Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 28/04/2009 @ 09:01:32, in scuola, visitato 2283 volte)
Da
Roma_Daily_News (I
Lyuli - o Luli
- sono una storica comunità discendente dalla migrazione rom verso occidente,
dislocati nelle ex repubbliche sovietiche asiatiche. Ndr)
by
Hamid Toursunof - 23 aprile 2009
Barriere linguistiche e scarsi investimenti, l'unica scuola del
Kirghizistan per i Lyuli riflette le limitate opportunità della piccola comunità
OSH, Kirghizistan | "Voglio diventare dottore," dichiara Nafisa, all'ottavo
grado presso la scuola Nr. 105 nella periferia della seconda più grande città
del Kirghizistan. "La mia amica Aziza vuole fare la maestra."
Ma il commento successivo di Nafisa rivela la distanza tra ambizione e realtà
in questa scuola frequentata interamente dalla piccola minoranza lyuli del
Kirghizistan: "Vorrei avessimo una biblioteca."
Una giovane scolara studia kirghizo alla scuola Nr.
105. Gli studenti non ricevono alcuna istruzione nella loro lingua nativa, che
assomiglia di più al tagico.
La mancanza di una biblioteca può essere l'ultimo dei problemi per i 230
studenti dell'insediamento Jangi-Kyshtak (NuovoVillaggio), che ospita circa
3.300 Lyuli nel distretto Kara-suu della provincia di Osh. La misera costruzione
ad un piano non ha riscaldamento, gli scolari indossano cappotti e cappelli a
novembre e dicembre, ed hanno vacanza obbligatoria da gennaio a marzo. La
mobilia consumata è vecchia di decadi, e cartelloni dell'era sovietica decorano
le pareti. Gli insegnanti usano ramoscelli invece degli indicatori. Alla scuola Nr. 105, il tempo sembra essersi fermato agli anni '70.
In questa scuola solo-per-Lyuli gli insegnanti non sono di origine lyuli. Non
ci sono insegnanti di inglese o russo. Non ci sono libri di testo o altro
materiale nella loro lingua, che Fatima Toichieva, la direttrice, descrive come
"Tagico mischiato con un vocabolario specifico usato solo dalla comunità."
Per la maggior parte degli studenti, questa è l'unica istruzione disponibile.
L'insediamento non ha una scuola superiore, e l'isolamento sociale e linguistico
lasciano gli alunni della scuola Nr. 105 inadatti a proseguire gli studi con i
loro compagni Kirghizi e Uzbechi. Come i loro genitori e nonni, sono destinati
alla segregazione a Jangi-Kyshtak.
Studenti ed insegnanti col gioco da tavolo kirghizo del
toguz korgool. Il sistema di riscaldamento inadeguato li obbliga a coprirsi
quando il tempo si fa freddo.
PASSATO INCERTO, FUTURO INCERTO
La storia dei Lyuli rimane una questione aperta. Sono spesso collegati
etnicamente ai Rom - molti studiosi dicono che condividono radici similari con
l'India - ma a differenza della maggioranza dei Rom europei, praticano l'Islam.
Abdurashid Urinov, leader della comunità di Jangi-Kyshtak, sostiene che i Lyuli
sono di origine persiana, più vicini ai moderni Tagichi.
Sulle origini del loro ghetto, non ci sono dubbi.
"Le autorità sovietiche destinarono delle aree alla periferia di Osh alle
prime 20 famiglie Lyuli di 25 che erano, alla fine degli anni '50, e li
obbligarono a vivere lì," dice Adyljan Obidov, esperto di istruzione ed analista
per il Centro di Appoggio Iniziative Civiche, una OnG di Osh. "Tutte le scuole
primarie in quella parte della città erano di lingua uzbeca, così la classe
prima per i bambini lyuli fu aperta pressa la scuola uzbeca più vicina. Da
allora l'insegnamento è stato in lingua uzbeca."
Tradizionalmente una società chiusa e strutturata a clan, i Lyuli hanno
mantenuto il loro isolamento durante l'era sovietica. Arsen Ambaryan, capo
dell'associazione di Osh, Nashi Prava (I Nostri Diritti), che ha compiuto gli
studi più estesi sulla comunità, la caratterizza come "una situazione né di
guerra né di pace - tu non mi tocchi e io non ti tocco."
"Questa situazione esisteva nell'era sovietica, e da quando il Kirghizistan
ha ottenuto l'indipendenza negli anni '90, non è cambiato niente," dice. "C'è
poca comprensione che l'istruzione segregata basata sull'etnia è una
reminescenza sovietica, ed una delle ragioni per cui non c'è un processo di
integrazione nella società kirghiza."
Anche oggi, i Lyuli raramente si avventurano fuori da Jangi-Kyshtak, e la
gente delle aree lì intorno raramente vi entrano, considerandola un focolaio di
mendicanti e piccoli criminali. La disoccupazione nell'insediamento è vicina al
90%, secondo un rapporto del 2005 di Nashi Prava, e circa la metà dei bambini
non ha i certificati di nascita, così che non possono richiedere i benefici
governativi.
