Di Fabrizio (del 09/09/2008 @ 08:54:27, in Europa, visitato 1354 volte)
Stimate amiche e amici:
Sono contenta di dirvi che potete già vedere nelle nostre pagine web l'album
di fotografie che abbiamo organizzato il passato mese di agosto a Madrid contro
il razzismo che patiscono i nostri fratelli gitani in Italia.
http://www.unionromani.org/notis/noti2008-09-03.htm
Ugualmente abbiamo "caricato" quattro video che sono una testimonianza fedele
del corso della manifestazione, degli slogan che si sono ripresi in coro e dei
discorsi pronunciati davanti all'Ambasciata Italiana di Madrid.
http://www.unionromani.org/videos.html#manimadrid
Come sempre, restiamo per tutto a vostra disposizione.
SILVIA RODRÍGUEZ - Departamento de Comunicación de la Unión Romaní
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
L'associazione La voix des Roms, creata nel 2005, ha il proprio
blog
per parlare della cultura Rom e combattere la "gitanofobia", "perché
non siamo inevitabilmente quello che gli altri vedono in noi". Incontro col suo
presidente, Saimir Mile. INTERVISTA di Viola Fiore.
(video
in francese)
Quali sono i pregiudizi più importanti di cui soffrono i Rom? Credo che il pregiudizio più grande sia dire che i Rom sono ripiegati su sé
stessi, chiusi nella loro comunità e non interessati ad integrarsi nel paese
dove vivono. L'immagine che si alimenta è quella del gitano ladro che vive in un
campo sporco, meglio se conduce una Mercedes e ha denti d'oro. E' importante
dire che i Rom che vivono in campi rovinati ai margini delle città sono una
minoranza. In Francia, per esempio, non rappresentano che l'1% o l'1,5% dei
500.000 Rom che vivono nel paese. Dire che i Rom sono rinchiusi nella loro
comunità, è avere di loro un'infima conoscenza.
Quindi chi soni i Rom? Bella domanda. Ma prima di rispondere, sarebbe bene porre la stessa
questione riguardo gli altri popoli europei: chi sono i Francesi? Gli Italiani?
Sono identità diverse che si sono fuse nel tempo sino a costituire le nazioni
attuali. In origine, i Rom erano abitanti dell'India meridionale, da cui furono
cacciati circa 800 anni fa. Da là è nato il popolo rom, diversificato attraverso
i luoghi che ha attraversato priam di arrivare, infine, in Europa.
Che dire del sentimento di appartenenza di questo popolo? Il sentimento identitario è molto forte tra i Rom. Ho un cugino, in Albania,
che voleva sposare un'Albanese, ma i suoi genitori, entrambe rom, si sono
opposti. Esiste una volontà diffusa di restare "tra Rom", ma non è sempre così.
Spesso, le donne incontrano degli ostacoli quando vogliono sposare un "gadjo",
qualcuno che non è Rom, e che di solito dopo il matrimonio non si integra nella
comunità. Il problema è facile da capire: più si è rifiutati, esclusi dalla
società, più si ha la tendenza a ripiegarsi nella propria comunità. E la storia
dei Rom è piena di rifiuti.
In Francia, come in tutta Europa, l'integrazione è molto limitata. In
altri paesi va meglio? Prima della guerra, le cose andavano meglio nei Balcani. In Albania, il
paese da cui arrivo, c'era molto più mescolanza: gli Albanesi imparavano il
romanès (lingua parlata dai Rom e dai Sinti) nei villaggi, cosa inimmaginabile
in Francia!
Perché falliscono i progetti d' integrazione? Perché non c'è una visione globale, serena e chiara di quello su cui si
vuole intervenire. La terminologia lo mostra molto bene: in Francia, si parla di
"gens du voyage" quando i Rom non sono più nomadi da tempo. Questa definizione
mostra che l'individuo rom non esiste, e questo in una Repubblica che rifiuta il
comunitarismo. A quello stadio, se le istituzioni persistono a chiamare "nomadi"
i Rom, è perché loro vogliono che siano nomadi. Chiarire questa falsa
informazione, significa perdere i lavori e le sovvenzioni legate a quello che si
chiama "l'etno-businnes rom". Che alcuni chiamano "l'industria Zingara".
