Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 30/06/2006 @ 19:01:39, in Europa, visitato 3118 volte)
Rromani Baxt Albania - Address: Rruga "Halit Bega", Nr.
28, Tirane - Tel/Fax: 00 355 4 368 324, E-mail
afurtuna@albaniaonline.net
SOS! Salviamo i bambini Rrom albanesi!
La realtà albanese con la sua dura transizione, con i noti problemi
economici, la disoccupazione, la violenza, ha scosso l'opinione locale e
straniera con i nuovi tragici avvenimenti che coinvolgono i bambini, come merce
di scambio.
Il traffico di minori si svolge principalmente verso la Grecia e l'Italia. Su
5000 bambini sono 510 quelli scomparsi senza alcun segnale.
Gran parte dei bambini Rrom, quelli cosiddetti "di strada" sono spariti dai
centri di rieducazione e si teme si siano trasformati in bambini cavie o schiavi
sperimentali del sesso. Passano in cliniche private, dove sono sottoposti a
trapianti d'organi gestite da reti criminali.
C'è stato lo scandalo di 200 bambini Rrom fotografati nudi, il cosiddetto
"scandalo pedofilo". Secondo le informazioni a disposizione, è maturato nel
centro "His children", dove vivevano abbandonati diversi bambini Rrom in
condizioni critiche socio economiche. Cresce il dolore e l'indignazione per le
condizioni in cui erano tenuti questi bambini. [...]
Oltre alla comunità Rrom albanese, sono coinvolte altre minoranze (greca,
macedone, Vlah, bosniaca, ecc) ma in nessuno di questi casi estremi viene
accennato alla loro origine. L'organizzazione "Romani Baxt Albania" ha
denunciato parecchie volte questo fatto, alle
istituzioni responsabili controllo albanese, alle organizzazioni
internazionali, alle organizzazioni locali numerose della società civile
specializzate nel controllo e nella difesa dei diritti dei Rrom.
Abbiamo informato, denunciato e fatto
appello sopra:
a) violenza estrema realizzata sui bambini Rrom dai segmenti
criminali differenti della società;
b) abuso di bambini effettuato tramite i
cosiddetti addestramenti di carità e gli aiuti alimentari;
c) rimozione dei
bambini dalla scuola obbligatoria iniziale e dal presentarli al donatore come
bambini di strada e illiterati.
Quei bambini sono curati dalle
organizzazioni criminali come oggetti di un commercio sicuro. La maggior parte
di quelle organizzazioni, hanno realizzato i loro profitti a nuocimento della
Comunità Rrom per più di dieci anni.
Parecchie volte è presentata questa situazione amara ai donatori stranieri.
Purtroppo, tutto è rimasto sotto silenzio, a causa della loro fede cieca ai
verso i cosiddetti soci di maggioranza nei programmi che collegano la Comunità di Rrom.
Hanno classificato la nostra reazione come di gelosia, mantenendo questa
associazione "nociva e corruttiva" assieme con le organizzazioni fantasma che hanno
usato con l'impunità, la Comunità di Rrom per gli obiettivi corruttivi.
Pellumb Furtuna (Gimi)
Di Fabrizio (del 28/06/2006 @ 16:21:06, in sport, visitato 2329 volte)
Ricevo da: claudia.pizzi.60@alice.itIL 29 GIUGNO 2006 AL SAINI DI MILANO - comunicato stampa
Gent.mi
Con la presente vorrei comunicare questo evento etnico culturale che avrà luogo a Milano il 29 giugno 2006 presso il Centro Piscine Saini di Via Corelli, 136, a partire dalle h. 20.30.
L’iniziativa in collaborazione con Studio 3R - associazione di Mediazione Linguistica Culturale – è volta a proporre nelle serate, a partire da giovedì 29 e nei giovedì seguenti, uno spettacolo musicale-gastronomico per promuovere le culture di gruppi etnici africani e caraibici.