"Né le autorità o la società kirghiza vogliono seccature rispondendo alle
nostre richieste. Viviamo qui come se non esistessimo," dice amaramente Urinov.
"I membri della nostra comunità non hanno una buona istruzione, così non
possiamo trovare lavori qualificati. E senza un buon lavoro, non possiamo
fornire buona istruzione ai nostri figli, non possiamo mandarli a scuole
migliori. Ed inoltre, l'istruzione superiore non è più gratuita. C'è poco che
possiamo fare per cambiare la situazione."
La direttrice della scuola Nr. 105, Toichieva, che è di origine uzbeka, dice
che i genitori a Jangi-Kyshtak "hanno iniziato a capire che una buona
istruzione aprirà le porte ai loro bambini per diventare bravi cittadini," ma
gli steccati sono alti.
"Non ci sono insegnanti o dottori Lyuli, traduttori o ingegneri. Io voglio
fare l'insegnante, ma non sono sicura che i miei genitori possano permettersi di
pagarmi gli studi all'università," dice Nafisa. "I miei genitori hanno lavori
temporanei, che permettono appena di sopravvivere."
LINGUA DI APPRENDIMENTO
I soldi non sono l'unico ostacolo. Obidov, l'esperto di istruzione, dice che
né le autorità sovietiche né i successori kirghizi hanno fatto alcuno sforzo
serio di fornire istruzione in tagiko, la lingua più vicina al dialetto lyuli.
"Sino a poco tempo fa, l'unica lingua di insegnamento [nella scuola] era
l'uzbeko. Recentemente abbiamo aperto un gruppo pilota in cui si insegna la
lingua [kirghiza] statale," dice l'insegnante Gulnara Abylova. Come risultato,
dice "I bambini lyuli trovano difficoltà nell'apprendere le lezioni. Devono
tradurre dal kirghizo e dall'uzbeko per capire questo o quel materiale
d'insegnamento."
"Non ho mai visto un singolo libro nella nostra lingua," dice Aziza
che frequenta l'ottavo grado. "A casa non abbiamo libri scolastici eccetto
quelli in uzbeko e kirghizo." I libri per gli studenti universitari sono
frequentemente in russo, "e noi non parliamo o leggiamo il russo per niente,"
aggiunge.
Toicheva dice che gli studenti hanno grandi difficoltà a trasferirsi nelle
principali scuole superiori, sia a causa delle barriere linguistiche e dello
stigma collegato alla loro etnia e alla scarsa istruzione di base.
Cartelloni dell'era sovietica tuttora allineati sulle
pareti della scuola Nr. 105
"I nostri bambini, quando lasciano la scuola, non vogliono andare alle
superiori uzbeke o kirghize, dove sono trattati male e spesso picchiati dagli
altri ragazzi," dice. "Abbiamo bisogno di una scuola superiore appropriata.
D'altra parte, come possono i bambini della nostra scuola diventare dottori,
maestri o giudici se sono deprivati di un'istruzione adeguata?"
La direttrice ricorda una visita alla scuola due anni fa del difensore
civico Tursunbai Bakir uulu, che regalò 10 computer alla scuola. In seguito si
rivolse ai responsabili per l'istruzione per l'apertura di una scuola superiore
per Lyuli, ma la richiesta fu ignorata. Dopo due anni, i computer rimangono
inutilizzati. Toicheva dice che la scuola manca di un docente con sufficiente
capacità IT per formare gli studenti.
Il capo istruzione di Kara-suu, Rakhmon Nazarov, ha detto che il distretto
ha intenzione di costruire altre scuole locali ma "cercheremo di ottenere i
fondi per la costruzione di una scuola superiore per la comunità lyuli nel
2011." Nel frattempo, ha detto che i Lyuli che vogliono continuare gli studi
dopo l'ottavo grado possono studiare presso la vicina scuola di lingua uzbeka.
Nazarov cita segni di progresso nella scolarizzazione dei Lyuli, come il
programma per l'istruzione in kirghizo, che dice ha incontrato il favore dei
genitori della comunità. Ha aggiunto che tre studenti lyuli "sono stati formati
al Collegio Pedagogico di Osh, e speriamo che tornino alla loro scuola come
insegnanti."
Ma un simile ottimismo non sembra essere ancora filtrato sino alla scuola Nr.
105.
"Tutte le mie compagne di scuola sono Lyuli come me. Non ci sono Uzbeki,
Russi o Kirghizi nel nostro quartiere o a scuola," dice Aziza. "Credo che non
abbiamo abbastanza conoscenze e non potremo passare gli esami se vorremo andare
all'università... Così, non so se avrò mai la possibilità di diventare dottore o
infermiera. Il tempo lo dirà."
Hamid Toursunof is a TOL correspondent in Kyrgyzstan. Photos by Hamid Toursunof.
Di Fabrizio (del 29/04/2009 @ 09:26:27, in casa, visitato 1821 volte)
Da
reterom
a cura di Elise Melot
Savorengo Ker è una casa che è stata costruita durante l'estate 2008 al
campo rom Casilino 900. Savorengo Ker è la storia dell'incontro tra i Rom del
campo e un gruppo di architetti dell'università Roma Tre e dell'associazione
Stalker, che insieme l'hanno costruita. Questa storia è raccontata qui.