Gli specialisti del "problema gitano" sono numerosi: le imprese che
gestiscono le "aree di accoglienza" (i campi, spesso creati vicino a discariche
o ditte inquinanti, dove vive una parte della popolazione rom), le imprese della
sicurezza, le associazioni a cui lo Stato francese ha delegato la gestione
dell'amministrazione e dei servizi per i Rom, ecc. Spesso, tutte queste
organizzazioni sono molto controproducenti, perché mantengono la popolazione in
una situazione di dipendenza totale.
A livello europeo, quali sono le principali politiche per i Rom? In Europa, domina ancora la concezione dei Rom come popolazione "asociale".
Il primo passo da superare, secondo noi, è quello del riconoscimento giuridico
dei Rom e della loro cultura. Da qualche anno, grazie allo sviluppo di Internet,
abbiamo installato una rete con altre associazioni di Rom di differenti paesi
europei. Nel 2001, abbiamo elaborato assieme uno statuto del popolo rom che
occorre fare approvare dall'Unione Europea. Ma il cammino per il riconoscimento
è ancora lungo.
Oggi (6 settembre ndr) ho parlato con Thomas Hammarberg, commissario del
Consiglio d'Europa per i diritti umani. Era profondamente preoccupato per la
reazione UE alla risposta italiana alla richiesta della Commissione di
chiarimenti sulla presa delle impronte ai Rom. Ha detto che questo
legittimerà ulteriori discriminazioni e accuse ai Rom di crimini potenziali.
Hammarberg si è anche interrogato sul diritto del commissario Jacques Barrots di
parlare a nome della commissione in questione.
Irka Cederberg - giornalista
irka.cederberg@telia.com
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817
Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 08:57:39, in Europa, visitato 2202 volte)
Un'intervista (tradotta dall'inglese) che non mi ha convinto del tutto. Mi
sembra che emergano ancora i soliti stereotipi, oltre ad parecchie informazioni e
considerazioni utili. Mi si dirà che in fondo sono le opinioni di un payo
(se non sapete che cos'è leggetevi il post ), ma io trovo che
quest'intervista possa essere un buon passo iniziale per chi vuole avvicinarsi
al mondo dei Rom.
Ha lavorato direttamente con i Rom di Spagna e Romania. Ne parla in
tutta onestà, a volte brutalmente, di un mondo che conosce bene. Con un master
in pedagogia, educatore di strada ed ora coordinatore di un centro per bambini
abbandonati, Juan Carlos Sanz Miguel presenta una realtà che non sempre è
conveniente.
Cosa pensano gli spagnoli dei Rom? La loro opinione differisce da quella
sui rumeni? Prima di tutto, gli spagnoli hanno un'impressione peggiore sui Rom,
comparata a quella sui rumeni. In Spagna, abbiamo diversi stereotipi riguardo
agli Zingari, e quelli che provengono dalla Romania hanno la peggior
reputazione. Per la mia esperienza, gli Zingari spagnoli sono considerati come
pigri, ladri, asociali nel senso che non osservano le norme, che non hanno
certificati di nascita e i documenti personali che ha ogni persona regolare, che
si attaccano rigorosamente alle loro tradizioni e violano i diritti delle donne.
Sono disprezzati dagli altri perché non collaborano, perché non si assumono
responsabilità. Sono molto chiusi e legano soltanto fra loro. Questo perché c'è
un conflitto costante con le autorità. E gli Zingari rumeni hanno la peggior
reputazione: sono ladri, i più pigri, più di quelli spagnoli. Come succede in
Italia.
I Rom della Spagna e quelli di Romania hanno lo stesso stile di vita? In molte cose si assomigliano. Vivono in ghetti ai margini delle città e si
guadagnano da vivere allo stesso modo: lavorano in contesti che non sono al 100%
legali, dove possono far affari tra loro. Commerciano fiori, rottami, macchine
usate e molti altri materiali di riporto. E' chiaro che ne i Rom rumeni ne
quelli spagnoli accetterebbero un piano di lavoro ben stabilito, di lavorare un
certo numero di ore al giorno.
Per loro la cosa più importante è la famiglia, il significato della parola
famiglia è molto chiaro, e la loro casa non è così importante. Non importa se
non c'è abbastanza spazia per tutta la famiglia (la famiglia estesa). Ho notato
che i Rom rumeni non hanno una coesione familiare così forte come quelli
spagnoli. Comparato alla Romania, l'abbandono dei bambini è minore in Spagna.
