Da
Roma_und_Sinti
Wsws.org By Martin Kriekenbaum
02/10/2010 - Durante una conferenza stampa, proprio dopo il summit UE di
Bruxelles due settimane fa, il presidente francese Nicolas Sarkozy causò una
tempesta diplomatica, quando dichiarò che la cancelliera tedesca Angela Merkel
gli aveva segnalato "la sua intenzione di smantellare i campi (rom) nelle
settimane a venire". Questa dichiarazione venne immediatamente smentita dal
governo tedesco, che si giustificò dicendo che in Germania non c'erano campi
rom.
Anche i politici tedeschi d'opposizione hanno appoggiato la cancelliera,
aggiungendosi alle critiche verso Sarkozy. Olaf Scholz (SPD - socialdemocratici)
ha accusato il presidente francese di voler distrarre la gente dai suoi problemi
politici interni. Gregor Gysi (Die Linke - sinistra) ha presunto che "lei (Merkel)
non poteva aver pronunciato un simile non senso, perché in Germania non abbiamo
quel tipo di campi".
In effetti, in Germania non ci sono campi comparabili a quelli francesi. Le
autorità disperdono immediatamente gli insediamenti di fortuna a Berlino e
Francoforte quando Rom disperati dalla Bulgaria e dalla Romania li allestiscono
a cielo aperto. Tuttavia, il governo tedesco sta pianificando la deportazione
dei Rom su scala di massa - ma verso il Kosovo piuttosto che la Romania. La
disumanità di tale impegno da parte delle autorità tedesche non è certo meno
preoccupante di quella del governo francese. Questo in modo particolare perché i
Rom, assieme agli Ebrei, furono il bersaglio principale del genocidio nazista.
Il 14 aprile, il ministro degli interni Thomas de Maizière (CDU - cristiano
democratici) ha firmato un accordo con la controparte kosovara, obbligando il
Kosovo a riprendersi 14.000 rifugiati. Circa 10.000 di questi saranno Rom (vedi
"Germany
prepares to deport 14,000 refugees to Kosovo"), che erano fuggiti durante la
guerra nella ex Jugoslavia, patrocinata dalla Germania. In quel periodo, le
milizie del Kosovo alleate della NATO, espulsero oltre i due terzi dei 150.000
Rom dal Kosovo.
Ora saranno costretti al ritorno, anche se non hanno alcuna possibilità di
una vita normale in Kosovo. Indagini condotte nel paese dal politologo Peter
Widmann, mostrano che la disoccupazione tra i Rom in Kosovo sfiora il
100%, e di solito le famiglie rom sono segregate. Particolarmente sono colpiti i
2.000 bambini rom che il governo tedesco intende deportare. Alcuni di loro sono
nati in Germania e non parlano una parola di albanese. Secondo Widmann, tre
quarti dei bambini dei rifugiati deportati in Kosovo non stanno frequentando la
scuola.
Ciò nonostante, il governo tedesco insiste che le condizioni dei Rom in
Kosovo negli anni recenti è migliorata. Secondo il ministro federale degli
interni, non esiste "pericolo imminente, derivante unicamente dall'appartenenza
ad un particolare gruppo etnico", ed aggiunge anche che "le condizioni
economiche e sociali nello stato, volte a riprendere i rimpatriati" sono
irrilevanti nel processo di deportazione. Però, secondo l'UNICEF le procedure di
deportazione violano nella pratica la Convenzione delle Nazioni Unite sui
Diritti dell'Infanzia, perché non permettono di assicurare il mantenimento
dell'esistenza umana.
Rispondendo ad una interrogazione di Die Linke, il ministro tedesco degli
interni ha recentemente confermato che starebbe rispettando i propri piani di
deportazione come riportati un anno fa dal giornale Süddeutsche Zeitung (...).Si
può pertanto presumere che Sarkozy non si sia semplicemente inventato il
commento della Merkel, ma che sia stato informato della prossima deportazione di
Rom.
Vessazioni contro i rifugiati
Le vessazioni nei confronti dei Rom in Germania non si limitano a quanti
saranno a breve deportati. Si trovano ad affrontare discriminazioni sociali
anche i Rom a cui permesso a fatica di rimanere nel paese, quanti possiedono la
cittadinanza tedesca e famiglie che vivono in Germania da generazioni.
