Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Pubblichiamo un controverso e contraddittorio articolo apparso sul sito di Rinascita. A parte alcune inesattezze (l'Opera Nomadi fondata durante il fascismo ???) prova a leggere i rapporti con i complessi mondi rom e sinti, presenti in maniera sempre più numerosi con l'allargamento dell'Unione Europea (soprattutto Romania e Ungheria). Uno spunto di riflessione su ciò che è scritto al di fuori della ristretta schiera degli addetti ai lavori.
Con il prossimo allargamento a Romania e Bulgaria l’Unione Europea vedrà aumentare consistentemente il numero dei Rom all’interno dei propri confini. Oggi con piú di 10 milioni di persone sono la minoranza piú consistente dell’Europa allargata. Ma ancora oggi c’è molta ignoranza su di loro, sulla loro cultura e la loro storia. Molti associano Rom ai rumeni forse per cacofonia o perché molti dei Rom provengono da quel Paese ma sono due popoli totalmente distinti ed anche in Romania i Rom sono considerati una minoranza etnica, pur sempre molto numerosa. Spesso vengono chiamati in modo diverso: nomadi, gitani, zingari e raminghi, ad indicare comunque sia, persone senza terra e senza patria. Però si è soliti fa risalire all’XI (alcuni dicono XII) secolo l’arrivo di queste popolazione dal Nord dell’India, cacciate dal Re Mohamed Gazni perché considerate nemiche. D’allora vissero in Europa migrando in piú parti del continente, alcuni fanno differenza tra gitani spagnoli e zingari romeni e Rom bosniaci ma non la gente comune. E’ soltanto dal 1993 attraverso il Consiglio d’Europa ed i “Criteri di Copenhagen” che gli Stati europei candidati hanno cominciato definire meglio queste popolazioni. In Slovacchia ed Ungheria, dove vivono circa un milione di Rom, i governi hanno attuato delle riforme notevoli e la situazione ènettamente migliorata nel tempo, almeno per quanto scritto su carta bollata. La nazione magiara é stata la prima al mondo a riconoscere il diritto collettivo delle minoranze. In Ungheria le minoranze riconosciute sono 12 ed esse godono di diritti molto vasti: accesso all’insegnamento, rappresentanza nei consigli comunali, integrazione nelle strutture politiche internazionali, organizzazione delle manifestazioni culturali, creazione di un posto di commissariato alle minoranze ecc. Però recandosi a Budapest o Bratislava non si può non notare la netta differenza tra occidentali, locali, e Rom. La Repubblica slovacca sancisce nella sua costituzione i princìpi della salvaguardia delle minoranze ma in alcune zone del Paese, dove tali minoranze sono presenti, la percentuale di disoccupazione è al 100%. Qui, come in Ungheria, i Rom, per le loro attività non integrate, sono strettamente controllati dalla polizia, non godono di adeguati servizi sociali e vengono visti con disprezzo da gran parte della popolazione, un pó come avviene in quasi tutte le parti d’Europa. Ma se negli Stati dell’Est e balcanici si cerca in qualche modo di attenuare tali conflitti sociali, nei vecchi Paesi dell’Unione c’è un diffuso disinteresse verso i Rom, anche perché il comportamento degli zingari nelle cittá piú ricche ed industrializzate non è sempre molto corretto. Nonostante esistano associazioni pubbliche e di volontariato per favorire l’insegnamento e l’integrazione dei bambini Rom e per cercare di toglierli dalla strada, generalmente per quanto riguarda l’occupazione e l’integrazione culturale, il problema è di difficile soluzione, anche se grazie alle canzoni dei Gypsy Kings o ai film di Kustorica l’interesse per la cultura Rom nei Paesi occidentali è cresciuta. In Spagna vive la comunità Rom piú grande d’Europa (600.000) ma non esiste nessun deputato o senatore di tale etnia. Nella stessa Spagna, Inghilterra (dove godono comunque sia di buoni diritti rispetto ad altri Paesi europei), Germania ed Italia (dove fin dal fascismo è in attività l’Opera Nomadi) la nuova emergenza è la lotta fra poveri e i conflitti con le altre minoranze immigrate nel Paese ospitante. Aumenta cosí il disprezzo di coloro che vivono loro intorno. Se gli zingari oggi vogliono avere i diritti che spettano alle altre debbono però adeguarsi a seguire normali regole di convivenza. Sulla questione dei nomadi, comunque regna l’ipocrisia mascherata da perbenismo. Attraverso il riconoscimento, la difesa ed la garanzia dei diritti di tutte le minoranze si attua un processo giusto almeno sulla carta ma che tuttavia allo stesso tempo è indice di sgretolamento culturale. Tale sgretolamento porta addirittura alla creazione di piccole aristocrazie locali, vassallaggi e oligarchie interne alle etnie rette dunque da “nomenklature” più astute che si accaparrano i fondi che i Paesi ospiti offrono e ne regolano la distribuzione. E i rimedi diventano così peggiori dei mali.
