Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/03/2006 @ 08:00:00, in Italia, visitato 7377 volte)
La domanda è VOLUTAMENTE provocatoria: secondo voi Milano sarebbe una città più bella e vivibile senza "zingari"? La domanda, beninteso, è rivolta ai diversi schieramenti, e non nasconde pietismi o buonismi vari. Diciamo, vorrei discutere LAICAMENTE di politica e progetti senza camuffamenti ideologici. Certo, occorre avere un punto di partenza. Se per "zingari" intendiamo il campo-inferno di via Barzaghi-Triboniano, la + grande bidonville italiana, il simbolo stesso della politica degli sgomberi e della non-accoglienza, difficilmente si troverà qualcosa da recuperare, se non quegli strani miracoli che avvengono nella terra di nessuno.
OK: da lì recuperiamo il coraggio: QUI, QUI e QUI. Trovato il coraggio, so qual'è il punto di arrivo della mia provocazione:
Questo, ma soprattutto QUESTO
Quello che raccontavo di Monza, potrebbe succedere nuovamente, nel mio quartiere stavolta, ma questa volta si può evitare.
Milano: Periferia nord est, zona 2, oltre 130.000 abitanti.
I ROM: Tra loro, 150 Rom Harvati, cittadini italiani, che abitano in zona da oltre 30 anni (ricordate?). Il loro campo comunale, da 15 anni è nel mezzo di uno dei pochi polmoni verdi della zona.
IL PARCO: Questa è la parte interessante: nella zona, tradizionalmente affamata di verde pubblico, uno scampolo di verde, che praticamente è la parte terminale di due parchi: quello della Martesana e quello della Media Valle del Lambro. Due zone tutelate ambientalmente, non soltanto per il verde, ma anche come parte di un ecosistema dove i campi, le ville storiche, le vie d'acqua (trasporto e creazione di reddito), si sono formate e hanno convissuto dal rinascimento. Difatti, tutta la valle è a vincolo ambientale (legge 1497). Certo ci sarebbe bisogno di intervenire perché il parco possa essere curato e valorizzato.
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clicca sull'immagine per vedere la mappa
E man mano che ci si avvicina a Milano, aumenta il degrado: discariche a cielo aperto, verde abbandonato, cantieri e costruzioni senza piano regolatore, campi (sì, CAMPI, ci torniamo in seguito) regolari o meno, edifici storici in evidente stato di abbandono.
A Milano il parco è come isolato dal resto della valle: c'è solo una pista ciclabile che costeggia il Naviglio, qualche fabbrica storica, una marcita e cantieri edili che assediano il poco verde superstite.
consulta la pianta dell'area
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Nella cartina a sinistra, ho riportato anche gli appetiti immobiliari su quel fazzoletto di terra. Se tutto il bacino della Martesana è a vincolo ambientale, chissà perché a Milano, è permesso costruire sulla marcita.
Lasciando perdere le valutazioni ambientali, VOI andreste ad abitare in una casa (anche nuova), con le fondamenta su quel terreno, a qualche chilometro da negozi e servizi, e circondata da campi nomadi comunali e no??
Non sentite uno strano odore, tipo speculazione immobiliare?
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Facciamo finta che di quei Rom non mi interessi più di tanto... che vadano pure, dove... non importa. Ma potrei chiedere ai miei concittadini, se il prezzo da pagare dev'essere PER FORZA perdere anche quello schifo di parco e quella misera pista ciclabile? Ma sì, c'è tanto verde pubblico a Milano!
Il campo:
Sembrerà strano, ma anche i Rom discutono di queste cose e forse se ne interessano. Quello che non si capisce, è perché in un parco si possono costruire case, e chi si è stancato di vivere in roulotte non può costruirsi una casa ad un piano solo.
