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Germania
Di Fabrizio (del 18/10/2010 @ 09:49:43, in Europa, visitato 2215 volte)

Da Roma_und_Sinti

Wsws.org By Martin Kriekenbaum

02/10/2010 - Durante una conferenza stampa, proprio dopo il summit UE di Bruxelles due settimane fa, il presidente francese Nicolas Sarkozy causò una tempesta diplomatica, quando dichiarò che la cancelliera tedesca Angela Merkel gli aveva segnalato "la sua intenzione di smantellare i campi (rom) nelle settimane a venire". Questa dichiarazione venne immediatamente smentita dal governo tedesco, che si giustificò dicendo che in Germania non c'erano campi rom.

Anche i politici tedeschi d'opposizione hanno appoggiato la cancelliera, aggiungendosi alle critiche verso Sarkozy. Olaf Scholz (SPD - socialdemocratici) ha accusato il presidente francese di voler distrarre la gente dai suoi problemi politici interni. Gregor Gysi (Die Linke - sinistra) ha presunto che "lei (Merkel) non poteva aver pronunciato un simile non senso, perché in Germania non abbiamo quel tipo di campi".

In effetti, in Germania non ci sono campi comparabili a quelli francesi. Le autorità disperdono immediatamente gli insediamenti di fortuna a Berlino e Francoforte quando Rom disperati dalla Bulgaria e dalla Romania li allestiscono a cielo aperto. Tuttavia, il governo tedesco sta pianificando la deportazione dei Rom su scala di massa - ma verso il Kosovo piuttosto che la Romania. La disumanità di tale impegno da parte delle autorità tedesche non è certo meno preoccupante di quella del governo francese. Questo in modo particolare perché i Rom, assieme agli Ebrei, furono il bersaglio principale del genocidio nazista.

Il 14 aprile, il ministro degli interni Thomas de Maizière (CDU - cristiano democratici) ha firmato un accordo con la controparte kosovara, obbligando il Kosovo a riprendersi 14.000 rifugiati. Circa 10.000 di questi saranno Rom (vedi "Germany prepares to deport 14,000 refugees to Kosovo"), che erano fuggiti durante la guerra nella ex Jugoslavia, patrocinata dalla Germania. In quel periodo, le milizie del Kosovo alleate della NATO, espulsero oltre i due terzi dei 150.000 Rom dal Kosovo.

Ora saranno costretti al ritorno, anche se non hanno alcuna possibilità di una vita normale in Kosovo. Indagini condotte nel paese dal politologo Peter Widmann,  mostrano che la disoccupazione tra i Rom in Kosovo sfiora il 100%, e di solito le famiglie rom sono segregate. Particolarmente sono colpiti i 2.000 bambini rom che il governo tedesco intende deportare. Alcuni di loro sono nati in Germania e non parlano una parola di albanese. Secondo Widmann, tre quarti dei bambini dei rifugiati deportati in Kosovo non stanno frequentando la scuola.

Ciò nonostante, il governo tedesco insiste che le condizioni dei Rom in Kosovo negli anni recenti è migliorata. Secondo il ministro federale degli interni, non esiste "pericolo imminente, derivante unicamente dall'appartenenza ad un particolare gruppo etnico", ed aggiunge anche che "le condizioni economiche e sociali nello stato, volte a riprendere i rimpatriati" sono irrilevanti nel processo di deportazione. Però, secondo l'UNICEF le procedure di deportazione violano nella pratica la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Infanzia, perché non permettono di assicurare il mantenimento dell'esistenza umana.

Rispondendo ad una interrogazione di Die Linke, il ministro tedesco degli interni ha recentemente confermato che starebbe rispettando i propri piani di deportazione come riportati un anno fa dal giornale Süddeutsche Zeitung (...).Si può pertanto presumere che Sarkozy non si sia semplicemente inventato il commento della Merkel, ma che sia stato informato della prossima deportazione di Rom.

Vessazioni contro i rifugiati

Le vessazioni nei confronti dei Rom in Germania non si limitano a quanti saranno a breve deportati. Si trovano ad affrontare discriminazioni sociali anche i Rom a cui permesso a fatica di rimanere nel paese, quanti possiedono la cittadinanza tedesca e famiglie che vivono in Germania da generazioni.

