Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 03/12/2005 @ 10:00:38, in scuola, visitato 1851 volte)
da sucar drom

L’Istituto di Cultura Sinta in collaborazione con l’Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova e il Settore Servizi Sociali del Comune di Mantova organizza un'esposizione di lavori pittorici e di ceramica realizzati dai bambini sinti residenti a Mantova.

La mostra sarà inaugurata domenica 11 dicembre 2005 alle ore 15.00, presso il Centro Culturale Giovanile ARCI TOM, in via Tom Benetollo n.1 a Borgochiesanuova di Mantova. Il pomeriggio sarà allietato da un gruppo musicale sinto e da un rinfresco.

Sabato 17 dicembre 2005 dalle ore 16.00 saranno proiettate le riprese realizzate dalla dottoressa Bacchi e dal professor Sola.
La mostra chiuderà il 23 dicembre 2005.


Finalità del progetto denominato in lingua sinta “Farba e Ghia” (colori e canzoni) è dare visione alle differenti interpretazioni della realtà e dare spazio a differenti modi di comunicare la propria identità culturale.
Riteniamo che ciò possa contribuire a dare fiducia ai minori dei propri mezzi espressivi e della validità del confronto paritario con le altre culture.
I lavori pittorici eseguiti dai minori nascono come completamento scenografico del progetto di “laboratorio teatrale” realizzato durante l’anno scolastico 2004-05. Le sculture ceramiche sono il frutto di un lavoro che la dottoressa Maria Bacchi e il professore Andrea Sola hanno strutturato in questi ultimi mesi seguendo un metodo di creatività e auto-narrazione proposto ai minori sinti.
L’esposizione intende valorizzare tali lavori e proporli come valida alternativa didattica da condividere con insegnanti ed educatori; quindi vorrebbe essere un momento di coinvolgimento sia per le famiglie dei bambini impegnati nel progetto sia per il resto della cittadinanza mantovana, divenendo così occasione di una reciproca conoscenza.

2313550
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Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 07:24:22, in scuola, visitato 1816 volte)

La persistente segregazione nelle aule scolastiche come manifestazione tangibile delle paradossali divisioni della Bosnia di Dayton. Il caso della scuola di Prozor/Rama. Sullo sfondo la disastrosa condizione del sistema dell'istruzione

Di Mirna Skrbic*, Transitions Online, 24 novembre 2005 (titolo originale: "Together but separate")

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta

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Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 19:15:04, in Europa, visitato 2144 volte)
Premessa: Può stupire un articolo nella sezione "Europa" che arriva dalla Colombia. In realtà, le "nostre" periferie stanno sempre più assimilandosi a quelle che si trovano nel continente nord e sud americano e mi sembra limitante ragionarne esclusivamente tra europei.

Nel contempo, il dibattito sulle periferie in Europa riguarda anche le tematiche dell'alloggio e dell'accesso ai servizi per i Rom, che nel nostro continente esprimono una forte domanda di sedentarizzazione. E in questo scambio di idee incrociate, ecco che il Congresso Rom Panamericano chiede invece la tutela del nomadismo, che lì resiste ancora.

Lungi da me l'idea di suggerire soluzioni, piuttosto la certezza che qualsiasi sintesi derivi dalla conoscenza e dal confronto con gli aspetti e le opinioni che (nonostante internet) hanno meno visibilità.

periodico

Minorías étnicas, multiculturalismo, interculturalidad: Nuevos conceptos

Redacción Actualidad Étnica - Bogotá. Noviembre 23 de 2005.

Nel mezzo dello stato di emergenza che dallo scorso 12 novembre vive la Francia, come risposta all'onda di manifestazioni e disordini degli immigrati nelle periferie povere che circondano Parigi, e che protestano contro la loro marginalizzazione e repressione politica, si apre un nuovo dibattito che perdurerà nell'agenda pubblica di questo secolo.

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Verranno accettati, un giorno, come concittadini?, E come compatrioti?, Sarà possibile il rispetto delle differenti culture, con tutto ciò che comporta?, Spariranno il razzismo e la xenofobia in Francia o in Spagna? Sono alcune delle domande della dottoressa Graciela María Espinoza autrice dell'artícolo “Dal multiculturalismo all'interculturalità”, che partendo dalla posizione che non è possibile il multiculturalismo in termini assoluti, compie alcuni passi per comprendere i concetti di multiculturale e interculturale.

Il testo è stato pubblicato originariamente su momarandu.com.

La situazione attuale in Francia, ha raggiunto la massima tensione sfociando nei disordini provocati dagli immigrati e dai loro figli, per protesta contro le condizioni di marginalità nei quartieri periferici delle città. Senza dubbio, uno dei grandi dibattiti di questo nuovo secolo, probabilmente il più urgente.

Si discutono nelle differenti discipline, nuovi concetti come multiculturalismo, interculturalità, pluralismo razziale, assimilazione, integrazione, minoranze etniche... Verranno accettati, un giorno, come concittadini?, E come compatrioti?, Sarà possibile il rispetto delle differenti culture, con tutto ciò che comporta?, Spariranno il razzismo e la xenofobia in Francia o in Spagna?

La realtà sociale di fronte all'Europa, è quella di un popolo che non sarà più lo stesso, dato che il suo sangue e la sua cultura si mescolano con le altre. Gli "stranieri" che arrivano, spinti dalla precarietà della loro situazione economica, saranno parte, un giorno, della realtà sociologica di questa nazione? O costituiranno indefinitamente una causa in più di disintegrazione? Questo il nodo di un'ipocrisia terminologica che una società sviluppata chiama "gli stranieri", trattandoli come cittadini di seconda classe.

