da
Huffington Post
C'è un popolo fra i più negletti della nostra storia millenaria, escluso e
invisibile, spesso dimenticato. Cosa che,
in particolare ai Rom ed ai Sinti,
starebbe anche bene, visto che ogni volta che la storia se ne è ricordata, ha
lasciato loro ferite laceranti e profonde, si pensi allo sterminio operato dai
nazisti o alle 'crociate' (meglio raid) di ignoranti e violenti contro i loro
campi. Nei secoli, milioni di benpensanti li hanno accusati di tutto: dall'aver
fabbricato i chiodi della croce di Cristo ai rapimenti dei bambini; cose fra
l'altro parimenti non dimostrabili. Eppure, raccontava De Andrè, sono uno dei
pochi popoli che nella storia dell'umanità non ha dichiarato mai guerra a
nessuno.
Su questo popolo c'è poi un pregiudizio molto italiano, tanto radicato da essere
divenuto un dogma: "i Rom sono nomadi". Una teoria comoda per chi l'ha
costruita, a volte mascherata da un'idea romantica che cela la voglia di
allontanarli dalle nostre città. La verità sbiadisce e la storia si rischia che
la scrivano solo i più furbi.
A Reggio Calabria,
settima tappa di carovana antimafie 2014, ascoltiamo una
storia diversa confidando in un finale un po' meno triste. Facciamo tappa nella
sede della Cooperativa sociale "Rom 1995", una palazzina adibita a magazzino e
uffici con una luminosissima sala conferenze. Siamo in un bene confiscato alla
'ndrangheta, assegnato nel 2003 alla "Rom 1995". Le foto alle pareti non
lasciano dubbi: si trattava di una struttura fatiscente e decadente completamene
ristrutturata dai soci della cooperativa. I rom nel bene confiscato, già questa
sembrerebbe una buona storia. Le storie tuttavia, per essere belle davvero,
devono cambiare la vita delle persone, altrimenti servono solo ai buonisti che
si nutrono di belle immagini, lasciando agli altri il problema del pane.
Facciamo un passo indietro per scoprire come la "Rom" nel 1995 nasca come
cooperativa sociale. Una scommessa impossibile, che solo i lungimiranti possono
fare: trasformare coloro che raccolgono i materiali lasciati presso i
cassonetti, per guadagnarci qualcosa in capaci e formati professionisti del
settore della raccolta differenziata. Nella città dove i Rom sono additati come
coloro che rubano le auto per restituirle ai legittimi proprietari in cambio del
riscatto (cd. "cavallo di ritorno") e dove sono stati marginalizzati dalle
ultime amministrazioni, c'è stato invece un grande sindaco, Italo Falcomatà, che
ha incoraggiato la scelta di queste persone di abbattere i pregiudizi.
Il rom abile al lavoro legale
nel bene confiscato che si trasforma in isola
ecologica, l'unica della città. La cooperativa si occupa negli anni della
rimozione del materiale dismesso dalle scuole e dei manifesti affissi
abusivamente, del ritiro di vecchi elettrodomestici, conferendoli in un centro
di raccolta autorizzato.
Insomma si occupano del bene comune, rivendicano che "Rom diversi possono essere
lavoratori uguali". Da quattro anni però la cooperativa vive in una condizione
di precarietà a causa di scelte compiute dall'amministrazione, governata
dall'allora Sindaco Scopelliti (di recente condannato a 6 anni di reclusione).
Il 3 maggio 2010 il consiglio comunale reggino vota (all'unanimità) una delibera
con la quale si "dà mandato al Sindaco ed alla Giunta...di attivare e disporre
ogni iniziativa utile per far proseguire l'esperienza della Cooperativa Rom 1995
nell'attività fino ad oggi espletata (raccolta ingombranti e isola
ecologica)..." ma, come racconta il portale la "Filosofia reggina" e gli stessi
responsabili della cooperativa riportano, per una "disattenzione", alla
conclusione della nuova gara di appalto relativa alla gestione dei servizi di
raccolta differenziata, non viene indicato alla società Leonia ("controllata" al
51% dal Comune) e vincitrice della gara d'appalto, di voler esprimere il
consenso di subappalto relativamente alla parte dei servizi storicamente gestiti
dalla Rom 1995". L'epilogo è che nel giugno 2010 le attività della cooperativa
vengono sospese e i lavoratori messi in cassa integrazione. Nel 2011 alla Rom
1995 viene affidata la gestione di due servizi, insufficienti però a dare
continuità lavorativa ai soci e di conseguenza stipendi costanti e sostegno alle
loro famiglie.
Insomma scelte sbagliate che rischiano di affossare un'azienda davvero
"speciale". Una storia straordinaria che rischia di trasformarsi in ordinaria
follia: quella di riportarci indietro, senza considerare che i rom sono parte
integrante della società italiana e non "zingari", destinati a essere nomadi.
Noi carovanieri, viaggiatori per scelta e quindi privilegiati, vorremmo
proseguire il viaggio sapendo che la sosta, per la 'Rom 1995', sia invece
serena.