Quasi inesistente. D'altra parte, i Rom spagnoli non sono così bravi nel
capitolo "scuola", un fatto provato dal basso numero di Rom che frequentano i
programmi educativi. Di solito, hanno poche necessità e tentano di evitare il
dottore, non avendo documenti personali, ma se succede che hanno bisogno di cure
mediche, i giovani Rom spagnoli le richiedono ugualmente, proprio come quelli
rumeni. Vogliono essere visitati subito. Non importa se ci sono altre persone in
attesa. Devono essere i primi.
Ma le donne, in entrambe i casi, vengono per ultime, dopo i bambini. Non
ricevono alcun rispetto. Sono sacrificate al benessere della famiglia.
Il mondo zingaro è molto chiuso, diviso in differenti clan - domatori di
orsi, calderai ecc. - che non comunicano tra loro. Sono molto possessivi. Per
mostrare agli altri la loro forza, i Rom spagnoli marcano il loro territorio con
avvisi come: "Atención! Esta obra la vigila un gitano!" (Attenzione! Questa
opera è sorvegliata da un gitano!). E' come una precauzione. Sono assieme a
tutta la famiglia, con i membri del gruppo che si difendono l'un l'altro. Se c'è
un conflitto, viene risolto secondo la legge Zingara. Per capire gli Zingari,
devi essere come uno di loro.
Puoi darci esempi di posti in Spagna con grandi gruppi di Rom? Gli Zingari si riuniscono in posti chiamati "tierra de nadie" (terra di
nessuno). Ci sono aree dove nessun altro potrebbe vivere. Un esempio può essere
Cańada Real, 14, 14 km. dal centro di Madrid. E' un posto accanto alla
discarica cittadina. Le case sono povere e sporche, e molti dei Rom che vivono
lì sono di origine rumena. Ci sono molti posti simili, ma questo è il più
grande.
Pensi che i Rom incontrino difficoltà nel loro sforzo di integrarsi nella
società? I Rom soffrono di cattiva percezione e non penso neanche che abbiano la
voglia di integrarsi. Danno sempre l'impressione di non aver bisogno di nessun
altro eccetto che la loro famiglia. In Romania si parla di Rom e rumeni, mentre
in Spagna parliamo di Gitanos e payos (termine peggiorativo che i Rom spagnoli
usano per identificare chi non è come loro). Penso che non saranno mai
totalmente integrati, ma non è soltanto colpa loro. La società è ugualmente
responsabile.
Il mondo accetta la cultura zingara, ma non le persone che l'hanno creata.
Una scuola non potrà aiutare un bambino Rom finché non cambierà la maniera di
relazionarsi con loro. Conosco la storia di un bambino che la maestra aveva
spostato da un'altra collega, ma il bambino rifiutò di andarci perché non voleva
stare accanto ad uno zingaro.
Com'è la situazione dei bambini Rom in Spagna? E' permesso loro di andare a
scuola? In Spagna è chiaro: molto spesso, le famiglie Rom non mandano i loro figli a
scuola per due ragioni: l'educazione che ricevono è istituzionale e non li
riguarda, la scuola è il posto dove loro imparano cose che non hanno a che fare
con la cultura e la tradizione zingara; di solito, i Rom piazzano i loro campi
alle periferie delle città, lontani dal centro e dal mondo moderno. E allora,
un'unità educativa deve accettare i Rom per quello che sono: Rom. Così un
bambino, quando va a scuola, va in un posto che è contro di lui.
In Romania, alle famiglie Rom sono stati dati dei soldi per mandare i loro
bambini a scuola, ma non penso che questa sia la soluzione. Se qualcuno già li
manda, gli altri li isolano perché quando la gente parla degli Zingari, parla di
qualcosa di cattivo, di pericoloso. Dobbiamo accettare i Rom come popolo, e non
come un gruppo di individui.
