Da
Roma_Daily_News
The New York Times LA ZINGARA IN ME By CRISTIANA GRIGORE
(Una versione di questo speciale è apparsa sulla versione cartacea di The
International Herald Tribune il 22 giugno 2012)
L'autrice alle elementari
Sono Rom, ma per molti anni ho negato le mie origini per paura di essere
chiamata zingara. Sono cresciuta in Romania, dove un significato di
tigan - tzigane, Zigeuner,
cigány, cigan, "zingaro" nelle altre lingue europee - è "una persona
coinvolta in attività dannose o illegali". Il nome deriva da una parola greca
medioevale che significa "intoccabile", con i suoi derivati - come "gypped"
o "gypsy cab" - riferiti al rubare ed imbrogliare.
I miei nonni ed i miei genitori erano perfettamente coscienti degli
stereotipi negativi sugli zingari ladri e mendicanti senza radici, e si presero
la briga di proteggermi. Da bambina, mia madre mi vestiva con colori tenui e mi
teneva i capelli corti, così che non sembrassi una zingara. Mio padre mi
ammoniva di non rubare mai e di accompagnarmi sempre con persone intelligenti.
Posso capire perché mio nonno, un fabbro, fosse così orgoglioso di comprare un
"angolo del villaggio" per costruirvi la casa dei suoi figli. Mia nonna
era una guaritrice - non per i poteri magici, ma in quanto volontaria che
accompagnava la gente dai migliori medici della capitale.
L'autrice con i suoi genitori ad un anno
Tuttavia, questi sforzi non bastavano a fermare i genitori delle mie compagne
dal rimproverare la maestra perché dava a me, una zingara, i voti più alti. Cosa
che confermava l'opinione di mio nonno, che "se fosse stato un funzionario del
ministero", sarebbe intervenuto, dato che non c'era "niente come un insegnante,
un prete o un avvocato zingaro". Anche lui voleva essere come "gli altri", ma
nel contempo era consapevole dei limiti invisibili che tenevano separati gli
zingari.
Sono cresciuta credendo che fosse meglio non essere una zingara, ed ancora
non potevo appartenere pienamente alla società "normale". Ho imparato che non
dovevo essere la migliore a scuola. Come uno struzzo, ho seppellito la mia testa
- nei libri. Ho passato ore a leggere e sognare di scoprire un'altra parola.
Malamente volevo vivere una vita diversa, ed aspettavo il momento giusto per
"evadere".
I miei sogni infantili iniziarono a diventare realtà nel 2006, durante un
viaggio negli Stati Uniti - il mio primo viaggio all'estero. A 22 anni, mi si
apriva un nuovo mondo, pieno di libertà, avventura, romanticismo e bellezza.
Immediatamente mi collegai con gente di tutto il mondo, sentendomi una di loro.
Partecipando a matrimoni e ricevimenti, indossai abiti da sera alla moda. Ho
allungato il collo sui grattacieli di New York. esplorato i musei di Washington
e visitato il mio primo campus universitario americano. Ho sentito la brezza
salata dell'Atlantico e respirato l'aria di montagna degli Appalachi.
Misentivo come Alice nel paese delle meraviglie (o Gypsy in Wanderland).
Un amico musicista, Nelson Emokpae, ha scritto una canzone per me - il
ritornello era: "Principessa, chi sei?"
Rimasi per tre mesi. Poco prima di tornare in Romania, ci fu un incidente che
riguardò del denaro che si era perso. Anche se nessuno mi aveva accusata, la
paura di essere sospettata di furto mi mise sulla difensiva ed in un ottovolante
emozionale. Non mi aspettavo questo incidente, ed in un momento di distrazione
si scatenò l'immagine repressa di zingari ladri e mendicanti che a lungo avevo
tenuto nell'armadio.
Vedere me stessa rispecchiata in questa immagine vergognosa mi terrorizzò.
Ero confusa e senti il bisogno di spiegare la mia reazione. Feci il mio
coming out. Non riuscivo a smettere di piangere, quando dissi per la prima
volta: "Sono un zingara" - e questo al mio amico Harley Flack, cugino della
cantante Roberta Flack. Come uomo di colore, conosceva bene l'impatto degli
stereotipi negativi. Per molti anni mi ero tenuta lontana dagli "zingari", e ciò
mi aveva lasciato senza contezza di chi fossi. Ma il suo incoraggiamento,
assieme alle tante esperienze positive avute negli Stati Uniti, mi diede la
forza per far uscire la mia identità.
Capii così che "zingara" non connota solamente accattonaggio e mancanza di
radici, ma anche fantasia, musica di violini che strazia l'animo e libertà. A
Nashville, dove andavo al college, o a New York, che ho visitato spesso, la
gente non conosce molto sugli zingari e di solito non ne ha mai incontrato uno.
Spesso pensano che io abbia uno stile di vita cool e spensierato come
Esmeralda nel Gobbo di Notre Dame. E' un'immagine romantica degli zingari -
popolo misterioso che vaga per il mondo nelle carovane e vive in un caos
pittoresco. I bambini corrono scalzi nella sporcizia, le ragazze indossano vesti
colorate ed hanno lunghi capelli fluenti e le anziane predicono il futuro. La
storia degli zingari è scritta nelle canzoni e la penna è l'arco del violino. E'
un'immagine resa popolare nei film, come La regina degli zingari di
Emil Loteanu - di epoca sovietica, i cui eroi sono liberi come il vento: Zobar è
un audace e coraggioso ladro di cavalli; Rada, il suo amore, incanta gli uomini
con i suoi occhi scuri e la danza tempestosa. Mi fece sentire interessante ed
esotica.
