Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In questa intervista avrebbero dovuto starci i campi rom, le comunità etniche del milanese, il calcio, un torneo mondiale, gli assessori...
Invece, si è finito per parlare soprattutto dell'attualità (e per fortuna!!), dandoci appuntamento in futuro se avete altre cose da chiedere.
NB: come per la volta precedente, in alcuni casi ho variato l'ordine delle domande e risposte, per rendere il testo più scorrevole
Fabrizio 11.02: Direi di tornare indietro di 4/5 anni. Come nascete?
Filippo 11.03: Al tempo io non conoscevo ancora la MultiEtnica. Ero (e sono) un fotografo che leggeva i giornali... e sui giornali di Milano parlavano del campo di via Barzaghi come della più grande discarica umana d'Italia. Ho deciso quindi di andare a vedere di persona.
Fabrizio 11.04: Come avvenne il primo approccio con quel campo?
Filippo 11.05: E' stato strano perché ho visto davanti a me quel che conoscevo delle favelas di San Paolo; non poteva essere Italia, almeno non quella che siamo abituati a vedere tutti i giorni: il campo si estendeva lungo una striscia di terra lunghissima, a destra la ferrovia e a sinistra il cimitero maggiore...
Fabrizio 11.07: Però, è una realtà che persiste a distanza di anni...
Filippo 11.07: ...nel mezzo: fango, topi, baracche e gente...tanta gente. Ho iniziato a fare qualche foto, cercando di avvicinare le persone. erano gentili, disponibili: mi chiedevano di portare loro le foto che avevo fatto. Così poi sono tornato e sono riuscito a costruire un rapporto di fiducia con loro.
MultiEtnica l'ho conosciuta perché Bogdan era sempre là, al campo. Era sempre presente quando c'erano le riunioni. Poi qualcuno mi ha spiegato che stava mettendo su una squadra di calcio coi ragazzi del campo e mi sono incuriosito.
Fabrizio 11.09: Tu hai sempre ripetuto di considerarli migranti e non nomadi...
Filippo 11.11: Erano loro stessi a dirmelo. Dalla prima volta che sono andato là e ho chiesto loro perché erano venuti a Milano. Mi parlavano di case lasciate nei loro paesi, di lavoro che non riuscivano a trovare, di topi che si rosicchiavano le roulottes alla ricerca di caldo e finivano nei letti dove dormivano i bambini...
Fabrizio 11.12: Partendo da lì, tramite MultiEtnica 2001 è stato possibile aggregare altre comunità, ma... secondo te, sarebbe stato possibile il percorso inverso? Cioè, aggregare quel campo partendo dalle altre comunità di migranti? Cosa ha reso possibile unire storie così diverse?
Filippo 11.17: Secondo me al di là dei topi e delle condizioni di vita al campo esiste qualcosa di comune a tutti coloro che gravitano intorno a una realtà come quella di via Barzaghi.
Fabrizio 11.17: Che cosa?
Filippo 11.18: E' difficile da spiegare ma credo che in una situazione così estrema ogni persona sia spinta a mettersi in gioco completamente. Per esempio: continuare a frequentare il campo, anche oggi, richiede uno sforzo notevole, soprattutto per chi non è abituato a vivere in condizioni di disagio, senza acqua, luce, gas... eppure molti, ed io fra questi, continuano ad andarci.
Fabrizio 11.20: Che risposta hai notato da parte della città. Che rapporti avete con partiti, associazioni, sindacati, istituzioni...
Filippo 11.21: Io credo che Milano in parte non conosca ancora a distanza di anni cosa c'è in quella zona. E credo che le istituzioni abbiano una buona responsabilità nel non far conoscere la situazione.
Fabrizio 11.22: ...o abbia qualche problema a fronteggiare una situazione così estesa. Meno si interviene, + si estende.
Filippo 11.24: Di soldi sembra ne siano girati parecchi dietro al campo... e ne vengono stanziati sempre di più. Però la soluzione che si trova è sempre la stessa: un nuovo campo, un nuovo ghetto.
Fabrizio 11.25: E' la lamentela di un'associazione che si è dovuta autofinanziare, anche se i soldi giravano?
Filippo 11.26: No, non credo. MultiEtnica è una associazione abituata per forza di cose ad andare avanti senza soldi.
Fabrizio 11.27: Prima di continuare su questo punto (ci torniamo!)...
Spot:
Fabrizio 11.28: come vedi "impiegare" lo sport come mezzo di conoscenza?
