EU-InfothekI Rom in Europa - uno sguardo dal progetto ROMANISTAN sulla Strategia
Nazionale dei Rom 2012-2020 - 12 febbraio 2013 - dalla redazione di EU-Infothek
ROMANISTAN - Un progetto culturale biennale dell'Unione Europea al quale prenderanno parte tre paesi
(Austria, Germania e Spagna). Il filosofo viennese Ljubomir Bratic' si è assunto
l'impegno di osservatore scientifico all'interno di questo progetto.
Abbiamo parlato con Ljubomir Bratic' della sfida che attende l'Austria riguardo
all'integrazione dei Rom e dell'influenza della Strategia Nazionale d'Inclusione
dei Rom 2012-2020 sul progetto culturale "ROMANISTAN"
Signor Bratic', qual è esattamente il suo compito nell'ambito di questo progetto?
Il compito dell'osservatore scientifico nel progetto ROMANISTAN -
oltre a me ci sono Teodora Tabacki a Berlino e Pedro Aguilera Cortez a
Barcellona - può essere descritto su più livelli.
Innanzitutto osserviamo le attività, ma anche le interazioni che si creano tra
le attività, e presentiamo regolarmente le nostre osservazioni agli attori del
progetto. E' come se fossimo satelliti (abbiamo adottato proprio questo termine
all'interno del progetto): orbitiamo intorno al progetto ed emettiamo segnali,
i quali poi nell'ulteriore corso del progetto dovranno svolgere un ruolo. In
concreto significa che facciamo partecipare noi stessi alla ricerca di idee e di
partecipanti alle conferenze, ai progetti e ai festival e ci rendiamo
disponibili a pensare ad ulteriori iniziative.
Come seconda cosa c'è la produzione della conoscenza: forniamo testi per le
pubblicazioni e li mettiamo a disposizione durante le conferenze tenute nell'ambito del
progetto Il terzo compito è lo sviluppo di questa conoscenza: ci poniamo
domande, come per esempio che cosa significhi occuparsi dei Rom da una
"posizione satellite". In generale, quando si parla dei Rom, qual è lo scopo e
come sono strutturate queste narrazioni? Ci poniamo quesiti, quindi, le cui
risposte ricerchiamo lungo il corso del progetto.
Alcune di queste domande e di queste risposte vengono costantemente pubblicate
sul nostro blog. Infine, la mia attività
consiste anche in uno specifico tipo di "traduzione". Strutturalmente,
all'interno del progetto, mi colloco tra l'IG Kultur Österreich e il
Centro Culturale Rom di Vienna - RKZW
(promotori del progetto). In questa collocazione in
cui vengo a trovarmi ovviamente si traduce tra lingue diverse, ma si tratta
soprattutto di trovare un "linguaggio" comune tra le diverse culture
organizzative che hanno avuto origine da situazioni socio-culturali ed
economiche differenti; e di percorrere un cammino comune, per due anni,
nell'ambito del progetto, cammino durante il quale si renderà necessario
conciliare i diversi mondi lavorativi, di vita e organizzativi. Dal punto di
vista tematico ci concentriamo su quanto è richiesto dal contenuto del progetto:
il rafforzamento della posizione dei Rom come soggetto al di là di una culturalizzazione.
Contemporaneamente il Consiglio dell'Unione Europea ha adottato una risoluzione
riguardante le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom entro il 2020. In
che misura è collegato ad essa il progetto ROMANISTAN?
Il progetto è collegato ad essa nella misura in cui si svolge
nello stesso arco di tempo e nella misura in cui riceve la maggior parte del
finanziamenti dall'Unione Europea. Per quanto riguarda il contenuto, c'è solo
un'influenza indiretta della "comunanza di pensiero" dalla Strategia adottata
dal Consiglio dell'Unione Europea alla partecipazione dei Rom. Mentre nel
documento originale si parla di "inclusione", la variante tedesca usa
"integrazione". Un termine al quale sono sono state conferite molte accezioni
negative negli ultimi decenni. E noi ci chiediamo quale influenza abbia tutto
questo sull'auto-organizzazione dei Rom.
Per quanto riguarda la storicizzazione del piano dell'UE, si tratta certamente
di sforzi di lunga data. Si può sicuramente stabilirne l'inizio con il primo
decreto riguardante i Rom in Spagna all'inizio del XVI secolo, che si estende
poi tramite i decreti riguardanti i Rom di Maria Teresa e Giuseppe I durante la
monarchia asburgica fino ai nostri giorni. In questo processo storico un punto
di rottura, nei confronti dei Rom, è rappresentato dalla politica di sterminio
adottata dai nazionalsocialisti: il cosiddetto soggetto "asociale", del quale i
rappresentanti simbolici principali diventano i Rom, non deve più essere portato
sulla retta via, ma proprio annientato.
