Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 22/06/2005 @ 02:50:09, in Europa, visitato 2137 volte)
Il concorso televisivo "Czech Idols" è terminato domenica scorsa, con la vittoria del rocker Vlastimil Horvath, un ex carpentiere di 27 anni. Il fatto che Horvath sia di origini Rom, ha agitato le acque dei sociologi, convinti che la società ceca abbia un vero e proprio rifiuto verso la minoranza Rom. Telespettatori di ogni età, abituati a collegare ai Rom ogni peggior difetto, hanno contribuito con il loro voto alla vittoria di Vlastimil Horvath. Commenta Roman Kristof, esperto di problematiche Rom: "E' la conferma di ciò che ripeto da anni. Ad eccezione degli skinheads, la maggioranza della popolazione non è razzista nel senso del colore della pelle. I problemi con i Rom, per quanto riguarda l'opinione pubblica, sono di natura sociale e non etnica"
Mentre le discussioni vertevano sulla possibile integrazione dei Rom e sul superamento del classico razzismo imputato alla società maggioritaria, DZENO pubblicava una storia di diverso tenore, che in quei giorni era quasi passata inosservata:
L'Istituto Oncologico Masaryk di Brno spesso ospita raccolte d'arte ed esposizioni, per rallegrare la degenza dei ricoverati. Una mostra inaugurata lo scorso 2 giugno, comprendeva quadri di valore, che però il proprietario non si era premurato di assicurare. In seguito al ricovero di una donna Rom, il gallerista e la direzione dell'ospedale hanno concordemente sospeso la mostra sino alla dimissione della paziente, perché: "L'andirivieni dei parenti della paziente, avrebbe potuto anche causare confusioni e turbative"
Tra le voci più critiche contro la decisione dell'ospedale, quella di Jana Hrovathova, direttrice del Museo per la Cultura Rom di Brno.
Dalla mailing list Czech_Roma
Di Fabrizio (del 21/06/2005 @ 22:40:47, in media, visitato 2074 volte)
Da David Altheer A febbraio 2006 si terrà il primo festival di Londra del cinema Rom. La programmazione dovrebbe durare due settimane e coinvolgere sei sale cinematografiche. Il comitato promotore include oltre al giornalista David Altheer, alcune donne Rom residenti a Londra, un programmatore e un coordinatore.. Il festival si propone di presentare la forza della ciltura rom nelle sue diverse forme. Chi volesse presentare propri lavori, contatti urgentemente David Altheer. Saranno ovviamente benvenuti i contributi dei registi di origine Rom. I film in lingua straniera, devono essere sottotitolati in inglese.
Di Fabrizio (del 21/06/2005 @ 21:33:53, in lavoro, visitato 1840 volte)
presentazione del programma di inserimento lavorativo di persone Rom impegnate in un progetto per la raccolta dei rifiuti ingombranti
’Assessore alle Politiche Sociali Raffaela Milano, il presidente dell’Ama Massimo Tabacchiera, gli Assessori Comunali Paolo Carazza (Politiche del Lavoro) e Dario Esposito (Politiche dell’Ambiente), la vicepresidente della provincia di Roma Rosa Rinaldi e gli Assessori Provinciali Gloria Malaspina (Politiche del Lavoro), Claudio Cecchini (Politiche Sociali), presentano “Roma cistì”, progetto di inserimento socio-lavorativo per persone Rom finalizzato alla raccolta ed al riciclaggio dei rifiuti ingombranti, realizzato in collaborazione con l’Associazione Opera Nomadi e la cooperativa sociale Praliphé
Alla presentazione intervengono fra gli altri il direttore della Caritas Diocesana Monsignor Guerino di Tora ed i rappresentanti di Legambiente Lazio e di C.E.U. - Centro Ecologia Umana)
MERCOLEDI’ 22 GIUGNO – Ore 12.00
SALA DELL’ARAZZO - CAMPIDOGLIO
Di Fabrizio (del 21/06/2005 @ 21:27:04, in sport, visitato 1459 volte)
Dalla mailing list: Romanian_Roma Leggo che il sindaco della città di Craiova è stato multato dal Consiglio Nazionale contro la Discriminazione (CNCD). Dopo un incontro di calcio si era lasciato andare a considerazioni pubbliche su alcuni giocatori africani della FC Universitatea Craiova.
