Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 14/05/2005 @ 01:27:22, in Europa, visitato 1875 volte)
Da: Simó Endre Domenica prossima si terrà una manifestazione di solidarietà e contro il razzismo a Budapest, dopo che un giovane Rom di 15 anni è stato ferito su un autobus da sei aggressori armati di spada da samurai. Il ragazzo è ora ricoverato in ospedale, in gravissime condizioni. Gli aggressori, nonostante la accurate descrizioni fornite, non sono ancora stati catturati. Il gruppo era vestito con abiti paramilitari. Nessuno dei passeggeri è intervenuto in difesa del ragazzo, che è stato letteralmente trapassato dalla lama della spada. La manifestazione è stata indetta dall'Associazione Ungherese Antifascista e per la Resistenza e dalle associazioni Rom, che hanno richiesto la presenza anche delle altre organizzazioni che compongono il Social Forum Ungherese.
Di Fabrizio (del 12/05/2005 @ 01:14:40, in Europa, visitato 2875 volte)
Da: Roma Network die Taz (Germania): Il Partito Socialdemocratico Tedesco si oppone alla deportazione in Kossovo BERLINO taz. - La minaccia di rimpatriare forzatamente i rifugiati del Kossovo dalla Germania, non incontra solo il biasimo delle organizzazioni dei rifugiati. "Se la situazione della sicurezza continua a mantenersi fragile, sarebbe irresponsabile un rimpatrio di massa" ci racconta Dieter Wiefelspuetz (SPD), portavoce al Bundestag degli Affari Interni del suo partito, annunciando che chiederà al Ministro degli Interni rassicurazioni in merito. Come è stato riportato, il Ministero degli Interni ha siglato un accordo con l'amministrazione ad interim dell'UNMIK il 26 aprile, in base alla quale membri delle minoranze Askali, Egizie e Rom sarebbero stati rimpatriati a partire da questo mese. [...] precisamente, 300 alla volta da maggio e 500 da luglio. Le organizzazioni dei rifugiati stimano in 10.000 i rifugiati coinvolti nell'accordo. Questi tipo di rimpatri forzati erano stati sospesi dopo i disordini di marzo 2004. L'accordo è stato criticato anche da Marieluise Beck, del partito dei Verdi e rappresentatnte del Governo per le tematiche migratorie [...], che ha richiesto "un pronunciamento chiaro perché sia permesso [ai rifugiati] di rimanere in Germania". In una recente intervista, Beck ammoniva sull'alto rischio legato al loro rientro e sulle preoccupazioni per il loro futuro. Guenther Burkhardt, Direttore Esecutivo di Pro Asyl, ha indicato queste deportazioni come "una falla nella diga umanitaria". Le previsioni sulla situazione in Kossovo sono difficili. Nel proprio rapporto di marzo, l'UNHCR definisce la situazione "fragile e poco chiara", nel contempo afferma di avere "preoccupazioni sulla sicurezza generale" per i rimpatriati. Nikolaus von Holtey di Pax Christi, ritiene che non dovrebbero verificarsi "veri atti di violenza", piuttosto una situazione generalizzata di intolleranza razzialie e di piccole violenze. SASCHA TEGTMEIER taz 7.5.2005 Gruppo Roma_und_Sinti
Di Fabrizio (del 11/05/2005 @ 11:39:48, in Europa, visitato 1687 volte)
postato da Osservatorio sui Balcani
11.05.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadi Un'intervista con Jelena Bjelica, autrice del libro “Sulle tracce della libertà – traffico di esseri umani in Europa”, di prossima pubblicazione anche in Francia, grazie a Le Courrier des Balkans
Di Fabrizio (del 07/05/2005 @ 21:29:25, in Europa, visitato 4379 volte)
da USTIBEN
Preambolo: lo scorso marzo vengo a sapere dalla mailing list British_Roma che nel distretto di Billericay (Essex) il movimento dei Nomadi e Viaggianti aveva candidato un proprio rappresentante alle elezioni distrettuali, Richard Sheridan. Di lui poi non so più nulla (ho provato a scrivere alla stessa mailing list per avere chiarimenti, ma senza risposte). In compenso, pochi giorni dopo, nel distretto di Folkestone (estremo sud est del paese, nel seggio dove si candida il leader del partito conservatore Howard) in rappresentanza dello stesso movimento viene candidata Silvy Dunn, nelle liste del piccolo Peace & Progress party. Qui ne parla la BBC, da cui ho rubato la foto (a proposito: è fatta molto bene la tabella riassuntiva dei risultati finali), ma al solito preferisco dar la parola ai diretti interessati. Fabrizio --------
USTIBEN Ustiben report by Grattan Puxon
Sylvia Dunn, la prima candidata Rom britannica alle elezioni nazionali, ha raccolto pochi voti, ma stabilito un precedente storico. Ai suoi supporters sul campo, Joe e Bridie Jones di Gypsy and Traveller Affairs, il compito si è presentato difficile sin dall'inizio, con la raccolta delle firme per presentare la candidata. Alla fine il suo risultato col Peace & Progress party - 22 voti - non è soddisfacente.