"I Rom possono abusare dei loro bambini, ma non li venderanno" I bambini Rom sono più oggetto di abusi e traffici di persone? Sì. Imparano in tenera età che devono aiutare la famiglia. La famiglia è
qualcosa di sacro di cui tu non parli con nessuno. Non trattengono niente dei
soldi che raccolgono dall'elemosinare, lavare i vetri o da altre attività, tutto
va al capofamiglia. In Spagna ho incontrato casi dove i ragazzi sotto i 15 anni
erano usati per spacciare droga
Sino al 2002, il quartiere La Celsa - chiamato anche El hipermercado de las
drogas (l'ipermercato delle droghe) era un posto dove si vendevano un sacco di
narcotici. Quando le forze dell'ordine circondarono La Celsa, questi minori
erano quelli che portavano fuori la droga. La polizia non potè arrestarli per
due ragioni: avevano tutti meno di 16 anni e non c'era un dipartimento
specializzato per le infrazioni dei minori.
Ci sono associazioni che appoggiano la popolazione Rom in Spagna? La più grande associazione che gode di un ampio riconoscimento è la Fundación Secretariado Gitano.
Sviluppano molti programmi con e per i Rom, e sono presenti anche in Romania,
dato il gran numero di Rom che vive lì.
Quanti lavorano nell'istruzione per i Rom devono lavorarci assieme per molto
tempo. Nel primo anno, ti valutano da distante. Non ti permettono di stare
troppo vicini. Quando vedono che veramente sei interessato e fai qualcosa di
buono con loro, iniziano ad aprirsi. Allora diventi una delle persone più
importanti nella loro vita. (Mihaela Dumitrascu – DIVERS – www.divers.ro)
Originario di Santa Cruz de la Salceda (Spagna) con un master in
pedagogia, Juan Carlos Sanz Miguel, è stato per otto anni presidente esecutivo
della Association
Ciudad Joven di Madrid, dove ha lavorato anche come educatore di strada. E'
interessato specialmente nella formazione e riabilitazione dei Rom nel quartiere Pozo del Tio Raimundo,
che dovrebbero avvicinarsi al centro di cura diurno dell'associazione. E'
arrivato in Romania cinque anni fa e ora è vice presidente dell'Associazione dei
Fratelli di Marist delle Scuole in Romania (AFMSR) e coordinatore in una delle
case del Centro Marcelin Champagnat di Bucarest, che ospita bambini abbandonati,
molti dei quali di etnia Rom.
SARAJEVO, Bosnia-Herzegovina: Un'agenzia internazionale dei diritti umani dice
che assisterà la polizia bosniaca nel combattere i crimini motivati razzialmente.
L'Ufficio OCSE per le Istituzioni Democratiche ed i Diritti Umani dice
che i poliziotti bosniaci verranno formati nel riconoscere i crimini basati
sull'odio e nel collaborare con le comunità che ne sono vittime.
Il vice Ministro Mijo Kresic dice che saranno introdotte punizioni più dure
contro i crimini basati su nazionalità, orientamento religioso o politico.
L'ufficio OCSE, riferendosi all'ODIHR, ha detto nel 2006 di essere
preoccupato sugli attacchi a persone ritornate dopo il conflitto etnico in
Bosnia del 1992-95 e per le minoranze, inclusi i Rom.
L'ufficio ha raggiunto lunedì l'accordo col Ministero della Sicurezza.
Convenzione sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le
Donne
Estratto dalle osservazioni conclusive del Comitato ONU sulla "Convenzione
per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne" (CEDAW) [...] nella
sua 41a sessione tenutasi dal 30 giugno al 18 luglio
Regno Unito
. . . . preoccupati che le donne di diverse comunità etniche e di minoranza,
incluse le comunità viaggianti, continuano a soffrire di discriminazione
multipla, particolarmente nell'accesso all'istruzione, impiego e servizi
sanitari. Il Comitato nota che le donne [delle comunità] etniche e minoritarie
sono sotto-rappresentate in tutte le aree del mercato lavorale, particolarmente
nelle posizioni decisionali, hanno alti tassi di disoccupazione e pagano un
notevole gap nella loro paga oraria confrontata a quella maschile. Le donne di
differenti comunità etniche e di minoranza sono anche ampliamente
sotto-rappresentate nella vita politica e pubblica. Il Comunicato nota che che
le donne delle comunità viaggianti sperimentano alti numeri di aborti e feti
nati morti, ed hanno il più alto tasso di mortalità infantile tra tutti i gruppi
etnici. Si nota anche che le donne delle comunità etniche e minoritarie soffrono
di alti tassi di depressione e malattie mentali, mentre le donne di discendenza
asiatica hanno i più alti tassi di suicidio e di autolesionismo. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ United_Kingdom. pdf
Finlandia 31. Mentre notiamo che le misure prese dallo Stato per accrescere la
consapevolezza delle donne Rom sui loro diritti e la loro integrazione nella
società finnica, il Comitato rimane preoccupato perché queste donne continuano
ad affrontare forme multiple di discriminazione basata sia sul sesso che
sull'origine etnica, inclusi alto tasso di disoccupazione, difficoltà
nell'accesso ai servizi e discriminazione all'interno delle loro stesse
comunità.