La cultura delle periferie, i sentimenti e il loro sapere, sono il prodotto della realtà in cui vivono questi soggetti. Distinto il sentire dei nordafricani, dei nigeriani, berlinesi, parigini o madrilegni, perché distinta è la loro situazione, compreso nel processo produttivo. E' possibile oggi il multiculturalismo? No, in termini assoluti. E' solo una gentile espressione, un discorso accademico.

Oggi, tutte le società sono multiculturali. Multiculturalismo è una risposta alla diversità culturale e alla sua integrazione nella "cultura nazionale", la cultura maggioritaria. Pertanto, le politiche dell'interculturalismo conformano i media per imparare come "vivere tutti assieme", "assicurare la piena partecipazione di tutte le culture e che la diversità è una fonte di ricchezza solo quando esiste l'intercultura" e "garantire la libertà di espressione (in ogni forma) in una società pluralista e multiculturale".

Il problema di questo pluralismo è se io debba consentire che, accanto al mio domicilio, ci siano un ristorante cinese, una balera orientale, o un centro di yoga hindu, o di folclore centrafricano, o una chiesa coreana, senza sapere come tollerare determinate pratiche che, per la mia cultura, risultano sgradevoli. Questi i veri problemi del multiculturalismo. E, partendo da qui, ci chiediamo: Pluralismo, sì o no?

Esistono due modelli di diversità culturale: nel primo caso, nasce dall'incorporare culture che previamente avevano forme di autogoverno ed erano concentrate territorialmente in uno stato principale... nel secondo, dall'immigrazione individuale e familiare. Questi due modelli sono denominati rispettivamente minoranze nazionali e gruppi etnici.

Nelle sue analisi sugli stati multinazionali e i poli etnici, Kymlicka prova a dimostrare che se le minoranze nazionali desiderano "continuare rimanendo società distinte dalla cultura maggioritaria di cui fanno parte", i gruppi etnici formatisi con l'immigrazione "desiderano integrarsi nella società di cui formano parte, essere accettati nella stessa come membri a pieno diritto".

I più famosi politologi si coinvolgono nella discussione. Giovanni Sartori argomenta che "La sola concessione della nazionalità non produce l'integrazione degli immigrati". Slavoj Zizek parla di multiculturalismo come di cattiva coscienza e recentemente ha aggiunto: "il terrorismo è uno specchio della nostra civilizzazione: i terroristi non stanno, non li vediamo, ma sono il riflesso del mondo occidentale".

Questa diversità culturale, che connette le persone in un sistema mondiale proiettato crescentemente verso la globalizzazione, è tanto percepita come fonte di disturbo, di conflitto, come pure di arricchimento. In più, l'immigrazione è tanto ricchezza, diritto e problema. I primi due non eliminano i rischi e le minacce del terzo. Il funzionamento della società democratica multiculturale richiede generose transazioni e considerevoli dosi di prudenza e buonsenso: e, in seguito, un'ampia concezione di libertà come, ad esempio, quella formulata da John Stuart Mills nel suo Sulla Libertà.

Vorrei sottolineare la fondamentale differenza tra i concetti di multiculturale ed interculturale. Il primo fa riferimento ad una situazione "di fatto" che in molti paesi è una realtà che data molti anni (quello che è successo in molti dei paesi comunitari), e in qualcuno di questi ha contribuito alla genesi della nazione. Il secondo è la manifestazione di una volontà rivolta a guadagnare relazioni che si considerano positive, su di un piano di mutua influenza.

Sono diversi i modelli distinti di contatto interetnico, che non sono tra loro autoescludenti. Secondo Graciela Malgesini e Carlos Giménez, il melting pot apparve come uno dei tre modelli di integrazione negli Stati Uniti, differente dall'anglo-conformismo (assimilazione nella cultura anglosassone maggioritaria) e dal pluralismo. Occorre capire che questo modello nasce in una nazione in cerca delle proprie radici culturali proprio nel suo rimescolamento e senza un passato comune indigeno che facesse da filo conduttore per tutta una tradizione storica atemporale. L''incrocio tra le culture non smette di essere funzionale all'assimilazione al modello dominante, in una società dove l'omogeneità è una pretesa.

Il modello assimilazionista parte dal presupposto che il contesto precedente di immigrazione, debba adattarsi alle esigenze normative della società ricettiva. Esiste un altro modello di contatto interetnico, conosciuto col nome di marginalizzazione. Consiste nel fatto che i gruppi etnicamente minoritari, conviventi con maggioranze che si suppongono "omogenee", siano relegate al margine che demarca, più che la differenza, la disuguaglianza. Ovviamente, la segregazione non è un atto volontario, ma la conseguenza delle differenze culturali e di classe.

In quanto al modello che si può definire di integrazione, è più che un modello ideale di relazioni interetniche, che un modello reale di contatto interculturale. Si fonda idealmente sulla comprensione e sulla conoscenza "dell'altro", per superare il possibile stereotipo stigmatizzato dove si trova. L'immigrato è portatore di storia e cultura, di codici che si manifestano nella quotidianità, che sono suscettibili di coesistere perfettamente ed arricchirsi mutualmente con quelli dei cittadini e della società ricettrice; però questi codici non sono irremovibili, ma in continua ricostruzione, per una interazione dinamica e costante. Pertanto. le relazioni interetniche si costruiscono in un contesto dialettico, di mutua interferenza.