Provvedimento eccessivo? ...giudicate voi!
Di Fabrizio (del 21/06/2005 @ 03:22:02, in casa, visitato 3769 volte)
Grazie alla collaborazione di Karin Waringo e di Valery Novoselsky, l'appello contro i rimpatri forzati in Kossovo è ora in 7 lingue:
- italiano
- inglese
- tedesco
- francese
- serbo
- albanese
- romanès
per firmare online basta collegarsi al link http://www.sivola.net/download/kossovo.htm La petizione è stata ripresa da tutto il network europeo.
Ora, si sa, una firma non si nega a nessuno. Poi (si sa anche questo) una firma non significa molto, a meno che non si riesca a raccoglierne tante. Il fatto che la petizione possa circolare in tutta Europa, è un vantaggio innegabile.
Quindi, pigrizia a parte, quale può essere l'impedimento a firmare? Dal "basso" della mia esperienza, penso che un grosso problema potrebbe essere la fama di bugiardi e di vittime che i Rom si portano appresso. Insomma: farebbero finta di essere scappati dal Kossovo, mentre in realtà la regione è un'isola di pace e progresso. Il fatto che solo un anno fa, il Kossovo per tre giorni sia stato scosso alle fondamenta di una colossale caccia all'uomo, che tuttora le forze UNMIK non assicurino la sicurezza degli abitanti, sarebbe una gran menzogna.
Cicciosax nel suo Burekeaters, azzarda l'ipotesi che si stia procedendo al rimpatrio forzato dei richiedenti asilo, per pura convenienza politica: dimostrare che il Kossovo è finalmente pacificato e che sono maturi i tempi per iniziare i negoziati sullo status della regione.
Ma, se davvero anche lui fosse vittima di un'allucinazione collettiva, e in realtà il Kossovo non avesse niente di meglio da fare che aspettare il ritorno dei suoi rifugiati?
Direi: dimentichiamo tutte le storie così zingare e strappalacrime sulle persecuzioni, gli incendi, le cacce all'uomo... proviamo un approccio razionale e per niente sentimentale. Ho cercato informazioni sulla mailing list Kosovo_Roma_News, una fonte documentata che spesso riporta articoli della stampa estera. I Rom della diaspora kossovara sono tra i 100 e i 120.000, e questo è il paese che sarebbe pronto a riprenderli:
- MITROVICA: E' una lunga storia: nella città che l'anno scorso s'è spaccata in due tra Serbi nella zona nord e Albanesi in quella sud, il quartiere Rom è stato il primo a farne le spese. Dato alle fiamme e poi sgomberato armi in pugno. Gli abitanti si sono rifugiati in un campo profughi nella zona nord. Il campo profughi sorge su una discarica di materiale tossico. Se va bene, i Rom che sopravvivono potranno lasciarlo tra settembre e inizio anno prossimo.
- NOVI PAZAR: un immondezzaio ospita da sei anni 22 famiglie di profughi Rom. Ogni tanto le baracche prendono fuoco. Ultimamente, le tubature che portano l'acqua al campo sono state sabotate da ignoti vandali. Le famiglie sopravvivono grazie agli aiuti della Croce Rossa. D'accordo con la giunta comunale e l'UNHCR, si sta progettando per trasferire le famiglie in un posto meno insano della discarica. A tale scopo sono già pronte 24 tende. In seguito, il governo svedese si è incaricato di fornire dei container come soluzione a medio termine.