Ascolta il
reportage
Di Fabrizio (del 29/04/2009 @ 09:40:08, in Europa, visitato 1999 volte)
Da
Roma_Francais
DRANCY 1944 E DRANCY 2009 (nota: Drancy è una cittadina alla
periferia di Parigi. Durante la II guerra mondiale, gli Ebrei venivano deportati
dalla stazione ferroviaria della città verso i campi di sterminio)
Chi non conosce da dove viene, non sa dove va.
Ma, conoscere da dove vieni, ricordare la storia, è abbastanza per migliorare
il presente e il futuro?
Quattro giorni fa, il 22 aprile 2009, circa 200 Rrom della Romania sono stati
espulsi manu militari dal posto dove vivevano, nelle immediate vicinanze di
quella stazione, diventata giustamente un luogo di memoria collettiva.
Nessuna considerazione per la signora E.C., incinta, spintonata dalla polizia
e dagli incaricati, venuti a sequestrare la sua roulotte. Dopo aver fatto
presente la sua situazione, le è stato risposto "Non m'importa, non sei incinta
di me". Nessuna ulteriore considerazione per la signora E.B., sotto dialisi,
anche la sua roulotte è stata rimossa. Tutto questo per "ripulire" [l'area]
per questa commemorazione.
Abbiamo dimenticato il significato della parola "pulizia"? Se sì, non è bene
per il dovere della memoria che stiamo esercitando oggi.
Ci siamo dimenticati che ad Auschwitz, gli Ebrei deportati da questa stazione
ferroviaria perché nati Ebrei, si incontrarono con Rrom perché nati Rrom? Se è
così, questo esercizio di memoria perde molto del suo scopo.
NON DIMENTICHIAMO MAI! La deumanizzazione degli esseri umani porta dritto al
muro!
La voix des Rroms - Centre Aver contre le racisme - Centre culturel gitan
- Rromani Baxt - Ternikano Berno - Réseau solidarités roms
Association "La voix des Rroms"
50, rue des Tournelles
75003 PARIS
tél. & fax: 01.80.60.06. 58
http://www.lavoixdesrroms.org
Sosteneteci utilizzando un motore di ricerca solidale:
http://www.hooseek.com/?recommande_ong=279999
Di Sucar Drom (del 29/04/2009 @ 11:06:51, in blog, visitato 1964 volte)
Ue, il razzismo è un fenomeno dilagante ma sconosciuto
Sareste stati vittime di 5 episodi di discriminazione negli ultimi 12 mesi,
specialmente nella ricerca di un lavoro o facendo shopping o vedendovi negato il
servizio in un ristorante, café o bar. Non avreste riferito di questi incidenti
ad alcuna organizzazione, perché, seco...
Ginevra, Human Rights Watch: "Italia devi aderire al documento finale"
Ha preso il via a Ginevra la terza giornata di lavori della Conferenza dell'Onu
sul razzismo (Durban 2) dopo l'approvazione per acclamazione - ieri con tre
giorni di anticipo - del documento finale per ribadire la lotta a tutte le forme
di intolleranza con un richiamo al piano delineato dalle Nazioni Unite otto anni
fa a Durban...
Il Ministro Frattini è un bugiardo
"L'Italia non è un Paese razzista". E' quanto premette il ministro degli Esteri,
Franco Frattini con una faccia tosta che ha dell’inverosimile rispondendo
nell'aula di Montecitorio, nel corso del 'question time', all'interrogazione
rivolta da Italia dei valori sui rilievi mossi dal comitato di esperti dell'Ilo
e dal Consiglio d'Eur...
Rom e Sinti, il Governo italiano calpesta i nostri diritti
Il governo italiano ''sta calpestando i diritti dei rom fallendo tutte le
politiche di integrazione per i Rom e SinTi''. E' questa la principale posizione
emersa dal primo congresso nazionale della federazione “Rom Sinti Ins...
Rom e Sinti, chiuso il primo Congresso nazionale
Riconoscimento dello status di minoranza storico linguistica per Rom e Sinti,
immediato abbandono della politica fallimentare dei campi nomadi, abbandono
delle politiche differenziate per Rom e Sinti e processi di formazione per una
partecipazione attiva...
Roma, l'ultima ordinaria aggressione istituzionale
Alcuni poliziotti e numerosi militari della Folgore si sono presentati questa
mattina presso il campo rom situato tra via Centocelle e via Togliatti
[Municipio VII], a Roma, minacciando le famiglie ...
Roma, Opera Nomadi e Miur hanno firmato l'ennesimo accordo inconcludente?
Questa mattina presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della
Ricerca, è stato firmato il protocollo d'intesa con l'Opera Nomadi per la tutela
dei minori rom, sinti e camminanti, volto a favorire la scolarizzazione dei
mino...