Ma l'altra immagine, quella da cui i miei genitori tentavano di proteggermi,
è lì vicino. Nel Tempo dei Gitani di Emir Kusturica (1988), il sordido
mondo sotterraneo dei ladri zingari appesantiva il mio cuore. Il giovane Perhan,
il protagonista, sogna una casa ed una vita onesta, ma è intrappolato in
attività criminali, un eterno emarginato zingaro.
L'autrice vestita da primavera, assieme alla madre
Circa 700 anni fa, quando i Rom arrivarono per la prima volta in Europa, gli
abitanti del posto pensarono, dato il colore scuro della pelle, che venissero
dall'Egitto - da cui l'inglese "Gypsies". In realtà provenivano
originariamente dall'India settentrionale, e si autodefinivano "Rom".
La cultura esotica e la resistenza all'assimilazione di questi popoli erranti
hanno portato ad una diffusa discriminazione e persecuzione, contribuendo
all'ampia dispersione dei Rom in tutta Europa. Furono fatti schiavi nei
principati di Valacchia e Moldavia (l'attuale Romania) dal XIV al XIX secolo, e
forzatamente assimilati sotto i comunisti. In tutto quel tempo, i Rom cercarono
di proteggere i loro costumi e tradizioni con lo spostamento, rafforzando
la loro immagine di nomadi. Le discriminazioni e le pressioni per assimilarli
continuano tutt'oggi: lo scorso dicembre una ragazza italiana affermò di essere
stata violentata dagli zingari, poi ritrattò, ma questo portò una folla ad
incendiare il campo rom a Torino; l'anno prima, il presidente Nicolas Sarkozy
ordinò l'espulsione dei Rom presenti illegalmente in Francia.
Le stime sul loro numero sono molto variabili, da 8 a 12 milioni, in
parte perché non sempre i Rom registrano la loro etnia. Secoli di vita in terre
differenti li ha portati ad una diversità di lingue e religioni, anche
all'interno delle stesse specifiche regioni, e solo una minoranza parla soltanto
romanés. I gruppi più numerosi in Europa si trovano in Romania, Ungheria, ex
Jugoslavia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovacchia; ci sono anche consistenti
presenze in Francia, Italia, Spagna, Russia e Stati Uniti.
In famiglia non si parlava romanés o si seguiva uno stile di vita nomadico.
Tuttavia, mio nonno era un fabbro, occupazione comune tra i Rom. La pelle chiara
di mia madre mi permise di nascondere le mie radici, ma mio padre, la cui pelle
scura attirava subito l'attenzione, veniva evitato attorno alla scuola.
Hanno lavorato duro per la mia istruzione - mia madre raccoglieva rifiuti e
puliva le scale, e mio padre era un saldatore - e ciò mi permise di frequentare
l'università negli Stati Uniti, a Vanderbilt, dove sono adesso.
Oggi, la maggior parte dei Rom sono stanziali, ma non hanno ancora trovato il
loro posto nel mondo. La maggioranza di loro non trova lavoro, alloggi decenti o
assistenza medica adeguata. Secondo un rapporto del 2011 di Unicef, molti
bambini rom non frequentano la scuola, soltanto un quinto di loro in Europa va
alle elementari. E molti di questi sono vittime di bullismo e non sognano di
diventare professionisti o di guadagnare abbastanza.
Molti continuano a girare. Alcuni, perché diventare stabili significherebbe
perdere la loro fonte di sostentamento, altri perché non hanno un posto
dove andare. Sono i più poveri ed i più stigmatizzati in Europa, non hanno altra
scelta se non rimanere ai margini. Quali fossero i vantaggi di insediarsi
permanentemente, sono sopraffatti dai bisogni immediati.
Adesso so che è per questo che ho negato così a lungo la mia
identità etnica. Come molti altri Rom stanziali, non volevo né adattarmi né
combattere gli stereotipi. E da quando tre anni fa ho dichiarato la mia
identità, non so dire quanti parenti ed amici, tanto negli Stati Uniti che in
Romania, mi hanno detto che non sono "quel tipo di zingara", o che avrei dovuto
"superare" le mie esplorazioni etniche perché avrebbero limitato i miei
ulteriori sviluppi.
Eppure, molte di quelle stesse persone vedono lo zingaro come nella canzone
di Gershwin: "Tu e soltanto tu tiri fuori lo zingaro in me", e così mi sento
orgogliosa e3 grido "Sono una zingara autentica! La mia vita è piena e
meravigliosa come lo zingaro che immaginate!" Oggi, se qualcuno tentasse di
insultarmi chiamandomi zingara, riderei e lo prenderei come un complimento.
Credo fermamente che elimineremo lo stigma non sopprimendo lo zingaro in noi,
ma spiegando la bellezza, il romanticismo e la libertà zingare nell'antica
nazione rom, permettendoci di mantenere la nostra straordinaria cultura ed il
nostro posto nel mondo. Siamo l'archetipo del "popolo senza frontiere"
multinazionale: multiculturali per definizione, possiamo contribuire alla
costruzione dell'identità nel XXI secolo.
L'orgoglio di essere rom libera la zingara in me. Si esprime attraverso
l'intera gamma delle emozioni. Mi da forza e coraggio: non vedo limiti a
sviluppare il mio potenziale ed agire ai livelli più alti. Mi fa rifiutare
convenzioni assurde. Apro porte raccontando storie, e lascio che il fascino e la
creatività siano parte della mia vita. Faccio danza classica, ma in qualsiasi
momento mi unirò ad un ballo zingaro. I miei capelli sono lunghi ed a volte
indosso colori vivaci, stanno bene con la mia pelle scura.