G.L.
DIRITTO D'ASILO: AMNESTY INTERNATIONAL PUBBLICA IL NUOVO RAPPORTO 'LAMPEDUSA: INGRESSO VIETATO' (EGA EDITORE) Da ottobre del 2004 a ottobre del 2005, almeno 2.778 migranti - ma probabilmente molti di piu' - sono stati rimandati in Libia poche ore dopo il loro arrivo a Lampedusa, senza avere avuto accesso a metodi appropriati di identificazione nè alla procedura di asilo, e dopo essere stati scelti in tutta fretta sulla base della loro nazionalita' presunta. In un nuovo rapporto 'Lampedusa: ingresso vietato' (EGA Editore, 88 pagine, eu. 8,00, con una prefazione di Giovanni Maria Bellu), la Sezione Italiana di Amnesty International sintetizza l'ultimo anno di mobilitazione contro queste deportazioni e contro le gravi violazioni del principio di non-refoulement (non-respingimento) dei rifugiati e richiedenti asilo, contro cui hanno preso posizione molte altre organizzazioni non governative, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati e il Parlamento europeo. Nel rapporto, Amnesty International denuncia gli accordi fra l'Italia e Libia, risalenti al 2000, il cui contenuto è tuttora segreto, e la preoccupante situazione dei diritti umani nel paese nordafricano. Il rapporto - inviato al ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, e a tutti i parlamentari - ricorda anche l'allarmante situazione dei Centri di permanenza temporanea, la mancata assistenza legale e le condizioni di detenzione inadeguate dei cittadini stranieri che arrivano alla frontiera marittima italiana. La pubblicazione puo' essere ordinata a fronte di un contributo spese di 10,20 eu. La richiesta dovra' essere inviata a: Amnesty International Settore Pubblicazioni, via G. B. De Rossi 10, 00161 Roma. I richiedenti dovranno specificare in modo chiaro e leggibile nome e cognome, indirizzo, cap, citta' e provincia e allegare la ricevuta di un versamento sul ccp 70691001 intestato ad Amnesty International, Sezione Italiana, via G. B. De Rossi 10, 00161 Roma, specificando sulla causale 'rapporto Lampedusa' Roma, 20 dicembre 2005
Due segnalazioni da Tommaso Vitale:
Quaderni di Sociologia (36/2004): numero dedicato all'inserimento dei rom nella scuola.
