Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/05/2007 @ 11:25:49, in scuola, visitato 3724 volte)
Rom, i precari fra i banchi
Amano la scuola, ma le condizioni disagiate e la paura di essere sgomberati da un giorno all'altro rendono difficile lo studio. E alle medie, quando il peso della diversità si fa insopportabile, c'è il più alto tasso di dispersione scolastica. Così l'integrazione, che passa attraverso l'istruzione, diventa un miraggio
di Marianna Russo
Pagano soprattutto le ragazze, costrette a indossare gonne lunghe mentre le loro coetanee sfoggiano jeans a vita bassa e top sbarazzini. Senza dimenticare il pregiudizio dei genitori italiani che non vogliono i rom in classe con i propri figli: li considerano violenti e svogliati, un "freno" al regolare svolgimento dei programmi scolastici Vivono in baracche di lamiera, tra fango e ratti. In condizioni igieniche al limite della tolleranza, se si ammalano non hanno diritto all’assistenza sanitaria. Ciononostante i bambini rom arrivati dalla Romania negli ultimi anni, amano andare a scuola e studiare. Ma non è facile mantenere un buon rendimento scolastico ed essere presenti in classe tutti i giorni, se a casa devi dividere una capanna con altre dieci persone. A Bologna sono circa un centinaio i bambini rom che frequentano le scuole, di cui almeno 80 sono rumeni. La frequenza è abbastanza alta nella scuola materna, regolare alle elementari e via via diminuisce nelle medie. «E' lì che si incominciano a notare le differenze» spiega la professoressa Antonia Dattilo, presidente dell'Opera Nomadi a Bologna. E'un'organizzazione nazionale che si occupa di mediare tra le istituzioni e il mondo dei rom per garantire loro i diritti fondamentali. «Alle scuole medie, i ragazzini iniziano la loro vita sociale – continua la professoressa – si incontrano dopo la scuola, escono insieme. A quel punto per i rom non è più facile integrarsi. Non possono invitare i compagni a casa né tanto meno spendere i soldi per i divertimenti adolescenziali. Inoltre i libri delle scuole medie sono tanti e costano. Poi vengono cambiati ogni anno per cui non si possono comprare usati ne passarseli tra fratello più grande e più piccolo. Poi si aggiunge un forte problema culturale. Le ragazzine, con l'inizio della pubertà, sono considerate donne e come tali hanno l’obbligo di vestirsi nella maniera tradizionale rom: gonne lunghe, grossi orecchini pendenti, zeppe e capelli che coprono la schiena. Con questo passaggio si sentono troppo diverse dalle loro coetanee che indossano jeans a vita bassa e toppini striminziti. Sentendosi inadeguate preferiscono lasciare la scuola». Ora l'Opera Nomadi a Bologna sta cercando di convincere la famiglie rom a far portare alle ragazzine jeans e maglietta, in modo che possano almeno completare la scuola dell'obbligo. Ma non è l'unico problema. Se un minimo si riesce a fare per quelli alloggiati in campi nomadi autorizzati, dove ci sono almeno i servizi essenziali, molto poco è possibile fare per quei bambini che vivono nella baraccopoli sul Lungoreno o nei campi abusivi. Su loro pende la spada di Damocle dello sgombero. «Prima di Natale - racconta la Dattilo – incontrai le famiglie che erano state appena sgomberate dal Lungoreno. Mi colpì quanto i bambini fossero rammaricati di lasciare la loro scuola. Nella fretta dello sgombero le loro mamme non erano riuscite a salvare dalle ruspe i loro zainetti con quaderni e libri». Gli “abusivi” sono per lo più rumeni. Sono aumentati negli ultimi anni in proporzione con l’aumento degli immigrati da questo Paese. In Romania erano stanziali da generazioni, ma sempre odiati ed emarginati dalla società. Lì i bambini erano abituati a frequentare la scuola. «Oltretutto la scuola rumena è molto più severa di quella italiana.