

oggi potete scrivere una pagina di civiltà o un'altra pagina di orrore e abusi. Oggi potete dire "no" all'intolleranza che umilia e uccide, che trasforma le vittime in "nemici pubblici" oppure potete piegare la testa all'odio razziale, come fecero uomini nella Vostra posizione 71 anni fa. Presto potrete guardarVi allo specchio e sapere se siete ancora uomini... o no. Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

Violazioni dei Diritti Umani e incongruenze amministrative del decreto sicurezza

Il ddl si presenta a tutti gli effetti come una legge razziale, articolata in una serie di articoli che violano la dignità, la sicurezza e i diritti fondamentali di Rom, migranti e minori stranieri. E' un decreto che irride la Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea e si pone quale fondamento giuridico ai movimenti razzisti e xenofobi italiani ed europei. Non a caso Maroni e il suo parto hanno ricevuto il più entusiastico consenso da parte di tutti i gruppi neonazisti e razzisti italiani ed europei, ma anche internazionali, come Stormfront o White Pride (p.e. http://www.stormfront.org/forum/showthread.php?t=488893&page=10 ). Si configurano nel decreto numerose violazioni della Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea e delle Direttive Ue che garantiscono libera circolazione, pari diritti e criteri di accoglienza e protezione ai rifugiati.

1) Riguardo alla disposizione che invitava i medici e il personale sanitario a denunciare i clandestini richiedenti cure (art. 35, co. 5 T.U.), pare che la maggioranza abbia deciso di ritirare l'articolo, anche se la stampa riporta notizie secondo cui il governo non esclude di varare sia tale norma - che viola lo stesso giuramento prestato dai medici - sia l'introduzione delle "ronde padane", squadracce che già sono attive soprattutto dal nord al centro Italia e la cui attività, di fatto, è la persecuzione di Rom, senzatetto e migranti poveri.

Si intende tuttavia reintrodurre il prolungamento fino a 6 mesi di detenzione nei Cie: l'immigrato trattato come criminale (i Cie, oltretutto, in Italia sono luoghi di tortura e abuso quotidiano). Sei mesi sono una pena vera e propria ed è una grave violazione dei diritti del profugo applicarla a persone non solo innocenti, ma socialmente vulnerabili. Persone da proteggere, secondo la Carta europea dei diritti fondamentali. L'Unione europea si misura anche su questo fronte: è destinata a rinunciare alla cultura dei Diritti Umani, alla Dichiarazione universale, alla Convezione di Ginevra per "difendersi" dalle "invasioni" o saprà proseguire una via di accoglienza e rispetto? Siamo a un bivio e l'Italia rappresenta la tentazione "oscura" che ci riporterebbe a tempi di intolleranza e orrore.

2) Reato di soggiorno illegale. L'introduzione del reato è in contrasto con le basi stesse del diritto e causerà drammi e problemi gravissimi, anche nell'ipotesi di cancellazione della modifica dell'art. 35, co. 5 T.U., con riferimento alla situazione dei genitori irregolari di minore iscritto a scuola: i presidi saranno obbligati a sporgere denuncia nei loro confronti, divenendo delatori a tutti gli effetti, a meno che non facciano obiezione di coscienza, assumendosene i rischi, che nell'Italia di oggi possono significare il carcere. Introdurre in un Paese membro Ue questo reato, che non corrisponde a un'azione contro la società da parte del migrante, il quale, anzi, fugge da luoghi in cui è perseguitato e soggetto a condizioni di vita impossibili, è un precedente di enorme pericolosità e - come scritto sopra - stravolge le basi del diritto, il significato stesso di "legge", che diviene strumentale alla xenofobia. L'unica via civile è considerare l'immigrato come un profugo (quando si rifugia in un Paese per evitare sofferenze intollerabili in patria) o un migrante (è evidente che se stesse bene in patria, non affronterebbe il "viaggio della speranza"). Non vi è crimine in queste imprese che individui e famiglie compiono: vi è coraggio, amore per la famiglia, desiderio di riscatto. Vi sono termini precisi per definire chi combatte e non aiuta questi fratelli umani: crudeltà, razzismo, intolleranza, persecuzione.

E' importante rilevare come il fondamento ideologico dell'introduzione del reato si ponga in antitesi con la Direttiva 115/2008 sui rimpatri, all'art. 2, co. 2, che consente di non applicare le disposizioni della stessa Direttiva agli stranieri per i quali il rimpatrio costituisce sanzione penale. Attraverso l'introduzione del reato di clandestinità, il provvedimento di espulsione segue automaticamente la condanna, aggirando le disposizioni che, nella Direttiva, tutelano lo straniero "irregolare", a partire dal suo diritto al rimpatrio volontario, senza permanenza nei Cie.

Maroni utilizza per cacciare i migranti anche l'art. 15, co. 1 lettera a) della stessa Direttiva, che consente di dar luogo a detenzione e a rimpatrio
coatto qualora vi sia rischio di fuga dello straniero, ipotesi che in mancanza di chiarimenti Ue può sempre essere ravvisata, consentendo ad amministratori xenofobi di aggirare le norme Ue.

3) Obbligo per lo straniero di dimostrare la regolarità del soggiorno, se vuole beneficiare dei servizi, a esclusione di quelli sanitari, per ora garantiti a tutti, e se intende del perfezionare gli atti di stato civile (nascita, matrimonio, riconoscimento dei figli, morte).