- BERANE (Montenegro): il campo profughi ospita 200 Rom ed Egizi, rifugiati interni e dal Kossovo. Le autorità hanno comunicato che il campo sarà sgomberato e le famiglie dovranno trovare un'altra sistemazione. La situazione si era già presentata l'anno scorso, ma la Caritas era intervenuta coprendo le spese di gestione del campo. Ora non può più farlo, e il governo montenegrino, che già patisce l'embargo occidentale, ha problemi anche nel trovare una sistemazione per i propri profughi interni.
- BELGRADO: Nella repubblica Serba i problemi sono simili a quelli del Montenegro. Sono 200.000 i profughi dal Kossovo. Durante un'indagine svolta dallo stesso capo dell'UNMIK, Soren Jesen-Petersen, molti dei profughi kossovari di Gnjilane hanno mostrato foto e documenti delle loro proprietà. Nella sola capitale, ci sono oltre 100 accampamenti illegali. Il più grande consta di 250 baracche sulla riva sinistra della Sava, che ospita 2000 Rom. L'accampamento è in via di demolizione.
- ISTOK: 28 famiglie (60 componenti in totale) di Rom erano tornate in città, fidandosi delle "garanzie dell'UNMIK che le loro case sarebbero state ricostruite a breve. I fondi erano già stati stanziati. Ma a distanza di mesi, i lavori non sono iniziati e le famiglie sono ospitate in un campo profughi, senza libertà di movimento. Movimento o no, la Serbia ha già fatto sapere di non essere disposta a riprendersi quei rifugiati.
Questa è l'attualità impietosa del Kossovo. Sono solo gli ultimi aggiornamenti, l'elenco sarebbe più lungo. Come sia possibile un ritorno e chi siano i bugiardi, decidetelo voi. Nel caso leggete la petizione e firmate per non farvi prendere in giro.
Di Fabrizio (del 20/06/2005 @ 20:17:45, in Europa, visitato 2352 volte)
COMUNICATO STAMPA
'ANCHE I RICHIEDENTI ASILO E I MIGRANTI HANNO DIRITTI': RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUI CPTA IN ITALIA
L'Italia sottopone a detenzione un numero sempre crescente di richiedenti asilo, in violazione degli standard del diritto internazionale dei rifugiati. Nel suo ultimo rapporto, Presenza temporanea, diritti permanenti, presentato oggi a Roma, Amnesty International rivela una serie di violazioni dei diritti umani cui i cittadini stranieri vengono sottoposti durante la detenzione nei Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta), ed esprime preoccupazione circa la possibilita' che problemi simili possano verificarsi anche nei centri di identificazione.
'La detenzione e' una sanzione estrema per le persone che non hanno commesso alcun illecito penale. I richiedenti asilo possono essere detenuti soltanto in circostanze eccezionali, come prescritto dagli standard internazionali', si legge nel rapporto. 'Similmente, la detenzione dei migranti entrati o presenti in Italia senza autorizzazione andrebbe applicata soltanto nelle circostanze previste dalla legge, e conformemente ai principi internazionali dei diritti umani'.
Ogni anno l'Italia espelle o rifiuta l'ingresso a migliaia di cittadini stranieri, alcuni dei quali richiedenti asilo, sulla base del loro tentato o effettivo ingresso illegale o soggiorno irregolare.
Nell'attesa dell'espulsione, molte di queste persone sono detenute nei Cpta, a volte anche fino a 60 giorni.
La legislazione entrata in vigore due mesi fa consente la detenzione della maggior parte dei richiedenti asilo in 'centri di identificazione' mentre le loro richieste di asilo vengono esaminate con una procedura accelerata.
Il rapporto contiene dettagliate denunce secondo cui persone detenute nei Cpta sono state sottoposte ad aggressioni fisiche da parte di agenti delle forze dell'ordine e del personale di sorveglianza e alla somministrazione eccessiva e abusiva di sedativi e tranquillanti. Molte persone incontrano difficolta' nell'accedere alla consulenza di esperti,
necessaria a contestare la legalita' della loro detenzione e del relativo ordine di espulsione. La tensione nei centri e' alta, con frequenti proteste, inclusi tentativi di fuga e alti livelli di autolesionismo. I centri sono spesso sovraffollati, con strutture inadeguate, condizioni di vita contrarie alle norme dell'igiene e cure mediche non soddisfacenti.