Un totale di circa 50.000 cercarono rifugio in Germania dalle guerre in Jugoslavia negli anni '90. Oltre i due terzi non sono stati riconosciuti come rifugiati - è stato cioè negato loro un diritto al soggiorno sicuro e sono lì solo in sofferenza, in attesa di ulteriori sviluppi. Il diritto alla residenza temporanea viene rilasciato di volta in volta soltanto per brevi periodi di tempo, normalmente non più di 6 mesi, così questi rifugiati corrono il rischio di essere rimpatriati in qualsiasi momento.

In linea con questo tipo si status di residenti temporanei, è escluso l'accesso a quasi tutti i benefici sociali statali. Non hanno diritto a partecipare a programmi di integrazione e corsi di lingua, non è permesso loro di viaggiare fuori dal comune o dal distretto amministrativo assegnatogli. Chi non rispetta queste restrizioni di movimento è passibile di severe punizioni.

Inoltre, dato che sono rifugiati, la legge che copre la previdenza sociale per i richiedenti asilo consente loro solo una ridotta quantità di sostegno sociale. I singoli capifamiglia quindi ricevono solo circa 230 € al mese e gli altri famigliari solo 200 €. Comunque, le amministrazioni comunali spesso pagano in contanti solo l'importo minimo legalmente specificato di 40 €, e forniscono il resto sotto forma di beni tangibili essenziali. Questi rifugiati inoltre non hanno diritto ad assegni per figli o genitori, e non hanno assicurazione sanitaria, ricevendo solo cure mediche d'urgenza.

Per dissuadere reclami dai rifugiati, sono assegnati in ostelli ed alloggi provvisori, alle periferie estreme delle città o in zone industriali. In alcuni comuni vengono impiantate per i Rom le cosiddette "stazioni di container di detenzione" - nel porto di Amburgo per l'accoglienza di 200 rifugiati venne adoperata una nave. In altri casi, vecchi edifici scolastici, alberghi malandati e siti dell'amministrazione servono come ostelli per rifugiati, tutti caratterizzati da povere condizioni strutturali, carenza di attrezzature di base e assenza di assistenza sociale.

Anche se alcuni comuni hanno iniziato a fornire ai Rom appartamenti in affitto, per la grande maggioranza dei rifugiati la situazione alloggio è cambiata di poco.

Come i rifugiati, anche i Rom sono soggetti a restrizioni nell'ottenere un impiego o nel prendere parte a programmi formativi e di perfezionamento. Di conseguenza, le prospettive sono poche, soprattutto per i giovani rom. Particolarmente sono colpiti i bambini, negli stati dell'Hesse e dello Saarland viene loro rifiutato il diritto di frequentare la scuola.

Eppure, spesso anche quei bambini che possono frequentarla non riescono a ricevere un'istruzione decente. Le autorità si aggrappano a "specificità culturali" relative ai Rom, denigrati per "non essere interessati alla scuola" e per il loro "anticonformismo". Le ragioni devono essere individuate nelle condizioni di vita dei bambini, determinate dalle stesse autorità statali.

La rilocazione e la chiusura degli ostelli per rifugiati obbliga continuamente i Rom a spostarsi tra i vari alloggi. Per i bambini, questo spesso comporta cambio di scuole e un rinnovato sforzo di integrazione. Così le de-registrazioni e le mancate nuove registrazioni portano ad una frequenza scolastica irregolare ed alla perdita della lezioni.

Tuttavia i genitori - per cui non ci sono corsi di lingua e che spesso hanno loro stessi una bassa scolarità o non hanno mai frequentato le scuole - sono vigorosamente rimproverati di non prendersi cura dei figli. Come risultato, i bambini dei rifugiati rom sono considerati poco propensi ad imparare e quindi, senza alcun test diagnostico, destinati alle scuole speciali, quando in effetti viene loro negata ogni possibilità di formazione professionale.

La discriminazione nel sistema educativo e nei mercati della casa e del lavoro, porta molti Rom all'isolamento sociale. Anche le esperienze negative con le autorità ufficiali portano alla sfiducia ed all'alienazione. Tutto ciò a sua volta viene portato a prova da parte dei demagoghi di destra "sull'incapacità di integrazione" dei Sinti e dei Rom.

