Una notizia di cronaca, che potete leggere da due diverse campane
(QUI
e QUI).
Molto cinicamente: non è morto nessuno. Molto stancamente:
ogni inverno le cronache riportano tra i 3 e i 10 casi simili, per
cui mi pare inutile fare polemiche politiche.
A meno che... la politica non mostri per una volta che non si
occupa di gestire poltrone e consigli di amministrazione, ma di
affrontare i problemi.
Sul dopo, lascio a destra e sinistra di scegliere se
infischiarsene o palesare commozione.
Sapete perché abbiamo fatto il callo a questi incendi
invernali? Perché si continua a pensare che in fondo in fondo,
riguardano pochi sfigati.
E' almeno da questa estate, che qui si è sollevato il caso
degli sgomberi dei terreni di proprietà, dove spesso le
famiglie che hanno scelto di non vivere nei campi hanno sistemato
case mobili o rifugi che non sono baracche. Come nel caso della Gran
Bretagna, queste famiglie sono state prima spinte dai comuni ad
acquistare i terreni dove accamparsi, e da quest'anno gli stessi
comuni non rinnovano loro il permesso di sosta e provvedono allo
sgombero forzato. Quanti? La stampa
parla di 5000 casi, la maggior parte nel nord Italia. Fatta una
rapida stima, tra le 50 e le 100.000 persone che da un momento
all'altro rischiano di tornare sulla strada, e di finire in
situazioni di fortuna come il gruppo di quei Rom di Chiaravalle.
Cittadini italiani, in gran parte, quindi non espellibili, che dalla
sicurezza di un rifugio dignitoso passeranno a riscaldarsi con mezzi
di fortuna.
Come si può pretendere di aver la capacità di
affrontare il problema dell'emigrazione extra-EU, quando ancora chi è
nato in Italia vede la propria situazione sempre più in
pericolo?