Ricevo da
Marco Brazzoduro
Marian è un rom romeno che da qualche mese vive insieme a sua moglie in uno
dei cosiddetti “insediamenti abusivi” della Capitale, una baraccopoli di oltre
70 persone (di cui la metà minori) invasa dai topi. Ogni mattina, Marian si alza
all’alba e, insieme al cugino, percorre le strade della città a bordo del suo
Fiat Iveco alla ricerca di ferraglia varia da poter rivendere al peso. Grazie a
questa attività, può rientrare ogni sera al campo con qualche spicciolo nelle
mani sudice e rovinate da una giornata di ricerca e fatica. Quei soldi raccolti
onestamente, senza rubare niente a nessuno, apportando involontariamente un
servizio di riciclaggio alla città, sono l’unica fonte di reddito per sè e per
sua moglie, l’unico mezzo per mangiare alla sera.
Sabato 14 febbraio, il giorno di San Valentino, alle ore 18.00, poco prima che a
qualche chilometro di distanza si consumasse una mostruosa violenza contro una
coppia di ragazzini, Marian e sua moglie vengono fermati a bordo del loro
camioncino da un’attenta coppia di vigili – un uomo ed una donna di cui non
pubblicheremo il nome – per un normale controllo.
L’assicurazione è perfettamente in regola, la patente del conducente anche, i
parametri di sicurezza del mezzo sono ok, non vi sono contraffazioni di sorta, i
bolli sono tutti pagati. Eppure, il mezzo viene sequestrato.
Marian protesta e si rifiuta di firmare il verbale, ma la municipale consegna
loro un foglio in cui si legge che il mezzo sarà condotto al deposito di via
Artena per violazione dell’art. 100 del Codice della Strada.
La nostra Associazione (Popica Onlus), che collabora con i rom dell'insediamento
di Marian, viene avvertita solo lunedì mattina. L’art. 100 del CdS reca questo
titolo: “Targhe di immatricolazione degli autoveicoli, dei motoveicoli e dei
rimorchi”.
Decidiamo di accompagnare Marian allo sportello della Polizia Municipale del
Municipio VI per cercare di capire cosa sia successo.
La funzionaria, in modo non proprio accomodante, ci spiega che il problema sta
proprio nella targa. È contraffatta? No. È illeggibile? No. È vecchia? No. E
allora qual è il problema? La targa ha perso di rifrangenza.
Ci viene da ridere, ma forse dovremmo piangere. Al comma 5 del suddetto art. 100
del Codice Stradale, in effetti si dice: “Le targhe indicate ai commi 1, 2, 3, 4
devono avere caratteristiche rifrangenti”.
Ci scorrono nella mente le immagini fugaci di tutte quelle targhe vecchie e
scolorite che ogni giorno ci passano davanti nel traffico capitolino: targhe
scritte sul cartone, targhe completamente ricoperte di fango e adesivi, targhe
su cui sono stati apposti dei cd rifrangenti sui lati per evitare il flash degli
autovelox.
La situazione avrebbe una sua comicità, se non fosse tragica.
Non possiamo esimerci dal complimentarci con i funzionari della polizia
municipale per l’encomiabile lavoro svolto, per l’impeccabile applicazione della
legge.
Intanto Marian per riavere il mezzo dovrà passare dagli uffici della municipale
alla motorizzazione più volte, mentre il Fiat Iveco arricchirà le casse del
deposito. Ci vorranno centinaia di euro per riprendersi il furgoncino.
Come associazione abbiamo immediatamente contattato un avvocato per il ricorso.
Il legale, nonostante sia da anni impegnato nel settore, si è detto però
assolutamente nuovo ad un caso del genere.
Ci hanno detto che “la legge è uguale per tutti”: crediamo però che, in questo
caso, la legge sia stata “più uguale” per questa coppia di rom, che stasera non
avrà soldi per mangiare perché è stato loro sottratto il lavoro proprio in nome
della legge e della loro integrazione.
di Gianluca Staderini e Michele Camaioni
POPICA ONLUS - www.popica.org
http://www.myspace.com/popicaonlus