Ma, poniamo caso, si trovasse qualcuno a cui il verde pubblico interessa ancora, si potrebbe dirgli:
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a Roma è una cooperativa di Rom e Sinti che cura le piste ciclabili, a Milano si può fare;
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se ci sono 20 km. di parco intercomunale, e nel parco vivono oltre una decina (di Rom) qualificati professionalmente come operatori del verde, potrebbero operare qui;
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nel campo (vivono lì!) muratori, elettricisti, idraulici non mancano. Non mancano neanche gli edifici storici che devono essere risistemati. Occorre la volontà politica di risistemarli.
Un ultimo punto, per adesso:
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nessuno si stupisce se un Rom vive nel fango, ma se per caso questo Rom e la sua famiglia da generazioni vivono del commercio di cavalli (riecco Monza!) non può, perché il suo allevamento non è a norma se è nel medesimo fango. Ma perché non valorizzare questo benedetto parco con un maneggio a norma, con gite a cavallo, con visite nel verde e nelle dimore storiche?
E quante altre idee possono nascere da qua!
Al posto di tenere 150 persone confinate in un ghetto, nell'area di tutto il parco si può rilocare e dare lavoro a buona parte delle famiglie. Domani, scriverò di come è già stato fatto da altre parti in Italia. Fine della provocazione (per ora).
Riferimenti:
Eugenetica e Rom Manuale Operativo per l'Integrazione delle Politiche Sociali Locali Associazione/Consorzio Vivere i Navigli
PS: Chiamiamola "un'ipotesi di partenza", aspetto suggerimenti e critiche. Se non volete commentare, ecco il NUOVO SONDAGGIO
La scorsa settimana il Senato ha discusso sulla richiesta del
Presidente Traian
Basescu, perché i Rom fossero riconosciuti tra le vittime dell'Olocausto
avvenuto durante la II guerra mondiale. [...] La legge rumena, già approvata in
passato attraverso diverse polemiche, definiva l'Olocausto come la
"Persecuzione sistematica ed annichilimento operata dallo stato, degli Ebrei
Europei, condotta dalla Germania nazista e dai suoi alleati e collaborazionisti
tra il 1933 e il 1945", ignorando i Rom e le complicità del loro alleato
rumeno durante la II guerra mondiale, sia attraverso i corpi statali che le
milizie paramilitari della Guardia di Ferro.
L'appello compilato da intellettuali e OnG era stato recepito lo
scorso autunno dal Presidente Basescu, che si era impegnato a presentarlo al
Senato. Non senza polemiche: ancora nel 2003 l'ex Presidente Ion Iliescu aveva
affermato che non c'era stata alcuna persecuzione in territorio rumeno. (altre
notizie)
Fonte:
Romanian_Roma
Di Daniele (del 02/03/2006 @ 09:00:15, in Europa, visitato 2277 volte)
AFP/File Photo: Elena Gorolova, 37 anni, in posa il 18 febbraio 206 nel suo appartamento di Ostrava. E' una delle 87 Romnià che hanno chiesto risarcimento per le sterilizzazioni forzate operate negli ultimi 40 anni. "Una donna sterilizzata è come un albero morto, tutto quello che gli resta è di essere abbattuto."Con voce emozionata Natasa Botosova, 39 anni, racconta il suo caso ad una quindicina di donne rom, decise, come lei, ad ottenere giustizia dopo anni di silenzio. L'uditorio condivide la stessa esperienza: esse dichiarano di essere state sottoposte a sterilizzazioni forzate; Jirina "senza saperlo", Anna "senza capirlo", ed Elena "senza dare il proprio assenso". Per anni, Natasa ha osservato il silenzio "perché essere sterilizzate è una vergogna personale", in una comunità nella quale i bambini sono una ragione di orgoglio. La recente vittoria legale di una zigana di 22 anni, Melena Ferencikova, seguita dalle conclusioni di un rapporto ufficiale che ammetteva per la prima volta l'esistenza di vittime di "sterilizzazioni illegali" nella Repubblica Ceca, ha dato loro il coraggio di lottare. Ferencikova, la cui vergogna non è diminuita dall'evento del 2001, ha spiegato cosa accadde; "stavano per praticare un cesareo, mi