Gli Stati detengono la potesta' di controllare l'ingresso, il soggiorno e l'espulsione dei cittadini stranieri dal proprio territorio.
Essa, tuttavia, deve essere esercitata nel rispetto delle leggi e degli standard internazionali in materia di diritti umani e di diritti dei rifugiati. L'esercizio della sovranita' statale non puo' avvenire a scapito dei diritti umani fondamentali dei richiedenti asilo e dei migranti, qualunque sia il loro status giuridico.
Vi e' una crescente restrizione dell'accesso ai Cpta e le richieste avanzate da Amnesty International sono state sinora rifiutate.
Per quanto non sia possibile confermare la totale veridicita' di tutte le denunce concernenti i centri, queste sono rese credibili dal loro numero, coerenza e regolarita', e dalle conclusioni degli organismi intergovernativi e di serie organizzazioni non governative nazionali e internazionali.
Molte persone nei Cpta incontrano difficolta' nell'accedere alla procedura di asilo, con il conseguente rinvio in paesi dove sono a rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Durante l'ultimo anno, piu' volte l'Italia ha espulso interi gruppi di persone detenute dopo essere giunte via mare, senza un'adeguata considerazione di ogni situazione individuale, in violazione degli standard internazionali dei diritti umani e del diritto dei rifugiati. Il modo in cui il governo affronta gli arrivi via mare sta seriamente compromettendo il diritto fondamentale di chiedere asilo e il principio di non-respingimento, che proibisce il rinvio forzato di chiunque verso un territorio in cui possa esservi un rischio di violazioni gravi dei diritti umani.
Amnesty International ha elaborato una serie di raccomandazioni, che chiede alle autorita' italiane di considerare in via prioritaria.
In tali raccomandazioni vengono sottolineati i principali standard internazionali gia' applicabili alle persone trattenute nei Cpta e nei centri di identificazione e sono evidenziate linee guida sulle procedure di 'rinvio forzato' di cittadini stranieri, adottate dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa nel maggio 2005 e nelle quali si richiamano i diritti esistenti sulla base delle norme internazionali.
Secondo l'organizzazione per i diritti umani, 'e' giunto il momento che le autorita' italiane riconsiderino profondamente la loro attuale politica, legislazione e prassi circa la detenzione, le condizioni ed il trattamento dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo, assicurandone un adeguamento agli standard internazionali dei diritti umani e del diritto dei rifugiati'.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 20 giugno 2005
Copia del rapporto completo, Italia: Presenza temporanea, diritti permanenti. Il trattamento dei cittadini stranieri detenuti nei 'centri di permanenza temporanea e assistenza' e' disponibile alla pagina:
http://www.amnesty.it/pressroom/documenti/italiacpta.html
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
da ilPASSAPORTO.it: Asilo politico, apre a Roma un nuovo centro per l'accoglienza e l'integrazione - di Tecla Biancolatte
ROMA - E’ una struttura "solare" - la definizione è del sindaco di Roma Walter Veltroni - quella che ospita il Centro Cittadino per le politiche dell’Asilo e delle Migrazioni. Due piani di 1100 metri quadri a via Assisi, nel quartiere Tuscolano della capitale, che accoglieranno 150 persone richiedenti diritto d’asilo e le associazioni che si occupano di loro. Il progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo... [continua]
E poi, mi spammo da solo: http://www.sivola.net/download/kossovo.htm
(in 7 lingue, non avete scampo!)
