Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 14/11/2007 @ 21:26:48, in blog, visitato 1870 volte)
Da
Nazione Indiana - di Gianni Biondillo
Gli slittamenti linguistici, i lapsus, sono sempre molto più indicativi di
quello che sembrano. Da un paio di mesi a questa parte su tutti i quotidiani non
esistono più i rumeni (con la “u”, come correttamente dovrebbe essere) ma i
romeni (con la “o”). All’improvviso dotti laureati in lettere, i nostri amati
giornalisti - sempre così proni di fronte al potere costituito o agli umori
della piazza - hanno dimenticato il vocabolario preferendo, “creativamente”, una
vocale ad un’altra. Di modo che, neppure troppo sottotraccia, si dia la
percezione che i rumeni siano, anche linguisticamente, tutti rom-eni. Rom.
Zingari. Mostri, insomma.
Perché abbiamo bisogno di mostri. Abbiamo bisogno di nemici da odiare, abbiamo
bisogno che si sposti fuori dalle mura di casa nostra - dove si perpetra il
più alto numero di omicidi e delitti sulla persona – il sospetto della nostra
intima malvagità, trasferendola, liberatoriamente, ad un intero popolo.
I giornali ci hanno raccontato che un’italiana è stata uccisa da un rOmeno. Io
ho visto una povera donna uccisa da un uomo. Come molta parte delle donne, che,
statisticamente, muoiono molto più per omicidio, in Italia, che per malattia. Ma
non è di ginocidio (non è un lapsus) che i giornali oggi vogliono parlare. Che
“le nostre donne” (così scrivono sui muri i gruppi neofascisti: “le nostre
donne”. Nostre di chi? Sono di loro proprietà?) se devono essere massacrate che
almeno lo siano per mano italica!
Che poi sia stata proprio una rumena di etnia rom a denunciare il criminale, non
fa testo. Cosa ce ne facciamo di una “rumena buona”? Non fa abbastanza audience,
ammettiamolo! Poi ci tocca fare il conto della serva: per un “criminale rumeno”
una “rumena buona”. No, no, non va bene!
È che oggi va di moda il tiro al rumeno. Come cinque anni fa al musulmano, come
dieci anni fa all’albanese. Come quarant’anni fa al terrone.
Ho paura, ve lo voglio dire.
Ho paura degli italiani. Ho paura dei squadristi che spezzano le ossa di padri
di famiglia rumeni con le spranghe, per ritorsione. Ho paura di un governo che
sbanda, che segue l’onda emotiva della piazza per ragioni di gretta
sopravvivenza elettorale, che di primo acchito demolisce le baracche, disperde i
poveracci (per ritorsione?), decide di espellere tutti, indiscriminatamente,
basta che siano rOmeni.
Perché ci hanno invaso.
Dimenticando che la prima invasione l’hanno subita loro, da parte degli
imprenditori del neoliberismo italiano, che delocalizzavano i loro prodotti
(creando disoccupazione in Italia) in Romania - e già che c’erano si scopavano
le minorenni rumene – pagando con stipendi da fame gli operai del posto, mentre
loro giravano per quel paese, arroganti, con SUV che sembravano astronavi,
infine incrementando il mercato della prostituzione in Italia, per scoparsi le
ragazzine direttamente qui, comodi comodi.
Uno stato di diritto punisce un criminale, non un popolo o una etnia. Di volta
in volta cambia il colore della pelle o la religione, ma la ragione profonda è
un’altra. Diciamolo, ammettiamolo: non è perché sono rumeni. E neppure perché
sono rom. A noi fanno paura perché sono poveri! La Moratti l’ha detto a chiare
lettere: “fuori i poveri dall’Italia”, andando contro alla stessa direttiva del
Parlamento Europeo sulla sicurezza. A noi questi sgraziati morti di fame fanno
un po’ schifo, non ci sembra neppure giusto che abbiano il privilegio di
possedere dei diritti civili. Non sono cittadini veri, sono subumani.
Qualcuno dice che non vogliamo guardarli in faccia perché ci ricordano troppo i
nostri nonni. Ma noi, poveri, non lo siamo più! Quindi è giusto così: fuori
tutti. Un rumeno ha ucciso barbaramente una italiana? Una “nostra donna”? Fuori
dalle palle tutti i rumeni! E già che ci siamo: a Perugia è morta una
studentessa uccisa, probabilmente da una statunitense? Fuori tutti gli americani
dall’Italia. Via, via, fuori dalle palle. Un marocchino stupra? Fuori tutti i
marocchini. E via così. Sai quanto spazio libero ci sarebbe!
A proposito: per la giusta regola della reciprocità, però, al primo delitto
commesso da un italiano in Germania o negli Stati Uniti, è giusto che le decine
di milioni di italiani e figli di italiani nel mondo vengano tutti trasferiti,
in massa a casa nostra. Mi pare il minimo. Sai che ridere poi.
[pubblicato su Epolis Milano, oggi, in versione più breve]
Di Fabrizio (del 14/11/2007 @ 09:14:09, in casa, visitato 1881 volte)
09 Nov 2007 09:48:22 GMT - Source: UNHCR
Reuters
PRISTINA, Kosovo, 8 Novembre (UNHCR) - Gli operai stanno livellando un
container collettivo per rifugiati interni vicino alla capitale Pristina, dopo
che l'ultima famiglia si è spostata verso una nuova casa nel loro villaggio
d'origine.
Il centro collettivo temporaneo di Plemetina era stato aperto nel 1999per
fornire una sistemazione d'emergenza a circa 1.300 persone disperse appartenenti
alle minoranze del Kosovo. Ha chiuso settimana scorsa quando un felice Demir
Gashi e la sua famiglia Rom di cinque persone sono usciti con le loro
proprietà.
