Da
Roma_Francais
9 novembre 2008 - 122 Rom abitano su un terreno abbandonato di Fréjus dal
maggio 2007. In cinque anni, è il quarto sito dove si sono installati e da cui
sono stati sgomberati. Sono state acquistate dal Soccorso cattolico alcune
roulottes in buono stato.
Alin ha 23 anni. I suoi due bambini corrono nella roulotte, il terzo nascerà
tra poco. La famiglia abita [...] lì da cinque anni. Prima, questi Rom hanno
percorso l'Italia e il Belgio. La Romania, il suo paese? "Non bene," si
scioglie, la voce grave."No lavoro, no casa. Niente." Tuttavia, questi metri
quadrati illuminati da un debole lampada sono lontani da costituire un paradiso.
Ma si riesce a guadagnare un po' di denaro. Non molto - e sempre di meno, si
rammarica. Prima dell'estate, il rottame di rivendeva a 26 centesimi al chilo.
Il prezzo è crollato: 3 centesimi oggi. Neanche di che rimborsare il gasolio
sino a Pignans, dov'è la raccolta.
"Quando i bambini hanno fame," va a mendicare. Così da portare qualche euro
al giorno.
Accompagnamento sociale e professionale
Come Ali e sua moglie Grenguta, 21 anni, ci sono 122 Rom che vivono da maggio
2007 su quest'area, che appartiene ad un proprietario privato. Da almeno cinque
anni che il piccolo gruppo si è formato a Fréjus, le 28 famiglie ed altrettante
roulottes hanno già cambiato posto quattro volte. Anche da qui devono partire,
l'ordine di espulsione è ufficiale. Ma hanno ottenuto una proroga. La forza
pubblica non sloggerà le famiglie. Piuttosto che smuoverli, si cerca di
risolvere il problema.
Lo Stato ha indetto un comitato pilota per trovare una soluzione "prima della
fine dell'anno," spera Caroline Gadou, sotto-prefetto incaricato della missione
(alloggio, impiego, politica cittadina). Sono stati esplorati due siti. Ma tra
le zone inondabili, quelle esposte agli incendi, i proprietari recalcitranti ed
i vicini malfidenti, non è per niente facile. "L'obiettivo non è soltanto
trovare un luogo d'accoglienza, ma anche organizzare l'accompagnamento sociale e
professionale," aggiunge Caroline Gadou.
E' il compito affidato a Sichem. Mediatore di questa associazione, Philippe
Loiseau conosce i Rom da tempo. Inizialmente con il Soccorso cattolico, dove ha
militato e che ha aiutato molto. "Quando li ho incontrati, mi sono detto: che
problema!" Ha imparato a conoscerli uno per uno, con le loro qualità e difetti.
"E' la povertà della povertà," dice semplicemente di questa popolazione fuggita
da un paese (da quando si sono aperte le porte della Romania dopo Ceausescu),
colpiti dalla discriminazione.
Le ragioni per essere lì: "Quando voi non avete da mangiare, se trovate un
posto dove mangiare, anche male, vi fermate." Ma in nessun caso, insiste il
mediatore, le associazioni presenti sul terreno hanno contribuito a far fermare
i Rom. Erano già là, radicati su questa terra.
Rompere i pregiudizi
Cittadini europei, attualmente i Rom hanno il diritto di circolare
liberamente e di vivere in Francia. Ma restano miserabili, perché per il lavoro,
"è più complicato, spiega l'assistente sociale di Sichem, Christelle Berger, il
padrone deve chiedere un autorizzazione per loro, come la carta verde negli
USA."
Christelle aiuta quanti vogliono organizzare il loro ritorno. Il suo lavoro è
anche di difendere il loro diritto alla sanità e all'istruzione. Una ventina di
bambini vanno a scuola o al collegio, a Fréjus, in edifici diversi. L'assistente
sociale si occupa dell'urgenza: una bombola di gas, un aiuto, "con un contratto,
Non siamo una banca." E' un dare per avere. I Rom apprendono a farsi carico, a
tenere il terreno pulito, ad essere buoni cittadini.
"Ma hanno bisogno di talmente tante cose," sospira Philippe. E rompere i
pregiudizi, non è facile. Conclude Christelle: "Mi piacerebbe che la gente
venisse a vedere la realtà. Comprenderebbero che se un bambino arriva coperto di
fuliggine a scuola, è perché si scalda ad un fuoco di legna. E che non ha acqua
calda per lavarsi."
Catherine Aubry