fecero firmare una carta, poi ho saputo quando mi sono svegliata che ero stata sterilizzata". A novembre, la corte regionale di Ostrava ha detto che "i suoi diritti personali sono stati disprezzati", perché non aveva dato "il suo chiaro consenso" ai medici. La deliberazione ha rappresentato un inizio nell'Europa centrale, secondo il Centro europeo per i diritti dei rom con sede a Budapest. Proteste contro tali pratiche eugenetiche erano state espresse nella Repubblica Ceca dal 1978, ma un delegato ceco nel 2003 aveva garantito ad una sessione delle Nazioni Unite che erano "una leggenda". Ferencikova dice che la sua vittoria "appartiene a tutte le donne di Ostrava", una fredda città industriale nell'est del paese, e che lotterà "fino alla fine". La Corte ha ordinato all'ospedale di scusarsi per quello che è successo ma ha respinto le richieste di risarcimento dicendo che il termine ultimo per i danni era scaduto. Il caso ora è soggetto di un ricorso separato. L'avvocato della Ferencikova afferma che no si dovrebbe rinunciare ai danni per una violazione dei diritti personali, l'ospedale basa il suo appello al fatto che ha agito secondo le procedure mediche stabilite. In totale, 87 rom hanno presentato denuncia contro la sterilizzazione forzata nella Repubblica Ceca dal 2004. Senza aspettare che le autorità esaminino i casi, l'ombudsman – incaricato di difendere i diritti dei cittadini contro la pubblica amministrazione – ha aperto un'inchiesta. Nel suo rapporto di dicembre, il risultato di 12 mesi di indagini, ha stabilito che ci sono stati circa 50 casi di "sterilizzazioni illegali" senza il dovuto consenso. In ciascuna occasione, i medici hanno richiesto l'accordo scritto della paziente prima di chiudere le tube. Ma secondo il rapporto, alcune donne non sapevano scrivere né leggere, altre "non avevano ricevuto sufficienti informazioni, il che non è secondo la legge", e a nessuna fu concesso abbastanza tempo per riflettere sulle loro azioni. Le annotazioni mediche mostrano infatti che a volte appena venti minuti separano l'entrata della paziente nella sala operatoria e l'operazione di sterilizzazione. Nelle sue conclusioni, l'ombudsman propone i danni per quei casi precedenti al 1991, il periodo dove le politiche sociali messe in atto dal regime comunista cecoslovacco assegnarono "premi di sterilizzazione" e alla pressione sociale per limitare la fertilità zigana. Dopo il 1991, l'ombudsman colloca la colpa al personale individuale medico e sociale nei differenti casi. "Per anni abbiamo sollecitato i zigani di essere sterilizzati perché pensavamo che era per il loro bene, l'ho fatto io stessa, è quello che abbiamo imparato nelle scuole," ha detto l'assistente sociale Anna Geleticova, iscritta all'associazione "Live together", che si colloca dietro la mobilitazione della questione della comunità zigana di Ostrava. Il problema della sterilizzazione è lontano dalla creazione dell'unanimità dentro la società ceca. "Tutti sanno che i zigani fanno i bambini per il beneficio della famiglia che loro possono rivendicare, che le donne che furono sterilizzate per i bonus e che oggi il loro unico traguardo è di ottenere altri danni," Patarina, una giovane insegnante di Ostrava, ha commentato chiaramente. Per Ferencikova e le altre "la cosa più importante è di essere riconosciute come vittime e di sapere che altre non soffriranno lo stesso destino. - AFP
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 09:53:41, in casa, visitato 5352 volte)
Ricerca fotografica: Microaree abitative per Rom e Sinti (ha collaborato la redazione di Sucar Drom)
cliccare sulle immagini per ingrandirle
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Una micro-area è costituita da unità abitative singole per ogni nucleo familiare. al massimo sei nuclei famigliari tutti legati da stretti vincoli di parentela o affinità. Inoltre, la micro-area deve essere progettata insieme alle famiglie che l'abiteranno in un percorso guidato dalla mediazione culturale
...