Milano, una brutta storia è utilizzata per istigare all'odio razziale
Da alcuni giorni tutti i quotidiani italiani parlano di una ragazza rom,
ventenne di origine bosniaca che l’anno scorso è scappata dalla propria
famiglia, dove veniva maltrattata e molestata. Ieri la polizia ha fatto irru...
L'uomo delinquente
"Sono l'imagine viva di una razza intera di delinquenti, e ne riproducono tutte
le passioni ed i vizi. Hanno in orrore (.) tutto ciò che richiede il minimo
grado di applicazione; sopportano la fame e la miseria piuttosto che sotto...
Genova, Bagansco: il campo nomadi non può essere una sistemazione permanente
Il “campo nomadi” della Valbisagno, per i suoi abitanti, «non può essere una
sistemazione permanente»: lo ha affermato l’arcivescovo di Genova e presidente
della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ...
Il Rapporto del Consiglio d'Europa sull'Italia
Rapporto di Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani del Consiglio
d’Europa, sulla sua visita in Italia 13-15 gennaio 2009, Strasburgo, 16 febbraio
2009, Riservato Comm DH (2009), ...
Mediazione, alcuni territori sono all’avanguardia
Una rete tra Regioni per gli scambi di professionisti nel campo dell’inclusione
sociale e della gestione dei conflitti: è stata creata il 24 aprile a Bolzano
con la firma del protocollo d’intesa tra Provincia di Bolzano, Trentino,
Campania, Calabria, Lazio,...
Praga, presentata la nuova Piattaforma europea per l'inclusione dei Rom
“Nell’attuale crisi economica cresce il rischio che i rom, già spesso ai margini
della società, siano completamente esclusi”: Vladimir Spidla (in foto),
commissario Ue per l’occupazione e gli affari sociali, ha presentato ieri a
Praga la nuova Piattaforma europea per l’inclusione dei rom...
I mediatori interculturali sono riconosciuti
La Conferenza delle Regioni e delle Provincie, tenuta a Roma l'8 aprile 2009, ha
approvato un documento sul Riconoscimento della figura professionale del
Mediatore interculturale. Lo annuncia una n...
Dijana Pavlovic è candidata alle europee
Dijana Pavlovic è candidata alle europee nella Lista anticapitalista e
comunista, formata da Rifondazione Comunista, il Pdci, Socialismo 2000 di Cesare
Salvi e i Consumatori uniti, che nasce in occasione ...
Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 09:47:38, in Europa, visitato 2236 volte)
Da
Roma_Francais
Marsiglia
Chkamebo?
Una testimonianza che fa vergognare...
Chkamebo?
In Kosovo, come in tutti i paesi abbonati alle grandi tragedie, c'è sempre
una parola per significare l'assurdo. In albanese, si può dire Chkamebo?, che
significa "Che si può fare?" La prima volta che ho sentito questa parola, era
nel 2003 in un Kosovo che iniziava a sollevarsi dalla guerra. Abnora, una
piccola bambina di otto anni il cui padre era sparito dopo un'incursione
effettuata dalle truppe paramilitari serbe, il fratello ucciso da un colpo in
testa ed il cugino trovato in fondo ad un pozzo, aveva terminato questo elenco
con la parola: Chkamebo?
La seconda volta, è stato ieri a Marsiglia, dalla bocca di questo padre di
famiglia rom d'origine kosovara, venuto in Francia per chiedere asilo e gettato
col resto della sua famiglia, come un pacchetto di biancheria sporca dinanzi
alla porta del Centro di Cure di Médecins du Monde (MDM), dai camion del
servizio sociale (Service d'aide médicale d'urgence SAMU). Ennesimo episodio di
una serie che ci riguarda da dieci giorni.
Da qualche mese, la famiglia di origine rom, composta da 22 persone di cui 15
bambini, è fuggita dal Kosovo e dalle persecuzioni per venire in Francia,
attraverso una parte dell'Europa, stipata su un camion barcollante ed è arrivata
in Ungheria dove hanno chiesto loro, conformemente alle convenzioni di Dublino,
che depositassero una domanda d'asilo, domanda che fu in seguito rigettata.
Sono allora ripartiti su un vecchio camion traballante in direzione della
Francia, questa terra ancora ingiustamente conosciuta per il suo rispetto dei
"diritti dell'Uomo".
Presso Aix en Provence, sono stati fermati dalla polizia che sequestra
l'autocarro, piazza i suoi uomini di guardia prima di rilasciarli muniti di un
decreto di ricondotta alla frontiera, senza spiegare loro che potevano fare
ricorso entro 48 ore. I figli di età tra i 16 mesi e i 15 anni furono nel
frattempo rinchiusi in un pensionato separatamente e senza la loro madre.
Pensionato da cui fuggirono per ripartire in famiglia in direzione di Marsiglia.
Venerdì 10 aprile, sono quindi 22 persone di cui 15 minori per la maggior
parte molto giovani e due adolescenti che, dopo una notte passata sul cemento,
aspettavano davanti al centro di Médecins du Monde a Marsiglia per "chiedere
asilo". Non hanno capito che il rifiuto dell'Ungheria voleva dire l'ennesimo
rifiuto in tutti gli altri stati europei. Ma nessuno si era preso la pena di
spiegarglielo.