Persecuzione dei Rom e dei Sinti

Oltre ai rifugiati dall'Europa orientale, in Germania ci sono anche Sinti e Rom che vi hanno vissuto da generazioni, la maggior parte in possesso di cittadinanza tedesca. Secondo la Carta UE sui Diritti Fondamentali e la Convenzione Quadro della Commissione Europea per la Protezione delle Minoranze Nazionali, Sinti e Rom sono riconosciuti come una minoranza, titolare di protezione e diritti speciali.

E' quindi sorprendente quanto poco si sappia sulla loro situazione sociale. Questo è evidente in primo luogo riguardo alla dimensione di questo gruppo di popolazione. Dato che viene registrata la sola cittadinanza e non l'etnia, si può solo stimare il numero di Sinti e Rom con passaporto tedesco. Di solito si stimano in 70.000 persone. Aggiunti a questi, circa 50.000 rifugiati dalla ex Jugoslavia e dal Kosovo, tra cui ci sono circa 20.000 bambini. Però, altre stime contano 200.000 Rom e Sinti in Germania.

Sinti e Rom di sicuro non appartengono ad un gruppo etnicamente omogeneo. Hanno storie di insediamento differenti e parlano lingue distinte. I Sinti arrivarono in Germania circa 600 anni fa, ed i Rom nel XIX secolo. Quel che hanno in comune, è una storia tormentata con la discriminazione.

Dopo la fondazione dello stato nazionale tedesco nel 1871 e la conseguente espansione del sistema amministrativo, aumentarono le persecuzioni delle minoranze. Nel 1899 a Monaco venne fondata una squadra speciale, il cosiddetto "[Ufficio] Centrale Zingaro". Ufficialmente chiamato "Ufficio Centrale per la Lotta Contro l'Inquinamento Zingaro", la sua giurisdizione venne estesa a coprire l'intero impero tedesco nel 1929. Il compito principale di questa branca delle forze di polizia era di compilare un registro sistematico dei Sinti e dei Rom - un'operazione che il regime nazista fu capace di estendere per costruire la sua segregazione razziale ed i programmi di sterminio.

Subito dopo la presa del potere di Hitler, i nazisti istituirono "campi zingari" in città e paesi, e pubblicò il "Decreto Circolare per Combattere la Piaga Zingara". Col 1942, iniziarono deportazioni programmate di massa verso i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, dove furono uccisi 500.000 Sinti e Rom da tutta Europa. Dei circa 25.000 Sinti e Rom che ancora vivevano in Germania allo scoppio della II guerra mondiale, oltre 15.000 furono uccisi dal regime di terrore nazista.

Tuttavia, la persecuzione e l'assassinio di Sinti e Rom venne messa a tacere e negata per decenni dopo la guerra. Occasionalmente, le autorità continuarono le inumane politiche naziste. In Baviera nel 1953, venne stabilita la "Centrale Vagabondi" come diretta continuazione del "Centrale Zingaro". Era guidata da Josef Eichberger, che in precedenza era stato responsabile del Centro del Reich di Scambio per la Deportazione di Sinti e Rom. La Centrale Vagabondi  si serviva abitualmente di vecchi documenti nazisti. Numerosi Sinti e Rom, diventati apolidi sotto il regime nazista, dovettero attendere gli anni '80 per ottenere nuovamente la cittadinanza tedesca.

Anche le autorità tedesche continuarono l'ideologia di persecuzione impiegata dal regime nazista. Hanno sostenuto che tutti i Sinti e Rom erano incapaci di integrazione, a causa della loro razza e cultura, che erano guidati da istinto nomade; e che avevano tendenze criminali.

Anche se generalmente i Sinti e i Rom hanno subito pressioni per rimanere in un posto, le rispettive autorità municipali hanno tentato di prevenire gli insediamenti nei loro rispettivi distretti amministrativi.

Alternativamente vittime di ghettizzazioni e sgomberi, ai sopravvissuti ai campi di concentramento da alcuni comuni furono solo garantiti spazi dove parcheggiare le roulotte, senza acqua o elettricità; o altrimenti mandati in aree residenziali degradate ed isolate.