32. Il Comitato richiama lo Stato ad implementare misure efficaci per
eliminare la discriminazione contro le donne Rom ed aumentare il loro
godimento dei diritti umani. Incoraggia lo Stato ad essere proattivo nelle sue
misure per prevenire la discriminazione contro le donne Rom, sia nelle loro
comunità che nella società maggioritaria, a combattere la violenza contro di
loro, ed aumentare la loro consapevolezza sulla disponibilità dei servizi
sociali e sugli aiuti legali come pure a fare passi per familiarizzarle con i
loro diritti di eguaglianza e non-discriminazione. Il Comitato richiede che lo
Stato fornisca, nel suo prossimo rapporto, informazioni sulla situazione delle
donne dei gruppi etnici di minoranza, incluso l'accesso all'istruzione, impiego
e servizi sanitari, e sull'impatto delle misure prese per aumentare questi
accessi e sui risultati ottenuti, come pure i progressi di tendenza. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Finland.pdf
Lituania 28. Mentre notiamo varie misure prese dallo Stato, incluso il Programma per
l'Integrazione dei Rom nella Società Lituana (2000-2004 and 2008-2010)
ed il Programma di Sviluppo Rurale Lituano per il 2007-2013, il Comitato nota
con preoccupazione che i gruppi vulnerabili delle donne - per esempio donne
rurali, donne con disabilità, donne appartenenti alle minoranze etniche, incluso
donne Rom, donne migranti ed anziane - continuano a soffrire di discriminazione
nell'istruzione, nell'impiego, nella casa ed altre aree, sulla base del loro
genere e sesso, ed in altri campi, essendo così esposte a forme multipli di
discriminazione. A questo riguardo, il Comitato nota purtroppo che le
informazioni presentate dai rapporti statali non erano sufficientemente
specifici riguardo alle donne e non coprivano adeguatamente la situazione di
tutti questi gruppi. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Lithuania. pdf
Slovacchia 22. Mentre si riconoscono le misure prese dallo Stato per il Decennio
dell'inclusione Rom 2005-2015, il Comitato è preoccupato perché le donne e le
ragazze Rom rimangono in situazioni vulnerabili e marginalizzate, specialmente
riguardo sanità, istruzione ed impiego.
23. Il Comitato preme perché lo Stato prenda misure efficaci, incluso misure
speciali temporanee in accordo con l'articolo 4, paragrafo 1 della Convenzione e
Raccomandazioni Generali dei 25 del Comitato, per eliminare le forme multiple di
discriminazione contro le donne e le ragazze Rom ed aumentare il rispetto per i
loro diritti umani. Richiama anche lo Stato ad accelerare l'ottenimento de facto
per le donne Rom dell'eguaglianza, rafforzando il coordinamento tra tutte le
agenzie che lavorano sui Rom, sulle tematiche della non discriminazione e
dell'eguaglianza di genere, particolarmente nelle aree della salute, istruzione
e partecipazione nella vita pubblica. Il Comitato preme perché lo Stato
implementi misure mirate per eliminare la discriminazione contro le donne Rom in
tutte le aree con un'agenda specifica, che controlli lo sviluppo e il
raggiungimento degli obiettivi dichiarati, inclusi quelli compresi nel Decennio
dell'Inclusione Rom 2005-2015, e prenda se necessario azioni correttive. Il
Comitato preme perché lo Stato prenda misure concrete per cambiare la
tradizionale percezione dei Rom da parte della popolazione maggioritaria,
incluso programmi mirati alla consapevolezza e alla sensibilizzazione, in
particolare in quei settori della società dove queste attitudini sono evidenti.