Riguardo ai servizi, si deve notare in particolare una grave violazione riguardo a quelli scolastici: se i genitori saranno obbligati a esibire al presi il permesso di soggiorno, questi sarà costretto in caso di soggiorno illegale dei genitori a denunciarli, trattandosi di un reato perseguibile d'ufficio.

In merito alla registrazione della nascita, la facoltà di ottenere un permesso di soggiorno da parte di una donna incinta non offre sufficienti tutele alla richiedente, poiché il permesso può essere rilasciato solo dietro presentazione di un passaporto in corso di validità.

Il riconoscimento del figlio naturale da parte del padre clandestino diventerà un evento irrealizzabile, non essendo prevista la concessione di un permesso al padre naturale. L'impossibilità di registrare i neonati allo stato civile sarà fonte di angoscia per gli stranieri "irregolari" e causerà gravi drammi umanitari. E' un'altra misura che nega i diritti dell'infanzia, oltre a costituire persecuzione del migrante "clandestino".

4) Un altro punto da censurare senza mezzi termini è quello relativo all'obbligo di dimostrare la regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio sul suolo italiano. Viola il diritto, per il cittadino straniero e anche per l'italiano, il diritto a costituire una famiglia legittima, perché lo Stato impedirà a chiunque di unirsi in matrimonio a una persona irregolarmente soggiornante. Si crea un precedente mai esistito nei Paesi democratici e civili. Si teme che l'Italia, se potrà attuare queste disposizioni, possa costituire un esempio di intolleranza che altri Paesi membri potrebbero seguire. "Tanto l'Unione europea non prende provvedimenti rilevanti," potrebbero dire...

5) Obbligo di verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio ai fini dell'iscrizione anagrafica. Vale per tutti (anche italiani e comunitari) e viola il diritto alla libertà Comunedi
circolazione dei cittadini (italiani, in primo luogo). Notate che, in base alla legge, la persona che abbia un alloggio non idoneo dovrebbe comunque essere iscritta all'anagrafe come "senza fissa dimora". Non si vede quale effetto positivo possa avere la modifica.

6) Il Comune avrà l'obbligo di certificare l'idoneità abitativa dell'alloggio ai fini del ricongiungimento. Le condizioni richieste tuttavia sono difficili da raggiungere anche per le famiglie italiane; non si tiene conto, inoltre, della necessità di agevolare gruppi sociali vulnerabili, per consentire loro di integrarsi. Rendendo loro le cose difficili o impossibili, non si fa che creare nuova "irregolarità", nuova disoccupazione, nuove tragedie umanitarie. Moltissimi edifici nei centri storici sono privi di idoneità abitativa, eppure sono abitati da cittadini. La normativa europea prevede che si possano richiedere, riguardo ai migranti, le caratteristiche di un alloggio considerato "normale" nella regione dove lo straniero vive e comunque prevede criteri che agevolino e non opprimano i migranti che cercano di costruirsi vite oneste e regolari.

7) Introduzione del permesso di soggiorno a punti. Aumenta i problemi burocratici, già gravi in Italia, dove le amministrazioni sono in grave ritardo, costantemente, nel rispetto dei tempi di legge in merito al rilascio e al rinnovo dei permessi. Inoltre toglie allo straniero le pari opportunità rispetto al cittadino italiano. La società diventerebbe simile a quei film di fantascienza in cui cittadini superiori avrebbero tutti i diritti, mentre quelli inferiori, ridotti a "schiavi" dovrebbero vivere ringraziando e accondiscendendo i loro "benefattori"... Si tenga conto che di fatto in Italia è già così la condizione dei migranti "utili", mentre per quelli "inutili" (perché in condizioni di povertà) vi sono solo abusi polizieschi e giudiziari, violenze razziali, sottrazione di minori, sgomberi disumani, espulsioni de jure e de facto.

8) Prova di conoscenza della lingua italiana per il permesso CE ai soggiornanti di lungo periodo. Va rilevato che il possesso di tale permesso è condizione sine qua non, per l'accesso ai servizi di assistenza sociale per invalidi. I portatori di invalidità psichica resteranno senza tali servizi essenziali, poiché spesso non sono in grado di superare il test. Anche gli anziani hanno problemi con la lingua di un Paese nuovo. Basti pensare che molti ebrei immigrati in Israele dopo la guerra parlano anche oggi quasi esclusivamente lo Yiddish.

9) Introduzione di un aumento del contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno: da 8o a 200 euro. E' evidente la volontà di colpire una fascia debole della popolazione, in un frangente di crisi economica internazionale. Sembrano "piccole" perversità, ma nel loro insieme pongono gli stranieri in una condizione di cittadini di serie b, c... z.

10) Come spiega correttamente Sergio Bruglio in una sua disamina del ddl, va sottolineato il problema insito nel provvedimento di "condizionare la conversione del permesso dei minori non accompagnati, al compimento della maggiore età, alla maturazione di un soggiorno pregresso triennale. Vanifica l'orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in questi anni, rischia di incentivare un'immigrazione di ragazzi al di sotto dei quindici anni e induce all'abbandono dei progetti di inserimento i minori non accompagnati per i quali la conversione dovesse risultare inevitabilmente preclusa".

Grazie a Sergio Bruglio

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