N. 36/2004 anno XLVIII
I rom nella scuola italiana
resistenze, reinterpretazioni, successi
Sommario
- Leonardo Piasere, Presentazione
- Carlotta Saletti Salza, Non c'è proprio niente da ridere. Sulle strategie di gestione del quotidiano scolastico di alcuni alunni rom
- Stefania Menchinelli, Il rapporto di una comunità di Rom kalderasha con la scuola
- Stefania Pontrandolfo, Alla ricerca dei Rom di Melfi: i rom immaginati e l'archivio scolastico
- Alessandro Vittorio Sorani, Gli insegnanti degli alunni rom e sinti. Un'indagine nazionale
The Sociological Review
Volume 53 Page 691 - November 2005
doi:10.1111/j.1467-954X.2005.00591.x
Volume 53 Issue 4
Giustizia Zingara opposta alla Legge Gagioreske: Interrelazioni delle Differenze
Risuonando degli echi di Frankenberg, questo articolo esplora il ruolo di straniero individuale/outsider. L'individuo o il sistema non-Zingaro (Gorgio) viene spesso chiamato a decidere sulle dispute di Nomadi-Zingari, anche se raramente assume un ruolo familiarmente benigno, come nello studio di Frankenberg. Il sistema "esterno", rappresentando secoli di sedentarizzazione e persecuzione razziale, può portare anche alla manipolazione. Mentre i giudizi orali rappresentano il sistema non scritto degli Zingari come isolato da potenziali evoluzioni, i rari studi sulla risoluzione dei conflitti tra gli Zingari hanno attirato l'attenzione di altre discipline, perché toccano questioni inerenti i controlli alternativi e la cooperazione locale nelle società post-industriali.
Più che focalizzarsi su confronto e contrasto, l'articolo dimostra le interrelazioni tra le differenze con l'enfasi posta sulle agenzie e le istituzioni come risorsa per il rafforzamento legislativo.. Questo materiale etnografico non emerge da sperdute ex-colonie, ma dal centri dell'Impero Britannico. Nomadi e Viaggianti godono anche di una relativa indipendenza, tale da gestire i conflitti al loro interno. Sinora materiale così dettagliato era considerato una testimonianza del passato. Può diventare rilevante.
http://www.blackwell-synergy.com/doi/abs/10.1111/j.1467-954X.2005.00591.x
(se qualcuno non può accedere, puoi chiedermi l'articolo in allegato)
un saluto cordiale
Tommaso Vitale
via Bicocca degli Arcimboldi, 8 - 20126 Milano
Di Fabrizio (del 23/12/2005 @ 04:48:14, in media, visitato 1775 volte)
Dopo un po' di tempo, vi aggiorno su Mengro e Lele della mailing list Allgypsies, due persone spiritose e simpatiche, che puntualmente devono fare i conti con uragani, vicini, giornali... soprattutto giornali:
Avrei voluto annoiarvi prima, ma mi era sfuggito di mente. C'è qualcuno che in questo articolo trova indicazioni precise sul fatto che i colpevoli siano "zingari"? A cosa si riferiscono gli autori quando parlano di "truffa zingara"? Uno (o tutti?) gli autori di questi crimini sono di origine romanì? Ma, sapete, so che hanno ragione, loro sono IL GIORNALE! Lele Dal Gainesville Sun, Gainesville FLORIDA December 08. 2005 6:01AM Se vivete a Williston, attenzione agli "zingari del linoleum." Secondo la polizia di Williston, due uomini hanno bussato alla porta di un'anziana coppia al blocco 300 della SE 2nd Street, offrendo loro una copertura in linoleum per il pavimento. Una volta entrati, i due hanno chiesto di poter andare in cucina, per distendere meglio il linoleum. Uno dei due tendeva il linoleum, celando così l'ingresso di un terzo complice che rubava una "consistente" somma di denaro [...]
Gli anziani sono frequentemente bersaglio di queste "truffe zingare" e raramente le denunciano, vergognandosene, dice il Lt. Clay Connolly, portavoce del dipartimento. Chiunque avesse informazioni su incidenti simili deve mettersi in contatto con il Williston Police Department oppure con Crime Stoppers. PS: Vi aggiungo l'email del Gainesville Sun se volete dire la vostra su questa storia di "zingari fantasma": voice@gvillesun.com Yoy!
Oggetto: Il ritorno stagionale degli scassinatori "zimgari" 12/18/2005 Il vostro articolo è offensivo, nel descrivere un gruppo etnico collegandolo al rafforzamento legislativo. Se da parte mia non ho dubbi sul fatto che gruppi operanti in questa maniera possano essere anche composti da "Zingari", devo sottolineare che "Zingaro" o Romanì è il nome di un gruppo etnico, NON il nome di un tipo di crimine. Esistono altri gruppi minoritari che commettono crimini, ma qualsiasi media non pubblicherebbe mai [notizie di] cronaca nera, definendole comportamenti criminosi di Neri, Ebrei, Ispanici o qualsiasi altro gruppo etnico.