L'UNHCR li ha trasportati a qualche centinaio di metri nei loro nuovi
appartamenti a Plemetina, costruiti dal Ministero dello Sviluppo e
Pianificazione Spaziale. Demir ha detto di essere contento nel lasciare le dure
condizioni di vita del centro collettivo per trasferirsi in una casa in città.
Il governo è stato capace di chiudere il centro collettivo dopo aver assisti
i rifugiati interni nel ritorno alle loro case e aver trovato posti dove
costruire edilizia sociale con l'aiuto dell'agenzia ONU per i rifugiati.
Giuseppe Lococo, capo dell'ufficio UNHCR di Pristina, ha ringraziato tutti
quanti, compresi i donatori, sono stati coinvolti nel trovare soluzioni
durature.
Le autorità kosovare -assistite anche dall'UNHCR - hanno lavorato per trovare
soluzioni abitative ai rimanenti residenti del Campo di Plemetina. Due progetti
di edilizia sociale sono stati completati a Plemetina ed uno a Magura, mentre il
governo ha costruito nove case a Plemetina su terreno pagato dagli stessi
rifugiati.
L'UNHCR ha aiutato i residenti del centro collettivo di Plemetina fornendo
assistenza legale, portando avanti casi di valutazione individuali ed aiutando
la distribuzione di cibo ed altri beni. Ha anche aiutato quanti hanno voluto
lasciare il centro per andare in nuove case.
A seguito della politica delle autorità serbe nel 1999, oltre 900.000 Albanesi
erano stati forzati a lasciare il Kosovo, per farvi ritorno pochi mesi dopo
aseguito dell'intervento militare ONU. In quei giorni iniziò l'esodo di 200.000
Serbi, Rom, Ascali ed Egizi, che continuò per mesi.
Anche se 17.000 dispersi interni hanno fatto ritorno alle loro case, ce ne
sono in Kosovo altri 21.000 che necessitano di soluzioni durevoli.
By Shpend Halili
In Pristina, Kosovo
Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 09:23:10, in scuola, visitato 1610 volte)
Da
Hungarian_Roma
Budapest, 7 novembre (MTI) - L'ombudsman per le minoranze ha detto mercoledì
scorso che il governo deve fare di più per rafforzare le strutture che
controllano la segregazione scolastica e per rafforzare la tolleranza zero.
Erno Kallai ha richiamato gli operatori degli uffici amministrativi e del
ministero dell'educazione a rinforzare la cooperazione col proprio ufficio per
sostenere gli sforzi per battere la segregazione che affligge particolarmente la
comunità Rom d'Ungheria.
Durante una conferenza stampa con il politico socialista Andras Tatai-Toth,
Kallai ha detto che lo stato deve giocare un ruolo maggiore nell'intervenire ad
assicurare che gli studenti Rom non siano vittime della segregazione scolastica.
Ha aggiunto che i governi locali siano ben equipaggiati per affrontare questo
tipo di problemi.
Dovrebbe spuntare dalla elite politica ungherese che non ci sono programmi di
lunga durata di evoluzione sociale - invece che guardare i quattro anni futuri
dovrebbero progettare per i venti - i trenta seguenti, ha detto: "Dobbiamo
rompere il ciclo vizioso che rafforza la segregazione scolastica di generazione
in generazione," aggiungendo che gli studenti che sono passati per la
discriminazione sono al momento del passaggio al mondo lavorale un peso sociale.
Tatai-Toth ha detto che il gruppo di lavoro sulla scuola del proprio partito
intende offrire all'ombudsman tutto il supporto necessario perché raggiunga
risultati effettivi. Il lavoro del governo è stato di assicurare il quadro
legale e le risorse per ottenere risultati nel lungo termine.
Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 00:57:47, in Europa, visitato 1765 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
06.11.2007 scrive Mihaela Iordache
La Romania in mezzo
Romeni e italiani. I legami che da sempre avvicinano questi due popoli rischiano
di essere messi in discussione da episodi di cronaca simili a quello di Tor di
Quinto e dalle reazioni delle istituzioni italiane. Uno sguardo dalla Romania
“Questi barbari che ci staccano dall’Europa”, ma anche “Fermati gli attacchi
contro i rumeni”, “Italiani ci cacciano –noi rispondiamo con Mircea Eliade e
Emil Cioran”. Così titolano i giornali in Romania dopo che la tragedia di Tor di
Quinto ha aperto il vaso di pandora delle polemiche sull’immigrazione da questo
paese verso l’Italia.
Giovanna Reggiani, 47 anni, era stata brutalmente aggredita e uccisa da Romulus
Nicolae Mailat, 24 anni, rom di cittadinanza rumena.
In Romania non si parla d’altro che dell’Italia. I legami che da sempre
avvicinano questi due popoli, legami storici, culturali e linguistici rischiano
di essere messi in discussione da episodi di cronaca simili a quello di Tor di
Quinto. La reazione dei romeni alla vicenda è stata di sdegno e pronta condanna
nei confronti del gesto compiuto dal connazionale.
A pochi giorni dall’omicidio di Giovanna Reggiani, venerdì scorso, quattro
rumeni sono stati aggrediti selvaggiamente in un parcheggio della periferia di
Roma. Bucarest si è vista costretta ad intervenire in difesa dei propri
cittadini: il ministero degli Esteri rumeno ha chiesto a Roma di schierarsi
apertamente contro la xenofobia. Oltre a condannare con fermezza l’aggressione
ai danni dei cittadini romeni, dalla Romania è arrivato un appello alle
istituzioni dello stato italiano perché prendano le misure necessarie affinché
atti xenofobi di questo genere non si ripetano più, indagando "urgentemente",
identificando e punendo i colpevoli dell’aggressione.