di: GAIUTRA BAHADUR Knight Ridder Newspapers BAGHDAD, Iraq - (KRT) Kamalia era noto come un quartiere di peccato, simbolo della decadenza dei costumi degli anni di Saddam Hussein. Si dice che il deposto dittatore avesse favorito l'insediarsi di danzatrici e degli Zingari. Adesso, i muri sono coperti con le immagini di un altro Hussein: il nipote del profeta Maometto e il più venerato tra i santi Sciiti. Gli Zingari se ne sono andati e il quartiere ha assunto il nome di Hay al-Zahra, la figlia del Profeta. La maggior parte degli Zingari, una piccolissima minoranza presente da secoli, sono scappati dopo l'invasione USA del marzo 2003; in quanto ritenuti molto vicini al vecchio regime, ma anche perché ritenuti coinvolti nella prostituzione e nel traffico d'alcool e quindi non-graditi in un paese islamico. L'Iraq era uno degli stati più stabili e più laici in tutto il Medio Oriente, ma la fine della guerra e l'ascesa dei partiti religiosi lo stanno trasformando radicalmente. Donne che giravano scoperte ora indossano la "hijabs," seguendo i dettami dell'Islam. Sono state chiuse con la forze le chiese e le vendite di alcolici, come anche i barbieri che praticavano tagli proibiti dal Corano. "Ora, gli Iracheni sono diventati Musulmani," dice Akeel Hamid, 34 anni, uno dei pochi superstiti della comunità Zingara, che una volta contava 50.000 persone. "Così per noi è diventato duro rimanere qui." Hamid si è inventato "squatter", finendo per occupare la ex sede del club dell'aviazione, distrutta dai bombardamenti e in stato di abbandono. Lui e dozzine di altri si sono sistemati in tende costruite con foglie di palma e cartoni. I bambini mostrano infenzioni cutanee e il campo improvvisato è assediato dai rifiuti. "Una volta avevamo belle case," racconta Nadia Ali Mehsin, grattandosi la testa. "Saddam ci proteggeva... nessuno poteva toccarci o minacciarci." Mehsin, 35 anni, possedeva un appartamento a Kamalia, con la stanza per gli ospiti, una cucina spaziosa, un telefono, il garage e un giardino. Ma, un mese dopo l'invasione, racconta che una notte si sono presentati degli uomini armati: "Hanno bussato alla porta e ci hanno detto: 'Ora il governo siamo noi. I vecchi capi non ci sono più e possiamo fare quel che vogliamo.' Ci hanno imposto di andarcene." Mehsin dice che non conosceva quegli uomini. Ma i seguaci di Muqtada al-Sadr, che spesso hanno affiancato le azioni di polizia in quest'anno, rivendicano a loro la decisione di aver svuotato Kamalia e le altre enclave Zingare. "Il loro comportamento era immorale per la società" dice lo Sceicco Ahmed al-Amshani, rappresentante di al-Sadr a Kamalia. "Le ragazze sedevano per strada con vestiti peccaminosi. Danzavano e cantavano a voce alta. Tentavano di corrompere la nostra gioventù" Il popolo zingaro data le sue origini nell'India di mille anni fa. Nel loro spostarsi a occidente, generazione dopo generazione, un gruppo si è diretto verso l'Europa dell'Est e un altro verso quelli che oggi sono la Siria e l'Iraq (il termine esatto di quest'ultmo gruppo sarebbe Dom ndr). Per secoli, si sono guadagnati da vivere come intrattenitori e danzatori. E' una tradizione che persiste, con un'intatta carica di sensualità, anche se molti di loro si sono convertiti all'Islam. L'anno scorso circolava un video in Medio Oriente, che presentava alcuni Zingari iracheni che ballando agitavano i loro capelli e le spalle, mentre il cantante offriva un'arancia a una donna poco vestita. Gli Zingari sono stati per secoli perseguitati, anche dai nazisti in Germania. Molti iracheni li associano alla prostituzione, così tutti sono indistantemente trattati di conseguenza, anche quelli che non vi hanno niente a che fare. Il padre di Al-Sadr, un riverito ayatollah fatto assassinare da Saddam, ha dedicato numerosi sermoni agli Zingari perché conducessero una vita più pia, inviando i suoi discepoli nelle eloro enclave per fare opera di conversione. "Con la fine della guerra, abbiamo finalmente potuto liberarci di loro" dice Amshani. Un anno fa, la polizia aveva ammonito la milizia di al-Sadr, l'esercito Mahdi, per aver sloggiato 1.000 residenti dal villaggio