Richiama lo Stato a fornire nel prossimo rapporto periodico una fotografia
completa della situazione delle donne e delle ragazze Rom, inclusi i dati
disaggregati per sesso riguardo le opportunità ed i successi nell'istruzione,
nell'accesso all'impiego ed ai servizi sanitari e la partecipazione alla vita
pubblica ed al processo decisionale.
30. Mentre si riconoscono le spiegazioni date dalla delegazione sui presunti
casi di sterilizzazioni forzate di donne Rom, e prendendo nota della
legislazione sulla sterilizzazione recentemente adottata, il Comitato rimane
preoccupato per le informazioni ricevute rispetto alle donne Rom che
testimoniano di essere state sterilizzate senza previo ed informato consenso.
Inoltre il Comitato raccomanda che lo Stato prenda tutte le misure necessarie
per assicurare che le recriminazioni espresse dalle donne Rom riguardo la
sterilizzazione forzata siano debitamente riconosciute e che alle vittime di
tali pratiche sia garantita effettiva compensazione. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Slovakia. pdf
Grazie al film "Il tempo dei gitani" del regista serbo Emir Kusturica, il
pubblico il pubblico ha avuto una descrizione di ciò che furono negli anni '70 e
'80 le reti mafiose che sfruttavano i bambini rrom nella Yugoslavia di allora.
Si prenderanno in considerazione le immagini di questi campi di roulottes in
Italia, dove erano tenuti da adulti abietti i figli forzati a mendicare, a volte
lontani dalla loro famiglia. Quel tempo è passato, ma il film è sempre là per
ricordarcelo. E là anche per mostrarci come dei ragazzi che non avevano mai
visto una roulotte ci vivevano per la prima volta. Cominciò un secondo
episodio all'inizio degli anni '90, quando dei Rrom rumeni vennero in Francia
accompagnati da "passatori" che li misero nelle roulottes. Ancora là, hanno
dovuto adattarsi a questo habitat - se così possiamo chiamare le roulottes
rovinate e senza ruote dove erano stati relegati dai loro passatori - ma non è
durato. Una volta liberati dai loro debiti verso i passatori, hanno costruito
piccole baracche con materiale di recupero ed hanno provato sempre a
sopravvivere ai margini delle grandi città francesi, lavorando in nero,
recuperando ferraglia e vendendo fiori o giornali...
Dal 2002, la Romania e la Bulgaria hanno firmato accordi con i paesi
Schengen, permettendo a tutti i possessori di passaporti di questi paesi di
circolare liberamente e senza obbligo di visto nello spazio Schengen per una
durata inferiore ai tre mesi. Cinque anni più tardi, questi paesi si sono uniti
all'Unione Europea ed i controlli alle frontiere sono stati soppressi. Si arriva
quindi da Sofia o da Bucarest a Parigi come se si venisse da Marsiglia, portando
solo la carta d'identità con sé.
Disgrazia!
E' precisamente il periodo dove l'azione governativa si misura con le cifre.
Evidentemente, la regola è più severa in materia d'immigrazione che su quella
dell'impiego o del potere d'acquisto. Nell'agosto 2007, poco dopo aver assunto
le sue funzioni ministeriali, M. Hortefeux ha preparato il terreno dicendo che
la realizzazione dell'obiettivo quantificato in materia di espulsione di
stranieri sarà difficile da raggiungere causa l'ingresso della Romania e della
Bulgaria nell'Unione Europea, rappresentando i cittadini di questi due paesi
circa un terzo degli espulsi nel 2006. Enorme! Vorrebbe dire che 8.000 Rumeni e
Bulgari sono stati espulsi nel 2006, pur sapendo che in virtù degli accordi
internazionali avessero il diritto di ritornare, come effettivamente hanno
fatto. E tra questi 8.000, sono quasi tutti Rrom. Un semplice calcolo del costo
di queste misure porta alla cifra ben rotonda di 80 milioni di euro. Quanti
alloggi sociali si sarebbero potuti costruire con questi soldi gettati negli
abissi della demagogia? Detto questo, M. Hortefeux non abbassa la guardia.