Dopo aver espresso la condanna per la tragedia di Giovanna Reggiani e aver
mandato tre investigatori a Roma, il primo ministro Calin Popescu Tariceanu ha
annunciato nuove misure perché “i delitti commessi da una sola persona non
compromettono l’immagine della Romania e dei rumeni che lavorano onestamente in
Italia”.
Sono quasi 600.000 i rumeni che vivono regolarmente in Italia, la comunità
straniera più numerosa del paese. “Ora si sentono minacciati e temono ritorsioni
solo perché hanno lo stesso passaporto dell’assassino di Tor di Quinto” lamenta
l’Associazione dei Rumeni in Italia. Sono cittadini onesti che lavorano nelle
case degli italiani, prendendosi cura degli anziani, nei cantieri, costruiscono
palazzi o strade. Ora subiscono accuse generalizzate per i delitti commessi da
alcuni dei loro connazionali. Le associazioni dei rumeni in Italia garantiscono
inoltre la loro disponibilità a collaborare con le autorità italiane per
individuare i cittadini che delinquono. Perché non è giusto,dicono,che si faccia
di tutta l’erba un fascio.
Se è vero che esiste una fascia di emigranti che si sposta avendo già
l’intenzione di commettere reati, molti sono spinti a farlo dalle difficili
situazioni con cui si scontrano. In entrambi i casi, l’emigrazione parte spesso
dai villaggi poveri o dalle periferie delle grandi città, dove la mancanza di
lavoro preclude l’integrazione sociale.
E’ il caso di Nicolae Romulus Mailat, 25 anni, cittadino rumeno di etnia rom,
accusato dell'aggressione a Giovanna Reggiani. Nel 1997, quando aveva 14 anni,
le autorità rumene lo avevano destinato ad un centro di rieducazione per
minorenni, in seguito alle accuse di aver commesso diversi reati. Nel 2006 un
tribunale di Sibiu lo aveva condannato a tre anni di reclusione per furto, ma fu
graziato nello stesso anno. Subito dopo, la partenza per l'Italia.
Nel quadro della lotta alla criminalità, da un anno è in corso un progetto –
ITARO - di collaborazione tra la polizia italiana e quella romena. Alla luce di
quello che sta accadendo in Italia, dove è in vigore il decreto sulle espulsioni
dei cittadini comunitari, il governo di Bucarest ha deciso mandare in penisola
altri 30 ufficiali della polizia romena. Bucarest chiede che le espulsioni siano
motivate e vuole che i rappresentanti diplomatici rumeni in Italia siano
informati con 24 ore di anticipo in merito ad eventuali provvedimenti di
espulsione presi nei confronti dei propri cittadini. Inoltre Bucarest
incoraggerà il rimpatrio volontario garantendo un posto di lavoro ai rumeni che
rientrano in patria. Questi inoltre potranno ricevere assistenza giuridica da
parte di studi legali specializzati in ambito di libera circolazione delle
persone nell’Unione Europea.
Il premier Tariceanu, che in settimana dovrà incontrare a Roma il primo ministro
Romano Prodi, si appella agli investitori italiani perché contribuiscano a
distendere i rapporti italo-rumeni. L’Italia è infatti il principale partner
commerciale della Romania e qui risiedono ormai da anni migliaia di cittadini
italiani.
A Bucarest c’è una sorta di unità di crisi che riguarda i rumeni che vivono in
Italia. Le dichiarazioni si susseguono di continuo. Il presidente rumeno Traian
Basescu condanna "ogni violazione della legge commessa da un cittadino rumeno in
Romania, così come all'estero. Ma anche ogni atto di violenza contro cittadini
rumeni così come ogni discorso che inciti la gente a non rispettare i diritti
civili dei romeni, senza riguardo a dove si trovino nell'Unione europea".
Basescu critica inoltre il modo in cui l’Italia sta mettendo in pratica il
decreto sulle espulsioni, chiedendo che il ministro per gli affari esteri
consulti la Commissione Europea in merito. “Le espulsioni di cittadini europei,
che vivono in altri paesi Ue, devono essere motivate su situazioni individuali e
non di gruppo”, così il portavoce della Commissione Ue Johannes Laitenberger ha
commentato il decreto sulla sicurezza presentato dal governo italiano. Il
vicepresidente della Commissione Franco Frattini ha spiegato che "chi non ha
mezzi di sussistenza adeguati per vivere nel nostro paese deve poter essere
espulso" e le espulsioni devono essere effettive.
La Romania chiede invece che sia rispettato il termine di 30 giorni entro quale
i rumeni espulsi possono fare ricorso.
D’altra parte, Basescu sostiene che la questione rom non riguarda la sola
Romania ma dev’essere discussa a Bruxelles, perché c’è bisogno di un progetto
europeo per l’inclusione di questa minoranza (quasi 2,5 milioni di persone si
avvicina al 10% della popolazione rumena).
Agli occhi dei rumeni, i rom sono gli unici colpevoli di tutte le accuse e le
polemiche divampate in questi giorni, e questa percezione genera un effetto
boomerang che rischia di acuire l’intolleranza nei confronti della minoranza
rom.