meridionale conosciuto come Qawliya, che in arabo sarebbe l'abbreviazione tanto di "Zingaro" che di "prostituta". La milizia aveva risposto che ciò era avvenuto durante un loro tentativo di liberare una ragazza rapita e che i vicini ne avevano approfittato per saccheggiare il villaggio. Amshani aggiunge che anche i campi di Abu Ghraib e Hillah sono stati abbandonati, dopo che i leaders religiosi vicini ad al-Sadr lo avevano richiesto. I sacerdoti parlano di combattimenti tra Zingari e "giovani religiosi armati", avvenuti a Kamalia un mese dopo la caduta di Saddam, ma di non aver offerto protezione agli Zingari che si erano rivolti a loro, perché non volevano abbandonare la prostituzione. Altri parlano di pressioni da parte dei vicini verso gli Zingari, ma questa volta senza armi spianate. Dice Hussein Miklif, 25 anni, residente nel quartiere: "I capi clan sono andati da loro e gli hanno chiesto di andarsene, perché davano alla zona una cattiva reputazione. Sapevamo tutti che se fossero rimasti, la loro presenza avrebbe urtato i sentimenti popolari." Aggiunge che è stata data loro una settimana di tempo per sistemare le loro questioni. Poi termina: "Adesso siamo tranquilli" Che ci siano state armi oppure no, i 200 Zingari di Kamalia sono andati via. Di sicuro l'area è tranquilla, non ci sono bande armate o posti di blocco, ma quelli non c'erano neanche "prima". "Dopo la caduta del regime, le loro case sono state rase al suolo," dice Nadwa Dawood, portavoce del Ministro per Migrati e Rifugiati. "Li consideriamo alla stregua dei rifugiati, perché dopo aver lasciato le loro case, si spostano da un posto all'altro" Qualcuno di loro ha venduto la casa a poco prezzo, altri l'hanno subaffittata. Altri ancora, hanno rimediato un caravan e si sono spostati in Siria o Giordania, senza troppi rimpianti. "Il quartiere era disabitato" dice Abdul Mohsin Saahib, che si è trasferito lì due mesi dopo la fine della guerra. Ha guardato diversi appartamenti senza nessun occupante, prima di sceglierne uno. Sulle pareti delle case, c'erano dipinti di ragazze in tenuta succinta, stanze con separè da teatro, resti dei banchi che si affacciavano sulla via per vendere alcol. "Non hanno religione" dice Hajj Jassim Mohamed, padre di Saahib, parlando dei loro rapporti con Saddam: "Il governo ha sempre oppresso gli iracheni onesti, così loro potevano fare la bella vita. Ma dopo la guerra, hanno capito che intorno a loro vivevano persone religiose e che sarebbe stato pericoloso rimanere." La famiglia ha "purificato" la casa con acqua e sapone, dopo averla comprata dagli Zingari. Hanno chiuso la veranda sulla strada dove si vendevano i liquori. E sui muri hanno appeso i poster di al-Sadr e di suo padre. Un altro acquirente ha ottenuto l'indirizzo dell'appartamento in affitto dalla sede di al-Sadr. Sheikh Ghaith al-Tamimi, che è il portavoce di al-Sadr per i quel quartiere, dice di avere tutti i nomi degli appartamenti abbandonatidagli Zingari, elencati via per via, ma che il suo ufficio ha smesso da tempo di funzionare come se fosse una succursale immobiliare. "Abbiamo detto loro di lasciare le case, ma che noi non potevamo trattare con i futuri inquilini. Quindi, che era compito loro trovare chi le acquistasse o volesse pagare loro l'affitto." Anche Mehsin, la "squatter" rifugiata nel club dell'aviazione, è tornata nel suo quartiere. Giunta a quella che era la sua casa, si è trovata sulla porta una donna armata con un coltello da cucina. Poi, è riuscita a farsi dare tre milioni di dinari (circa 2.000 $) per la casa. Un decimo del suo valore, dice. Lei è arrivata al club abbandonato con tutto il suo gruppo, dopo essere stata cacciati da una scuola e da una base militare. "Cosa possiamo fare? Non abbiamo soldi" ci dice Mehsin, "Chi poteva permetterselo, ha lasciato l'Iraq; ma dove possiamo andare? Questo è il nostro paese" Knight Ridder correspondent Alaa al-Baldawy contributed to this reportOriginale da: Romano_Liloro mailing list
Informa DZENO che il gruppo musicale Bengas sarà la banda d'apertura durante la prossima tournée dei Gipsy King, che da settembre suoneranno in tour in Europa e Nord America.