Allo spettacolo di giovedì 29 interverranno Dj Cannelle (già testimonial dell’advertisement Morositas e presentatrice di un’edizione di Sanremo), la Bantu Band, impegnata in iniziative di diffusione della cultura afro (www.centroculturalebantu.it) e Vhelade, cantante soul pop e ghospel attualmente impegnata nella trasmissione Markette della tv LA7.
Trait d’union di queste serate che prevedono ospiti dai diversi paesi africani e non, sarà TTB, cantante attore ballerino di origine congolese, che accompagnerà gli spettatori dalle musiche afro funk alla tribal disco.
Spero lo riteniate interessante tanto da inserirlo nelle segnalazioni del sito di vivimilano, cosa della quale vi ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti.
Claudia Pizzi
Di Fabrizio (del 28/06/2006 @ 12:34:44, in casa, visitato 2640 volte)
Da Nadejda
Demeter
Secondo dati
raccolti dalla nostra organizzazione, l'amministrazione di Kalingrad (vedi
14/2/06) ha assunto la decisione dello scorso febbraio di demolire il
quartiere rom. La motivazione è la lotta contro il traffico di droga e l'assenza
dei documenti di proprietà delle case del villaggio di
Dorozhny, che è abitato dagli anni '60.
Secondo quanto a nostra conoscenza, i casi di
droga sono isolati, mentre l'assoluta maggioranza degli abitanti non ha niente a
che fare con essa.
Nel pratico, tutti gli abitanti di
Dorozhny hanno il permesso per
viverci. Sono case donate loro dalle autorità sovietiche alla fine degli anni
'60,al tempo del decreto che aboliva il nomadismo. Nel 2001 le autorità
regionali registrarono le proprietà, ma il decreto venne annullato dopo un
intervento di Georgy Boos, governatore della regione alla TV; durante il quale
promise di "sradicare la criminalità nel villaggio col fuoco". Riteniamo che la
vera ragione risieda negli appetiti commerciali che sollevano quelle aree.
Per preparare la popolazione locale alle
demolizioni i giornali e la TV ha da tempo aperto una campagna sul traffico di
droga nel villaggio. Il passaggio successivo è stata la decisione del tribunale
di demolire le case.Contemporaneamente le autorità hanno cominciato a vendere i
terreni espropriati.
Dopo la demolizione di 40 stabili, 150 persone,
inclusi bambini piccoli, si sono ritrovati per strada. Tutti cittadini della
Federazione Russa e tutti col permesso di residenza. Ci sono stati anche scambi
"legali" di passaporti, per cui i giovani sino a 14 anni hanno perso la loro
residenza. Alcuni hanno la fotocopia dei vecchi passaporti registrati a
Dorozhny. Non ci risulta che le
famiglie espulse abbiano avuto alcuna forma di compensazione, ma attualmente
siano sistemate in tende in un'area militare. Le autorità stanno tentando di
rilocarle in villaggi lontano, ma la fama di spacciatori di droga vanifica gli
sforzi. Al momento le aree della milizia sono poste a 2/300 km. da Kaliningrad,
mentre Dorozhny si trovava a solo 2 km.
Se questa non è deportazione, come chiamarla? Si
sta negando il principio costituzionale che garantisce a ogni cittadino un posto
dove vivere. Le immagini delle demolizioni, della presenza della milizia armata,
del rogo delle case, del disorientamento degli anziani, del pianto dei bimbi,
ricordanoil comportamento dei nazisti durante a II guerra mondiale.
Siamo sicuri che il problema dello spaccio di droghe possa essere risolto con
sistemi legali. I criminali vanno puniti, ma senza che le loro colpe ricadano su
un'intera etnia.
Nel contempo azioni simili stanno accadendo ad
Arcangelo, a Volgograd (dove recentemente sono stati uccisi due Rom) nella città
di Iskitim nella regione di
Novosibirsk (dove diverse case rom sono state date alle fiamme e ci sono stati
diversi morti, tra cui una ragazzina di 8 anni).