La manutenzione ordinaria è a carico delle famiglie, la straordinaria al comune se resta proprietario. pensiamo anche a percorsi dove le famiglie acquistano le stesse micro-aree. In ogni spazio famigliare deve esserci un'unità abitativa, una casa, pensata per la famiglia che ci abiterà e uno spazio, almeno 500mq, per l'arrivo di parenti. Inoltre nello studio preliminare è da considerare la proiezione demografica per i successivi quindici anni. Naturalmente a questi progetti vanno affiancati altri sui temi del lavoro e della scuola
Yuri del Bar (cooperativa Sucar Drom) intervista a Mahalla – 9 settembre 2005
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Il cantiere della microarea di Guastalla (RE)
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L'articolo di redattore sociale.it
Terreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi...
continua
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Le unità abitative terminate, sempre a Guastalla
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Testi e immagini che seguono, sono tratte da tempiespazi.toscana.it
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Dal campo nomadi alla città Ipotesi di residenza per donne e uomini rom che hanno deciso di fermarsi
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planimetria generale
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Linee di progetto
Gli alloggi, i laboratori artigiani, lo spazio attrezzato per la preparazione e vendita di piatti tradizionali, il mercato coperto e scoperto, la piccola moschea, l' ambulatorio-centro sociale e il giardino, sono stati delineati lasciando margini di flessibilità per dare spazio non soltanto a bisogni particolari, ma anche alla creatività degli abitanti.
La configurazione tipologica degli alloggi permette, nel tempo, di modificarne la grandezza a seconda delle esigenze familiari (garantire ad esempio agli anziani di vivere questo loro tempo della vita vicini a figli e figlie, ma in autonomia).
Al Piano Terra é stata prevista inoltre la possibilità di trasformare un vano per organizzare un laboratorio dove svolgere lavori compatibili con la residenza (sartoria, assemblaggio di elementi elettrici, piccole riparazioni, ecc.).
L'articolazione degli spazi e le loro diverse funzioni rispecchiano chiaramente la scelta di non limitarsi soltanto all'alloggio (che é certamente importante per chi parte da zero), ma di affrontare il nodo dell'occupazione creando opportunità di lavoro, senza il quale non è possibile nessun cambiamento significativo, nessun riscatto personale e collettivo dalla povertà e da tutto ciò che ne consegue, nessuna inversione di rotta delle politiche rispetto -ma non solo- all'accoglienza dei cosiddetti nomadi.
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Unità abitativa, A
Ho cercato una forma spaziale che consenta ai singoli nuclei familiari di aggregarsi fra loro garantendo ad ognuno spazi, sia chiusi che aperti, esclusivi. La 'piccola piazza' é il luogo dove il clan familiare si ritrova insieme per celebrare i propri riti, le proprie feste e tutti quei momenti che segnano una quotidianità dove lo spazio esterno é parte integrante oltre che specchio di quello interno. E' lo spazio che protegge i giochi dei bambini più piccoli e lo svago degli anziani che fan fatica a camminare.