“I rumeni commettono i loro errori, gli zingari hanno le loro debolezze, ma
dobbiamo trovare insieme una soluzione per uscire da questa difficile
situazione” sostiene Madalin Voicu, noto opinionista rom. “Per portare un fiore
o accendere una candela basta essere uomo”, dicono invece i cittadini rumeni,
per lo più di religione ortodossa. Sono stati in molti a riunirsi nel centro di
Bucarest per partecipare alla messa in memoria di Giovanna Reggiani, officiata
mentre a Roma si svolgeva la cerimonia funebre. Altri hanno lasciato e
continuano a lasciare messaggi di cordoglio e sdegno nella piazza
dell’Università, simbolo della Rivoluzione dell’89 e quindi della libertà. Una
tv privata vi ha installato un cartellone sul quale si stanno raccogliendo
migliaia di messaggi sotto il titolo: “Tu fai la Romania. Una preghiera per
Giovanna”. I rumeni sentono il bisogno di ribadire la loro condanna e il senso
di vergogna nei confronti del connazionale.
Gli italiani sanno quanto sia difficile per un emigrante sopportare una
reputazione negativa di cui sono responsabili solo alcuni dei connazionali, e
dovrebbero essere coscienti dell’errore insito nelle generalizzazioni. E’ un
grave errore pensare che esistano popoli buoni o cattivi.
Di Fabrizio (del 12/11/2007 @ 09:03:32, in Europa, visitato 1553 volte)
By ČTK 7 Novembre 2007
Prague, Nov 6 (CTK) - Martedì scorso attivisti dell'associazione Dzeno hanno inviato un tubetto di crema solare ed un buono per un solarium al deputato Ministro per lo Sviluppo Regionale Jiri Cunek, leader dei Cristiano Democratici KDU-CSL) [...]
Nella loro lettera, l'hanno ringraziato per "il lavoro modello del governo nel campo dell'integrazione dei Rom nella società" ha detto il presidente di Dzeno, Ivan Vesely.
A marzo, Cunek aveva provocato l'attenzione pubblica con le sue parole al tabloid Blesk su "le persone di pelle scura" alludendo al colore della pelle dei Rom, che "fanno disordini con la loro famiglia e appiccano fuochi in città."
Precedentemente, Cunek era stato criticato dalle organizzazioni rom e da altri attivisti per i diritti umani, per aver sgomberato degli affittuari Rom da una casa in cattive condizioni nel centro di Vsetin, quando era sindaco della città, nel nord della Moravia.
Cunek ha anche detto che la maggior parte dei Rom abusa dei benefici sociali.
Settimana scorsa, era apparso che alla fine degli anni '90 Cunek aveva rastrellato benefici sociali, depositando milioni di corone in banca.
Cunek ha detto che si dimetterà da ogni incarico governativo.
"Visto il cattivo tempo, osiamo trasmettere un buono per la terapia solare, dato che siete conosciuto come un fan dei bagni di sole," dice la lettera.
Cunek dovrebbe accettare il "modesto regalo" come "segno di gratitudine e comprensione."
Alla fine della lettera, gli attivisti augurano a Cunek un "magnifico bagno solare per il resto dell'anno."
Cunek insiste nel proclamarsi innocente e nel dire che la sua condotta non è stata immorale.
08.11.2007 -http://www.polskieradio.pl/zagranica/gb/dokument.aspx?iid=68950
Un monumento alla poetessa Bronisława Wajs, conosciuta come "Papusza" (la
Bambola) è stato inaugurato nel parco favorito della poetessa nella città di
Gorzów , nella Polonia sud occidentale. Il monumento è stato inaugurato da
Alfreda Markowska, anziana della comunità Rom di Gorzów, famosa per aver salvato
numerosi bambini Rom, Polacchi ed Ebrei durante la II guerra mondiale. "Papusza"
nata attorno al 1908 dalle parti di Lublino, è considerata la più eminente
poetessa Rom. Ha scritto in romanes ed i suoi lavori sono stati tradotti in
polacco da Jerzy Ficowski, più tardi pubblicati nella collezione "Le canzoni di
Papusza". La sua poesia è stata ispirata dalla natura e dal vagare degli
Zingari. Morì nel 1987.