Filippo 11.30: Lo sport permette di mantenere aperto un contatto con le istituzioni oltre a facilitare la coesione tra le persone. Al campo sono tutti per lo più muratori, gente che si spezza la schiena in cantiere e che ha voglia di sfogarsi. Dargli l'opportunità di allenarsi e giocare in una squadra è un ottimo "primo passo" per costituire un gruppo.
Fabrizio 11.32: Milano offre possibilità di fare sport, se non hai soldi?
Filippo 11.32: Non molte, soprattutto se si vuole giocare in modo organizzato. La politica del comune è di dismettere i centri sportivi che non danno reddito, specialmente quelli in zone periferiche o in quartieri popolari.
Fabrizio 11.34: Costruire lì un campo di calcio, sarebbe una spesa ridicola, ma avrebbe un qualche significato?
Filippo 11.35: Non credo, anche perché gli abitanti di via Barzaghi un campo ce l'hanno già, nella piazzola all'uscita della via...
Fabrizio 11.36: ?? c'è un pratone, ricoperto di rifiuti e massi che usiamo come porte di calcio e sollevamento pesi...
Filippo 11.36: E poi un campo sportivo là vicino c'è già, in via Sapri...sarebbe meglio permettere loro di andare regolarmente in uno dei campi esistenti piuttosto che costringerli a restare ancora più isolati nel loro recinto. Il problema è che hanno paura ad allontanarsi. paura della polizia, dei controlli continui: vivono praticamente sotto assedio. quando c'è lo sgombero la cosa è evidente, ma quando la situazione è apparentemente calma i controlli continuano. La polizia gira intorno al campo e ferma la gente quando è isolata.
Fabrizio 11.38: Quindi (di necessità, virtù) vi ha "costretto" a diventare multietnici?
Filippo 11.39: MultiEtnica è nata nel campo ma non vuole rinchiudersi là dentro, sarebbe uno sbaglio enorme.
Fabrizio 11.40: Quindi, tornando al punto di prima, come si potrebbe investire?
Filippo 11.41: Il punto centrale di MultiEtnica rimane sempre la ricerca di un luogo in cui poter fare incontrare le persone, che non sia il campo di Triboniano ma che sia vicino ad esso. Un luogo che sia a metà strada fra il ghetto e la città.
Fabrizio 11.42: Richieste alle istituzioni?
Filippo 11.43: Un luogo di incontro tra questi due mondi che sono, ad oggi, lontanissimi pur essendo l'uno dentro all'altro. Possibilità, se non proprio avere un centro sportivo da gestire, quantomeno poter andare regolarmente in un campo sportivo esistente per fare gli allenamenti e tenere le riunioni dell'associazione. Non è una cosa tanto difficile...
Fabrizio 11.45: Al solito, le soluzioni che costerebbero poco, sono le + difficili da ottenere...
Filippo 11.45: Già... ma ci stiamo lavorando...
Fabrizio 11.46: Credi che la manifestazione sportiva di venerdì, vedrà ancora questa richiesta?
Filippo 11.47: Credo che per tutta la durata delle partite e oltre, Bogdan ripeterà fino alla nausea questa proposta alle due squadre del comune e provincia. così intanto li distrae e la squadra potrà segnare facilmente... sono tattiche di gioco...
Fabrizio 11.48: Cosa diresti a un milanese (e dintorni) x invitarlo alla Coppa della Pace?
Filippo 11.49: E' l'occasione per vedere le istituzioni in mutande...
Fabrizio 11.49: Voi li avete visti spesso in questa mise... partendo da quando vi giocaste il campo qualche anno fa, vincendo
Filippo 11.51: Ormai ci si conosce... almeno una partita o due all'anno si gioca: sarebbe bello che vincessero anche loro qualche volta... loro vincono sul campo di gioco e la MultiEtnica fuori, per la strada...
Magari ottenendo, insieme alle altre associazioni di stranieri, uno sveltimento per le pratiche dei permessi di soggiorno.
Siamo stati in via Cagni, alla questura provinciale. C'è gente che aspetta un anno e mezzo per avere il permesso di un anno. quando alla fine riesce ad averlo è già scaduto e deve ricominciare da capo...assurdo!
Fabrizio 11.55: Avrei tante altre domande, ma vista l'ora, inviterei (se qualcuno è online) a fare le sue domande...