La 'piccola piazza' non ha porte, ma la sua organizzazione richiama in qualche modo al rispetto di una intimità che si infrange soltanto se si é invitati ad entrarvi. Lo spazio aperto 'grande' é di tutti, come il mercato circondato dai laboratori dove scoprire o ritrovare antiche e nuove abilità e creatività. E' un frammento di città dove possono incontrarsi e convivere culture, tradizioni e religioni diverse
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sezione
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prospetto
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piano terra
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primo piano
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Risorse: Fondazione MichelucciArticolo precedente: Progetto di recupero ambientale-lavorativo
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 14:39:19, in Regole, visitato 1962 volte)
Pubblicato su Romano LilIn attesa della pubblicazione degli “Atti” dell’VIII Seminario Nazionale dell’Opera Nomadi, tenutosi a Roma lo scorso 6-7 dicembre, si riporta la relazione del “Gruppo diritti”. Una relazione che traccia un quadro sicuramente incompleto, ma di grande preoccupazione sui Rom, una delle grandi questioni morali e civili dell’Europa di oggi. Una relazione in fase di rifinitura da parte degli “esperti” dell’Opera Nomadi ma, come al solito, aperta al contributo di tutti quelli che ne siano interessati. Basta contattare la sede nazionale.
Di Fabrizio (del 02/03/2006 @ 18:00:46, in scuola, visitato 1957 volte)
Ho il dubbio... che ci stiamo pedinando a vicenda Questi gli ultimi aggiornamenti (al solito, linkando il titolo, potete leggere l'articolo completo e vedere le immagini):C’ERA UNA VOLTA……..Perché raccontarvi storie di miseria, disagio, malattia, discriminazione ? Basta leggersi i rapporti dell’Unicef sullo stato dell’infanzia nel mondo con le loro cifre impressionanti…ma queste cifre, ahimè, forse non colpiscono quanto dovrebbero, forse ci siamo abituati e non suscitano più sdegno ? Dietro quelle... SUPPORTO PER 13 BAMBINI PER LA FREQUENZA DELLA SCUOLA DI MUSICANel quartiere di Cerkez Mala c’è un asilo diurno per i bambini rom, costruito dal Governo Svizzero, che l'UNICEF ha contribuito ad arredare ed avviare e che, dopo un periodo di inattività, è stato riaperto nel giugno del 2004 grazie all’aiuto della...
Di Fabrizio (del 03/03/2006 @ 09:45:42, in Europa, visitato 1834 volte)
COMUNICATO STAMPA
Avrebbero potuto farmi una telefonata e si sarebbe evitata la solita figuraccia.
Comunque, mio cugino che sta in un campo alla periferia di Lione, possiede una quota dell'energia elettrica (vedi l'accrocco della foto), e si poteva iniziare l'OPA da lì. Se ci ripensate, non sperate di cavarvela col solito generatore di seconda mano.
fimato: Kalderosh
Di Fabrizio (del 03/03/2006 @ 10:28:50, in Europa, visitato 1854 volte)
D'accordo, sembra una barzelletta... ma ditemi: cosa ci faceva Paul Wolfowitz,
Presidente della Banca Mondiale, con degli "zingari"? E di cosa possono aver
parlato, se è lecito?
Comunque, è stato un
incontro pubblico (any use should include copyright to the World Bank and
credit the photographer). E' aperta la caccia alla battutaccia, vi ricordo
che non siete presidenti del consiglio, e che vi tocca farmi ridere (son mica
Bruno Vespa, io!).
A parte questo, e a parte le polemiche sull'utilità o meno del
Decennio dell'Inclusione dei Rom, azzardo la mia ipotesi: il Presidente
(suppongo) conosce il suo mestiere quali che siano le sue idee, e difficilmente
l'Europa potrà essere unita o coesa, se 10 milioni dei suoi abitanti
(praticamente: più del Belgio, dell'Austria o della Norvegia) vivono in
Europa nelle condizioni di un Rom o di un Sinto. Il resto, secondo me, è
fumo. Posso sbagliarmi, fatemelo sapere.
Di Fabrizio (del 04/03/2006 @ 11:37:16, in Europa, visitato 2907 volte)
E' importante conoscere i complessi processi sociopolitici che influenzano la determinazione di quello che si etichetta come "Rom".