Continuerà ad espellere i Rrom rumeni e bulgari, anche se cittadini europei. Nel
2007, rappresentarono circa 3.000 espulsi, sistematicamente tornati in Francia
ed altri 30 milioni di euro. Come fare per espellere dei cittadini europei?
E' tutta una questione di transizione. Per quanto europei che siano, i Rumeni
ed i Bulgari hanno uno statuto ibrido che assomiglia molto di più al regime di
stranieri extracomunitari che a quello di comunitari. La Francia si è ben
premurata di limitare i diritti di questi nuovi europei, particolarmente
riguardo al diritto del lavoro, da cui indirettamente dipende anche il diritto
di soggiorno. Ed ecco come si gioca per raggiungere le cifre di espulsione, con
gente che si espelle anche più volte l'anno.
E per prendere comunque un aspetto di innovatore, ogni tanto, prima
dell'espulsione, si raccolgono un certo numero di famiglie nel mucchio, che si
pretende di "aiutarle ad integrarsi". E si inventano così "i villaggi di
inserimento", queste specie di centri chiusi e sorvegliati; si osa chiamarli
così! Questi MOUS (controllo d'opera urbana e sociale) di cui non si vede bene
il carattere urbano o sociale: i siti sono sorvegliati 24h/24 e l'accesso è
proibito a tutte le persone esterne, senza previa autorizzazione speciale.
Quelli "accompagnati socialmente" che vi vivono non hanno l'autorizzazione a
lavorare dalla prefettura, che è tuttavia destinataria dei progetti. Le buone
idee dei Rrom che ci vivono, compreso in materia di imprenditorialità, sono
soffocate dalla mancanza di "titoli di soggiorno". Il mantenimento di questi che
vengono presentati come "scelti per fortuna" in una situazione di pressione
costante, dove anche i corsi di formazione sono considerati come costrizioni, il
prezzo da pagare per restare nei prefabbricati dei "villaggi d'inserimento", è
una bomba a scoppio ritardato. Non ci si integra più dei propri fratelli o
cugini che vanno da una baraccopoli all'altra rischiando le espulsioni. Non si
sa dunque ciò che queste iniziative daranno tra qualche anno, ma nel frattempo,
si sa che "bengalo" in rromani vuol dire diabolico.
Most, 18 agosto (CTK) - Dzamila Stehlikova, Ministro per i Diritti Umani e le
Minoranze, ha detto lunedì scorso alla stampa che la città ceca di Most, base di
una grande comunità Romanì, ha ufficialmente riunito una dichiarazione
sull'associazione locale per migliorare la vita nelle località socialmente
escluse.
Il progetto di associazione locale è partito dall'Agenzia governativa per
l'Integrazione Sociale, fondata dall'ufficio della Stehlikova e sta funzionando
da aprile.
Most è una delle 12 località in cui l'agenzia ha gradualmente stabilito le
sue filiali.
Stehlikova ha detto che la dichiarazione è già stata firmata in tutte le
località, eccetto la città di Ostrava, nord Moravia, dove la firma è prevista
per il 25 agosto.
Oltre a coordinare i passi fatti dalle municipalità verso la graduale
eliminazione dei ghetti, l'agenzia governativa aiuterà anche a gestire i fondi
UE per migliorare la situazione nell'istruzione, impiego, sistemazione e sanità
dei Rom, come pure a combattere il crimine e la dipendenza da droghe nella
comunità.
A Most, l'associazione comprende l'ufficio municipale, quello del lavoro e le
OnG, ha detto Stehlikova.
I partecipanti all'associazione di Most valuteranno i singoli progetti alla
scopo di rallentare e poi eliminare l'esclusione sociale nelle località
malfamate come il quartiere di Chanov.
Marek Podlaha, il direttore dell'agenzia, ha detto che la prima cosa da fare
è uno studio sul campo che deve essere accluso alla domanda di sovvenzione.
Di fronte a durezze, razzismo e discriminazioni crescenti nell'Europa
Centrale ed Orientale dopo la caduta dei regimi socialisti, i Rom sono fuggiti
in gran numero da una situazione che peggiorava, prima come richiedenti asilo e
poi, dal maggio 2004, come "nuovi" cittadini di un'Unione Europea allargata.
D'altro canto, sono stati incrociati da una nuova ondata di attitudini anti-Rom
emergenti nell'Europa Occidentale, sottolineata dalla speculazione dei media
sulle conseguenze, reali ed immaginarie, di un'immigrazione su larga scala dei
Rom dall'Est.
