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Francia
Di Fabrizio (del 16/11/2008 @ 09:07:30, in Europa, visitato 1490 volte)

Da Roma_Francais

9 novembre 2008 - 122 Rom abitano su un terreno abbandonato di Fréjus dal maggio 2007. In cinque anni, è il quarto sito dove si sono installati e da cui sono stati sgomberati. Sono state acquistate dal Soccorso cattolico alcune roulottes in buono stato.

Alin ha 23 anni. I suoi due bambini corrono nella roulotte, il terzo nascerà tra poco. La famiglia abita [...] lì da cinque anni. Prima, questi Rom hanno percorso l'Italia e il Belgio. La Romania, il suo paese? "Non bene," si scioglie, la voce grave."No lavoro, no casa. Niente." Tuttavia, questi metri quadrati illuminati da un debole lampada sono lontani da costituire un paradiso. Ma si riesce a guadagnare un po' di denaro. Non molto - e sempre di meno, si rammarica. Prima dell'estate, il rottame di rivendeva a 26 centesimi al chilo. Il prezzo è crollato: 3 centesimi oggi. Neanche di che rimborsare il gasolio sino a Pignans, dov'è la raccolta.

"Quando i bambini hanno fame," va a mendicare. Così da portare qualche euro al giorno.

Accompagnamento sociale e professionale

Come Ali e sua moglie Grenguta, 21 anni, ci sono 122 Rom che vivono da maggio 2007 su quest'area, che appartiene ad un proprietario privato. Da almeno cinque anni che il piccolo gruppo si è formato a Fréjus, le 28 famiglie ed altrettante roulottes hanno già cambiato posto quattro volte. Anche da qui devono partire, l'ordine di espulsione è ufficiale. Ma hanno ottenuto una proroga. La forza pubblica non sloggerà le famiglie. Piuttosto che smuoverli, si cerca di risolvere il problema.

Lo Stato ha indetto un comitato pilota per trovare una soluzione "prima della fine dell'anno," spera Caroline Gadou, sotto-prefetto incaricato della missione (alloggio, impiego, politica cittadina). Sono stati esplorati due siti. Ma tra le zone inondabili, quelle esposte agli incendi, i proprietari recalcitranti ed i vicini malfidenti, non è per niente facile. "L'obiettivo non è soltanto trovare un luogo d'accoglienza, ma anche organizzare l'accompagnamento sociale e professionale," aggiunge Caroline Gadou.

E' il compito affidato a Sichem. Mediatore di questa associazione, Philippe Loiseau conosce i Rom da tempo. Inizialmente con il Soccorso cattolico, dove ha militato e che ha aiutato molto. "Quando li ho incontrati, mi sono detto: che problema!" Ha imparato a conoscerli uno per uno, con le loro qualità e difetti. "E' la povertà della povertà," dice semplicemente di questa popolazione fuggita da un paese (da quando si sono aperte le porte della Romania dopo Ceausescu), colpiti dalla discriminazione.

Le ragioni per essere lì: "Quando voi non avete da mangiare, se trovate un posto dove mangiare, anche male, vi fermate." Ma in nessun caso, insiste il mediatore, le associazioni presenti sul terreno hanno contribuito a far fermare i Rom. Erano già là, radicati su questa terra.

Rompere i pregiudizi

Cittadini europei, attualmente i Rom hanno il diritto di circolare liberamente e di vivere in Francia. Ma restano miserabili, perché per il lavoro, "è più complicato, spiega l'assistente sociale di Sichem, Christelle Berger, il padrone deve chiedere un autorizzazione per loro, come la carta verde negli USA."

Christelle aiuta quanti vogliono organizzare il loro ritorno. Il suo lavoro è anche di difendere il loro diritto alla sanità e all'istruzione. Una ventina di bambini vanno a scuola o al collegio, a Fréjus, in edifici diversi. L'assistente sociale si occupa dell'urgenza: una bombola di gas, un aiuto, "con un contratto, Non siamo una banca." E' un dare per avere. I Rom apprendono a farsi carico, a tenere il terreno pulito, ad essere buoni cittadini.

"Ma hanno bisogno di talmente tante cose," sospira Philippe. E rompere i pregiudizi, non è facile. Conclude Christelle: "Mi piacerebbe che la gente venisse a vedere la realtà. Comprenderebbero che se un bambino arriva coperto di fuliggine a scuola, è perché si scalda ad un fuoco di legna. E che non ha acqua calda per lavarsi."

Catherine Aubry