Negli ultimi 15 anni, l'intelligentsia romanì in Ucraina ha iniziato ad auto-organizzarsi culturalmente e politicamente, attraverso un network di OnG. Un numero considerevole delle 80 OnG romanì in Ucraina oggi sono finanziate esternamente da enti come l'Open Society Institute e la International Renaissance Foundation di Kiev, che sono parte delle fondazioni finanziate da George Soros. Loro scopo è sponsorizzare progetti ed attività volte ai bisogni e agli obiettivi individuali e comunitari. [...] Giocano anche un ruolo importante nella politica post-socialismo, perché danno forza ai gruppi che mancano di una presenza pubblica e continuano ad essere marginalizzati socialmente, politicamente ed economicamente.
Le organizzazioni del terzo settore all'interno della sfera romanì contribuiscono a mobilitare idee, risorse finanziarie e culturali, collegamenti politici a livelli transnazionale. L'introduzione di capitali e nuove idee attraverso le strutture delle OnG, ha aiutato nel creare una nuova realtà sociale e politica che metta in discussione i rapporti tra maggioranza e minoranza in Ucraina. Gli sviluppi hanno dato accesso ai leaders di queste organizzazioni a vari media [...] e permesso eventi come l'annuale festival culturale Amala a Kiev. [...]
POLITICA CULTURALE
In Ucraina si sente sempre più spesso parlare di "Rinascimento Romani": [...] culturale quanto politico. In effetti molti Rom che si sono impegnati nelle rivendicazioni per i diritti civili hanno un passato artistico: Aladar Adam, direttore di Romani Yag (Fuoco Romani), che è sia la più grande OnG Rom in Ucraina che il titolo di un giornale pubblicato a Uzhorod, era musicista nell'orchestra di famiglia. Ihor Krykunov, organizzatore del festival Amala, era un componente del Teatro Romen di Mosca; è anche un attore conosciuto, avendo interpretato Tsyahn (termino ucraino per Zingaro) nel film sovietico Tsyganka Aza (1987).
Progetti come Romani Yag e il festival Amala rivelano i complessi processi che contribuiscono a costruire la coscienza dei Rom come "un popolo unico". Gli intellettuali rom sono al lavoro per unificare le differenze culturali e linguistiche tra i vari gruppi sparsi in Ucraina sotto il comune ombrello "Rom" [...] Nazione transnazionale ma senza stato, i cui componenti condividono radici storiche e linguistiche che sono piantate nell'India da cui migrarono attorno al X secolo. Una nozione che ricorre nel festival Amala, la parola in romanès indica "armonia" e deriva dal sanscrito amal, "pulito, puro". [...] e il progetto consiste nel cercare i legami e le similitudini comuni ai gruppi. Questo porta alla partecipazione al festival di gruppi dalla Macedonia, dalla Germania, dalla Slovacchia e dalla Russia. [...]
Ma chi sono veramente i "Rom ucraini"? Chi li rappresenta? La risposta appare meno chiara per chi come me ha lavorato come etnografa e compiuto ricerche sulle tradizioni musicali e sui movimenti romanì in Ucraina sin dal 2000. Mi è capitato spesso nei villaggi transcarpatici, quando chiedevo di parlare con i "Rom" che mi sentissi rispondere "noi siamo Tsyhany - per trovarli devi andare a Uzhorod." Il fatto è che ad Uzhorod hanno sede le più influenti OnG che operano in nome dei Rom, mi ha stupito su questo passare dalle ambizioni transnazionali alle identificazioni meno che locali - stupore confermato dal direttore di Romani Yag quando afferma: "Senza George Soros, non ci sarebbero Rom".