Di Fabrizio (del 10/11/2007 @ 08:50:23, in Italia, visitato 1958 volte)
Stefano Comi | 2007-11-07 Un delitto orribile scuote l'opinione pubblica. Il presunto colpevole è un immigrato rumeno che vive, si fa per dire, in una baracca di cartone sul ciglio dell'Aniene (1). Parte la reazione politica: decreto legge ed espulsione di rumeni a tappeto (2). Che per anni la legge Bossi-Fini ha di fatto costretto alla clandestinitá coloro che non potevano presentare un contratto di lavoro valido è elegantemente taciuto. Che per anni la "politica dell'immigrazione" si sia di fatto limitata a punire e vessare gli immigrati, tanto da chiamare sulla scena la Commissione Europea contro il razzismo e l'intolleranza (3) viene nascosto sotto il tappeto delle tante inettitudini della politica italiana. La Commissione Europea rimprovera all'Italia di non aver applicato le norme europee per facilitare l'acquisizione della cittadinanza, di non avere introdotto norme chiare contro il reato di razzismo, di non aver aggiornato gli operatori delle forze dell'ordine e della magistratura sui reati di razzismo, di non aver incentivato le iniziative locali per la rimozione di elementi di discriminazione in base alla razza, alla religione, alla lingua degli immigrati. L'Italia è rimproverata per non mettere a disposizione nei tribunali un sufficiente servizio di traduzioni per i processi che vedono coinvolti gli immigrati, per non aver istituito centri di monitoraggio anti-razzisti regionali, di non avere sufficientemente sfruttato gli studi e le statistiche elaborate con i mezzi stanziati dall'UE per promuovere politiche idonee, di non aver adeguato i programmi scolastici in tema di diritti umani. La Commissione punta senza equivoci il dito sulla Bossi-Fini quale fonte di vessazioni, arbitrio e inefficienza alla base di fenomeni che poi, di fatto, risultano essere razzisti. Mancano corsi di apprendimento della lingua italiana per stranieri, insegnanti di appoggio nelle scuole con alta frequentazione di bambini con un contesto di immigrazione. Gli immigrati sono discriminati quando cercano un alloggio, quando vogliono aprire un conto in banca o quando vogliono assicurare un'automobile. Gran parte degli stranieri è assunta in nero o con stipendi nettamente inferiori a quelli degli italiani mentre aumenta il numero dei delitti a sfondo razzista. I gruppi piú colpiti, dice la Commissione, sono i richiedenti asilo, i Rom, i gruppi mussulmani. In tutto questo contesto, il dito è puntato in prima linea contro i media (!) che, specialmente dopo l'11 settembre hanno associato senza distinzioni i mussulmani e l'Islam col terrorismo. La Commissione aveva raccomandato di istituire un organismo indipendente che vigili sulle violazioni dei diritti umani, compresi comportamenti razzisti, all'interno delle forze dell'ordine. Tale organismo non è stato fino ad oggi istituito. La Commissione rimprovera che all'interno del parlamento italiano sono tollerati i discorsi razzisti e xenofobi della Lega che hanno mirato ad attribuire a gruppi minoritari (Sinti, Rom, mussulmani) la responsabilitá del degrado del tessuto sociale arrivando all'incitamento alla violenza e all'odio nei loro confronti. Mi fermo qui. In fondo alla pagina ho messo il Link al Rapporto della Commissione Europea. ... Che ripercussioni ha tutto questo sulla nostra vita e sul tessuto sociale e civile? Siamo purtroppo testimoni in questi giorni di molti episodi di violenza bestiale ed efferata. Perugia, Lecce, Cosenza, Garlasco, ... la lista è lunga ed è testimonianza di una societá che ha perso orientamenti e valori. Ma è anche la testimonianza di una giustizia che non funziona, non perché poco severa, ma perché inefficiente. Tempi processuali lunghissimi come in nessun altro paese europeo, danno la sensazione di impunitá ai criminali di professione e di impotenza ai cittadini onesti. Ecco allora che alla presenza dell'ennesimo delitto efferato e di fronte alla reazione rabbiosa dei cittadini e della stampa, la politica in prima persona indica nell'etnia, nella diversitá e nell'immigrazione la causa del male, cavalcando cioè essa stessa la tigre della xenofobia che a parole vorrebbe frenare. Cosí, per coprire le proprie responsabilitá, che sono gravissime, la politica bipartisan indica nella categoria che da anni è vittima di discriminazioni, emarginazione e razzismo, il colpevole collettivo di tutti i mali, catturando cosí due piccioni con una fava. Primo, nascondere le proprie inettitudini ormai endemiche da molto prima del fenomeno immigratorio; secondo, disfarsi del sintomo ultimo delle proprie deficienze senza doversi impegnare ad eliminarne le cause. È uno schema giá visto e vissuto e che ha portato, nemmeno tanto tempo fa, ai Lager e alle camere a gas. (1) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/flebile-attivita/flebile-attivita.html
(2) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/scattano-espulsioni/scattano-espulsioni.html
(3) http://www.coe.int/t/e/human_rights/ecri/1-ECRI/2-Country-by-country_approach/Italy/Italy third report - cri06-19 Italian.pdf
Di Fabrizio (del 09/11/2007 @ 08:56:59, in Italia, visitato 1619 volte)
COMUNICATO STAMPA CS127-2007 UCCISIONE DI GIOVANNA REGGIANI E ATTACCHI XENOFOBI: AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA RICHIAMA LE ISTITUZIONI E I MEZZI D'INFORMAZIONE A DARE IL BUON ESEMPIO TENENDO UN ATTEGGIAMENTO RESPONSABILE Facendo proprio il richiamo all'importanza della giustizia e all'insensatezza della violenza e della vendetta, rivolto dai familiari di Giovanna Reggiani, aggredita e uccisa a Roma il 31 ottobre 2007, la Sezione Italiana di Amnesty International ha sottolineato la necessita' che i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, gli esponenti politici e gli operatori dei mezzi di informazione adottino un atteggiamento responsabile e obiettivo che stigmatizzi le responsabilita' individuali e prevenga gli attacchi xenofobi. 'Esortiamo i rappresentanti del Governo, del Parlamento e degli enti locali cosi' come gli operatori dell'informazione a non indulgere a generalizzazioni, a non alludere a responsabilita' collettive di un determinato gruppo di migranti e a non utilizzare un'inaccettabile identificazione tra poverta' e propensione al crimine. Le istituzioni i media hanno il compito di 'dare il buon esempio' e di garantire la sicurezza anche attraverso un atteggiamento chiaro e inequivocabile di rifiuto di ogni forma di violenza e di pregiudizio' - ha detto Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. 'In questo momento siamo vicini alla famiglia di Giovanna Reggiani, come a tutte le vittime di crimini e di violenza commessi nei confronti delle donne. La sua uccisione ci ricorda la necessita' che i governi adottino azioni positive per fermare la violenza degli uomini contro le donne che, in Italia, secondo i dati ufficiali colpisce, a diversi livelli, una donna su tre. Approfittarne per esacerbare il dibattito sulle politiche migratorie significa dimenticare che tale violenza ha portata trasversale a elementi quali la cultura, la nazionalita' e la condizione sociale e che non vi sono popoli o gruppi che possano considerarsi immuni' - ha proseguito Pobbiati. La Sezione Italiana di Amnesty International si e' detta sorpresa per il modo affrettato e reattivo con cui sono stati adottati provvedimenti di portata generale che modificano le norme relative alla permanenza sul territorio italiano e alle espulsioni dei cittadini dell'Unione europea. L'organizzazione ha ricordato alle istituzioni che, secondo gli standard dei diritti umani stabiliti a livello internazionale e regionale, ogni espulsione deve essere adottata su base individuale e su presupposti chiaramente predefiniti e prevedere il vaglio da parte di un'autorita' indipendente. FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 novembre 2007 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Di Sucar Drom (del 08/11/2007 @ 09:06:43, in blog, visitato 2082 volte)
Sicurezza, è aperta la caccia
C’è voluta la brutale aggressione di una donna a Roma ad opera di un
delinquente, forse la più crudele degli ultimi tempi, per far alzare al governo
il piede dal freno e varare un decreto che rendesse immediatamente operative
misure sul fronte della lotta alla criminalità. Che il ...