Neanche sapevano che MDM non gestisce le domande d'asilo. MDM è
un'organizzazione medicale che realizza cure. Cure per i "sans papier", cure per
i "senza diritti", per chi non ha nessun'altra possibilità di riceverne se non
lo facciamo noi. Cure per quelli che hanno la sfortuna di nascere altrove e la
cattiva idea di pensare che possono trovare una protezione in Europa.
Cominciamo quindi con quello che sappiamo fare e che è la nostra missione:
curarli, in particolare i bambini, di 11 mesi, 2, 4, 6. e 8 anni, che dopo
settimane di notti all'aperto soffrono di esaurimento, rinofaringiti acute,
bronchiti e otiti.
Alle 16.00, un alloggio d'urgenza è finalmente proposto per il fine settimana
di Pasqua, fine settimana in cui due dei bambini più piccoli saranno
ospedalizzati d'urgenza. E' l'inizio di una lunga settimana di negoziati per
trovare una soluzione d'alloggio fino a quando il loro ritorno sia organizzato
perché è la sola alternativa che si offre loro.
Allora, venerdì 18 aprile apertura del CASO. I camion di SAMU senza una
parola ci lasciano 15 minori e 7 adulti davanti alla porta, obbligandoci una
volta di più ad assumerci una missione che non è la nostra, ma la loro, oltre a
quelle accumulate delle autorità responsabili, cioè la prefettura, il Consiglio
Generale, la DASS (DIRECTION DES AFFAIRES SANITAIRES ET SOCIALES).
Tutti mostrano una bella unanimità nel loro rifiuto di garantire un tetto a
queste famiglie. Gli uni hanno come pretesto che i bambini "non sono maltrattati
dai genitori", gli altri che sono "senza documenti" o "accompagnati dai loro
genitori". Quanto alla DASS, le casse sono vuote, In breve, nessuno è
responsabile, né debitore di trovare loro un tetto.
Alle 16.00, una soluzione provvisoria viene trovata per sei di loro a partire
dall'indomani. Sotto condizione, ben inteso. Devono quindi firmare una lettera
nella quale si impegnano ad accettare di ritornare da dove provengono. Ma anche
lì, è complicato. La prefettura chiede che la lettera indichi "o di ritornare in
qualche altro paese in cui avremmo la nazionalità". E poi, la firma non ha
l'aria autentica. E comunque, la lettera è in francese, lingua che non
comprendono. In ogni caso (ripetiamo "in ogni caso"), per gli altri 16 e
soprattutto gli 11 bambini, non c'è una soluzione.
Alle 18.00, i capi famiglia decidono quindi di reinstallarsi in un hangar
abbandonato di fronte al Centro di Médecins du Monde. Una notte in più sul
marciapiede per sei di loro. E probabilmente molte altre ce ne saranno per gli
altri 18.
Simili in questo a migliaia di altre famiglie con bambini che sono fuggite
dalla guerra e si ritrovano a dormire sui marciapiedi delle nostre città,
vittime del gioco di ping-pong delle autorità e di una politica che si
incaponisce a fare della solidarietà un delitto.
Alle 18.00, quando la famiglia s'installa in mezzo a rifiuti e rovine, MDM
decide di fare quello che abbiamo l'abitudine di fare... a Kabul o Baghdad, in
stati destrutturati e deprivati. Cioè: assicurare la copertura dei bisogni
fondamentali di fornitura di acqua alla distribuzione di pannolini per i più
piccoli senza dimenticare prodotti alimentari e sacchi a pelo.
Il 19 aprile, i reclami dei vicini hanno suscitato l'intervento della polizia
che si manifesta a tre riprese nello spazio di 24 ore. I poliziotti chiamati per
un "furto con scasso" sono venuti con un cane. Ma non entrano nell'hangar non
volendo spaventare i bambini. Alla fine della conversazione, sono loro che,
mostrando in ciò più tolleranza dei vicini, reagiscono come "padri di famiglia"
e si dichiarano costernati da ciò che vedono.
E' finalmente la Protezione Civile che si che infine si muove dopo
mezzogiorno e dichiara il luogo "insalubre", ne mura l'ingresso e propone al
gruppo una notte presso un albergo, notti che diventano due dopo una
negoziazione.
Due notti in albergo... Quello che lo stato di salute dei bambini non aveva
permesso, è stato reso possibile dai reclami dei vicini. E' vero che loro, i
piccoli kosovari, non votano.
Alle 21.00 li accompagniamo. Là, gli cedono i nervi, ci dicono che non ne
possono più di questi rimpalli successivi ed insensati che li hanno condotti una
notte sul marciapiede, cinque in un centro d'alloggio d'urgenza in mezzo a
carcerati e senza fissa dimora, poi, ancora una notte sul cemento sotto la
pioggia. Ora, due notti in albergo, e dopo? Cosa stanno diventando?