Altri piccoli partiti sono riusciti a fare di meglio, contando sulla base dei votanti registrati. Sylvy, la cui candidatura ha ricevuto appoggi e apprezzamenti in tutto il paese, mancava di potenziali votanti in quel feudo conservatore. Ma, come ha detto Joe aprendo la campagna elettorale: "Stiamo tracciando un percorso che altri seguiranno."
Dovrà esserci una forte svolta a livello nazionale, ponendo enfasi nel voto postale e nella registrazione di chi non ha fissa dimora, prima che possa verificarsi un impatto reale. Stiamo avanzando su questa strada. La registrazione dei votanti a Dale Farm nel bastione conservatore di Basildon ha contribuito alla vittoria di misura dei laburisti. Così questo schema ha ottenuto pubblicità positiva.
La comparsa di candidati Rom in altre parti d'Europa, sia nei parlamenti nazionali che in misura minore per le votazioni europee, non è più una novità assoluta. Su 10 milioni di Rom in Europa, almeno quattro milioni sono in età di voto.
In Gran Bretagna, contando Rom, Viaggianti e quanti si sono sedentarizzati, dovremmo essere circa 500.000 votanti, a cui andrebbero aggiunti altri 200.000 se l'età per votare fosse abbassata a 16 anni. Questo ci porterebbe a concorrere per istanze di governo locale, dove sinora non abbiamo mai avuto voce in capitolo, rimanendo un'eccezione l'elezione a sindaco del Viaggiante Charlie Smith (Essex del Sud).
Di Fabrizio (del 04/05/2005 @ 15:41:41, in Europa, visitato 1736 volte)
[QUI] e [QUI] le precedenti puntate. Segnalato da passaporto.it:
Torniamo a parlare della Cap Anamur: durante questa settimana sono accadute due cose importanti. La prima è che uno dei trentacinque immigrati espulsi illegalmente dall'Italia nello scorso mese di luglio è stato rintracciato: si chiama Sylvester Weah, ha 21 anni, è originario della Sierra Leone. Ne racconteremo la storia. La seconda è che alcuni lettori hanno espresso incredulità rispetto alla vicenda dei riconoscimenti di nazionalità "a vista" di cui avevamo parlato sette giorni fa a proposito della storia di Fatawu Lasisi, l'unico ex della Cap Anamur che ancora vive (da clandestino) in Italia. Li capiamo, non è facile credere che uno Stato come il nostro possa affidare il destino di un uomo al parere di un funzionario consolare che, dopo un colloquio di pochi minuti, ne stabilisce la nazionalità: nigeriano, sudanese o ghanese. Anche noi abbiamo sperato che fosse un caso isolato. Purtroppo non era così. E quel che è accaduto a Sylvester Weah lo dimostra.
