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Austria
Di Barbara Breyhan (del 04/03/2013 @ 09:08:27, in Europa, visitato 1402 volte)

EU-Infothek I Rom in Europa - uno sguardo dal progetto ROMANISTAN sulla Strategia Nazionale dei Rom 2012-2020 - 12 febbraio 2013 - dalla redazione di EU-Infothek

ROMANISTAN - Un progetto culturale biennale dell'Unione Europea al quale prenderanno parte tre paesi (Austria, Germania e Spagna). Il filosofo viennese Ljubomir Bratic' si è assunto l'impegno di osservatore scientifico all'interno di questo progetto.

Abbiamo parlato con Ljubomir Bratic' della sfida che attende l'Austria riguardo all'integrazione dei Rom e dell'influenza della Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom 2012-2020 sul progetto culturale "ROMANISTAN"

Signor Bratic', qual è esattamente il suo compito nell'ambito di questo progetto?
Il compito dell'osservatore scientifico nel progetto ROMANISTAN - oltre a me ci sono Teodora Tabacki a Berlino e Pedro Aguilera Cortez a Barcellona - può essere descritto su più livelli.

Innanzitutto osserviamo le attività, ma anche le interazioni che si creano tra le attività, e presentiamo regolarmente le nostre osservazioni agli attori del progetto. E' come se fossimo satelliti (abbiamo adottato proprio questo termine all'interno del progetto): orbitiamo intorno al progetto ed emettiamo segnali, i quali poi nell'ulteriore corso del progetto dovranno svolgere un ruolo. In concreto significa che facciamo partecipare noi stessi alla ricerca di idee e di partecipanti alle conferenze, ai progetti e ai festival e ci rendiamo disponibili a pensare ad ulteriori iniziative.

Come seconda cosa c'è la produzione della conoscenza: forniamo testi per le pubblicazioni e li mettiamo a disposizione durante le conferenze tenute nell'ambito del progetto Il terzo compito è lo sviluppo di questa conoscenza: ci poniamo domande, come per esempio che cosa significhi occuparsi dei Rom da una "posizione satellite". In generale, quando si parla dei Rom, qual è lo scopo e come sono strutturate queste narrazioni? Ci poniamo quesiti, quindi, le cui risposte ricerchiamo lungo il corso del progetto.

Alcune di queste domande e di queste risposte vengono costantemente pubblicate sul nostro blog. Infine, la mia attività consiste anche in uno specifico tipo di "traduzione". Strutturalmente, all'interno del progetto, mi colloco tra l'IG Kultur Österreich e il Centro Culturale Rom di Vienna - RKZW (promotori del progetto). In questa collocazione in cui vengo a trovarmi ovviamente si traduce tra lingue diverse, ma si tratta soprattutto di trovare un "linguaggio" comune tra le diverse culture organizzative che hanno avuto origine da situazioni socio-culturali ed economiche differenti; e di percorrere un cammino comune, per due anni, nell'ambito del progetto, cammino durante il quale si renderà necessario conciliare i diversi mondi lavorativi, di vita e organizzativi. Dal punto di vista tematico ci concentriamo su quanto è richiesto dal contenuto del progetto: il rafforzamento della posizione dei Rom come soggetto al di là di una culturalizzazione.

Contemporaneamente il Consiglio dell'Unione Europea ha adottato una risoluzione riguardante le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom entro il 2020. In che misura è collegato ad essa il progetto ROMANISTAN?
Il progetto è collegato ad essa nella misura in cui si svolge nello stesso arco di tempo e nella misura in cui riceve la maggior parte del finanziamenti dall'Unione Europea. Per quanto riguarda il contenuto, c'è solo un'influenza indiretta della "comunanza di pensiero" dalla Strategia adottata dal Consiglio dell'Unione Europea alla partecipazione dei Rom. Mentre nel documento originale si parla di "inclusione", la variante tedesca usa "integrazione". Un termine al quale sono sono state conferite molte accezioni negative negli ultimi decenni. E noi ci chiediamo quale influenza abbia tutto questo sull'auto-organizzazione dei Rom.

Per quanto riguarda la storicizzazione del piano dell'UE, si tratta certamente di sforzi di lunga data. Si può sicuramente stabilirne l'inizio con il primo decreto riguardante i Rom in Spagna all'inizio del XVI secolo, che si estende poi tramite i decreti riguardanti i Rom di Maria Teresa e Giuseppe I durante la monarchia asburgica fino ai nostri giorni. In questo processo storico un punto di rottura, nei confronti dei Rom, è rappresentato dalla politica di sterminio adottata dai nazionalsocialisti: il cosiddetto soggetto "asociale", del quale i rappresentanti simbolici principali diventano i Rom, non deve più essere portato sulla retta via, ma proprio annientato.