Submitter: Laura Hoffman Email: lhoffman6026@mac.com
Di Fabrizio (del 23/12/2005 @ 10:07:21, in Italia, visitato 1992 volte)
riprendo un interessante intervista apparsa su Aprile Interviste. Marco Bettini, giornalista e scrittore di thriller, racconta i sintomi di autodifesa che hanno conquistato la capitale dell'Emilia-Romagna quando si parla di legalità Michele Zacchi
La legalità a Bologna è un fatto nazionale e crea scalpore che sia un sindaco di sinistra come Sergio Cofferati a sollevare il problema. Questa volta proviamo ad affrontare il tema da un angolo particolare, parlando del problema con uno scrittore di gialli che nei suoi due libri ha mostrato i forti segni del disagio in questa rossa città. Si tratta di Marco Bettini, il suo secondo lavoro (“Lei è il mio peccato”) è attualmente in libreria ma la sua principale professione è quella di giornalista in un quotidiano nazionale. Un osservatorio privilegiato per ascoltare la città e capire quanta distanza o quanta sintonia ci sia oggi fra la politica e i bolognesi.
Qual è il senso comune della cittadinanza sul tema? Un politico deve rispondere in modo articolato, tu puoi farlo senza mediazioni. Credo che il disagio a Bologna si esprima, come accade spesso, attraverso il meccanismo della rimozione. Che non vuol dire negare il disagio ma negarne le cause, il che produce gli stessi effetti. Penso che Bologna, come cento altre città e nazioni, abbia passato gli ultimi venticinque anni a raccontarsi che i sintomi del malessere erano causati da quelli che venivano da fuori, dagli estranei, che non coincidono necessariamente con gli stranieri. A Bologna sono stati considerati estranei gli indiani metropolitani nel 1977, gli studenti del Dams negli anni Ottanta, gli abitanti del Pilastro, quartiere a fortissima presenza meridionale, gli immigrati di origine araba o africana e adesso quelli che vengono dai paesi dell'Est Europa. Tutti sono stati usati, di volta in volta, per rappresentare la causa del disagio. Un modo come un altro per dire: il male non dipende da noi. Solo che questo, che sembra un puro meccanismo psicologico, ha avuto effetti pratici devastanti. Per spiegare che livello di incomprensione della realtà ha toccato nel suo insieme la città, basta l'esempio della banda della Uno bianca. Un gruppo di criminali, costituito per la stragrande maggioranza di romagnolissimi poliziotti, ha commesso decine e decine di rapine e omicidi nell'arco di sette anni, dal 1987 al 1994. Durante questo tempo sono stati processati e condannati, per gli stessi reati, sulla base di perizie, testimonianze e appassionate arringhe, la cosiddetta Banda della Regata, la cosiddetta Banda delle Coop e, quando i fratelli Savi hanno confessato, era in corso il processo alla cosiddetta Mafia del Pilastro. Più di quaranta persone sono state arrestate, quasi altrettante processate. Nonostante l'arresto e le ammissioni dei fratelli Savi, il pm del processo alla mafia del Pilastro ha chiesto comunque l'ergastolo per gli imputati, che naturalmente sono stati assolti. Penso che l'incomprensione dei fenomeni in atto non abbia prodotto solo un modello urbano avulso dalla realtà ma anche morti e feriti che si potevano, in parte, evitare. Perché è vero che la rimozione è un fenomeno psicologico, ma negare la realtà alla fine costa caro.