Lo stesso sta accadendo a
lianovsk and Yaroslval. DEputati, sindaci, governatori e giudici, tutti si
appellano alle procedure legali, richiedendo deportazioni, pogrom, massacri ed
incendi. Le espulsioni vengono mostrate in TV senza alcun commento, come misure
dettate da disperazione. Resta la speranza che i casi menzionati siano solo una
coincidenza e non una campagna pianificata contro questo gruppo etnico. Sono
comunque necessarie misure urgenti per fermare queste azione e speriamoche
vengano prese con urgenza.
Contact information:
Nadejda Demeter
Federal Ethnic-Cultural Russian Roma Authonomy
109428, RYAZANSKIJ Prospekt, 39, build 1.
Moscow. Russian Federation.
Tel.: +7-095-171-87-18 / +7-095-735-40-10
Fax: +7-095- 171-87-18
E-mail:
demetera@mtu-net.ru
Di Fabrizio (del 27/06/2006 @ 10:35:15, in scuola, visitato 3301 volte)
Da maggio scorso, sono apparsi sui media statunitensi, in particolare quelli diretti verso i lettori europei, una serie di articoli che paragonano la lotta dei negri americani negli anni '60 a quella dei Rom nell'Europa del 2000. Ora è la volta di Dzeno, sempre attenta ai suggerimenti e alle tattiche provenienti da oltreoceano. Articolo precedente.
23. 6. 2006 - I Rom mutuano le tattiche delle lotte per i diritti civili. per ottenere uguali opportunità nell'accesso alla scolarizzazione e nuove opportunità per i loro figli
OSTRAVA, Repubblica Ceca - Siamo nei pressi di un insediamento-ghetto, una ragazza con un ventaglio di plastica in testa, balla sulla porta di una casa diroccata. Fluttua all'interno, una scintilla nel buio, libera per ora dalle statistiche che predicono che si svilupperà in una giovane madre sposata ad un uomo con "più residuo di stoffa che monete nelle tasche".
All'appartamento al secondo piano, Berta Cervenakova auspica un futuro migliore per la sua famiglia. Nikola, suo figlio di 17 anni, è uno dei 18 che ha accusato il governo di segregazione scolastica. I ricorsi anti-discriminazione sono parte della nuova generazione di Rom, per contrastare generazioni di pregiudizi in tutta l'Europa dell'Est con tattiche mutuate dai movimenti civili U.S.A.
"Se non si trattasse di razzismo, perchè mia figlia è stata destinata a una scuola differenziale?" chiede Cervenakova, nella sua cucina decorata con pentole riempite di fiori di plastica. "Il sistema ha fallito. Vogliamo i colpevoli".
Il caso ceco e altri simili in Bulgaria e Ungheria sono la prova lampante dei persistenti pregiudizi affrontati dai Rom, e scoprono gli stili di vita che hanno contribuito alla povertà diffusa nella comunità e la sua scarsa voce politica. Durante il comunismo, i Rom beneficiavano di un sistema che offriva pari condizioni lavorative, a fronte però di un'istruzione di "secondo livello" che non li ha preparati ai fervori capitalistici e ai pregiudizi seguiti al crollo del muro di Berlino.
"Questi casi discriminatori si ispirano all'esperienza americana" afferma Dimitrina Petrova, direttrice esecutiva di European Roma Rights Center, che segue gli sviluppi cechi. La sua organizzazione vuole modellarsi su come i neri negli Stati Uniti usarono i tribunali, incluso il caso Brown v. Board of Education oltre 50 anni fa, per promuovere il cambiamento sociale.
Scopo dei gruppi Rom, come per la minoranza degli studenti nel Kansas del 1950, è di vincere la causa che obblighi il governo nazionale a rafforzare le leggi anti-discriminatorie.
E' una strategia nuova in un'Europa più incline a cercare protezione nei parlamenti. Azioni iniziate nell'ex blocco sovietico, perché i diritti umani e il multiculturalismo incontrino le richieste di adesione all'Unione Europea.
