CORRIERE DELLA SERA La città nuova di Maria Egizia Fiaschetti
Occhi di pece, acquattati tra le pagine. Assorti tra immagini e parole del
taccuino che Rebecca Covaciu, 17 anni, custodisce come una reliquia. E' il suo
piccolo tesoro, sopravvissuto agli sgomberi: "Lo tenevo sotto il cuscino assieme
alla Bibbia e, quando ci cacciavano dalle baracche - ricorda l'adolescente Rom,
originaria di Arad - temevo sempre che andasse distrutto". Il diario è ancora
qui, dopo la diaspora dalla Romania in Italia passando per Brasile e Spagna.
Intatto come il suo amore per l'arte: dai primi acquerelli con terra, fior e
fili d'erba al liceo artistico Boccioni. Una favola a lieto fine se non fosse
che, malgrado il successo del libro "L'arcobaleno di Rebecca" (UR Editore,
2012), per la ragazza i problemi non sono finiti. E a settembre, senza un
sostegno economico, rischia di dover abbandonare gli studi a un passo dal
diploma (l'anno scorso, era riuscita a iscriversi grazie a una borsa di studio).
Famiglia numerosa - oltre ai genitori quattro fratelli, una cognata e tre
nipotini - e condizioni di vita precarie ("Viviamo in uno scantinato in viale
Certosa, senza finestre né pavimenti. L'inverno è stato durissimo"). Tutti senza
lavoro, a parte lei che, con i suoi disegni cerca di racimolare i 380 euro di
affitto al mese:
"Li vendo a offerta libera tra Brera, il Duomo e i Navigli", racconta la giovane
pittrice dal tocco espressionista.
Con un trittico su Milano ha anche vinto un concorso: "La mia scuola ha avuto 6
mila euro per gli studenti poveri, io un computer, ma ho dovuto venderlo per
aiutare a casa". Online naviga solo dagli internet point dei nordafricani:
nativa digitale malgrado il divide, non solo tecnologico, con i suoi coetanei.
Già, perché all'inizio i compagni di classe hanno fatto muro:
"Ricordo l'assemblea su di me, non sopportavano che avessi fatto troppe assenze.
Ho provato a spiegare la mia situazione: alcuni hanno capito, altri no. Il
pregiudizio sui Rom, purtroppo, è ancora forte".
L'antidoto di Rebecca sono i suoi disegni: onirici, ma sempre con un sottofondo
di realtà. Svelata dalle rime che li accompagnano:
"La mia vita è come un armadio - annota la 17enne sulle prime pagine del suo
diario - tanto tempo ho vissuto nel buio, poi ho visto una chiave d'oro, ho
aperto la porta e sono uscita".
Quando parla della sua passione, Rebecca si illumina: "Vorrei finire il liceo e
aiutare i bambini poveri e malati". Immagina laboratori di pittura in ospedale e
corsi sui diritti umani. Nella testa, i suoi autori preferiti: Marc Chagall,
Frida Kahlo, Jean-Michel Basquiat. Visionari e un po' sciamani come lei.