Stefano 11.56: Temo che la domanda sia stata già posta. Comunque vorrei sapere che atmosfera si respirava al "mondiale"
Filippo 11.58: Ciao Stefano. L'atmosfera era splendida. Il campo non era grandissimo, ma era strapieno. Un casino infernale, con ola, canti, balli, tifo vero... Il bello di questi mondiali è che hai di tutto: squadre che vanno unicamente per testimoniare la situazione di un paese e squadre che invece giocano da lasciarti senza fiato.
Stefano 11.59: Ho intuito che comunque la rivalità era diversa da quella usuale nei campi di gioco...
Fabrizio 12.00: Io volevo capire, come si crea una squadra di strada che vince il titolo x due anni di seguito
Filippo 12.01: Quando noi abbiamo giocato contro l'Argentina c'era mezza squadra che giocava coi crampi allo stomaco essendo i nostri argentini (però abbiamo stravinto). La partita seguente dell'Argentina eravamo tutti là a tifare per loro.
Stefano 12.02: Come Camoranesi!
Filippo 12.03: a Stefano: più o meno...
Stefano 12.03: Lo so, è tutta un'altra cosa... molto più "vera"
Filippo 12.04: a Fabrizio: MultiEtnica è riuscita ad allenarsi abbastanza bene nell'anno passato e poi tutte le persone del gruppo nonostante le differenze sono molto affiatate.
Fabrizio 12.04: Domanda x Stefano: a Roma esiste qualcosa di simile?
Stefano 12.04: che io sappia, no, ma chissà...
Filippo 12.05: Uno dei progetti di MultiEtnica è di fare un campionato di streetsoccer interprovinciale con un torneo da giocarsi a Roma. Al momento siamo un po' lontani ma chissà...
Stefano 12.06: Bene, aspetto segnalazioni sulla Mahalla.
Fabrizio 12.06: Si era parlato anche di ospitare il mondiale 2007 in Italia...
Filippo 12.07: MultiEtnica è in attesa di fare una riunione con le associazioni interessate. Non è una cosa facile ospitare il mondiale e c'è bisogno dell'appoggio di tutti. Forse per il 2007 è un po' presto ma già il 2008...
Fabrizio 12.09: Filippo, quanto puoi restare ancora online?
Filippo 12.09: Una mezz'ora
Fabrizio 12.11: Io purtroppo devo interrompere. Se sei d'accordo, ho altre domande, ma preferirei prima ripubblicare queste e lasciare decantare. Se nel frattempo, qualcuno vuole fare altre domande, è il benvenuto!
Stefano 12.11: Puoi parlarci delle "colonne" della squadra?
Filippo 12.12: Ok Fabrizio, per me va bene. Stefano, che ne dici se ne riparliamo successivamente?
Stefano 12.13: Va benissimo, grazie!
Filippo 12.14: Grazie a te. facciamo una seconda puntata settimana prossima?
Fabrizio 12.14: Io farei così, se permettete: la prossima intervista la conduce Stefano, aggiornandoci da qui a metà novembre.
Filippo 12.14: per me ok
Fabrizio 12.15: Anche perché Bogdan ha qualche impegno famigliare, se non sbaglio...
Stefano 12.15: eh, eh, si può fare...
Filippo 12.15: la famiglia Kwappik si allarga La prossima volta vediamo di far partecipare anche Bogdan...io sono solo un umile fotografo...
Fabrizio 12.18: Mi interessava coprire il torneo del 28, Bogdan capirà.
Filippo 12.20: Certo. Allora alla prossima puntata!
Stefano 12.20: Ciao, grazie a tutti e due
Fabrizio 12.21: PS entro domani metto online il tutto. Ci vediamo TUTTI all'Arena
Filippo 12.22: ciao a tutti
Coppa della Pace
28 Ottobre 2005
Arena Civica di Milano
Inizio ore18.00
Ingresso Libero
Partecipanti:
Rappresentativa di Comune di Milano,
Rappresentativa di Provincia di Milano
Campioni del Mondo 2004/5 “Street Soccer”
Nuova MultiEtnica
Programma
Ore 18.00 L’assemblea delle Associazione di Immigrati/e
Ore 20.00 Presentazione
Ore 20.15 Comune di Milano – Provincia di Milano
Ore 20.50 Nuova MultiEtnica – Perdente
Ore 21.30 Nuova MultiEtnica – Vincente
Ore 22.00 Concerto gruppo NAZCA
Ore 22.30 Premiazione
Ore 01.30 Chiusura
Al interno di Arena (spazi al coperto) sarà presentata la mostra fotografica
Con il patrocinio ed il sostegno di:
- Comune di Milano - Settore Sport
- TodoCambia
- NAZCA
INFO e CONTATTI
Bogdan Kwappik (Presidente) - cell. 3478638372
Hilaria –3281827765 Karin –3475030050
Paco – 3393764985
- La leggenda della zingara rapitrice (II)
- Sgomberi in saldo
In questo periodo, ci sono numerose notizie estere che dovrei tradurre ma, impegni di lavoro a parte, ci sono alcuni fatti italiani che meritano un po' di
attenzione, diciamo che l'argomento è:
Diritti, Legalità, Sicurezza
Il blog di Miguel
Martinez ricostruisce un recente fatto di cronaca. Non so com' è andata, ma è l'unico che nella melassa di notizie, si discosta da quello che TUTTI ripetono in coro
Vietato guardare i bambini
[...]