Un altro livello, che è interessante, è rappresentato dal momento concreto di efficacia del provvedimento adottato dall'Unione Europea. Qui si evidenzia come tramite questo processo deciso dall'alto vengano introdotte nuove divisioni tra le diverse comunità rom: viene effettuata una distinzione, per quanto riguarda i Rom, tra minoranza "nazionale" e Rom non appartenenti alla minoranza nazionale, ossia Rom immigrati. Tra questi ultimi viene effettuata un'ulteriore distinzione tra coloro che sono stanziali ed attendono un lavoro regolare - ossia coloro che hanno assimilato le norme di formazione, di comportamento e culturali - e coloro che insistono nel mantenere il loro modo di vita "tradizionale". A questo punto si giunge ad una considerazione del pensiero di progresso definita da una prospettiva della maggioranza.

Per le auto-organizzazioni dei Rom questo processo stabilito per legge significa innanzitutto dare una nuova definizione ai loro campi di attività. In futuro diventerà sempre più grande la divisione tra coloro che si muovono sul piano della diversità e coloro che conducono direttamente una lotta per la sopravvivenza strutturale. Queste linee di sviluppo ci interessano ed hanno influenzato la nostra situazione di osservatori.

Per quanto riguarda l'integrazione dei Rom, tra nazione e nazione in Europa esistono grandi differenze. Secondo la sua opinione, qual è la sfida che si trova davanti nello specifico l'Austria?
In Austria di una partecipazione diretta dei Rom non si parla nemmeno. Dopo una tradizione centenaria di persecuzioni ed un lungo periodo di silenzio e di repressione, nel 1993 i Rom sono stati riconosciuti "gruppo etnico", fatto che ha permesso loro di far parte delle minoranze "ufficiali" (in riferimento alla popolazione che rappresenta la maggioranza dello stato). Ma non si tratta di partecipazione politica. Generalmente, nella nostra società, non vengono favoriti gli orientamenti politici di coloro che vengono tenuti sotto controllo - e per definizione le minoranze fanno parte di coloro che vengono tenuti sotto controllo. Il riconoscimento come gruppo etnico significa l'inclusione dei Rom al livello più basso della società. Questo comporta che anche alcuni attivisti non particolarmente preparati possano fondare le loro associazioni, che alcuni intellettuali possano inserirsi nel mondo dei media, che alcune famiglie vengano promosse a famiglie che hanno la possibilità di esibirsi durante le celebrazioni pubbliche e che alcuni possano lavorare come artisti in campo musicale o delle arti sceniche con uno "sfondo Rom".

Resta la domanda: cosa ne è degli altri? Perché accanto ai Rom autoctoni, in Austria vive un numero maggiore di Rom che sono arrivati in seguito alle migrazioni in cerca di lavoro o come profughi durante la separazione della Jugoslavia dal Kosovo, e anche coloro che hanno cercato di di fuggire dalla povertà trasferendosi in Austria dalla Romania, dalla Bulgaria, dalla Slovacchia ecc. Per questo gruppo non viene fatto niente - per usare un eufemismo . A questo gruppo si applicano le stesse misure restrittive che si applicano ad altri cittadini di paesi terzi e ai cittadini di paesi periferici dell'UE.

Abbiamo sperimentato un esempio a questo riguardo proprio nel progetto ROMANISTAN: abbiamo potuto inserire il rappresentante dell'associazione "Centro Culturale Rom di Vienna" (RKZW) solo perché si tratta di un progetto dell'Unione Europea. Se ROMANISTAN fosse stato finanziato solo dall'Austria, il nostro collaboratore - come Rom migrante - non avrebbe avuto alcuna possibilità di un'occupazione regolare. Egli fa parte di coloro che, dal punto di vista legale, per la sopravvivenza nella società sono costretti a lottare in una zona grigia.

Non è perché lo vogliano, ma perché non hanno a disposizione altre possibilità. Questo elemento della storia dei Rom, come parte costitutiva del segmento sociale "forza lavoro a basso costo", è quello che determinerà in futuro la loro storia.

Una seria soluzione dei problemi dei Rom può essere decisa e realizzata soltanto con i Rom stessi e, d'altro canto, non può escludere un determinato gruppo di Rom, che altrimenti in futuro rischiano si soccombere ad una legislazione discriminatoria.

Di conseguenza, la sfida specifica per l'Austria è quella di chiedersi come si possa trovare una soluzione positiva per tutti i Rom che vivono in Austria in un contesto post-nazista. E questa domanda si colloca poi in un contesto ancora più grande in seguito alla democratizzazione di uno stato piccolo dipendente da altri stati. Tutti gli stati hanno alle spalle una storia differente, ma in tutti una pietra di paragone della democrazia è rappresentata dai Rom e dal modo di rapportarsi a loro.