"Sproporzionalmente coinvolti da povertà e discriminati nell'impiego,
istruzione, sanità, servizi amministrativi e altri, affrontano ostacoli
considerevoli nel pieno godimento dei diritti umani e delle libertà
fondamentali"
Questo Rapporto riunisce la ricerca sull'esclusione sociale dei gruppi della
minoranza Rom in Europa e le loro sfide nel migrare in Europa Occidentale. Si
focalizza particolarmente sulla significativa comunità di Rom slovacchi a
Govanhill, Glasgow. Lo studio esamina il lavoro dei fornitori di servizio, e
guarda ai successi e alle sfide all'interno di una politica più vasta, politiche
sociali e contesti culturali.
Università della Scozia Occidentale. Commissionata e fondata
dall'Associazione di Cura e Salute della Comunità di Glasgow Sud Est e da Oxfam.
I risultati principali della ricerca:
I governi, tanto a livello UK che scozzese, non solo hanno fallito nel
giocare la loro parte nella salvaguardia dei diritti dei Rom come gruppo
etnico riconosciuto in Europa, ma anche nel promuovere e far crescere la
consapevolezza dei diritti dei Rom entro la UK.
Molti dei problemi dei Rom provengono dalla loro deliberata esclusione
dalla cittadinanza nei paesi UE da cui provengono. Questa esclusione è il
risultato di un razzismo profondo e radicati a tutti i livelli della
società.
Dato il continuare della persecuzione ed esclusione dei Rom in
Slovacchia e Repubblica Ceca, non è illogico vedere i Rom come un gruppo che
continua ad essere "spinto" all'estero più che essere "attirato"
dalle promesse di impiego.
I Rom si trovano principalmente nel lavoro part-time e temporaneo,
esclusi dalle principali strutture come risultato dai servizi d'impiego del
settore pubblico e dipendono dai "capibanda" per il lavoro e la casa. Come
risultato sono spesso incapacitati ad accedere ai benefici come il contratto
di lavoro, salario minimo, diritti pensionistici, vacanze pagate, congedo di
maternità e congedo pagato di malattia.
Riguardo alla casa, i Rom sono particolarmente vulnerabili nella
dipendenza del settore privato, causa la loro situazione lavorativa e
conseguentemente sperimentano alti affitti, condizioni sotto gli standard e
accordi di locazione inesistenti. Questo porta al sovraffollamento dato che
le famiglie sono forzate a riunire le loro risorse, sfratti, e rapporti
forzati nella comunità come conseguenza di aumentati rumori e spreco.
Le barriere nell'accedere ai centri dei servizi sanitari riguardano la
lingua e la cultura. Queste barriere impattano sulla capacità dei Rom di
registrarsi e sulla loro comprensione dei protocolli come la prenotazione
degli appuntamenti. Gli operatori sanitari hanno trovato livelli crescenti
di malnutrizione tra i bambini, sovraffollamento e infestazioni, tutti
portano a significativi rischi sanitari pubblici.
Durante la commemorazione dell'Olocausto Rom il 2 agosto a Budapest, il
leader rom ungherese Aladar Horvath si è appellato al mondo perché si fermi la
diffusione di idee neonaziste in Ungheria e in Europa. Ha detto che anche se
l'Ungheria è membro della NATO e dell'Unione Europea, la violenza razzista
minaccia i Rom.
"La transizione dal sistema statale socialista al capitalismo ha rigettato i
più deboli, persone escluse dalla società a causa del loro retroterra sociale e
razziale," ha detto Horvath. "Il nuovo sistema che è emerso non è stato
capace di mantenere le sue promesse." Invece dell'attesa inclusione sociale, i
più poveri sono diventati permanentemente disoccupati e l'autogoverno Rom si è
trasformato nella "derisione governance " I più svantaggiati sono stati messi a
forza nei bassifondi, ed i loro ghetto ne criminalizzano gli abitanti ed
intensificano la polarizzazione razziale, un substrato del pensiero neo nazista.
"Gli Zingari possono essere odiati anche se non vivono in un ghetto, anche se
sono ricchi, anche se sono assimilati," ha concluso Horvath.
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