Scendo dal treno a Firenze e trovo la città tappezzata di locandine dei giornali, che dicono tutte più o meno,
"nomadi tentano di rapire bambino in pieno centro".
Ancora, la leggenda della zingara
rapitrice...
Compro La Repubblica e La Nazione, dove leggo gli articoli, rispettivamente, di Michele Bocci e di
Amadore Agostini.
Cerco di ricostruire, non quello che è successo, ma almeno quello che scrivono. Abbiamo
una signora di 22 anni (Repubblica, cronaca nazionale) o di 24 anni
(La Nazione), di nome Alessia, con accanto il marito operaio di 40 anni, e il bambino di cinque mesi nel passeggino. Sono turisti provenienti da Sanremo, e sono a passeggio per una delle strade più famose di Firenze, via Calzaiuoli, alle 13.30.
Di sicuro c'è che si avvicinano due donne Rom. La mamma caccia un grande
urlo, le due donne scappano. Una riesce a fuggire, l'altra, "corpulenta e facile da riconoscere" anche per il vistoso e inconfondibile abbigliamento,
viene subito catturata dai carabinieri e portata al carcere di Solliciano
"per tentato sequestro di persona". E' una clandestina rumena, di 34 anni.
Non è chiaro cosa sia successo esattamente, nel "giro di cinque o sei
secondi", come scrive Agostini. La madre afferma che le donne non solo erano chine sulla culla, ma "cercavano di sganciare le cinture del passeggino".
A questo punto, il Commissario Maigret ha tutti gli elementi per ricostruire quello che è successo.
Prima ipotesi.
Un gruppo di persone che chiameremo la Banda dei Rom decide di compiere
uno dei delitti più rischiosi che si possano commettere in Italia. Perché quando scompare un bambino, non si mobilitano solo tutte le forze dell'ordine del paese.
Si mobilitano anche, e spesso per anni, i media e i politici, che tengono sotto pressione le forze dell'ordine e la magistratura.
Per eseguire questo audace colpo, la Banda dei Rom sceglie una città affollata, all'ora di
punta. Una delle città più sorvegliate d'Italia. In una zona praticamente chiusa al traffico: l'esecutore dovrà quindi
fuggire a piedi, dopo il colpo.
A custodire il bambino, oltre alla madre, c'è anche il padre, un signore descritto come
"operaio" e quindi presumibilmente non invalido.
Per compiere la missione, si sceglie l'esecutrice del delitto: una tonda signora, "brutta come una strega", dai vestiti coloratissimi.
Seconda ipotesi.
Due clandestine, che vivono in condizioni inimmaginabili di degrado, girano per uno dei centri più ricchi del mondo.
Penso a Gabriela Calderashi, certo non bellissima, rumena anche lei,
evangelica convinta, clandestina, che ogni tanto mi raccontava spezzoni della sua vita. So che aveva diversi figli, so che poi pensava di andare con il marito nelle Marche. E so anche che in una notte attorno al Natale del 1999, due bambini che di cognome facevano Calderashi
morirono nell'incendio di una roulotte, proprio nelle Marche. Baxtalì... la fortuna sia con te.
Ma torniamo alle due Romnì - donne Rom - di via Calzaiuoli. Forse volevano proprio vedere il
bambino. Perché, per quanto possa sembrare inimmaginabile a molti italiani,
le mamme Rom sono sentimentali esattamente quanto le mamme di Sanremo o
le nonne di Toscolano
Maderno.
I latifondisti bianchi del sud degli Stati Uniti potevano disporre come volevano delle loro
schiave. Mentre fino a tempi molto recenti, un nero che fosse sospettato di aver concupito una donna bianca veniva immediatamente linciato.
Allo stesso modo, quello che è la normalità per qualunque donna bianca - sciogliersi in complimenti per bambini casualmente incontrati per strada - è
delitto per le donne Rom.