E' successo qualcosa di curioso in Europa, con l'apparire delle minoranze etniche. Gli antropologi francesi cambiarono i loro orientamenti iniziando lo studio delle società distanti, dei contadini autoctoni in via di sparizione, delle tribù, in una "Antropología del Presente" dove l'unità di analisi è costituita dagli universi sociali etnoculturali.

Quanti conclusero la loro formazione accademica con Malinowski o la iniziarono con Claude Lévi Strauss, indifferenti e ostili al cambiamento, descrivevano immagini estetizzate di società tribali disseminate negli angoli più remoti del mondo abitato. Oggi, l'egemonia di questa concezione antropologica tradizionale, è superata dall'onda attuale di interesse al multiculturalismo.

A partire dal 1980 inizia a delinearsi un movimento che punta a fare del presente della società, il terreno propizio per l'indagine antropologica. Nomi come Clifford Geertz, o Gérad Althabe, non studiano più ciò che è distante, i nativi, il passato, non abbandonano il proprio mondo per arrivare agli "altri", alle tribù e "ritornare" - trasformati - a casa propria, ma rimangono nella propria regione. Il differente, lo "straniamento", come si suol dire, è lì, nella propria città, rappresentato dalle minoranze di origine straniera e dalle loro singole identità etnoculturali. Gli antropologi trovano negli immigrati di casa propria gli antichi "primitivi".

Gli "studi culturali" su queste minoranze etniche implicano un profondo ripensamento su cosa si sta facendo e sulle radici di queste ricerche. La prima rottura che appare lasciando il luogo di origine, quando un individuo o un gruppo lasciano il proprio luogo di origine, o si suppone che debbano mettersi in marcia, implica una serie di piccole trasformazioni; ma anche forti contrasti, nel mettere sulla bilancia le loro aspettative con la dura realtà, di rediscutersi personalmente, culturalmente e socialmente nei nuovi contesti, in definitiva la distanza tra il primo contatto con un luogo "estraneo" e i propri sogni e desideri.

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Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 22:06:55, in blog, visitato 1874 volte)

Salve a tutte/i!

Dopo il sondaggio, continua il mio personale trip su chi legge la Mahalla. Grazie a Google Map, Frappr! mette a disposizione un simpatico libro dei visitatori, visitatelo (e se volete, marcate la vostra visita).

Ho alcune richieste per i lettori più pazienti (quelli impazienti, li saluto adesso e ci rivediamo al prossimo post)

PREMESSA:

Queste pagine col tempo si sono trasformate da blog a una vera e propria agenzia informativa indipendente. Dietro però non c'è nessuna struttura o progetto, e ultimamente sono accaduti fatti che rendono problematico continuarlo:

  1. Un nuovo lavoro, autonomo (insomma, niente orari di ufficio) che richiede tempo e attenzione.
  2. Il mio computer ha tirato le cuoia definitivamente, così riesco a collegarmi o da qualche internet point, oppure dal computer della mia compagna, tra le 2 e le 6 di notte.

In compenso, stanno aumentando le segnalazioni dall'Italia e dall'estero. Sinceramente, non so quanto potrò reggere con questo ritmo. Se si trattasse di scrivere un diario personale, non mi farei problemi a smettere, ma tenere un diario in rete non mi è mai interessato. Non so perché continuo, forse per orgoglio, forse perché giunti a questo punto, queste pagine non sono più soltanto mie.

Devo trovare una via d'uscita e sto cercando:

- chi mi dia una mano con brevi traduzioni dall'inglese (o anche dal tedesco, serbo-croato, bulgaro, macedone) Se avete a disposizione 1/2 ore a settimana.

- collaboratori impegnati nelle diverse realtà locali italiane. O chi abbia conoscenze specifiche su alcuni temi come politiche alloggiative, sanitarie, del lavoro, migratorie ecc.

Inoltre, sto cercando LAPTOP funzionante e degli script in ASP o PHP per editare le pagine dell'agenda e delle inserzioni (quelle attuali non mi soddisfano). Avete suggerimenti?

Grazie

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Di Fabrizio (del 05/12/2005 @ 05:49:08, in Europa, visitato 2701 volte)
Guardian
da British_Roma
I Nomadi irlandesi esposti alla divisione razziale

Le divisioni sociali innescano il conflitto in uno dei paesi più ricchi del mondo

Angelique Chrisafis in Dublin
Saturday November 26, 2005

Guardian

A fianco di un piccolo tabernacolo nella sua spoglia roulotte, Biddy McDonagh descrive i ratti che infestano l'area di sosta. "Sono grossi come gatti e si muovono come un branco in caccia", ci dice. Un ricordo a quattro zampe della discarica adiacente, in questo fazzoletto di terra brulla ai margini nordoccidentali di Dublino.


Mrs McDonagh, 61 anni, ha una nipote di 39 e una bis-nipote di 10 anni, ha imparato da poco a scrivere il proprio nome ed indirizzo. "Non è molto" singhiozza "Ma ha significato una differenza nella mia vita".

L'area di sosta, con i servizi esterni, sporadici tagli dell'elettricità, i graffiti, è ritenuta tra i "paradisi" dei Viaggianti, dice Winnie Kerrigan, un'altra residente in attesa di alloggio. Ma il boom economico della Tigre Celtica qui non è avvertito come altrove. "Viviamo nelle condizioni dell'Irlanda degli anni '30" dice Mrs Kerrigan.