Non è mancato il coraggio per arrivare sino a qui. In questa Europa che non
li vuole, che rifiuta loro la possibilità di immaginarsi un avvenire.
Un servizio d'alloggio per le urgenze che getta chi ha in carico sul
marciapiede, nello stesso modo che si sbarazza dei suoi rifiuti.
Istituzioni che richiedono ad un bambino ammalato di essere maltrattato (ma
il marciapiede non basta) a conformità di legge, o orfano prima di vedersi
eventualmente offrire un'accoglienza rispettabile.
Bambini che si sballottano dal marciapiede all'albergo e dall'albergo al
marciapiede.
Un'assistente d'urgenza motivata da criteri elettoralistici ma non dallo
stato di salute che undici bambini malati ed esauriti non hanno potuto ottenere.
Il maltrattamento istituzionale non potrebbe dunque essere alla stregua del
maltrattamento parentale, un motivo legittimo di assistenza?
Quella sera, all'albergo dove solo i reclami del vicinato avevano permesso
che fossero portati, non volevano che una cosa: lasciare la Francia ed andarsene
in Italia, dove hanno dei parenti, sempre in cerca di un sogno improbabile,
quello di un avvenire su una terra dove la loro vita non sia minacciata.
Un sogno promesso dall'annientamento sulle frontiere di un'Europa sorda, muta
e cieca.
Noi, Médecins du Monde, siamo colpevoli del delitto di solidarietà,
rivendichiamo il dovere dell'assistenza alle persone in pericolo ed abbiamo
lasciato a posto la nostra coscienza.
Cendrine LABAUME Coordinatrice MDM Marsiglia
[...]
Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 09:50:37, in scuola, visitato 1959 volte)
Da
Romanian_Roma
Divers.ro
27/04/2009 - I bambini rom possono andare in asili speciali a partire da
questo autunno, dice un comunicato stampa di "Amare Rromentza".
Harlau, Grajduri e Dolhesti delle contee di Iasi, Valea Seaca e Darmanesti di
Bacau, due quartieri di Buzau si Calaras partiranno il 13 settembre, ognuno con
un gruppo asilo bilingue romanes-rumeno.
Il Centro Rom "Amare Rromentza", iniziatore del progetto
"Istruzione di Qualità - un passo verso l'uguaglianza" è andato nelle
comunità rom del paese per stabilire dove ci fosse bisogno di creare asili
simili.
"Abbiamo fatto un sondaggio tra le comunità rom e siamo compiaciuti di aver
trovato una grande apertura," ha dichiarato Delia Grigore, presidente del Centro
Rom.
Un altro problema della squadra è stato trovare insegnanti e mediatori."Dato
che conoscere il romanes è obbligatorio e gli standard per gli insegnanti
d'asilo sono molto alti, è difficile trovare personale. Per esempio, abbiamo
trovato insegnanti che conoscevano il romanes, ma non erano qualificati come
insegnanti d'asilo, e quindi percepivano salari più bassi," dice Mihai Neacsu,
direttore del Centro Rom.
L'idea è nata a Delia Grigore, che ha visitato alcune scuole negli
USA. "C'è un tipo di istruzione bilingue che permette l'apprendimento della
lingua madre in parallelo col rumeno ed anche di coltivare le tradizioni rom",
ha spiegato Delia Grigore.
Il programma di questi asili è approvato dal Ministero dell'Istruzione ed
adattato per quanti insegnano in lingua rumena. Il progetto è sostenuto
finanziariamente dal Fondo Sociale Europeo.
Di Fabrizio (del 30/04/2009 @ 14:19:09, in Regole, visitato 2164 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Italia. Nuovo Decreto Sicurezza. Oggi riprende nelle Commissioni I e II
della Camera l'esame del ddl sicurezza (A.C. 2180). E' imminente approvazione.
Roma, 29 aprile 2009
Il Gruppo EveryOne ha inviato oggi a ciascun membro della Camera dei
Deputati, ai Senatori e per conoscenza agli Europarlamentari e alle personalità
politiche democratiche dell'Unione europea la seguente breve lettera e una
disamina del ddl in approvazione alla camera.
Illustri membri della camera dei Deputati,
oggi potete scrivere una pagina di civiltà o un'altra pagina di orrore e abusi.
Oggi potete dire "no" all'intolleranza che umilia e uccide, che trasforma le
vittime in "nemici pubblici" oppure potete piegare la testa all'odio razziale,
come fecero uomini nella Vostra posizione 71 anni fa. Presto potrete guardarVi
allo specchio e sapere se siete ancora uomini... o no. Roberto Malini,
Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne
Violazioni dei Diritti Umani e incongruenze amministrative del decreto
sicurezza
Il ddl si presenta a tutti gli effetti come una legge razziale, articolata in
una serie di articoli che violano la dignità, la sicurezza e i diritti
fondamentali di Rom, migranti e minori stranieri. E' un decreto che irride la
Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea e si pone quale fondamento
giuridico ai movimenti razzisti e xenofobi italiani ed europei. Non a caso
Maroni e il suo parto hanno ricevuto il più entusiastico consenso da parte di
tutti i gruppi neonazisti e razzisti italiani ed europei, ma anche
internazionali, come Stormfront o White Pride (p.e.
http://www.stormfront.org/forum/showthread.php?t=488893&page=10 ). Si
configurano nel decreto numerose violazioni della Carta dei diritti fondamentali
nell'Unione europea e delle Direttive Ue che garantiscono libera circolazione,
pari diritti e criteri di accoglienza e protezione ai rifugiati.
