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Il talento visionario di Rebecca, piccola pittrice Rom
Di Fabrizio (del 17/08/2013 @ 09:08:21, in media, visitato 1542 volte)

CORRIERE DELLA SERA La città nuova di Maria Egizia Fiaschetti

Occhi di pece, acquattati tra le pagine. Assorti tra immagini e parole del taccuino che Rebecca Covaciu, 17 anni, custodisce come una reliquia. E' il suo piccolo tesoro, sopravvissuto agli sgomberi: "Lo tenevo sotto il cuscino assieme alla Bibbia e, quando ci cacciavano dalle baracche - ricorda l'adolescente Rom, originaria di Arad - temevo sempre che andasse distrutto". Il diario è ancora qui, dopo la diaspora dalla Romania in Italia passando per Brasile e Spagna. Intatto come il suo amore per l'arte: dai primi acquerelli con terra, fior e fili d'erba al liceo artistico Boccioni. Una favola a lieto fine se non fosse che, malgrado il successo del libro "L'arcobaleno di Rebecca" (UR Editore, 2012), per la ragazza i problemi non sono finiti. E a settembre, senza un sostegno economico, rischia di dover abbandonare gli studi a un passo dal diploma (l'anno scorso, era riuscita a iscriversi grazie a una borsa di studio).

Famiglia numerosa - oltre ai genitori quattro fratelli, una cognata e tre nipotini - e condizioni di vita precarie ("Viviamo in uno scantinato in viale Certosa, senza finestre né pavimenti. L'inverno è stato durissimo"). Tutti senza lavoro, a parte lei che, con i suoi disegni cerca di racimolare i 380 euro di affitto al mese:

    "Li vendo a offerta libera tra Brera, il Duomo e i Navigli", racconta la giovane pittrice dal tocco espressionista.

Con un trittico su Milano ha anche vinto un concorso: "La mia scuola ha avuto 6 mila euro per gli studenti poveri, io un computer, ma ho dovuto venderlo per aiutare a casa". Online naviga solo dagli internet point dei nordafricani: nativa digitale malgrado il divide, non solo tecnologico, con i suoi coetanei. Già, perché all'inizio i compagni di classe hanno fatto muro:

    "Ricordo l'assemblea su di me, non sopportavano che avessi fatto troppe assenze. Ho provato a spiegare la mia situazione: alcuni hanno capito, altri no. Il pregiudizio sui Rom, purtroppo, è ancora forte".

L'antidoto di Rebecca sono i suoi disegni: onirici, ma sempre con un sottofondo di realtà. Svelata dalle rime che li accompagnano:

    "La mia vita è come un armadio - annota la 17enne sulle prime pagine del suo diario - tanto tempo ho vissuto nel buio, poi ho visto una chiave d'oro, ho aperto la porta e sono uscita".

Quando parla della sua passione, Rebecca si illumina: "Vorrei finire il liceo e aiutare i bambini poveri e malati". Immagina laboratori di pittura in ospedale e corsi sui diritti umani. Nella testa, i suoi autori preferiti: Marc Chagall, Frida Kahlo, Jean-Michel Basquiat. Visionari e un po' sciamani come lei.