Un totale di circa 50.000 cercarono rifugio in Germania dalle guerre in
Jugoslavia negli anni '90. Oltre i due terzi non sono stati riconosciuti come
rifugiati - è stato cioè negato loro un diritto al soggiorno sicuro e sono lì
solo in sofferenza, in attesa di ulteriori sviluppi. Il diritto alla residenza
temporanea viene rilasciato di volta in volta soltanto per brevi periodi di
tempo, normalmente non più di 6 mesi, così questi rifugiati corrono il rischio
di essere rimpatriati in qualsiasi momento.
In linea con questo tipo si status di residenti temporanei, è escluso
l'accesso a quasi tutti i benefici sociali statali. Non hanno diritto a
partecipare a programmi di integrazione e corsi di lingua, non è permesso loro
di viaggiare fuori dal comune o dal distretto amministrativo assegnatogli. Chi
non rispetta queste restrizioni di movimento è passibile di severe punizioni.
Inoltre, dato che sono rifugiati, la legge che copre la previdenza sociale
per i richiedenti asilo consente loro solo una ridotta quantità di sostegno
sociale. I singoli capifamiglia quindi ricevono solo circa 230 € al mese e gli
altri famigliari solo 200 €. Comunque, le amministrazioni comunali spesso pagano
in contanti
solo l'importo minimo legalmente specificato di 40 €, e forniscono
il resto sotto forma di beni tangibili essenziali. Questi rifugiati inoltre non
hanno diritto ad assegni per figli o genitori, e non hanno assicurazione
sanitaria, ricevendo solo cure mediche d'urgenza.
Per dissuadere reclami dai rifugiati, sono assegnati in ostelli ed alloggi
provvisori, alle periferie estreme delle città o in zone industriali. In alcuni
comuni vengono impiantate per i Rom le cosiddette "stazioni di container di
detenzione" - nel porto di Amburgo per l'accoglienza di 200 rifugiati venne
adoperata una nave. In altri casi, vecchi edifici scolastici, alberghi malandati
e siti dell'amministrazione servono come ostelli per rifugiati, tutti
caratterizzati da povere condizioni strutturali, carenza di attrezzature di base
e assenza di assistenza sociale.
Anche se alcuni comuni hanno iniziato a fornire ai Rom appartamenti in
affitto, per la grande maggioranza dei rifugiati la situazione alloggio è
cambiata di poco.
Come i rifugiati, anche i Rom sono soggetti a restrizioni nell'ottenere un
impiego o nel prendere parte a programmi formativi e di perfezionamento. Di
conseguenza, le prospettive sono poche, soprattutto per i giovani rom.
Particolarmente sono colpiti i bambini, negli stati dell'Hesse e dello Saarland
viene loro rifiutato il diritto di frequentare la scuola.
Eppure, spesso anche quei bambini che possono frequentarla non riescono a
ricevere un'istruzione decente. Le autorità si aggrappano a "specificità
culturali" relative ai Rom, denigrati per "non essere interessati alla scuola" e
per il loro "anticonformismo". Le ragioni devono essere individuate nelle
condizioni di vita dei bambini, determinate dalle stesse autorità statali.
La rilocazione e la chiusura degli ostelli per rifugiati obbliga
continuamente i Rom a spostarsi tra i vari alloggi. Per i bambini, questo spesso
comporta cambio di scuole e un rinnovato sforzo di integrazione. Così le
de-registrazioni e le mancate nuove registrazioni portano ad una frequenza
scolastica irregolare ed alla perdita della lezioni.
Tuttavia i genitori - per cui non ci sono corsi di lingua e che spesso hanno
loro stessi una bassa scolarità o non hanno mai frequentato le scuole - sono
vigorosamente rimproverati di non prendersi cura dei figli. Come risultato, i
bambini dei rifugiati rom sono considerati poco propensi ad imparare e quindi,
senza alcun test diagnostico, destinati alle scuole speciali, quando in effetti
viene loro negata ogni possibilità di formazione professionale.
La discriminazione nel sistema educativo e nei mercati della casa e del
lavoro, porta molti Rom all'isolamento sociale. Anche le esperienze negative con
le autorità ufficiali portano alla sfiducia ed all'alienazione. Tutto ciò a sua
volta viene portato a prova da parte dei demagoghi di destra "sull'incapacità di
integrazione" dei Sinti e dei Rom.