Lo scorso ottobre, le 80 famiglie di Viaggianti che vivono lungo Dunsink Lane a Finglas, si sono svegliate scoprendo che il comune aveva costruito tutto attorno un muro per prevenire gli insediamenti abusivi. Divisi dalla comunità stanziale lì attorno e impediti a raggiungere scuole e negozi, i Viaggianti dicono che la barriera rappresenta un'azione razzista e discriminatoria e stanno protestando. Ci sono stati disordini, culminati col lancio di molotov e l'assalto ad un edificio lì vicino. Anche un campo da golf è stato seriamente danneggiato. Amplificata dai media che l'hanno subito paragonata ai più noti conflitti di Gaza o di Derry, la "Battaglia di Dunsink" ha polarizzato l'attenzione pubblica, esponendo la frustrazione di una minoranza marginalizzata ad un profondo sentimento anti-nomadismo

Un anno dopo, le problematiche relazioni irlandesi con il suo popolo nomade sono al più basso livello. Il caso di Pádraig Nally, contadino di Mayo accusato di aver ucciso un Viaggiante condannato a sei anni anni di prigione, è stato descritto dal giudice come "il caso più socialmente controverso" che gli fosse mai capitato, per le furiose polemiche che hanno diviso l'Irlanda al tempo del processo.

Nally, 61 anni, viveva da solo nella sua fattoria a Cross. L'ottobre dell'anno scorso aveva trovato John Ward, di 42 anni, nei suoi terreni ed aveva pensato che volesse introdurvisi. Nally gli sparò, colpendolo alla mano e all'anca. Poi era seguita una lotta durante la quale Ward era stato colpito ripetutamente con un bastone. Nally aveva poi raccontato alla polizia: "Era come colpire una pietro o un albero. Potevi colpirlo senza fargli niente." Ward era poi scappato sulla strada, Nally aveva ricaricato il fucile e gli aveva nuovamente sparato da distanza ravvicinata.e.

Secondo i suoi difensori, Nally è stato giudicato troppo severamente dal tribunale e i Viaggianti devono ammettere di essere coinvolti in una serie di atti criminali che "mettono un cuneo" tra loro e il resto della società. Ma secondo Ian O'Donnell dell'Istituto di Criminologia dell'Università di Dublino, l'accusa ai Viaggianti di essere coinvolti in crimini rurali non si poggia su basi solide. [...] "Penso che siano un capro espiatorio".

Settimana scorsa è stato negato il permesso di tenere un corteo in favore di Nally, perché c'era il timore che fosse una manifestazione razzista contro i Viaggianti. Ma Jim Higgins, deputato del Fine Gael, ha rinfocolato la polemica nel corso di un'intervista radiofonica, durante la quale affermava che "stagnai e Zingari" d'Irlanda non sarebbero comunque graditi. La divisione tra Viaggianti e il resto della società sta "crescendo e raggiungendo proporzioni vulcaniche" e se non sarà affrontata con decisione, produrrà nuovi morti

I gruppi Viaggianti lamentano che la comunità vive nel terrore. Questo mese uno di loro, 26 anni, è stato inseguito e picchiatto a morte con una mazza di metallo, da un uomo che credeva stesse introducendosi in casa sua.

Mentre monta la paura, Pavee Lackeen (cfr QUI ndr.), un film basato su avvenimenti reali di una famiglia che vive ai marginio delle strade di Dublino, ha vinto un premio internazionale. Gli spettatori erano scioccato dal racconto di una madre single con 10 figli, forzata per anni a vivere in una fredda roulotte senza elettricità, acqua o servizi igienici, mentre le Nazioni Unite classificano l'Irlanda come uno dei più ricchi paesi del mondo. Nonostante il successo del film, i suoi protagonsiti, la famiglia Maughan, ancora non hanno ottenuto una casa. Vivono nella stessa roulotte, senza servizi,occupando un campo incolto e circondati dai ratti.

Ci sono circa 30.000 Viaggianti in Irlanda, meno dell'1% della popolazione. Nativi dell'Irlanda, sono un gruppo distinto dai Rom europei, di cui condividono la tradizione nomadica. In Gran Bretagna e nell'Irlanda del Nord sono riconosciuti come gruppo etnico minorutario distinto, ma non lo sono nella Repubblica.

Martin Collins, vice direttore del Travellers group Pavee Point, parla dell'odio che viene affrontato giornalmente, che dovrebbe chiamarsi razzismo. Giudica "evidente" quanto rivelato dal caso Nally, come "razzismo istituzionalizzato" contro i Viaggianti. Nessuno di loro era nella giuria. "Sono il primo ad ammettere che Jahn Ward non aveva alcun diritto di trovarsi lì dov'era, ma quello è stato un omicidio a sangue freddo. Ed ora il fattore è ritratto come un eroe nazionale. E' qualcosa di simile a quanto avvenne in Alabama, Georgia e Mississippi."

Mr Collins dice che i Viaggianti non sonosorpresi dalla profondità del sentimento contro di loro. La vedova Ward ha ricevuto lettere minatorie del tenore "uno in meno, sotto con gli altri 30.000". I Viaggianti a Dublino dicono di dover cambiare il loro cognome per ottenere lavoro. Circa il 73% degli uomini sono disoccupati e una ricerca condotta da un'istituto per l'impiego svela che un occupato su quattro non vorrebbe condividere il proprio spazio di lavoro con un Viaggiante.

Tornata a Finglas, Winnie Kerrigan cdice che il messaggio emerso dal caso Nally è che ammazzare un Viaggiante è "OK".