1) Riguardo alla disposizione che invitava i medici e il personale sanitario a
denunciare i clandestini richiedenti cure (art. 35, co. 5 T.U.), pare che la
maggioranza abbia deciso di ritirare l'articolo, anche se la stampa riporta
notizie secondo cui il governo non esclude di varare sia tale norma - che viola
lo stesso giuramento prestato dai medici - sia l'introduzione delle "ronde
padane", squadracce che già sono attive soprattutto dal nord al centro Italia e
la cui attività, di fatto, è la persecuzione di Rom, senzatetto e migranti
poveri.
Si intende tuttavia reintrodurre il prolungamento fino a 6 mesi di detenzione
nei Cie: l'immigrato trattato come criminale (i Cie, oltretutto, in Italia sono
luoghi di tortura e abuso quotidiano). Sei mesi sono una pena vera e propria ed
è una grave violazione dei diritti del profugo applicarla a persone non solo
innocenti, ma socialmente vulnerabili. Persone da proteggere, secondo la Carta
europea dei diritti fondamentali. L'Unione europea si misura anche su questo
fronte: è destinata a rinunciare alla cultura dei Diritti Umani, alla
Dichiarazione universale, alla Convezione di Ginevra per "difendersi" dalle
"invasioni" o saprà proseguire una via di accoglienza e rispetto? Siamo a un
bivio e l'Italia rappresenta la tentazione "oscura" che ci riporterebbe a tempi
di intolleranza e orrore.
2) Reato di soggiorno illegale. L'introduzione del reato è in contrasto con le
basi stesse del diritto e causerà drammi e problemi gravissimi, anche
nell'ipotesi di cancellazione della modifica dell'art. 35, co. 5 T.U., con
riferimento alla situazione dei genitori irregolari di minore iscritto a scuola:
i presidi saranno obbligati a sporgere denuncia nei loro confronti, divenendo
delatori a tutti gli effetti, a meno che non facciano obiezione di coscienza,
assumendosene i rischi, che nell'Italia di oggi possono significare il carcere.
Introdurre in un Paese membro Ue questo reato, che non corrisponde a un'azione
contro la società da parte del migrante, il quale, anzi, fugge da luoghi in cui
è perseguitato e soggetto a condizioni di vita impossibili, è un precedente di
enorme pericolosità e - come scritto sopra - stravolge le basi del diritto, il
significato stesso di "legge", che diviene strumentale alla xenofobia. L'unica
via civile è considerare l'immigrato come un profugo (quando si rifugia in un
Paese per evitare sofferenze intollerabili in patria) o un migrante (è evidente
che se stesse bene in patria, non affronterebbe il "viaggio della speranza").
Non vi è crimine in queste imprese che individui e famiglie compiono: vi è
coraggio, amore per la famiglia, desiderio di riscatto. Vi sono termini precisi
per definire chi combatte e non aiuta questi fratelli umani: crudeltà, razzismo,
intolleranza, persecuzione.
E' importante rilevare come il fondamento ideologico dell'introduzione del reato
si ponga in antitesi con la Direttiva 115/2008 sui rimpatri, all'art. 2, co. 2,
che consente di non applicare le disposizioni della stessa Direttiva agli
stranieri per i quali il rimpatrio costituisce sanzione penale. Attraverso
l'introduzione del reato di clandestinità, il provvedimento di espulsione segue
automaticamente la condanna, aggirando le disposizioni che, nella Direttiva,
tutelano lo straniero "irregolare", a partire dal suo diritto al rimpatrio
volontario, senza permanenza nei Cie.
Maroni utilizza per cacciare i migranti anche l'art. 15, co. 1 lettera a) della
stessa Direttiva, che consente di dar luogo a detenzione e a rimpatrio
coatto qualora vi sia rischio di fuga dello straniero, ipotesi che in mancanza
di chiarimenti Ue può sempre essere ravvisata, consentendo ad amministratori
xenofobi di aggirare le norme Ue.
3) Obbligo per lo straniero di dimostrare la regolarità del soggiorno, se vuole
beneficiare dei servizi, a esclusione di quelli sanitari, per ora garantiti a
tutti, e se intende del perfezionare gli atti di stato civile (nascita,
matrimonio, riconoscimento dei figli, morte).
Riguardo ai servizi, si deve notare in particolare una grave violazione riguardo
a quelli scolastici: se i genitori saranno obbligati a esibire al presi il
permesso di soggiorno, questi sarà costretto in caso di soggiorno illegale dei
genitori a denunciarli, trattandosi di un reato perseguibile d'ufficio.