Il caso sollevato contro la Repubblica Ceca, portato dal gruppo di Petrova dopo la scoperta che gli studenti Rom sono 27 volte di più esposti alle scuole differenziali, viene rivolto al giudizio finale della Corte Europea dei Diritti Umani. Lamenta che il governo Ceco ha storicamente deviato i Rom verso scuole differenziali, basandosi più su criteri etnici che sull'abilità intellettuale. Il tribunale inizialmente ha stabilito che gli studenti Rom hanno subito un trattamento impari, ma ha rifiutato di ammettere che a questo corrispondesse un'attitudine intenzionalmente discriminatoria.
Le autorità ceca hanno preso conoscendo del problema e iniziato a fare cambiamenti.
"Abbiamo iniziato ogni discussione possibile su come integrare i bambini Rom," dice Ondrej Gabriel, portavoce del Ministro dell'Educazione, che rimprovera i Rom per non insegnare il Ceco ai loro figli. Ci sono nuove classi di lingua prescolari espressamente per i Rom, e nelle classi sono stati posti specialisti Rom.
I critici affermano che i Rom sono più portati degli altri per finire in classi con problemi di apprendimento.
"Si limitano a ridipingere i segni" dice Kumar Vishwanathan, a capo di Life Together, organizzazione anti-discriminazione di Ostrava, dove si sima abitino 30.000 dei 250.000 Rom del paese. "Come mai non si integrano questi bambini? Il sistema scolastico congela questa comunità e li tiene lontani dal progredire."
Libuse Soukalova, direttrice di una scuola dell'obbligo per bambini con problemi d'apprendimento, dice che in 27 anni come educatrice, non può nominare un solo Rom che abbia avuto una storia di successo. Nel 2005, il 25% degli studenti Rom ha completato la scuola primaria, confrontato col 73% degli studenti etnicamente cechi. Soukalova aggiunge che ogni anno 30 dei suoi studenti Rom iniziano le superiori, e due la terminano.
"I loro bambini non frequentano la scuola d'infanzia, e i loro genitori non prestano grande attenzione all'educazione" continua, aggiungendo che ogni studente nella sua scuola affronta un test psicologico ed attitudinale. "Non conoscono le cose che sanno i loro coetanei cechi."
I Rom, che si pensa migrarono dall'India oltre 1.000 anni fa, a lungo hanno vissuto ai margini della società europea. Lavorando come stagnaie musici, lavoratori a giornata e come zappatori, inizialmente si spostavano in carovane attraverso le foreste. Sono stati visti stereopaticamente come ladri e bugiardi, e spesso visti più come artisti che pragmatici. I nazisti li accusarono di inferiorità razziali, e ne uccisero circa 500.000 nei campi di concentramento.
Si stima che siano tra gli 8 e i 15 milioni i Rom sparsi nell'Europa Centrale e Orientale. L'ampia discrepanza dei numeri è dato dal fatto che molti negano la loro appartenenza per paura di persecuzioni. Ad esempio, nella Repubblica Ceca il Difensore Pubblico dei Diritti, che indaga sulle violazione delle libertà civili, dice che anche recenti rapporti al tempo della Guerra Fredda, le donne Rom furono sterilizzate "in maniera illegale o per motivi inappropriati" (vedi articolo precedente).
Il caso venne alla luce nel 2004 quando 10 donne Rom lamentarono di non essere state informate sulle conseguenze della sterilizzazione. La pratica faceva parte di una politica non esplicitata nell'era comunista, per prevenire il "rischio sociale" di un alto tasso di natalità tra i Rom. Il difensore pubblico ha scoperto che questa attitudine persiste negli ospedali e che "la società ceca deve affrontare questa realtà."
I Rom furono portati ad Ostrava dopo la II guerra mondiale, per lavorare nelle miniere di carbone e negli impianti chimici. Il cielo era una ua visione granulosa di promessa, sibilante per i vapori, il fumo e gli effluvi nocivi. Ma ancora i locali si siedono sui gradini della cupola di san Venceslao, scolando birra e ascoltando i colpi di mazza delle macchine. Il museo cittadino è poco frequentato e si mormora "I fine settimana ormai sono morti. Non funziona più niente."