E' importante la conoscenza dei complessi processi sociopolitici che influenzano la costruzione cosciente dei cosa significhi l'etichetta "Rom". E' altrettanto cruciale riconoscere che le indicazioni riferite ai Rom sono polisemiche e devono essere interpretate come forme vaganti tra conscio e inconscio, attraverso riferimenti politici, etnici e classisti. Nel quadro del festival Amala, particolarmente riguardo le tradizioni dei gruppi di Rom Servy dell'Ucraina centrale e orientale, viene presentato un repertorio Servy che differisce da quello tradizionalmente romani dell'area transcarpatica, sia in termini di linguaggio, uso della vocalità, improvvisazione, scelta degli strumenti musicali (i Rom usano tradizionalmente strumenti a corda di derivazione ungherese, che i musicisti Servy non adoperano). Ho chiesto perché i Rom della Transcarparzia, la regione che ha il maggior numero di insediamenti rom, non partecipino al festival Amala; gli organizzatori hanno addotto difficoltà finanziarie. Nel contempo, i musicisti rom di Uzhorod parlano di grandi opportunità apertesi per le altre bande dell'Ucraina orientale, che rende questi ultimi gruppi popolari tra Rom e no. Le discussioni spesso non intervengono su quello che è il livello di vita delle comunità rom nell'est del paese, che è miserrimo rispetto a quello dell'area transcarpatica, come venne testimoniato da un reportage di Krykunov del 2002. Quindi, una mancanza di dialogo e di omogeneità che persiste tra le varie comunità e i suoi stessi esponenti intellettuali [...].
TRA POLITICA ED AUTORAPPRESENTAZIONE
La sfera [riguardante] le minoranze spesso si presentano come parallele a quella riguardanti i settori integrati [...] Mentre i movimenti sociali di minoranza contribuiscono a costituire gli spazi pubblici in cui i conflitti guadagnano la visibilità, ogni vittoria nel campo dei diritti delle minoranze ha un contrappeso nelle istituzioni e nello stato. Malgrado gli sforzi delle OnG, la mancanza di miglioramenti significativi nella vita di tutti i giorni, rivela che gli aiuti internazionali e la politica transnazionale, da sole non sono sufficienti. Le OnG forniscono servizi che di fatto sono di responsabilità del governo, inclusa l'assistenza legale, il sostegno alle attività culturali, l'accesso alla scuola e ai servizi sanitari, tutti quello di cui beneficiano i cittadini ucraini. Il punto, è che il governo ha potuto ignorare queste richieste, proprio per lo sviluppo di OnG finanziate dall'occidente, che si sono accollate della questione.
Il governo uscito dalla rivoluzione arancione ha espresso la volontà di cooperare con i leaders romani che fanno riferimento alle OnG riconosciute. Nell'aprile 2005, il comitato parlamentare sui diritti umani e le minoranze si è riunito per preparare un incontro col governo, le OnG e i rappresentanti delle minoranze. A discolpa dell'inattività governativa, la presidente Hennadiy Udovenko ha dovuto ammettere che "il governo non è in grado di conoscere quanti Rom vivano in Ucraina". Le stime variano tra 47.600 (dati del censimento 2001) e 400.000 (fonte International Renaissance Foundation). Cifre che rivelano tanto la portata della sfida dei Rom in Ucraina che il livello di dilettantismo che lo stato continua a mantenere. Mentre le organizzazioni meglio collegate tra loro, come OSI e IRF si sono fiondate dove lo stato aveva fallito o non era stato in grado di provvedere, c'è il pericolo reale che la presenza di OnG al servizio della comunità romanì continui a giustificare la mancata presa di responsabilità dell'apparato dello stato.
Per una politica governativa efficace è cruciale riconoscere i Rom come una minoranza non omogenea. [...] Ogni segmento della popolazione rom affronta le relative difficoltà ed il governo ucraino deve prendere considerazione nelle differenze linguistiche e culturali regionali fra i vari gruppi [...]
Adriana Helbig opera nel campo etnografico sui collegamenti tra cultura e politica presso le comunità rom nei Transcarpazi. Insegna storia della musica alla Fordham University di New York e traduce in inglese il giornale Romani Yag
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