Stanotte c'è in carcere una donna che avrà sicuramente mille difetti, che sarà veramente
brutta come una strega, ma che rischia anni di carcere per una leggenda metropolitana, deliberatamente alimentata da
persone come Bruno Vespa.
Sempre da Kelebek
SGOMBERI = LEGALITA' è la parola d'ordine che unisce Milano
a Bologna.
Con qualche ovvio mal di pancia e parecchi distinguo, nella sinistra storica,
che rischia di vanificare uno dei suoi punti della guerra allo sceriffo
Albertini, e di sparare al Tex Willer di Bologna (classe Sesto San
Giovanni e Bicocca, comunque).
E per la mia noia nel dover scegliere tra il "bertinottismo"
(impallinare qualcuno, purché sia un alleato di sinistra) e la scelta
tra una destra e una sinistra che, all'atto pratico, soffrono delle medesime
miopie.
Non intendo parlare oltre del solito teatrino nazionale, ma questa premessa
"politica" era necessaria, per capire alcuni corto circuiti mentali
tipici dei media, della gente comune, degli intellettuali e dei politici
europei.
Se a Milano gli sgomberi sono all'ordine del giorno (anche per una presenza
di insediamenti illegali - Rom e no - ben più estesa), a Bologna sembra ci sia
sorpresa per questa svolta autoritaria.
Ma è la stessa Liberazione che svela che il Reno era a rischio
per le copiose piogge. Qualsiasi giunta aveva il dovere di sgomberare le roulottes e le
baracche. Se la giunta chiude gli occhi, il sindaco ha fatto bene ad
intervenire.
Il problema "politico" per la sinistra è nel chiudere gli occhi e
sperare che l'abusivismo e gli abusivi siano in grado di badare a se stessi, senza
rompere le palle ai comuni e ai votanti. Che siano invisibili. La piena di
un fiume, chissà quanti indesiderati avrebbe fatto emergere.
La sinistra storicamente ha sempre combattuto contro gli abusi edilizi,
perché ha sempre riconosciuto il patrimonio pubblico come patrimonio della
collettività. Collettività, di cui gli stessi "abusivi" fanno parte
e devono godere, con pari diritti e doveri per tutti.
La distanza tra destra e sinistra non sta nella parola d'ordine della legalità:
ma nel coniugarla col darwinismo sociale piuttosto che con i diritti.
In parole povere: quando le ruspe intervengono, c'è la buona abitudine di non danneggiare le proprietà degli sgomberati (per quanto abusivi) e, visto la stagione, di assicurarsi che abbiano un posto dove andare.
Queste regole elementari valgono per tutti, a meno che la legge non prescriva (la cosa mi sfugge) che i Rom siano una categoria a parte e per loro il diritto non esista.
Rimando a voi la palla: se non esiste diritto, su cosa poggia la legalità?
Ma, sono così importanti le questioni di principio? Dipende: ad esempio sono
quelle gabbie mentali che ci permettono (a noi società maggioritaria e più
o meno regolare) di dividere il mondo in ladri e onesti, lavoratori e
sfaticati, cittadini e clandestini...
Poi, se permettete, esistono le questioni pratiche... Leggendo i giornali,
vengo a sapere che a Milano la giunta di destra smantella ville
(abusive) hollywodiane (sarà...), e a Bologna la sinistra un campo
(abusivo) di disperati. Quello che manca in queste cronache, è che non c'è
bisogno di casi estremi: in tutta la pianura padana casi simili si ripetono a pioggia in provincia di
Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona, Reggio Emilia... Famiglie di
Rom e Sinti che hanno un terreno di proprietà, ma condannati a non
stabilirvisi. Non chiamateli Nomadi, sono
sfollati, persino il termine "abusivi" è molto più rispettoso, perché
l'abusivo ha diritti e il Rom no.
In Kossovo sono rimpatriati a forza, e chi aveva una casa ora finisce
in un campo per rifugiati. In Gran Bretagna (ne ho scritto parecchie
volte) sono 10.000 i Rom e Viaggianti a rischio sgombero. Se non si trovano soluzioni, riempiremo le strade di nuove
carovane che, permettete anche a me un'immagine forte e scandalosa, "diffonderanno
il virus dei Nomadi in giro per il paese" (da leggere con sottofondo di
colonna sonora di film horror).
E intanto novembre è alle porte, e nessuno ha voglia di giocare all'allegro campeggiatore perché anche l'anno prossimo si vota.