Ai margini di Ostrava, oltre le fabbriche saccheggiate e il groviglio della ferrovia, su Cervenakova e sua figlia Nikola e i loro soprammobili, molte ragazze ripetono la storia dei loro avi: ricevendo educazione che le quqalificano per lavori come aiuto cuoche e tuttofare.
"Sono stata alla differenziale per 9 anni. Il dottore aveva detto a mia mamma che non ero pronta per la scuola normale," dice Lycie Gorolova, una ragazza con poche possibilità in una città che conta il 28% di disoccupazione. "Nella mia classe eravamo 30 Rom e 4 bianchi. Volevo fare la fornaia o la parrucchiera, ma non ero qualificata. Ho dovuto scegliere tra assistente in cucina o donna di servizio. Mia madre è donna di servizio."
Storie simili si ripetono. Tutti sanno che anni nelle scuole differenziali, negano l'accesso alle superiori, diminuiscono le possibilità per il college o altri corsi avanzati.
Cervenakova dice che il futuro di Nikola è stato compromesso dalla scuola primaria, in un istituto differenziale. L'anno scorso è arrivata in una classe normale, ma si è trovata sempre indietro e più lenta delle sue compagne. Ha iniziato a marinare la scuola e cercare qualche lavoro. Ora, a 17 anni, frequenta l'ottavo grado. Nessuna ambizione, se non quella di sposarsi.
Dice: "Ho soltanto brutti ricordi."
"E' la mia primogenita" dice Cervenakova, il cui marito era autista al tempo del comunismo e attualmente è disoccupato. Gli altri figli - due ragazzi e una ragazza - frequentano la scuola normale e se la cavano bene.
C'è paura e un po' di rimpianto quando racconta cosa è capitato a Nikola: "Non sapevo come comportarmi quando il personale scolastico è venuto qui. Mi diedero un foglio di carta e mi dissero di firmare. Non lo feci. Nikola era troppo giovane per conoscere le conseguenze di ciò."
Dusan Cervenak, Rom cresciuto nel quartiere zingaro di Ostrava. Ha visto i suoi amici che lasciavano le scuole differenziali. Ha frequentato le classi regolari e oggi è un operaio lavoro apprezzato tra i Rom. Un omone con baffi sottili, Cervenak dice che la situazione difficile e le differenze culturali hanno mantenuto la comunità dalle altre generazioni.
"Nel passato la soluzione più facile era mettere i Rom nelle scuole differenziali. Molti non parlavano il ceco. Rimanevano indietro e non erano bravi studenti," dice."Le cose sono cambiate negli ultimi anni. Ora le scuole primarie hanno assistenti per i bambini Rom."
In città, quello che hanno costituito le compagnie di carbone anni fa sta sbiadendo. I quartieri residenziali sono degradati, crescono il crimine e la droga. Il cielo in compenso è pulito, ma in pochi sembrano apprezzare questa novità.
Jiri Smelik è stato dirigente di una scuola regolare per 13 anni. Il ruolino degli studenti è indicativo dei cambiamenti nel quartiere. Nei primi anni, l'8% degli studenti era Rom, oggi sono il 70%.
"Non voglio sembrare razzista," dice seduto nel suo ufficio al termine della giornata, mentre spazza il pavimento con una scopa. "Ma non credo nell'eguaglianza tra le persone. Mi spiace dirlo, ma in generale i Rom sono meno intelligenti."
Ha lasciato la sua dichiarazione sospesa; non la ha ritrattata.
Smelik dice che in 13 anni solo quattro degli studenti Rom sono andati alle superiori. Cita problemi sociali, povertà, ghetti e la mancanza di quella che chiama un'intelligentsia Rom. Sospira profondamente, tentando di mettere ordine nei suoi pensieri: "Spero di poter offrire una chance per una vita migliore," dice. "E' un lavoro che esaurisce. Provi duramente. 100volte e 100 volte ancora."
