Emergenza rifiuti nel campo nomadi della Favorita. I ratti hanno invaso
l'area, dove viene raccolta solo l'immondizia accatastata all'ingresso. Il resto
viene bruciato
È ancora alta l'emergenza rifiuti al campo nomadi della Favorita, dove i
topi che razzolano tra l'immondizia hanno morso cinque bambini. Così i rom
l'altro ieri notte hanno deciso di agire da soli e dare alle fiamme i cumuli di
immondizia accatastata all'interno del campo, ormai da settimane. Non soltanto
sacchetti, ma anche materiali ingombranti che al campo si sono accumulati in
continuazione e non sono mai stati smaltiti.
Da quando il personale dell'Amia ha ripreso lentamente la raccolta, gli unici
rifiuti a scomparire sono stati quelli appena all'ingresso nel campo o deposti
sulla strada. Ma in fondo al campo, nella parte kosovara, dove la comunità è più
numerosa e ci sono molti bambini, la montagna è sempre più alta. «I topi sono
enormi - dice Hassan, uno dei responsabili del campo - Sono più grandi dei
gatti. Non tolgono l'immondizia dove noi viviamo, allora ci aiutiamo da soli. Lo
facciamo per i nostri figli che sono in grande pericolo. Qui dentro non arriva
nessuno, è da molto tempo che non ritirano i rifiuti, ogni giorno speriamo che
la situazione migliori».
Negli ultimi giorni, infatti, cinque bambini del campo sono stati morsi dai topi
che si aggiravano fra la spazzatura mentre giocavano. La notte poi il pericolo
di essere aggrediti aumenta: i ratti entrano anche nelle baracche e la gente ha
paura. «Appena fa buio - dice Alì - si scatenano. Abbiamo terrore, entrano nelle
case, ce li ritroviamo sul letto. E non dormiamo più. Con mia moglie stiamo
sempre attenti, ma non si sa mai cosa può succedere. Non sappiamo come
difenderci».
Se la situazione non tornerà presto alla normalità, il pericolo di nuovi incendi
è dietro l'angolo: «I nostri figli - continua Hassan - non hanno altri spazi in
cui giocare. Stanno tutto il giorno a correre nel campo, e ormai giocano fra i
rifiuti. Adesso inizia il vero caldo, e qui diventa un forno. Abbiamo bisogno di
una mano, altrimenti continueremo a bruciare i rifiuti a nostro rischio e
pericolo».
(14 giugno 2009)