Chi volesse saperne di più troverà la storia di Fatawu (e della guerra che l'Italia gli ha dichiarato) nell'indice di questa rubrica. Ma per seguire la storia del suo compagno di sventura, Sylvester Weah, basterà ricordare che dei trentasette naufraghi della Cap Anamur, ben trentacinque nel luglio del 2004 furono espulsi dall'Italia prima che la magistratura si pronunciasse sul loro ricorso. E che quando la pronuncia dei giudici arrivò - a loro favorevole - erano ormai stati rispediti in vari paesi africani. Quelli dove, secondo il riconoscimento "a vista", avevano la cittadinanza.
Sylvester, dopo lo sbarco a Porto Empedocle, aveva detto di venire dalla Sierra Leone. Ma, esaminato dal console del Ghana su incarico del nostro ministero, era stato dichiarato appunto ghanese. S'era disperato. Aveva spiegato di aver vissuto in Ghana, ma solo dopo essere fuggito dalla Sierra Leone, dove la sua famiglia era stata vittima di feroci persecuzioni politiche. In definitiva, aveva dato una spiegazione credibile, quanto meno da verificare, di quelle inflessioni che avevano indotto il console ghanese a dichiararlo suo connazionale. Fatica inutile. Il verdetto era stato ormai pronunciato. E, a quanto pare, non prevedeva appello.
Anche questo, temiamo, potrebbe apparire incredibile. Eppure fu compiuto veramente il tentativo di impedire agli avvocati di entrare nel Centro di permanenza temporanea di Caltanissetta per parlare coi loro clienti. Ricorda la senatrice Tana De Zulueta: "Telefonai al prefetto e gli feci notare che in quel modo l'Italia si esponeva al rischio di una sanzione per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Dopo un quarto d'ora gli avvocati finalmente ebbero il permesso di entrare. Era stato, si scusarono i responsabili del Centro, uno spiacevole equivoco".
Qualche giorno dopo, i trentacinque naufraghi della Cap Anamur furono espulsi e caricati sulla forza su alcuni aerei. Sylvester si ritrovò ad Accra.
Evidentemente, quanto all'individuazione della nazionalità, le autorità consolari e la polizia di frontiera del Ghana applicano criteri diversi. Infatti, Sylvester, che in Italia era stato dichiarato ghanese dal console del Ghana, all'aeroporto di Accra non fu riconosciuto come tale dalle guardie di frontiera ghanesi. Sì, può sembrare uno scioglilingua, ma è una tragedia. Per un attimo la polizia ghanese pensò di rispedirlo in Italia. Ma come, visto che l'Italia l'aveva appena mandato via? Fu così che Sylvester - precipitato nel limbo dei senza patria grazie all'incontro tra la burocrazia mediterranea e quella africana - fu lasciato libero. Che si arrangiasse, insomma, e andasse dove gli pareva.
In tasca non aveva né un documento valido né un soldo. Ma aveva un oggetto prezioso, un telefonino, che un giornalista gli aveva fatto avere di nascosto mentre si trovava recluso nel Centro di Caltanissetta. Quel cellulare era il suo unico contatto col mondo.
Il giornalista, senza grandi speranze, il giorno dopo la partenza dell'aereo per Accra compose il numero del cellulare. In quel momento Sylvester era appena uscito dall'aeroporto di Accra e, a piedi, vagava alla ricerca di un passaggio per arrivare a Kumasi, una città del Ghana dove era transitato durante la fuga verso l'Europa e sperava di trovare qualcuno che gli desse un posto per dormire e qualcosa da mangiare. Lo squillo del cellulare gli parve un sogno. Rispose subito e raccontò con la voce rotta dal pianto quel che gli era capitato. Capì che non era rimasto solo.
Cominciò un rapporto che non si è mai spezzato e che è anche la ragione per cui di Sylvester, unico tra i trentacinque espulsi della Cap Anamur, non si sono perse le tracce.