Cammina calmo lungo il corridoio, armeggiando con le chiavi ed mostrando alcuni ospiti. Blocca il portello e si dirige indietro verso il suo ufficio
By Jeffrey Fleishman, LA Times Staff Writer
Di Fabrizio (del 26/06/2006 @ 10:50:03, in Regole, visitato 6426 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
From: Comitato amnistia
To: romlavoro@tiscali.it
Sent: Saturday, June 24, 2006 3:25 PM
Subject: Urgente: richiesta firma su appello per l'amnistia
Caro Aleramo,
come sai martedì 27 alle ore 11, sotto la presidenza di Don Antonio Mazzi, si
terrà a Roma, presso la sede del Partito radicale, un primo appuntamento
pubblico del Comitato per l'amnistia, in occasione del quale vorremmo rendere
noto alla stampa un appello intitolato "Un'amnistia per la legalità" che ti
invio in allegato a questa email, e sul quale chiediamo la tua firma e un tuo
aiuto per raccogliere altre adesioni.
Vorremmo raccogliere le adesioni già prima del nostro incontro, in modo da poter
organizzare fin da subito una conferenza stampa alla fine dei nostri lavori.
A presto, contiamo sul tuo aiuto
Diego Galli e Irene Testa
Comitato per l'amnistia, la giustizia e la legalità
Tel 3470918518
Di Fabrizio (del 26/06/2006 @ 10:48:53, in Regole, visitato 2814 volte)
da Saimir MILE COMUNICATO
Vogliamo la verità sulla morte di Vilhelm Covaci
In seguito alla morte, nella notte dal 19 al 20 giugno 2006, di un giovane
Rrom inseguito dalla polizia, l'associazione "La Voix des Rroms" domanda che sia
fatta luce su quanto è successo. I poliziotti hanno aperto il fuoco in un luogo
frequentato da Rroms, e Vilhelm Covaci, 19 anni, è morto annegato nel canale
Saint Denis provando a sfuggire ai poliziotti che lo inseguivano. Suo fratello,
Daniel L., che lo accompagnava, è stato così brutalmente colpito, in loco ed in
seguito al commissariato, che è stato inviato all'ospedale a Bobigny, per come
era ridotto. Accanto alla famiglia della vittima, l'associazione "La Voix des
Rroms" domanda che sia fatta luce su questo fatto drammatico. Una conferenza
stampa sarà organizzata martedì 27 giugno alle 11 dove vivono i genitori
(dettagli in fondo pagina), dove saranno annunciate tra l'altro e nuove
iniziative delle associazioni rroms e dei cittadini interessati.
Il corpo senza vita di Vilhelm Covaci, di 19 anni, è stato trovato nel canale
Saint Denis venerdì 23 giugno verso le 12h 30. Il procuratore della repubblica
ha ordinato l'apertura di un'indagine, ed il trasporto del corpo del giovane
Covaci all'Istituto medico-legale di Parigi per d'autopsia. Infatti, Vilhelm
Covaci sapeva perfettamente nuotare ed a quest'epoca dell'anno l'acqua non è
abbastanza fredda per fare pensare ad una sincope. Inoltre, la causa reale del
decesso li interroga tanto più che, anche se si sapesse che il sig. Covaci era
annegato ad un posto preciso (dove i poliziotti lo inseguivano), la ricerca del
corpo ha avuto luogo soltanto venerdì scorso, cioè 3 giorni dopo. I Rroms che
avevano assistito alla scena della notte dal 19 al 20 affermano avere inteso
grida ed avere visto poliziotti colpire violentemente un giovane uomo coricato
per terra, ciò che è confermato da Daniel L.
Accanto alla famiglia della vittima, l'associazione "La Voix des Rroms",
esige la verità sulle circostanze precise della morte di Vilhelm Covaci, secondo
la giustizia. Inoltre, vogliamo fare un punto sulle brutalità poliziesche di cui
i Rroms sono vittime. Ad esempio, circa un anno fa, sempre ad Aubervilliers, dei
poliziotti aprivano il fuoco su un posto abitato da Rroms della Romania
gridando insulti razzisti. Un'indagine era stata aperta allora, ma finora non
abbiamo avuto notizie. Oggi l'affare è infinitamente più grave, è morto un uomo.