Nel tuo secondo libro l'attualità di questi giorni era stata anticipata: la criminalità legata all'immigrazione (parli della banda di rumeni) e i luoghi ghetto che a Bologna sono sempre gli stessi. Perché, a tuo avviso, non è stata interrotta questa ripetitività? La formazione dei ghetti bolognesi è ampiamente prevedibile. Prima di scrivere "Lei è il mio peccato", sono stato al Ferrhotel, dove si ammassavano i rumeni, che poi sono stati sfollati sul Lungo Reno, e infine nell'ex fornace Galotti, dove molti si sono rifugiati adesso. E proprio in quel punto, che ho in parte reinventato nel romanzo, chiamandolo "l'Inferno", nel dicembre del 1990 i criminali della Uno Bianca uccisero due nomadi, Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina. Gli zingari non ci hanno messo più piede ma lo stesso luogo ha accolto le ondate successive di immigrati di diverse etnie. Perchè tutto sommato i luoghi dove fermarsi a coltivare speranze da disperati a Bologna sono pochi. Ma quello che rende tutto più difficile, per me, è il fatto che la speranza l'hanno perduta i bolognesi, come il resto degli italiani e degli occidentali in genere. Credo che questo sia ciò che ci rende soccombenti, come modello sociale. Perfino intere sacche di estremisti islamici, che mi fanno sinceramente orrore, credono che la loro battaglia, secondo me ideologicamente folle, gli farà guadagnare condizioni di vita migliori. Noi non ci speriamo più, e del resto non fanno che ripetercelo tutti i giorni. Il nostro mondo di domani sarà meno abbondante di quello di oggi, per non dire di peggio. Il fatto è che potrebbe almeno diventare migliore sotto il profilo spirituale (e non religioso, sia chiaro), della convivenza, della tolleranza. Ma pare che non gliene freghi niente a nessuno.
Bologna e la Uno bianca, Bologna e la sua inaccessibile piazza Verdi (quella del Teatro comunale e della sede centrale dell'Università). I giornali descrivono tutto quanto ricorrendo a metafore che ricordano il peggior gangsterimo americano. Fino a dove arriva la verità, e dove comincia il "colore"? Su Piazza Verdi, penso che sia uno di quegli esecrati luoghi che si presta a rappresentare la diversità. E' frequentato soprattutto da giovani, tossici e melomani in fila per il Teatro comunale. Sento parlare di Piazza Verdi da venticinque anni e in termini molto simili. Come ogni luogo inevitabile, rappresenta la somma di molte contraddizioni. Capisco il fastidio di chi ci abita, ma affrontandolo come un problema di ordine pubblico si finirebbe solo per spostare il problema, senza risolverlo. Un mese fa ho camminato di notte lungo via Zamboni, dalle Torri a porta San Donato, attraversando anche Piazza Verdi, e ho visto soprattutto molti giovani, molti locali aperti e molta birra consumata sotto i portici. Poi si notavano anche i segni del piccolo spaccio, dei punkabbestia, di comunità di emarginati. Mi è sembrato un tentativo di convivenza difficile, certo, ma almeno un tentativo. Oppure vogliamo pensare che un'intera generazione di diciottenni, figli nostri, si lasci affascinare dal degrado, al punto di passarci le serate nel bel mezzo, con dissimulato piacere? I toni da film di gangster americani possono funzionare nei titoli dei quotidiani, perennemente alla ricerca del "grip", ma spiegano poco di quel che succede veramente. Detto questo, io una speranza, guardando Bologna, ancora la coltivo. Mi pare che, pur in mezzo a errori che somigliano molto a una coazione a ripetere, in città persista la voglia di non lasciarsi travolgere, di non buttarla per forza in rissa, di ribellarsi alla dittatura dei luoghi comuni. Insomma, credo che se mai Bologna ha avuto o mantiene una sua peculiarità, non è il ritratto falso dell'isola felice, quanto il desiderio (che spero non degeneri semplicemente in sogno) di restare intelligente.
Marco Bettini, scrittore romagnolo che vive e lavora a Bologna, ha scritto tre romanzi. L'ultimo, il thriller "Lei è il mio peccato", edito da Rizzoli, è in libreria da poche settimane. Ha collaborato ai testi di diversi programmi della Rai. Gioca nell'Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale di calcio degli scrittori.
Di Fabrizio (del 23/12/2005 @ 12:33:10, in Europa, visitato 1847 volte)
E' uscito l'aggiornamento di dicembre 2005 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Il 6-7 dicembre si è tenuto a Roma l’VIII seminario nazionale dell’Opera Nomadi Nazionale dal titolo “I Rom, Sinti e le Metropoli”, diviso in gruppi di lavoro: Habitat e Sanità, Scuola, Lavoro, Diritti/Mediatori Rom/Sinti.