"Non vogliamo pietà. Chiediamo diritti unmani," ci dice.

La storia
I Viaggianti (Travellers) sono da secoli parte della società irlandese. Nativi dell'Irlanda, sono un gruppo distinto dai Rom europei, di cui condividono la tradizione nomadica e dei gruppi familiari estesi. Anche se oggi non è quasi più parlata, hanno una lingua propria, il Cant. Sono tradizionalmente lavoratori del metallo, commercianti di cavalli e lavoratori agricoli stagionali, oggi molti vivono concentrati nele aree urbane. Ci sono circa 30.000 Viaggianti in Irlanda, 15.000 in Bretagna e 10.000 negli USA. In Irlanda il 63% dei Viaggianti ha meno di 25 anni e l'aspettativa di vita è di dieci anni inferiore al resto della popolazione. Secondo Pavee Point circa 800 famiglie vivono ai margini dele strade, senza acqua, elettricità e servizi igienici, altre centinaia sono in attesa di sistemazione in alloggio.
(sulle origini dei Traveller, dall'archivio di Pirori ndr)

Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2005

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Di Sucar Drom (del 05/12/2005 @ 15:27:09, in musica e parole, visitato 1576 volte)
da sucar drom

Vi segnaliamo due iniziative culturali a margine del Seminario Nazionale dell'Opera Nomadi del 6 e 7 dicembre 2005.


Lunedì 5 Dicembre 2005 ore 17e30
Sala TEATRO Municipio 3 in Via dei Sabelli 119 (San Lorenzo)


La casa nelle Comunità Rom in Serbia
Mostra fotografica di Monika Bulaj
e presentazione del libro "Le ha ma la ja” da un viaggio di parole e immagini tra i Rom della Serbia, il tratto di un popolo (Editrice Monti).
Alla presentazione sarà presente l’autrice Marzia Ravazzini, Volontaria nei Villaggi Rom in Serbia. Coordina Massimo Converso Responsabile Progetto Biblioteca Romanì
L'evento è organizzato da: Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e dal Progetto Biblioteca Romanì, Biblioteche di Roma.


Gilì Romanì ando drom
I° Concorso dei musicisti di strada Rom/Sinti
Roma, Sala Teatro MUNICIPIO 3 - Via dei Sabelli 119
MARTEDI’ 6 dicembre 2005 ore 21.30


Esibizione dei gruppi musicali e di danza
Rom Rumeni, Rom Lovara, Rom Rudari , Rom Lucani, Rom Khorakhanè Cergarija Vlasenicaqi e Shiftarija.
La giuria composta da:
Presidente - Sandro Portelli (Musicologo Circolo Gianni Bosio, Docente Università La Sapienza)
Componenti - Felice Liperi ( Musicologo La Repubblica) , Guido Gaito (esperto in Etnomusicologia), Adriano Mordenti (Musicista klezmer).
L'evento è organizzato da: Opera Nomadi, COOPERATIVE SOCIALI PHRALIPE’ – FRATERNITÀ e PIJATS ROMANO’, Assessorato Politiche Sociali del Comune di Roma. Con il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Roma.


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Di Fabrizio (del 05/12/2005 @ 16:09:32, in Europa, visitato 2022 volte)

European Roma Rights Centre Country Report

Antiziganismo in Francia
da Roma-Francais

Budapest, Paris, 2 Dicembre 2005. [...]
La Francia è conosciuta come luogo di nascita dei diritti umani. "Liberté, Egalité, Fraternité" - questa rivoluzionaria dichiarazione rimane nel cuore della Repubblica. Ogni successiva Costituzione Repubblicana ha reiterato l'impegno per i diritti umani e l'uguaglianza. D'altra parte, i reecenti sommovimenti sociali mostrano che ci sono cause profonde di preoccupazione, che non tutti in Francia beneficino delle premesse di eguaglianza incise nel cuore della Repubblica Francese.

Sin dal 2003, European Roma Rights Centre (ERRC) si è impegnato a monitiorare la situazione di Sinti, Gens de Voyage e Rom migranti in Francia, La ricerca indica che a centinaia di migliaia tra loro è negato il diritto al pari trattamento, e che sperimentano una quotidiana negazione ed interferenza verso quasi tutti i fondamentali diritti in campo civile, politico, sociale, economico e culturale. Sono stati per lungo l'oggetto di leggi, politiche e pratiche tese al loro controllo, repressione, esclusione ed assimilazione. [...] Recentemente, nuove leggi hanno seriamente limitato la possibilità di esprimere gli elementi chiave della loro identità, dando nel contempo giustificazione legale agli ufficiali della forza pubblica per agire in maniera repressiva e draconiana - e, di seguito, per escluderli da quasi tutti gli aspetti della vita pubblica e dei servizi.

La discriminazione contro Sinti, Gens de Voyage e Rom inibisce la capacità dei singoli di esercitare diritti fondamentali come quello di voto [...] Molti di loro devono portare seco speciali documenti di circolazione, da presentare come visti a gendarmi e polizia, [...] pena sanzioni o il loro mancato rinnovo. Spesso la discriminazione inizia al primo contatto col sistema scolastico. Un gran numero di Rom e Sinti non è scolarizzato, escluso dalla scuokla secondaria e/o segregato in classi differenziali. In genere la loro scolarizzazione è inferiore agli standards, spesso senza che vengano loro forniti i minimi strumenti letterari di base.