La furia cieca è arrivata...
Vendetta e razzismo sono state infatti le due principali pulsioni che hanno
guidato la ''spedizione punitiva'' portata a termine ieri sera da una decina
di persone con il volto coperto da caschi da motociclista ai danni di quattro
rom rumeni nel parcheggio di un centro comme...
Mercedes Frias, perchè inseguire una deriva razzista e xenofoba?
Caro Ministro Giuliano Amato, se usi la polizia come braccio armato per la
vendetta di Stato; non puoi che aspettarti che, con le stesse motivazioni, altri
si sentano legittimati a usare la forza per difendersi dal “nemico invasore
criminale”. Trovi grande differenza fra entrare con l'aggressività della divisa,
armati, con le ruspe, ...
ASGI, no al decreto "sicurezza"
L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) esprime la più
ferma contrarietà al decreto legge sulla “sicurezza” emanato dal governo, nel
merito e nella forma. I disegni di legge elaborati su questo tema, nel prevedere
nuove ipotesi di reat...
L'avvocatura penale contro il pacchetto "sicurezza"
La giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, presieduta dall’avvocato
Oreste Dominioni si è riunita d’urgenza dopo la decisione del governo di
trasformare in decreto uno dei cinque ddl del "pacchetto sicurezza" a seguito
delle sevizie subite dalla donna ...
L'Europa e il tabù dei Rom
La risposta delle autorità pubbliche al massacro di Giovanna Reggiani è stata
ferma, netta: non c’è spazio in Italia per chi vive derubando, violando,
uccidendo. C’è qualcosa di sacro nel bisogno di sicurezza sempre più acutamente
sentito dagli italiani, così come c’è qualcosa di sacro nell’ospitalità,
nell’apertura al div...
L’Italia si è persa, la bestia è scatenata
L’Italia si è persa, la bestia è scatenata. Dopo i fatti della fine dell’anno
scorso a Opera (MI), qualcuno si era illuso che la politica e la società civile
potessero aprire gli occhi sulla situazione dei Rom e dei Sinti in Italia ma si
sbagliavano! Abbiamo assistito inermi ad un continuo di interventi che ricordano
in maniera speculare la Germania degli anni Trenta. Politici, preti,
intellettuali: tutti a ...
Fini: impossibile integrare i rom
Fini: impossibile integrare i rom. Sono le dichiarazioni rilasciate da Fini a
generare malumori con la sinistra. Secondo il leader di An “solo a Roma
andrebbero fatte subito 20 mila espulsioni”. E, riguardo all’integrazione dei
rom nel nostro Paese, esclude senza mezzi termini og...
Pescara, cappio ai Rom
«Cappio ai rom» è la scritta comparsa ieri mattina su un muro della sede del
Municipio di Pescara; accanto, sulla destra, è stata tracciata una Croce
Celtica. Il muro in questione si affaccia su un parcheggio interno. Altra
scritta xenofoba è stata lasciata, sempre a Pescara, sulla recinzione del parco
dell'ex caserma Cocco. Sull'episodio sono in corso indagini da parte ...
ARCI, non servono misure d'emergenza per la sicurezza
«Non servono misure d'emergenza per la sicurezza». Lo affermano in una nota
congiunta Paolo Beni, presidente nazionale Arci e Filippo Miraglia, responsabile
immmigrazione Arci. «La violenza dei giorni scorsi a Roma colpisce tutti noi per
l'efferatezza e la crudeltà. Tut...
Roma, fiaccolata contro il razzismo
Venerdì alle 19, di fronte al Colosseo, si terrà una fiaccolata contro il
razzismo e le manifestazioni di xenofobia che si sono verificate negli ultimi
giorni in città, organizzata da Prc, Pdci, Verdi e Sinistra Democratica. Lo
hanno annunciato Fabio Nobile, Massimiliano Smeriglio, Massimo Cervellini e Ri...
Rutelli forse si sveglia...
«Mi chiedo: c'è stata una violazione dei diritti umani in Romania? C'è stato un
intervento coattivo nei confronti di comunità rom, che sono state indotte a
espatriare avendo perso alcune prerogative sociali come la casa?». I due
inquietanti interrogativi sono stati sollevati dal vicepresidente del Consiglio
Francesco Rutelli nel corso della puntata di ieri sera di Matrix dedicata ai
temi della si...
Roma, il gioco dell’oca non si ferma
«I cittadini di S. Cornelia hanno segnalato che nelle ultime ore numerosi nomadi
rumeni, allontanati dalla zona di Tor di Quinto, si sono installati lungo le
scarpate di via di S. Cornelia all'altezza del primo Km e nei pressi di un
elettrodotto all'interno del parco di Veio. S. Cornelia è un quartiere
dell'estrema periferia del Comun...