Nonostante ciò, la gran maggioranza dei Sinti e dei Rom è diventata da tempo stanziale. Però, solo una piccola parte di loro è stata in grado di migliorare il suo stile di vita. La deplorevole situazione sociale dei Sinti e dei Rom è stata evidenziata da due studi completi di scienze sociali del 1978 e del 1982. Non vennero effettuati ulteriori studi di questo tipo, ma indagini ristrette localmente rivelano che continuava la situazione precaria di Sinti e Rom. I risultati mostrano che sino al 30% dei bambini è piazzato in scuole speciali, il 30% degli adulti non ha avuto istruzione scolastica, mentre un altro 50% ha lasciato la scuola prima di ottenere un diploma. Lo standard residenziale per una larga parte dei Sinti e dei Rom è risultato essere inferiore al livello minimo accettato.

Alla metà degli anni '80 inizio un cambio delle politiche comunali, che portò a scuole speciali e formazione del lavoro, come pure a programmi di edilizia locale, a misura delle popolazioni rom e sinte. Tuttavia, la situazione sociale è migliorata solo lievemente per questa gente, che ha vissuto in Germania per generazioni.

Uno studio del 2007 dell'UNICEF sulla condizione dei bambini di famiglie rom in Germania, ha presentato un quadro fosco sulle prospettive per i giovani, dato che "hanno grande difficoltà nel creare una vita di successo per loro stessi, in condizioni dove i corsi di formazione ed il mercato lavorale non sono favorevoli ai giovani. In molti casi, il continuare a diffondere notizie sugli stereotipi degli zingari ostacolano ed impediscono la ricerca di un lavoro o della formazione".

Inoltre, i Sinti ed i Rom che ottengono successo socialmente e professionalmente si trasferiscono dai loro vecchi insediamenti, che di conseguenza corrono il rischio di diventare "aree rifugio per perdenti... Ciò che accade rispetto alla minoranza dei Sinti tedeschi è uno sviluppo conosciuto in tutta la società: la tendenza verso la segregazione urbana secondo livelli economici".

Sinti e Rom, immigrati dopo l'espansione orientale della UE, continuano a vivere in condizioni estremamente miserabili, nonostante, al contrario di Francia e Italia, in Germania non ci siano baraccopoli o campi sosta su larga scala.

I Rom fuggiti da Bulgaria e Romania si sono riuniti l'anno scorso a Berlino. Si guadagnavano da vivere pulendo i vetri delle macchine ferme ai semafori delle circonvallazioni cittadine. Mancando di un alloggio regolare, passavano la notte all'aperto nei parchi, prima di essere impacchettati dalle autorità comunali in un ostello per richiedenti asilo. I Rom dell'Europa sud-orientale si sono nuovamente accampati quest'anno nei parchi di Berlino.

Secondo un rapporto della radio bavarese, almeno 500 Rom sono stati assunti come giornalieri. Dato che il diritto di "libertà di circolazione per i lavoratori" è stato applicato nella sola Germania - a differenza della Francia - da quest'anno sono stati loro negati i permessi di lavoro, anche se sono cittadini dell'Unione Europea. Sono quindi obbligati al "mercato del lavoro nero" nelle costruzioni o nelle imprese di pulizie. La loro residenza in Germania è quindi vista dallo stato come illegale, e si trovano ad affrontare continue molestie da parte delle autorità cittadine.

Considerando i Rom in Europa, il saggista Karl-Markus Gauss ha osservato su der Zeit che "[A] parte il periodo relativamente breve della persecuzione nazista, in tutta la loro storia la situazione non è mai stata così brutta" come adesso. Non solo in Francia i Rom sono diventati bersaglio di campagne razziste; sono già stati oggetto di attacchi omicidi in Slovacchia e Ungheria. E' significativo che il summit di Bruxelles abbia risolto "di cercare di sviluppare una strategia a lungo termine al prossimo incontro così da trovare una soluzione al problema". Così, la UE ricorda anche nell'uso del linguaggio l'era buia della persecuzione dei Rom, quando il "problema" era visto esclusivamente nei termini di etnia.

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