Molti Sinti, Gens de Voyage e Rom sono sgomberati da un comune all'altro, senza potersi fermare più di un breve periodo. La gran parte del territorio in effetti, appare off limits per loro. Le aree disponibili per la sosta sono spesso insalubri, inquinate o isolate dai centri cittadini. La maggior parte ritiene che l'intero apparato statale sia un nemico, il cui scopo è negare la loro cultura, alla sola ragione di forzarli ad allontanarsi dalla società francese nel suo insieme.

Alla stessa maniera, migliaia di Rom migrati in territorio francese, sono soggetti a politiche specifiche perché abbandonino la Francia. Vivono in baraccopoli indecenti, da cui peraltro sonoo ripetutamente sgomberati verso altri campi od edifici da occupare. Sono inoltre soggetti a varie forme di violenza e abusi [...]

L'antiziganismo è parte regolare e condivisa dei vari vari apsetti della vita pubblica: senatori, deputati, sindaci ne fanno ampio uso, spesso per ottenere finanziamenti pubblici. Ritratti come criminali sporchi e incivili, parassiti sociali e disturbatori della quiete pubblica, Sinti, Gens de Voyage e Rom sono isolati come una sottoclasse pericolosa e indesiderata.

Le recenti settimane hanno visto l'esplodere della rivolta, che ha coinvolto i settori più marginalizzati delle comunità. Il risultato è che la loro situazione, e quella degli inmmigrati di più recente arrivo, ha ottenuto nuova attenzione dai circoli politici. La situazione di Sinti, Gens de Voyage e Rom richiede una simile ed urgente attenzione, se si vuole realizzare pienamente la pronessa di uguaglianza.
Informazioni:
Lanna Hollo, ERRC France Research Team Leader: +33 (0)1 48 07 09 87
Claude Cahn, ERRC Programmes Director: ccahn@errc.org, (36 20) 98 36 445
Savelina Danova-Russinova, ERRC Research and Policy Co-ordinator:
savelina.danova@errc.org, (36 1) 41 32 215

The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the rights of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc.org.

European Roma Rights Centre
1386 Budapest 62
P.O. Box 906/93
Hungary
Phone: +36 1 4132200
Fax: +36 1 4132201
For correspondence, to subscribe and unsubscribe from this list, please use office@errc.org.
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Di Fabrizio (del 06/12/2005 @ 13:42:27, in media, visitato 2060 volte)
logo_bg2

Si chiama Asteriscoradio.com con interviste, reportage, notizie e musica

red.

È nata la prima webradio interculturale italiana: è Asteriscoradio.com. La webradio riprende l’esperienza ormai biennale dell’Asterisco magazine radiofonico, un programma di approfondimento tematico sulle questioni dell´immigrazione e dell´interculturalità.

Asterisco era un insieme di interviste, reportage, notizie, il tutto intercalato da musiche dal mondo. L’esperienza, messa in campo da italiani e immigrati, voleva offrire un punto di vista diverso da quello imperante sui media nazionali.
Asteriscoradio.com è il seguito di questo progetto. Dal semplice programma radiofonico, il concetto di "asterisco" si è allargato fino a sposare i confini di una webradio, in tutto e per tutto paragonabile alla radio tradizionale, a diffusione continua 24 ore su 24. Dotata di un proprio palinsesto, Asteriscoradio.com offre, oltre al tradizionale magazine e alla musica, un ventaglio di programmi informativi, educativi e di intrattenimento che nessun altro fa ascoltare.

Informazioni
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Di Fabrizio (del 06/12/2005 @ 16:05:23, in conflitti, visitato 2625 volte)
UNA FERITA APERTA
(sul caso Hadareni cfr QUI ndr)

Un sanguinoso assalto che contrappose i Rumeni alla minoranza Rom nel 1993 lasciò un villaggio diviso. Ora, i sopravvissuti, stanno cooperando per restaurare l'armonia. (rif)

By Petru Zoltan, giornalista di Bucarest e collaboratore del Jurnalul National. Nipote di Mircea Zoltan, uno dei tre Rom uccisi negli avvenimenti di Hadareni.

29/11/2005 - Nel 1993 nel villaggio di Hadareni scoppiò uno dei più sanguinosi conflitti interetnici tra Rumeni e minoranza Rom. Dopo 12 anni, la vicenda si trascina ancora nei tribunali. L'ultimo appello, il 23 novembre in un giudizio locale, riguarda la somma che dovrebbe indenizzare i parenti delle vittime Rom, che in quella notte di violenza contarono tre morti e 14 case date alle fiamme. Tra i linciati dalla folla, mio zio Mircea Zoltan. Allora avevo 10 anni, mi ricordo soltanto mio padre che prendeva il treno per Hadareni, alla notizia che suo fratello era stato ammazzato. Da allora, oltre metà della mia vita, ho visto il rincorrersi di cause locali, nazionali, internazionali. Da quella notte, 20 settembre 1993, la memoria collettiva è rimasta segnata e solo ora si sta iniziando a ricostruire ponti tra le due comunità.