Un altro livello, che è interessante, è rappresentato dal momento concreto di
efficacia del provvedimento adottato dall'Unione Europea. Qui si evidenzia come
tramite questo processo deciso dall'alto vengano introdotte nuove divisioni tra
le diverse comunità rom: viene effettuata una distinzione, per quanto riguarda i
Rom, tra minoranza "nazionale" e Rom non appartenenti alla minoranza nazionale,
ossia Rom immigrati. Tra questi ultimi viene effettuata un'ulteriore distinzione
tra coloro che sono stanziali ed attendono un lavoro regolare - ossia coloro che
hanno assimilato le norme di formazione, di comportamento e culturali - e coloro
che insistono nel mantenere il loro modo di vita "tradizionale". A questo punto
si giunge ad una considerazione del pensiero di progresso definita da una
prospettiva della maggioranza.
Per le auto-organizzazioni dei Rom questo processo stabilito per legge significa
innanzitutto dare una nuova definizione ai loro campi di attività. In futuro
diventerà sempre più grande la divisione tra coloro che si muovono sul piano
della diversità e coloro che conducono direttamente una lotta per la
sopravvivenza strutturale. Queste linee di sviluppo ci interessano ed hanno
influenzato la nostra situazione di osservatori.
Per quanto riguarda l'integrazione dei Rom, tra nazione e nazione in Europa
esistono grandi differenze. Secondo la sua opinione, qual è la sfida che si
trova davanti nello specifico l'Austria?
In Austria di una partecipazione diretta dei Rom non si parla
nemmeno. Dopo una tradizione centenaria di persecuzioni ed un lungo periodo di
silenzio e di repressione, nel 1993 i Rom sono stati riconosciuti "gruppo
etnico", fatto che ha permesso loro di far parte delle minoranze "ufficiali"
(in riferimento alla popolazione che rappresenta la maggioranza dello stato). Ma
non si tratta di partecipazione politica. Generalmente, nella nostra società,
non vengono favoriti gli orientamenti politici di coloro che vengono tenuti
sotto controllo - e per definizione le minoranze fanno parte di coloro che
vengono tenuti sotto controllo. Il riconoscimento come gruppo etnico significa
l'inclusione dei Rom al livello più basso della società. Questo comporta che
anche alcuni attivisti non particolarmente preparati possano fondare le loro
associazioni, che alcuni intellettuali possano inserirsi nel mondo dei media,
che alcune famiglie vengano promosse a famiglie che hanno la possibilità di
esibirsi durante le celebrazioni pubbliche e che alcuni possano lavorare come
artisti in campo musicale o delle arti sceniche con uno "sfondo Rom".
Resta la domanda: cosa ne è degli altri? Perché accanto ai Rom autoctoni, in
Austria vive un numero maggiore di Rom che sono arrivati in seguito alle
migrazioni in cerca di lavoro o come profughi durante la separazione della
Jugoslavia dal Kosovo, e anche coloro che hanno cercato di di fuggire dalla
povertà trasferendosi in Austria dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Slovacchia
ecc. Per questo gruppo non viene fatto niente - per usare un eufemismo . A
questo gruppo si applicano le stesse misure restrittive che si applicano ad
altri cittadini di paesi terzi e ai cittadini di paesi periferici dell'UE.
Abbiamo sperimentato un esempio a questo riguardo proprio nel progetto
ROMANISTAN: abbiamo potuto inserire il rappresentante dell'associazione "Centro
Culturale Rom di Vienna" (RKZW) solo perché si tratta di un progetto
dell'Unione Europea. Se ROMANISTAN fosse stato finanziato solo dall'Austria, il
nostro collaboratore - come Rom migrante - non avrebbe avuto alcuna possibilità
di un'occupazione regolare. Egli fa parte di coloro che, dal punto di vista
legale, per la sopravvivenza nella società sono costretti a lottare in una zona
grigia.
Non è perché lo vogliano, ma perché non hanno a disposizione altre possibilità.
Questo elemento della storia dei Rom, come parte costitutiva del segmento
sociale "forza lavoro a basso costo", è quello che determinerà in futuro la loro
storia.
Una seria soluzione dei problemi dei Rom può essere decisa e realizzata soltanto
con i Rom stessi e, d'altro canto, non può escludere un determinato gruppo di
Rom, che altrimenti in futuro rischiano si soccombere ad una legislazione
discriminatoria.
Di conseguenza, la sfida specifica per l'Austria è quella di chiedersi come si
possa trovare una soluzione positiva per tutti i Rom che vivono in Austria in un
contesto post-nazista. E questa domanda si colloca poi in un contesto ancora più
grande in seguito alla democratizzazione di uno stato piccolo dipendente da
altri stati. Tutti gli stati hanno alle spalle una storia differente, ma in
tutti una pietra di paragone della democrazia è rappresentata dai Rom e dal modo
di rapportarsi a loro.
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