Da
Roma_Francais
publié le 10 juin 2009 - Nicolas
Gourdy / Welcomeurope
Il Consiglio dell'Unione Europea di lunedì 8 giugno si è lungamente dedicato
alla questione dell'integrazione dei Rom. Secondo le sue conclusioni, gli Stati
membri devono concepire ed attuare le loro iniziative in materia di integrazione
dei Rom in stretta concertazione con le collettività regionali e locali, che
devono giocare un ruolo centrale nell'applicazione concreta di queste politiche.
Questa riunione si iscrive nel più ampio dibattito europeo sulla situazione
sociale delle minoranze rom in Europa. In particolare fa seguito alla prima
riunione della "piattaforma integrata europea per l'integrazione dei Rom" che si
è tenuta a Praga nell'aprile 2009, sotto l'egida della presidenza ceca della UE.
Le conclusioni del Consiglio della UE tengono conto di una situazione
socioeconomica dei Rom che tende a non evolversi, bensì a deteriorarsi in questi
ultimi anni in un certo numero di Stati membri. Secondo Magda Kósáné Kovács,
autrice di una relazione sulla questione consegnata al Parlamento Europeo a
gennaio, la situazione dei Rom sul mercato del lavoro rassomiglia ad un circolo
vizioso. La disoccupazione colpisce più di qualsiasi altra minoranza e "non
possono avere accesso alle sovvenzioni europee sulla ristrutturazione
professionale a causa della loro mancanza di qualificazioni di base". La
situazione varia tuttavia molto paese ad un altro. Il Consiglio fa parte della
necessità di mettere in atto politiche più dinamiche ed efficaci riguardo a
queste popolazioni, ma senza precisarne veramente i contorni. Perché secondo il
Consiglio, questo ruolo spetta primariamente agli Stati membri, alle regioni ed
ai comuni. Il testo ricorda l'importanza per gli Stati membri e le loro
collettività di mettere in comune le proprie esperienze riguardo le iniziative a
favore dell'integrazione dei Rom per ottenerne le pratiche migliori. Ugualmente
incoraggia la creazione e lo sviluppo di reti transfrontaliere che permettano lo
scambio delle buone pratiche. Questo tipo di rete esiste già, ad esempio EURoma
(rete europea sull'inclusione sociale dei Rom nel quadro dei fondi strutturali).
Altro punto importante, gli Stati membri e le collettività sono invitati a
sfruttare pienamente gli strumenti finanziari comunitari (FSE, Feder, Feader)
nella messa in opera di progetti rivolti all'integrazione di queste popolazioni.
Dall'entrata nell'Unione Europea di Romania e Bulgaria nel 2007, i Rom sono
diventati la più importante "minoranza etnica" della UE. E' difficile stabilire
il loro numero preciso, che si stima tra i 10 e i 12 milioni di persone. In
Francia, il caso di quanti si chiamano comunemente la "Gens du voyage" è in
particolare disciplinata dalla legge Besson II che stipula che tutti i comuni
con più di 5.000 abitanti debbano avere un terreno d'accoglienza. La nuova onda
d'immigrazione di Rom provenienti dalla Slovacchia, dall'Ungheria, dalla
Bulgaria e dalla Romania ha cambiato la distribuzione e porta a chiedersi
numerose precisazioni quanto alle politiche da realizzare per integrare queste
popolazioni. Per il momento, quelli in provenienza dalla Bulgaria e da Romania,
benché cittadini dell'UE, sono sottoposti ad una misura transitoria che accorda
loro lo stesso status degli stranieri di un paese terzo, con l'obbligo eventuale
di lasciare il territorio francese. Questa misura dovrebbe tuttavia finire nel
2012, data nella quale tutti i cittadini bulgari e rumeni usufruiranno della
cittadinanza europea piena ed intera.