Decreto “sicurezza”, iniziano le espulsioni e il balletto politico
E’ entrato in vigore il decreto legge che permette ai prefetti di emanare
provvedimenti di urgenza per l’allontanamento dal territorio nazionale di
cittadini comunitari per esigenze di pubblica sicurezza.
Dopo la firma apposta il 1 novembre dal Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, il decreto è stato pubblicato il giorno dopo nella Gazzetta
Ufficiale...
Leone Paserman, condanno duramente il decreto sulle espulsioni
«Condanno duramente il decreto sulle espulsioni emesso in modo troppo
frettoloso. Sono figlo di immigrati, presidente di una comunità di migranti e
appartengo a un popolo errante che ha subito depo...
Roma, cronaca di uno sgombero
Lunedì l’ennesimo sgombero, quasi non ci facciamo più caso ormai, uno sgombero
di qua uno di la! Ogni figlio è tanto figlio dei genitori quanto della società a
cui appartiene!!!
Devo dichiarare la mia profonda indignazione per lo sgombero di Tor di Quinto,
nessun premio per la rom che ha denunciato l’accaduto. Mi chiedo come sarebbe
andata se la donna non avesse parlato…
Un clima pericoloso
L'aggressione di ieri sera [ndr, 2 novembre 2007] contro un gruppo di romeni
dimostra che è avvenuto qualcosa che i pessimisti sentivano nell'aria. Quando
sono tanto forti le emozioni, e nessuno le raffredda e troppi le sfruttano, non
soltanto diventa difficile trovare le risposte giuste, ma si esasperano i
conflitt...
Tutto il Mondo si indigna
Da alcuni giorni riceviamo moltissimi interventi di innumerevoli organizzazioni,
non solo rom e sinte, da tutto il mondo. Pubblichiamo l'intervento dell'Union
Romanì spagnola, inviato al Governo italiano, con cui coll...
Roma, la comunità rom rumena chiede solidarietà
«Come comunità rom romena siamo profondamente indignati per il barbaro episodio
che ha portato alla morte di Giovanna Reggiani. Come cittadini neocomunitari che
tentano di vivere in questo paese nel rispetto delle regole chiediamo fermezza
da parte della giustizia giacchè atti così efferati e brutali non ammettono
esitazioni e v...
Decreto “sicurezza”, una proposta di modifica
Pubblichiamo l’intervento di Sergio Briguglio, inviato al Consiglio dei
Ministri, che mette in evidenza gli errori contenuti nel decreto legge
"sicurezza" e propone alcune modifiche per non disattendere ...
Rom e Sinti, chiediamo spazio
Pubblichiamo la lettera invita dall’associazione Rom Sinti @ Politica al
Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente della Rai, al Presidente
della commissione di vigilanza della Rai, all'On. Gianfranco Fini e alla...
Reggio Emilia, bocciato il referendum contro le micro aree per le famiglie sinte
“Campo nomadi” e micro aree: il referendum sostenuto anche dalla Lega Nord di
Reggio per impedire - tramite variante - il cambio della destinazione d’uso di
alcune aree demaniali ha incassato la bocciatura. Sedici i voti contrari (Pd,
Margherita e Prc), 11 i favorevoli (Lega N...
Brescia si prepara a cacciare i Sinti italiani
Trasformare i “campi nomadi” in centri di emergenza abitativa. L'assessore ai
Servizi sociali di Brescia Fabio Capra ha presentato ai colleghi di giunta una
proposta che, se trasformata in delibera e approvata dal consiglio comunale,
potrebbe gradualmente modificare l'utilizzo delle aree cittadine attualmente
abitate d...
Liberarsi degli stranieri: l'unica idea "nuova" della casta
Come è possibile che l'unica speranza odierna di cambiamento, Walter Veltroni,
seguendo l'esempio di Sergio Cofferati, si svegli improvvisamente con la camicia
nera per "deportare" quei nomadi che ha visto quotidianamente moltiplicarsi
sotto le sue finestre in quelle capanne da megalopoli del Terzo Mondo, cioè in
quei Rancitos o Favelas o Cimitero del Cairo che, come sanno anche ...
Prima di tutti vennero a prendere gli zingari...
“Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè
rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano
antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non
ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a
protestare” (Bertold Brecht). Cosi' con questi versi Brecht descriveva la
nascita del nazismo. Dilagano f...
Il Governo italiano racconta bugie all'Europa?
Visita a Roma ieri del vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, Maud de
Boer-Buquicchio, che ha incontrato al Viminale il sottosegretario all'Interno
Marcella Lucidi (in foto) e altri rappresentanti delle istituzioni italiane.
Tema degli incontri la situazione della popolazione rom presente in Italia che,
intervistato dall’Ansa, l’esponente del Consiglio ha definito complessa
“indipendentemente dall'emergenza di questi giorni e che vede coinvolti ...
Di Fabrizio (del 07/11/2007 @ 09:26:48, in Europa, visitato 2060 volte)
Rapporto sulla Violazione dei diritti basici del popolo Rrom
Presentato al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa
Secondo la Costituzione Albanese, ogni membro della minoranza Rrom che viva
in Albania ha i medesimi diritti di qualsiasi altro cittadino albanese; questo è
previsto nelle altre Legislazioni supplementari.
Questa minoranza culturale ha pure il supporto delle disposizioni del
Consiglio d'Europa che tratta i diritti delle minoranze e la carta linguistica
sulle minoranze regionali, ciò significa che esiste l'intera struttura legale
che sanziona i diritti e la libertà fondamentali per quanto riguarda minoranza
dei Rrom.