Persecuzione dei Rom e dei Sinti
Oltre ai rifugiati dall'Europa orientale, in Germania ci sono anche Sinti e
Rom che vi hanno vissuto da generazioni, la maggior parte in possesso di
cittadinanza tedesca. Secondo la Carta UE sui Diritti Fondamentali e la
Convenzione Quadro della Commissione Europea per la Protezione delle Minoranze
Nazionali, Sinti e Rom sono riconosciuti come una minoranza, titolare di
protezione e diritti speciali.
E' quindi sorprendente quanto poco si sappia sulla loro situazione sociale.
Questo è evidente in primo luogo riguardo alla dimensione di questo gruppo di
popolazione. Dato che viene registrata la sola cittadinanza e non l'etnia, si
può solo stimare il numero di Sinti e Rom con passaporto tedesco. Di solito si
stimano in 70.000 persone. Aggiunti a questi, circa 50.000 rifugiati dalla ex
Jugoslavia e dal Kosovo, tra cui ci sono circa 20.000 bambini. Però, altre stime
contano 200.000 Rom e Sinti in Germania.
Sinti e Rom di sicuro non appartengono ad un gruppo etnicamente omogeneo.
Hanno storie di insediamento differenti e parlano lingue distinte. I Sinti
arrivarono in Germania circa 600 anni fa, ed i Rom nel XIX secolo. Quel che
hanno in comune, è una storia tormentata con la discriminazione.
Dopo la fondazione dello stato nazionale tedesco nel 1871 e la conseguente
espansione del sistema amministrativo, aumentarono le persecuzioni delle
minoranze. Nel 1899 a Monaco venne fondata una squadra speciale, il cosiddetto
"[Ufficio] Centrale Zingaro". Ufficialmente chiamato "Ufficio Centrale per la
Lotta Contro l'Inquinamento Zingaro", la sua giurisdizione venne estesa a
coprire l'intero impero tedesco nel 1929. Il compito principale di questa branca
delle forze di polizia era di compilare un registro sistematico dei Sinti e dei
Rom - un'operazione che il regime nazista fu capace di estendere per costruire
la sua segregazione razziale ed i programmi di sterminio.
Subito dopo la presa del potere di Hitler, i nazisti istituirono "campi
zingari" in città e paesi, e pubblicò il "Decreto Circolare per Combattere la
Piaga Zingara". Col 1942, iniziarono deportazioni programmate di massa verso i
campi di sterminio di
Auschwitz e Birkenau, dove furono uccisi 500.000 Sinti e Rom da tutta Europa.
Dei circa 25.000 Sinti e Rom che ancora vivevano in Germania allo scoppio della
II guerra mondiale, oltre 15.000 furono uccisi dal regime di terrore nazista.
Tuttavia, la persecuzione e l'assassinio di Sinti e Rom venne messa a tacere
e negata per decenni dopo la guerra. Occasionalmente, le autorità continuarono
le inumane politiche naziste. In Baviera nel 1953, venne stabilita la "Centrale
Vagabondi" come diretta continuazione del "Centrale Zingaro". Era guidata da Josef Eichberger,
che in precedenza era stato responsabile del Centro del Reich di Scambio per la
Deportazione di Sinti e Rom. La Centrale Vagabondi si serviva abitualmente
di vecchi documenti nazisti. Numerosi Sinti e Rom, diventati apolidi sotto il
regime nazista, dovettero attendere gli anni '80 per ottenere nuovamente la
cittadinanza tedesca.
Anche le autorità tedesche continuarono l'ideologia di persecuzione impiegata
dal regime nazista. Hanno sostenuto che tutti i Sinti e Rom erano incapaci di
integrazione, a causa della loro razza e cultura, che erano guidati da istinto
nomade; e che avevano tendenze criminali.
Anche se generalmente i Sinti e i Rom hanno subito pressioni per rimanere in
un posto, le rispettive autorità municipali hanno tentato di prevenire gli
insediamenti nei loro rispettivi distretti amministrativi.
Alternativamente vittime di ghettizzazioni e sgomberi, ai sopravvissuti ai
campi di concentramento da alcuni comuni furono solo garantiti spazi dove
parcheggiare le roulotte, senza acqua o elettricità; o altrimenti mandati in
aree residenziali degradate ed isolate.