E' una forma un po' speciale di adozione a distanza. Neanche tanto speciale, a pensarci bene, visto che Sylvester da bambino è rimasto orfano di madre e del padre da anni non ha alcuna notizia. Dall'Italia non solo gli è arrivato un aiuto economico ma anche un appoggio per proseguire la battaglia legale per il riconoscimento del diritto d'asilo. A settembre è riuscito finalmente ad avere dalla Sierra Leone un passaporto e un certificato di nascita. Le prove, credeva definitive, che il console ghanese, l'esperto in riconoscimenti 'a vista', aveva preso un abbaglio. Ha fotocopiato i documenti e li ha inviati al suo avvocato italiano che li ha portato fino all'ufficio del giudice.
Ma c'era un errore. Uno di quelli che si chiamano "errori materiali". Sul passaporto i funzionari della Sierra Leone avevano sbagliato il nome di famiglia. Anziché Weah, cognome paterno dichiarato in Italia, c'era scritto il cognome del nonno, Seth. Tutti gli altri dati corrispondevano perfettamente. Era appunto un errore materiale, evidente, uno di quegli errori che una volta rilevati vengono semplicemente corretti. Almeno quando colpiscono i diritti di un cittadino italiano. Nel caso di Sylvester è bastato perché il ricorso venisse respinto e l'espulsione confermata.
Gli è rimasta la speranza, cioè quel cellulare che continua a funzionare. L'ultima telefonata è di pochi giorni fa. Sylvester sta seguendo un corso di informatica e non ha perso la speranza di raggiungere l'Europa. Sta anche studiando una lingua. Il tedesco.
(La storia di Sylvester Weah ci è stata raccontata da Karl Hoffmann).
(4 maggio 2005)
Di Fabrizio (del 03/05/2005 @ 19:45:57, in Europa, visitato 2040 volte)
postato da Marije Goinga
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Studio sulla discriminazione di Rom e Sinti contenuto nel progetto quadro Monitor racisme en extreem-rechts
Rom e Sinti non sono particolarmente inclini a rivelare la loro esperienza con le discriminazioni. Gli "incidenti" non vengono riportati e qualche volta la polizia compila rapporti ufficiali. Esiste una comune diffidenza tra Rom e Sinti e la società olandese. Oltre al linguaggio, contribuisce la paura di peggiorare la propria situazione invece di migliorarla. Secondo i ricercatori, tutto ciò è profondamente radicato ed è vitale rompere il ciclo vizioso della mutua diffidenza. Un ruolo centrale nelle relazioni interetniche è dato dalle agenzie governative. I ricercatori ritengono che per ottenere risultati il governo deve approntare una politica di lungo termine nel cooperare con quanti stiano già lavorando con Rom e Sinti a livello locale o nazionale.
Riguardo allo status sociale di Rom e Sinti, la loro posizione nella società può essere definita problematica e quasi disperata la loro situazione nella scolarizzazione e nel campo del lavoro, peggiore di tutti gli altri gruppi minoritari. Mancano siti di sosta temporanea per quanti vivono nei caravan. Il maggior problema è dato dalla persistente sfiducia reciproca tra Rom e Sinti dauna parte e la società olandese dall'altra. Questo ha portato a una situazione di stabile pregiudizio e di trattamento differenziato. Le stesse politiche governative ne soffrono. Il governo mostra di richiedere agli stati esteri un trattamento per Rom e Sinti, che non vuole offrire in casa propria. Comunque sono ancora risibili gli sforzi governativi per ridurre la marginalità di Rom e Sinti.
Il rapporto fa parte del progetto Monitor racisme en extreem-rechts che Anna Frank House ha redatto con l'Università di Leida. Può essere richiesto a:
Anne Frank House, Research & Documentation Department, P.O. Box 730, 1000 AS Amsterdam, Tel: +31 (0) 20 5567100 Fax: +31 (0) 020 4272703 documentatie@annefrank.nl Al costo di 8 euro (più spese di spedizione)
Riferimenti: | Gruppo Roma_Benelux |
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