In merito alla registrazione della nascita, la facoltà di ottenere un permesso
di soggiorno da parte di una donna incinta non offre sufficienti tutele alla
richiedente, poiché il permesso può essere rilasciato solo dietro presentazione
di un passaporto in corso di validità.
Il riconoscimento del figlio naturale da parte del padre clandestino diventerà
un evento irrealizzabile, non essendo prevista la concessione di un permesso al
padre naturale. L'impossibilità di registrare i neonati allo stato civile sarà
fonte di angoscia per gli stranieri "irregolari" e causerà gravi drammi
umanitari. E' un'altra misura che nega i diritti dell'infanzia, oltre a
costituire persecuzione del migrante "clandestino".
4) Un altro punto da censurare senza mezzi termini è quello relativo all'obbligo
di dimostrare la regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio sul
suolo italiano. Viola il diritto, per il cittadino straniero e anche per
l'italiano, il diritto a costituire una famiglia legittima, perché lo Stato
impedirà a chiunque di unirsi in matrimonio a una persona irregolarmente
soggiornante. Si crea un precedente mai esistito nei Paesi democratici e civili.
Si teme che l'Italia, se potrà attuare queste disposizioni, possa costituire un
esempio di intolleranza che altri Paesi membri potrebbero seguire. "Tanto
l'Unione europea non prende provvedimenti rilevanti," potrebbero dire...
5) Obbligo di verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio ai fini
dell'iscrizione anagrafica. Vale per tutti (anche italiani e comunitari) e viola
il diritto alla libertà Comunedi
circolazione dei cittadini (italiani, in primo luogo). Notate che, in base alla
legge, la persona che abbia un alloggio non idoneo dovrebbe comunque essere
iscritta all'anagrafe come "senza fissa dimora". Non si vede quale effetto
positivo possa avere la modifica.
6) Il Comune avrà l'obbligo di certificare l'idoneità abitativa dell'alloggio ai
fini del ricongiungimento. Le condizioni richieste tuttavia sono difficili da
raggiungere anche per le famiglie italiane; non si tiene conto, inoltre, della
necessità di agevolare gruppi sociali vulnerabili, per consentire loro di
integrarsi. Rendendo loro le cose difficili o impossibili, non si fa che creare
nuova "irregolarità", nuova disoccupazione, nuove tragedie umanitarie.
Moltissimi edifici nei centri storici sono privi di idoneità abitativa, eppure
sono abitati da cittadini. La normativa europea prevede che si possano
richiedere, riguardo ai migranti, le caratteristiche di un alloggio considerato
"normale" nella regione dove lo straniero vive e comunque prevede criteri che
agevolino e non opprimano i migranti che cercano di costruirsi vite oneste e
regolari.
7) Introduzione del permesso di soggiorno a punti. Aumenta i problemi
burocratici, già gravi in Italia, dove le amministrazioni sono in grave ritardo,
costantemente, nel rispetto dei tempi di legge in merito al rilascio e al
rinnovo dei permessi. Inoltre toglie allo straniero le pari opportunità rispetto
al cittadino italiano. La società diventerebbe simile a quei film di
fantascienza in cui cittadini superiori avrebbero tutti i diritti, mentre quelli
inferiori, ridotti a "schiavi" dovrebbero vivere ringraziando e accondiscendendo
i loro "benefattori"... Si tenga conto che di fatto in Italia è già così la
condizione dei migranti "utili", mentre per quelli "inutili" (perché in
condizioni di povertà) vi sono solo abusi polizieschi e giudiziari, violenze
razziali, sottrazione di minori, sgomberi disumani, espulsioni de jure e de
facto.
8) Prova di conoscenza della lingua italiana per il permesso CE ai soggiornanti
di lungo periodo. Va rilevato che il possesso di tale permesso è condizione sine
qua non, per l'accesso ai servizi di assistenza sociale per invalidi. I
portatori di invalidità psichica resteranno senza tali servizi essenziali,
poiché spesso non sono in grado di superare il test. Anche gli anziani hanno
problemi con la lingua di un Paese nuovo. Basti pensare che molti ebrei
immigrati in Israele dopo la guerra parlano anche oggi quasi esclusivamente lo
Yiddish.
9) Introduzione di un aumento del contributo per il rilascio e il rinnovo del
permesso di soggiorno: da 8o a 200 euro. E' evidente la volontà di colpire una
fascia debole della popolazione, in un frangente di crisi economica
internazionale. Sembrano "piccole" perversità, ma nel loro insieme pongono gli
stranieri in una condizione di cittadini di serie b, c... z.
10) Come spiega correttamente Sergio Bruglio in una sua disamina del ddl, va
sottolineato il problema insito nel provvedimento di "condizionare la
conversione del permesso dei minori non accompagnati, al compimento della
maggiore età, alla maturazione di un soggiorno pregresso triennale. Vanifica
l'orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in questi anni, rischia di
incentivare un'immigrazione di ragazzi al di sotto dei quindici anni e induce
all'abbandono dei progetti di inserimento i minori non accompagnati per i quali
la conversione dovesse risultare inevitabilmente preclusa".
Grazie a Sergio Bruglio
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