A fianco dei forum europei che monitorano i diritti della minoranza Rrom
sono stati inviati rapporti, raccomandazioni e note, poste anche delle
condizioni, cercando di ottenere l'attenzione del Governo Albanese e far
presente che questi diritti non sono attualmente realtà. Tutte le volte che ai
differenti Governi è stato chiesto di fare reali questi diritti, questa cosa è
prevista come un termine per quanto riguarda l'applicazione della Repubblica di
Albania nel corso dell'associazione e della stabilizzazione, nel senso verso
Comunità Europea.
Esistono e perdurano differenti progetti, sostenuti finanziariamente. Tentano
di materializzare in realtà i diritti e le libertà fondamentali riguardo la
minoranza Rrom in Albania. Possiamo menzionare qui il Patto di Stabilità o il
Decennio dei Rrom. Il Governo Albanese è spinto dal Consiglio d'Europa nel
disegnare ed approvare la strategia nazionale riguardo la minoranza Rrom. Quel
documento riflette le attività per raggiungere le priorità in differenti campi
dove basicamente è motivato il rispetto dei diritti della minoranza Rrom.
Nonostante la realtà non sia cambiata, la vita ed il lavoro di quelle persone
a volte è peggiorata a causa dei gravi problemi sollevati. Tuttora i Rrom
rappresentano lo strato meno favorito della società che ancora rifiuta i diritti
in campi come:
Il diritto all'educazione
Anche ora dopo 15 anni di democrazia scontiamo la mancanza di "un'intelligenzia"
Rrom e di persone diplomate. La percentuale di analfabetismo nella minoranza
Rrom è superiore all'80%.
Solo 7 Rrom frequentano l'università, ce ne sono 11 che frequentano la scuola
secondaria, su di una popolazione che si stima approssimatamente in 120.000
persone.
Soffriamo la mancanza di insegnanti Rrom nelle scuole pubbliche costruite
nelle aree di residenza dei Rrom.
Una grave situazione è rappresentata dalla selezione che frequentemente
dipende da diversi insegnanti nei 9 anni di scuola primaria che non vogliono
scolari Rrom nelle loro classi. Frequentemente la loro comunicazione con gli
studenti Rrom è manchevole ed insultante, non in linea con i metodi pedagogici.
Il mancato coinvolgimento degli studenti Rrom nelle lezioni, la loro
sistemazione nei banchi in fondo alla classe è una mancanza di attenzione che
sfocia nella discriminazione.
E' evidente la mancanza di asili d'infanzia nelle aree con popolazione Rrom,
come è evidente la mancanza di supporto per gli asili che hanno bambini Rrom.
Il diritto ad essere registrati come cittadini della Repubblica
d'Albania
La non registrazione dei bambini Rrom nei registri di base degli Uffici delle
Risorse Vitali è frequentemente conseguenza delle barriere burocratiche e delle
pratiche e delle procedure di registrazione, tenendo conto delle abilità e dello
status economico e sociale della popolazione Rrom.
Il diritto al lavoro
La percentuale di disoccupazione tra i Rrom è molto più alta di quella di
altre comunità.
Sono frequenti la non accettazione o i rifiuti cammuffati delle aziende
quando la richiesta d'impiego viene dalla minoranza Rrom.
E' pure evidente la mancanza di supporto alle attività i cui soggetti sono
Rrom.
Il diritto di Rappresentazione
La mancanza di rappresentazione dei membri della comunità Rrom è evidente non
solo in Parlamento, ma anche a livello locale. Ovunque, nelle municipalità, nei
comuni, in prefettura, nei distretti, nelle istituzioni del Sistema Giuridico,
nella polizia, nelle forze armate, nelle istituzioni sanitarie come pure nelle
istituzioni artistiche, scientifiche e culturali non si trovano Rrom.
La mancanza di un Codice Elettorale a base proporzionale lavora contro la
possibilità di avere eletto un membro della minoranza Rrom, secondo cifre,
percentuali e una reale rappresentazioni delle differenti comunità. Abbiamo lo
stesso supporto legale che hanno i Rrom in altri paesi. Loro hanno
rappresentanti nei parlamenti e nei governi locali e centrali.
Il diritto alla lingua Rrom
La caratterizzazione della minoranza Rrom come minoranza linguistica non è
rispettata come sancito dalla Carta delle Minoranze Linguistiche Regionali. Un
ruolo negativo è stato giocato dalla non inclusione del diritto di imparare la
lingua rrom nella Strategia nazionale per la minoranza Rrom. La mancanza di
insegnanti Rrom, capaci di insegnare la lingua, ha creato come un altro effetto
negativo, moltiplicato dalla mancanza di appoggio per la progettazione e
l'emissione di manuali in lingua rrom. Come pure l'assenza di programmi in
lingua rrom nella televisione nazionale ha giocato un effetto negativo.
Il diritto all'informazione
I media, guidati dalla maggioranza, non hanno mai creato accesso alle
problematiche e alla realtà rrom. Non si è mai offerto al pubblico la struttura
della Strategia Nazionale per la minoranza Rrom. L'assenza di una presenza nei
media, scritta o via radio, dei membri della comunità rrom ha portato a
conseguenze negative. Il Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione non
ha mai fornito le licenze richieste, ha negato il diritto di questa minoranza,
valutando la richiesta come non d'accordo con la legge attuale.
Pellumb Furtuna (Gimi)
Executive Director
Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Telefon: 00 355 4 368 324
Fax: 00 355 4 368 324
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