Dopo il razzismo delle parole, chiaramente espresso, come dal sig. Yves Calvi è
i suoi amici nell'emissione "delinquenza, la strada dei Roumani" diffusa sulla
rete pubblica France 5, (catena che si dice culturale e pedagogica), noi siamo
preda di un razzismo di Stato mortale.
Una conferenza stampa sarà organizzata martedì 27 giugno alle 11 a
Aubervilliers, sul terreno dove viveva Vilhelm Covaci.
Per trovarci: Porta di Aubervilliers, prendere la via del posto, a destra
delle tende del circo di fronte alla rotonda. Alla fine della via del posto,
girare a destra dinanzi all'impresa di calcestruzzo. Il terreno rrom è chiuso da
una porta di lamiera ondulata grigia e verde.
Raggiungeteci per chiedere verità e giustizia.
Arci Solidarietà Lazio Digital Desk Filmarci con: Presidenza del Consiglio Provinciale di Roma e Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma INVITANO alla presentazione del film "Le donne vestivano gonne fiorite" regia di Carlo Chiaramonte Un documentario a più voci (e volti) sulla vita delle donne nelle comunità zingare
Prodotto da Digital Desk e ARCI con Presidenza del Consiglio Provinciale di Roma Comune di Roma - Commissione delle Elette e con il contributo di Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Sociali Municipio Roma XI Farmacap Protagoniste del documentario sono sette donne che vivono nei campi nomadi romani, quattro adulte e tre ragazze, che tra richiami alla tradizione e desideri di cambiamento raccontano le difficoltà della loro vita e i loro sogni di un futuro migliore. La proiezione avrà luogo mercoledì 28 Giugno alle ore 16.30 presso la Casa del Cinema a Villa Borghese, Largo Marcello Mastroianni, 1 Roma
Di Fabrizio (del 25/06/2006 @ 10:56:49, in Europa, visitato 2985 volte)
- 23 giugno 2006 - da
Czech_Roma
Nonostante un rapporto confermi che continua l'uso della sterilizzazione
forzata presso le donne Rom, i gruppi di appoggio legale rimproverano al governo
ceco di non prendere azioni in merito. Nel dicembre 2005, l'omnbudsman
(difensore civico) Otakar Motejl, ha elencato dozzine di casi di sterilizzazioni
forzate avvenute tra il 1979 e il 2001 "senza che vi fosse stato consenso
formale ed esplicito", recita l'Associated Press. Motejl richiede che il governo
ceco fornisca i dati sul consenso esplicito, informazioni accurate alle donne
Rom e un piano per compensare le vittime di questa pratica.
Il rapporto di Motejl è di sei mesi fa, ma nulla sembra cambiare nella
pratica e nel silenzio-assenso del governo ceco. Le indicazioni fornite dal
ministero della Sanità sono disattese, e sempre secondo l'Associated Press e il
sito Newsdesk.org non c'è volontà di rifondere le vittime, gli ospedali
rifiutano di riconoscere questa pratica come illegale. Gli avvocati delle
vittime dicono che le vera ragione è il razzismo.
Per tutta risposta, molte romnì hanno portato i loro casi in tribunale. Nel
2005, Helena Ferencikova è stata la rima a denunciare l'ospedale per
sterilizzazione forzata. Il Tribunale distrettuale di Ostrava ha condannato
l'ospedale per pratica illegale e ha richiesto una scusa formale. L'ospedale a
sua volta ha ignorato la richiesta e richiesto una revisione del caso in
appello.
Di Fabrizio (del 24/06/2006 @ 12:14:49, in Regole, visitato 2377 volte)
Servizio di assistenza legale per gitani, a cura di
Union Romani (in spagnolo)
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