I fatti
Tutto cominciò quella sera quando tre Rom di Hadareni - Aurel Lacatus, suo fratello Rapa Lacatus e Mircea Zoltan - rivolsero la parola a una giovane non-Rom, Liana Bucur. Bucur racconterà poi in tribunale: "Non mi stavano infastidendo, e io non ho reagito male". Ma quella conversazione apparentemente innocua, aveva attitrato l'attenzione di Gligor Chetan, un anziano del villaggio, che si era avvicinato ai tre uomini e li aveva spintonati. Per tutta risposta questi l'avevano colpityo in faccia, raccontano i testimoni. Erano intervenuti intervenuti diversi Rumeni del villaggio, che aspettavano il bestiamo al ritorno dal pascolo. Nella confusione che era seguita, mio zio Mircea Zoltan e Aurel Lacatus avevano tentato la fuga. Rapa Lacatus circondato dala folla inferocita, aveva accoltellato Craciun Chetan (nessuna parentela con Gligor), che sarebbe morto il giorno stesso nell'ospedale della vicina Ludus. In quel periodo il villaggio di Hadareni - 900 persone, di cui 200 Rom e 130 di etnia ungherese - non aveva mai conosciuto tensioni etniche. Ma appena si venne a conoscenza della morte di Chetan, si radunarono 50 abitanti, armati di mazze, bastoni e bottiglie di benzina, che conversero verso l'insediamento dei Rom. I tre uomini furono trovati in una casa isolata, dove avevano trovato rifugio. Il capo della polizia della vicino paese di Chetani, Ioan Mega, arrivò sulla scena ma - come ricostruito da European Roma Rights Center (QUI ndr) - nel momento che i tre stavano per consegnarsi alla sua custodia, la casa venne data alle fiamme. In pochi minuti i tre morirono: Rapa Lacatus fu tolto dalle mani del commissario Mega e linciato, Pardalian Lacatus ucciso mentre tentava di sfuggire alle fiamme e Zoltan che riuscì a scappare, fu colpito a bastonate e ributtato nel fuoco. Quella notte, altre 13 case del quartiere Rom furono incendiate, e altre 5 saccheggiate. Alle 21.00 arrivarono altre forze di polizia dalla capitale distrettuale Tirgu Mures, senza però intervenire. Testimoni raccontano che furono gli stessi poliziotti ad incitare la popolazione contro i Rom. 

Il caso
Le indagini iniziarono già dal giorno successivo, ma i progressi furono lenti. I due poliziotti couinvolti - Ioan Mega e il sergente Alexandru Susca - seconda la legge rumena furono giudicati dalla giustizia militare nell'ottobre 1994, 13 mesi dopo quegli eventi. Nel 1995 furono prosciolti da tutte le accuse; il tribunale militarev stabilì che non avevano incitato alle violenze, non avevano preso parte agli evemnti e non erano stati in grado di contrastare la folla. Nel frattempo, nel 1997 il tribunale civile di Tirgu Mures identificò in - Nicolae Gall, Severius Ioan Precup, e tre cugiini, Pavel Bucur, Petru Bucur e Vasile Dorel Bucur (nessuno di loro parente di Liana Bucur) - come responsabili di "assassinio particolarmente violento", il massimo grado previsto dal codice criminale. Altri sei furono accusati di saccheggio e incitamento alla violenza. Nel 1998, quattro dei cinque accusati di assassinio furono condannati a pene tra i tre e i sette anni, mentre Petru Bucur vide mutata la sua condanna  in sei anni di prigione per danneggiamento di proprietà e incitamento alla violenza. Gli altri sentenziati di crimini minori furono condannati a pene tra i due e i cinque anni. Il giudice motivò la sentenza (l'omicidio di solito comporta tra i 15 e i 25 anni di pena) col fatto che le indagini avevano mostrato parecchie lacune e perciò non si potevano comminare pene più pesanti.

Gli iniziali dubbi del giudice portarono alla revisione del caso. Nel 1999 la corte suprema scagionò Nicolae Gall e commutò la pena di altri tre, cambiando il giudizio da  "assassinio particolarmente violento" ad omicidio. Nel 2000, l'allora presidente della repubblica, Emil Constantinescu, graziò due dei tre uomini ancora in carcere e ridusse la pena al terzo. Venne stanziata una somma (3 miliardi di Lei - 85.000 Euro) che il governo pagò a Gall per i tre anni passatiin prigione, a cui furono aggiunti 100 milioni di Lei (2.800 Euro) che sarebbero andati a rimborsare la vedova di Mircea Zoltan (indenizzo che tuttora è contestato). "Questa discrepanza mostra lo straordinario cinismo dei giudici, che considerano in 100 milioni di Euro le sofferenze di chi perse un familiare in maniera bestiale, e in  3 miliardi di Euro l'arresto di Gall" disse Meda Gama, avvocato che ha rappresentato i Rom dal 2003.

La situazione attuale
Nei cinque anni seguenti, i ricorsi non hanno cambiato il quadro d'insieme. "Nessun tribunale ha mai riconosciuto il pogrom o fatto niente per provare la partecipazione delle autorità [la polizia locale] agli avvenimenti", dice Gama, sottolineando i principali punti di controversia. I fatti hanno iniziato a muoversi più velocemente negli ultimi mesi. Nel 2003, un tribunale regionale di Mures ha condannato sette persone colpevoli di aver preso parte agli assalti di rifondere le proprietà date alle fiamme con 1,3 miliardi di Lei (circa 37.000 Euro) e con 580 milioni di Lei (circa 16.000 Lei) per i danni morali. Sentenza confermata a maggio 2005 dalla Cassazione. Nel 2000, 25 tra i superstiti dell'insediamento di Hadareni, hanno portato il loro caso al Tribunale Europeo dei Diritti Umani (ECHR) di Strasburgo; ritenendo colpevole lo stato rumeno di discriminazione, tolleranza di violenze e torture, non assicurare un equo processo e di non tutelare la vita degli individui e della famiglia, tutti diritti contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti Umani. Entrambe i casi, hanno ottenuto soluzione nel 2005. A luglio, con due sedute separate, l'ECHR ha ordinato alla Romania di pagare complessivamente 500.000 Euro ai 25 superstiti. Diciotto di loro ne avevano già ricevuto 262.000 con un "accomodamento amichevole" con lo stato. Accordo rifiutato dagli altri sette, perché giudicato insufficiente, e che saranno indennizzati per un totale di 238.000 Euro. Sempre l'estate scorsa, la Corte d'Appello di Mures ha ordinato alla polizia di valutare le case dei sette giudicati condannati a pagare un compenso per il ruolo tenuto durante le violenze. La possibilità che le case siano confiscate, ha nuovamente aumentate le tensioni nel villaggio, che ora è presidiato da polizia e vigili del fuoco. Sinora, le proprietà non sono state vagliate. 