Opera Nomadi: Satus di minoranza cercasi Minoranza etnica autoctona? Italiani del Nord o del Sud? Stranieri comunitari o extracomunitari? Regolari o clandestini? Cittadini o esclusi?
La mancanza di un’identità formale continua a gravare sui numerosi gruppi di Rom, Sinti e Camminanti che, da più o meno tempo, vivono in Italia. Anche quest’anno l’Opera Nomadi, nata nel 1966 e composta da 30 sezioni da Bolzano alla Sicilia, ha voluto fare il punto sui problemi che riguardano circa 120.000 persone, in maggioranza giunte in tempi più recenti dai Balcani (a partire dal 1970 ma con forte incremento dal 1990) e dalla Romania (dal 2000), ma presenti anche da secoli (dal 1422) con forme autoctone, dalla Calabria al Veneto.
A fare da intermezzo al Seminario il I° concorso per “Musicisti di strada Rom e Sinti”, nato per promuovere l’istituzione, in ogni comune d’Italia, di un albo comunale per lavoratori musicisti di strada Rom e Sinti. Alla gara hanno partecipato diversi gruppi musicali, di canto e danza. A corollario del Seminario Nazionale un incontro con le istituzioni governative.
In attesa degli “Atti del Seminario” è possibile consultare “Romano Lil” circolare telematica dell’Opera Nomadi. Per iscriversi alla lista telematica: romanolil@libero.it Redazione tecnica, Presidenza Nazionale: tel. 06-44704749kkkk
Di Daniele (del 23/12/2005 @ 19:58:53, in Europa, visitato 2590 volte)
da OSSERVATORIO SUI BALCANI 23.12.2005
Dopo il 1999 sono stati evacuati dalle proprie case e trasferiti in campi contaminati dal piombo a nord del fiume Ibar. L’emergenza, che doveva durare poche settimane, è giunta al sesto anno. Una situazione paradigmatica dello stato del Kosovo. Nostra traduzione
Di Martin Fisher, Transitions Online, 15 dicembre 2005 (titolo originale: “Camp Life”) Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta Budapest - Dopo i bombardamenti NATO in Serbia del 1999 nella città kosovara di Mitrovica, etnicamente composita, la popolazione albanese aggredì le comunità Rom. L’agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) aiutò allora ad evacuarle a pochi chilometri di distanza, in una regione ora come allora controllata dai Serbi. L’idea era di porle fuori dalla portata degli Albanesi, che vedevano i Rom come alleati dei Serbi; ma i Rom finirono in un’area contaminata, non dall’odio etnico bensì dal piombo.
Di Fabrizio (del 24/12/2005 @ 10:54:04, in casa, visitato 1958 volte)
Venerdì 9 dicembre si è tenuta una manifestazione a Budapest, contro sgomberi, segregazione e razzismo organizzata dalla Fondazione Rom per i Diritti Civici.
Foto e articolo di Simo Endre - Fonte: Hungarian_Roma
La manifestazione ha visto la partecipazione delle famiglie rom del cosiddetto "dzsumbuj", il 9° quartiere, direttamente toccato dagli sgomberi. Ma la causa era soprattutto nelle parole dl sindaco del quartiere, che aveva apertamente dichiarato "la necessità di ripulire il quartiere dai rom". Il consiglio distrettuale, guidato da Ferenc Gegesy ha siglato un accordo con la compagnia Bohus Ltd., incaricata di provvedere all'espulsione mensile delle famiglie che illegalmente hanno occupato edifici abbandonati. Un contratto a sua volta illegittimo, e anticostituzionale, che darebbe pubblici poteri alla Bohus Ltd. e che costa alle finanze pubbliche 228 milioni di fiorini olandesi (più IVA).