Molto noti nei circoli musicali, Bengas si sono formati a Praga nel 2001, ma sinora sono rimasti fuori dai grandi circuiti musicali internazionali. Dopo un concerto comune l'anno scorso a Prga, sono stati invitati dai Gipsy King ad unirsi alla loro prossima tournée.
Su Radio Rota potete ascoltarli online.
Di Fabrizio (del 19/06/2005 @ 16:03:51, in media, visitato 1861 volte)
non vorreste girarci un film??
Anche quest'anno si terrà il concorso "Miss Roma", sponsorizzato da BTR TV. Per chi si occupa di informazione sui Rom, è una di quelle notizie che esulano dal circolo vizioso della cronaca nera e del folclore scontato. E i diretti interessati (pardon: le dirette interessate), come vedono queste iniziative? La lettera che segue (che trovate nella mailing list Macedonian_Roma offre spunti interessanti:
Da Enisa Eminova
Spettabile Zoran Dimov (direttore di BTR TV ndr.)
Sono in totale disaccordo conl'idea che si possa eleggere la Romni più bella. Comprendo che un media come BTR debba seguire l'andamento dominante e adeguarvisi, ma dovete anche comprendere che non sempre questo andamento può essere il più adatto ai nostri scopi.
Se da un lato abbiamo da imparare dall'esperienza altrui, non dobbiamo smettere di valorizzare e analizzare la nostra storia, specialmente quella della condizione femminile.
Questa la ragione del mio forte disaccordo.
Mi aspetto da lei, come responsabile di un importante mezzo di informazione dei Rom, un approccio diverso alla condizione femminile delle Romni. Abbiamo molte e altre maniere di esprimerci. Non siamo bambole in attesa di essere giudicate più belle delle altre.
Quando all'inizio di giugno sono stata in Bulgaria, un giovane Rom mi disse:
"Noi uomini abbiamo paura delle donne forti! Ma questo non è IL problema. Il problema vero è che anche tra di noi ci sono gli stessi pregiudizi che tra tutti gli altri uomini. Così le donne sono viste come nella maggior parte degli altri contesti"
Mi scrisse anche una donna: "Noi che siamo scolarizzate, siamo viste come un virus. Un virus contagioso!"
Occorre finirla! Mentre gli uomini Rom combattono per i diritti dei rom, dimenticano che la parola DIRITTI non significa solo quelli dei maschi!
La mia domanda ai tanti maschi attivisti è: Cosa potrebbe succedere se vi rendeste conto che siamo anche noi -Romani-? Non soltanto donne, ma donne Rom e voi non potete decidere se per noi sia più vitale essere donne o essere Rom. Lo sono entrambe!
Enisa Eminova
Rif. Il concorso 2004, promosso da DZENO.
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