Forse galvanizzata dai recenti sviluppi e dalle critiche dell'ECHR, l'Agenzia Nazionale per i Rom (ANR), creata l'anno scorso dal governo al posto dell'ex Dipartimento degli Affari Rom, sta appoggiando progetti per migliorare le relazioni tra Rumeni, Ungheresi e i Rom rimasti nel villaggio. Uno schema ambizioso dello scorso settembre, che vuole coinvolgere le autorità, le OnG e la popolazione di Hadareni, vuole individuare come combattere la discriminazione nel villaggio. Intende formare gruppi di lavoro che intervengano nelle scuole nelle altre istanze comunitarie, e cerchi anche di affrontare i problemi dell'accesso al sistema sanitario, alla casa, alle infrastrutture e al lavoro. L'incontro fondativo è stato reso possibile grazie al Partnerariato per lo Sviluppo Locale (FPDL), una OnG indipendente. Per due giorni, Rom e non-Rom del villaggio si sono parlati e hanno progettato assieme - per la prima volta dopo 12 anni. Con la fine dell'anno, ANR e FPDL intendono presentare al governo un piano e una strategia per migliorare la situazione ad Hadareni, con soluzioni che coinvolgano tutte le comunità. "La soluzione è che non solo i Rom, ma l'intera comunità di Hadareni debba cambiare e le autorità le trattino tutte su basi paritarie" ha detto Simona Pascariu di FPDL. Sono stati stanziati 1 milione di Euro per migliorare le infrastrutture del villaggio, come pure il sistema sanitario ed educativo. "Il governo centrale deve mantenere le sue promesse e iniziare un cambio reale, non solo di facciata" dice Pascariu. FPDL e ANR ritengono che Hadareni subirà una trasformazione profonda, diventando un "Villaggio Europeo", dove i gruppi etnici convivono pacificamente. Sperano che i risultati siano tangibili nel 2008, un anno dopo l'ingresso della Romania nell'Unione Europea.

© Transitions Online http://www.tol.cz
riportato su Romanian_Roma
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Di Daniele (del 06/12/2005 @ 19:40:58, in Europa, visitato 3052 volte)
questo articolo del manifesto di oggi che sarà "leggibile" da domani... è veramente molto interessante! con molti dati e testimonianze direttissime...
domani ti mando la traduzione sull'articolo BBC.
buona serata!
daniele


REPORTAGE
pagina 11

apertura

Indipendenza del Kosovo? Che ne pensano i 260.000 rom cacciati nel terrore
Nessuno chiede agli zingari
Viaggio nei campi profughi dove da sei anni vivono decine di migliaia di rom espulsi a forza dal Kosovo, e rimasti privi di tutto. «Non ci sono più aiuti, né locali né internazionali, e non c'è lavoro. Ma non possiamo nemmeno tornare a casa, siamo minacciati di morte»
TOMMASO DI FRANCESCO
INVIATO A BELGRADO

«Sei del manifesto? Allora conosci Rossana Rossanda? Ti prego salutala, lei è stata per me un mito quando ero studente in Germania alla fine degli anni Sessanta». A parlare è Rajko Djuric, al secolo giornalista della Tanjug ma soprattutto famoso per essere il «re degli zingari». O meglio l'«ex-re», perché a quella carica è stato eletto dal congresso mondiale degli zingari per ben due mandati dal 1990 al 2000, poi è stato presidente del congresso mondiale e ora dirige il Centro internazionale degli zingari di tutto il mondo e da «re» ha pubblicato molti libri sulla condizione degli zingari, tradotti [...]

La versione integrale dell'articolo sarà disponibile domani.
Oggi, l'accesso al testo integrale è riservato ai soli abbonati.

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NdR: inizia oggi la collaborazione del blogger Daniele (si definisce un lettore attento della Mahalla), il primo e l'unico, sinora : - (, a raccogliere l'appello di aiutarmi con le traduzioni.
Benvenuto!
Prima che si arrabbino gli amici di Mantova, mi permetto due appunti al Manifesto:
  1. Zingari rimane un termine dispregiativo e vagamente etnocentrico. Almeno loro dovrebbero saperlo.
  2. Ogni tanto si scoprono nuovi re e regine zingare. Per favore! IRU è un organismo elettivo, che da voce al Congressi Mondiale dei Rom. Re e regine lasciateli ai fotografii cerca di scoop!
  3. In ogni caso, se mi riesce domani traduco in italiano l'articolo di Rajko Djuric, apparso sulla stampa a fine novembre.
  4. A proposito di Kosovo e di stampa italiana: lo sapete che all'appello di questa estate contro i rimpatri forzati, hanno risposto più numerosi dal Lussemburgo che dall'Italia? CHAPEAU!
Fabrizio

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