Ilona Sztojka, madre di quattro bambini e incinta al 9° mese, è intervenuta presentando il proprio caso: mobili e suppellettili distrutte per non aver ottemperato all'ingiunzione della Bohus Ltd. La Ministra del Welfare, Kinga Göncz, ha immediatamente sospesola collaborazione con l'amministrazione distrettuale, per protesta contro la politica anti-rom del sindaco di quartiere. [...]
Come rappresentante del Social Forum Ungherese, ho assicurato la nostra totale solidarietà e preso posizione in favore della strategia "Zero Sgomberi", chiedendo una moratoria per tutto il periodo del bisogno sociale delle famiglie, aggiungendo che in caso di decisione del tribunale, le autorità devono assicurare una sistemazione alternativa. Il problema dei senza casa e degli sgomberi, in Ungheria si lega agli alti livelli di impoverimento e come Social Forum sollecitiamo l'intervento della Comunità Europea, qui e in altri paesi dell'Europa dell'Est, volti al rafforzamento della coesione sociale nazionale, per evitare gravi danni alla democrazia europea.
Di Fabrizio (del 24/12/2005 @ 15:24:26, in scuola, visitato 2368 volte)
di Franca Turchiarulo mediatrice scolastica
Lunedì 19 dicembre la nostra scuola elementare ha ottenuto il Premio Isimbardi della provincia di Milano
Da oltre 50 anni la provincia organizza la "Giornata della Riconoscenza", dedicata a chi ha svolto attività a favore della comunità. Tra i tanti quest'anno sono stati premiati Miloud Oukili della Fondazione Parada (qui un'intervista con i ragazzi di strada di Bucarest ndr), la famiglia di Ambrogio Fogar (vi ricordate quell'esploratore che aveva perso l'uso delle gambe?) e Anthiuo Ndong, che aveva salvato un ragazzo che rischiava di affogare nell'Idroscalo. Per non fare torto a nessuno, ecco l'elenco completo dei premiati. Tra loro anche la scuola dove lavoro da anni, con questa motivazione:
Scuola elementare Eleonora Pimentel di Milano
OPERA DA ANNI NELLA ZONA NORD DI MILANO, IN UN’AREA ABITATA DA FAMIGLIE CHE PROVENGONO DA TUTTO IL MONDO, PERUVIANI, FILIPPINI, ECUADOREGNI CINESI E ROM. 200 DEI SUOI SCOLARI SU 600 SONO EXTRACOMUNITARI, IN MOLTE CLASSI SONO LA METÀ DEI BIMBI. DAGLI ANNI OTTANTA, GRAZIE ALL’IMPEGNO DI TANTI INSEGNANTI, LA SCUOLA SI ADOPERA PER L’INTEGRAZIONE DEI TANTI ALLIEVI CHE NON SONO DI MADRELINGUA ITALIANA, CHE VIVONO SPESSO IN CONDIZIONI FAMIGLIARI DIFFICILI, BAMBINI PER I QUALI FREQUENTARE UN’ AULA NON È UN FATTO SCONTATO. BIMBI COME I ROM PER I QUALI GIÀ LASCIARE OGNI GIORNO IL CAMPO DOVE VIVONO PER SEDERSI TRA I BANCHI È UNA CONQUISTA. GRAZIE A QUESTO PREZIOSO LAVORO, ESEMPIO DI QUELLO CHE DEVE ESSERE LA SCUOLA DI OGGI, TANTI BAMBINI, DI ETNIA E CULTURA DIVERSA POTRANNO AVERE LA POSSIBILITÀ DI DIVENTARE CITTADINI A PIENO TITOLO.
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Alla cerimonia è intervenuto anche il Cardinal Tettamanzi. A ritirare la medaglia d'oro del premio alla scuola, c'erano il direttore, due insegnanti io e Tora, l'altra mediatrice scolastica. La medaglia ci è stata consegnata dal presidente della provincia, Filippo Penati. Ecco il suo discorso.
Anche se non era facile avvicinarsi al presidente, sono riuscita a fare una foto assieme a lui.
Vi faccio i migliori auguri di buone feste, e aspetto le vostre domande sul lavoro di MEDIATRICE SCOLASTICA.
Franca
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