Nonostante ciò, la gran maggioranza dei Sinti e dei Rom è diventata da tempo
stanziale. Però, solo una piccola parte di loro è stata in grado di migliorare
il suo stile di vita. La deplorevole situazione sociale dei Sinti e dei Rom è
stata evidenziata da due studi completi di scienze sociali del 1978 e del 1982.
Non vennero effettuati ulteriori studi di questo tipo, ma indagini ristrette
localmente rivelano che continuava la situazione precaria di Sinti e Rom. I
risultati mostrano che sino al 30% dei bambini è piazzato in scuole speciali, il
30% degli adulti non ha avuto istruzione scolastica, mentre un altro 50% ha
lasciato la scuola prima di ottenere un diploma. Lo standard residenziale per
una larga parte dei Sinti e dei Rom è risultato essere inferiore al livello
minimo accettato.
Alla metà degli anni '80 inizio un cambio delle politiche comunali, che portò
a scuole speciali e formazione del lavoro, come pure a programmi di edilizia
locale, a misura delle popolazioni rom e sinte. Tuttavia, la situazione sociale
è migliorata solo lievemente per questa gente, che ha vissuto in Germania per
generazioni.
Uno studio del 2007 dell'UNICEF sulla condizione dei bambini di famiglie rom
in Germania, ha presentato un quadro fosco sulle prospettive per i giovani, dato
che "hanno grande difficoltà nel creare una vita di successo per loro stessi, in
condizioni dove i corsi di formazione ed il mercato lavorale non sono favorevoli
ai giovani. In molti casi, il continuare a diffondere notizie sugli stereotipi
degli zingari ostacolano ed impediscono la ricerca di un lavoro o della
formazione".
Inoltre, i Sinti ed i Rom che ottengono successo socialmente e
professionalmente si trasferiscono dai loro vecchi insediamenti, che di
conseguenza corrono il rischio di diventare "aree rifugio per perdenti... Ciò
che accade rispetto alla minoranza dei Sinti tedeschi è uno sviluppo conosciuto
in tutta la società: la tendenza verso la segregazione urbana secondo livelli
economici".
Sinti e Rom, immigrati dopo l'espansione orientale della UE, continuano a
vivere in condizioni estremamente miserabili, nonostante, al contrario di
Francia e Italia, in Germania non ci siano baraccopoli o campi sosta su larga
scala.
I Rom fuggiti da Bulgaria e Romania si sono riuniti l'anno scorso a Berlino.
Si guadagnavano da vivere pulendo i vetri delle macchine ferme ai semafori delle
circonvallazioni cittadine. Mancando di un alloggio regolare, passavano la notte
all'aperto nei parchi, prima di essere impacchettati dalle autorità comunali in
un ostello per richiedenti asilo. I Rom dell'Europa sud-orientale si sono
nuovamente accampati quest'anno nei parchi di Berlino.
Secondo un rapporto della radio bavarese, almeno 500 Rom sono stati assunti
come giornalieri. Dato che il diritto di "libertà di circolazione per i
lavoratori" è stato applicato nella sola Germania - a differenza della Francia -
da quest'anno sono stati loro negati i permessi di lavoro, anche se sono
cittadini dell'Unione Europea. Sono quindi obbligati al "mercato del lavoro
nero" nelle costruzioni o nelle imprese di pulizie. La loro residenza in
Germania è quindi vista dallo stato come illegale, e si trovano ad affrontare
continue molestie da parte delle autorità cittadine.
Considerando i Rom in Europa, il saggista Karl-Markus Gauss ha osservato su
der Zeit che "[A] parte il periodo relativamente breve della persecuzione
nazista, in tutta la loro storia la situazione non è mai stata così brutta" come
adesso. Non solo in Francia i Rom sono diventati bersaglio di campagne razziste;
sono già stati oggetto di attacchi omicidi in Slovacchia e Ungheria. E'
significativo che il summit di Bruxelles abbia risolto "di cercare di sviluppare
una strategia a lungo termine al prossimo incontro così da trovare una soluzione
al problema". Così, la UE ricorda anche nell'uso del linguaggio l'era buia della
persecuzione dei Rom, quando il "problema" era visto esclusivamente nei termini
di etnia.
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