- dice ancora la professoressa - A loro piace frequentare la scuola qui perché in confronto la trovano più semplice. Se si riesce ad integrarli nelle classi, diventano degli allievi modello. Potrei portarne molti esempi fra i miei studenti». Questo è un altro pregiudizio che l'Opera Nomadi si impegna ad abbattere. Dei 15 interventi di mediazione effettuati quest'anno nelle scuole bolognesi, quasi la metà riguarda genitori italiani che non accettano la convivenza dei loro figli con bambini rom nella scuola. Pensano che questi piccoli siano svogliati, aggressivi e ladruncoli. E che la loro presenza possa danneggiare i loro figli nell'apprendimento e rallentarli nello svolgimento del programma scolastico. «E' evidente che ci sono dei problemi di integrazione, ma non dipendono da loro. Gli ultimi arrivati non parlano italiano e vivono in condizioni di abbrutimento totale. Riusciamo a farli studiare il pomeriggio solo se c’è il tempo pieno. Una volta che tornano a casa non è più possibile seguirli e non si può pretendere che studino tra i topi e la spazzatura. E' già tanto se vengono a scuola con una certa frequenza. Per loro anche una giornata di pioggia può diventare un ostacolo insormontabile. Le baracche si riempiono d’acqua e non possono venire a scuola con i vestiti inzuppati. I loro papà vivono di lavoro nero nell’edilizia,senza tutele e ogni giorno possono rimanere senza lavoro e quando succede a loro non resta l’alternativa che fare l’elemosina per poter vivere». La scuola è per questi bambini l'unica salvezza per poter emanciparsi, ma non possono farlo se non cambiano le loro condizioni di vita. Oggi inoltre i rumeni come cittadini europei non possono essere ricacciati e sono ancora tanti quelli che continuano ad arrivare accampandosi alla meglio nella speranza di una vita migliore. Ma fin quando continuano a vivere nei campi nomadi è difficile. «Il campo nomade è un concetto superato.- dichiara ancora Antonia Dattilo - Non sono nomadi da millenni. E’ ovvio che non si può dare una casa a tutti. Il percorso in questo senso è ancora lungo. Intanto l’Emilia Romagna si è impegnata a non costruirne più. In alternativa verranno costruite delle microaree per singole famiglie dotate di casette in cemento e servizi essenziali. Non si può garantire loro l’istruzione se non gli si da prima una vita più dignitosa»
ARTICOLI COLLEGATI
Il "prof" rom salvato da una maestra Santino Spinelli, 43 anni, ha ottenuto due lauree a Bologna e oggi insegna lingua e letteratura romanì all'Università di Trieste. Storia di un rom che è riuscito ad emanciparsi grazie alla scuola: «Tanti amici fuggivano dai banchi, io ho avuto un'insegnante che mi ha fatto amare lo studio»
La Saffi multietnica non piace La scuola media del quartiere San Donato ha la più alta percentuale di stranieri: uno ogni due alunni. L'insegnamento, assicura la preside Maria Amigoni, è rimasto di qualità. Ma gli italiani non si fidano e cambiano istituto: «Lo scambio interculturale funziona poco»
La scheda: chi sono i rom
Da
Roma_Daily_News
http://www.geocitie s.com/romani_ life_society/
Una società per l'avanzamento del popolo Rom in Australia: eventi culturali,
scambio di informazioni con le organizzazioni rom in Europa, USA e Canada,
interazione con i Rom di tutto il mondo, integrazione per i Rom immigrati,
presentazioni del popolo Rom in Australia, newsletter ed incontri sociali.
Info: Yvonne Slee
Di Fabrizio (del 03/05/2007 @ 09:53:19, in Italia, visitato 2211 volte)
Lettera inviata al quotidiano IL TIRRENO di Pisa.
Ciao, Ago
Vorrei dire la mia “sull’assedio” dei Rom al quartiere Cep di Pisa, così come
ho avuto modo di leggere sulla stampa locale di questi giorni.
Premetto che non conosco da vicino la vicenda; già basta questo a non
autorizzarmi a formulare chissà quale soluzione per i Rom interessati, non
ne ho la competenza perché il gruppo in questione è diverso dai gruppi Rom che
conosco più da vicino.
Ma è un dato di fatto; basta che all’orizzonte spunti la sagoma di un Rom, o una
sua parvenza ecco che scattano automaticamente le stesse reazioni, le stesse
paure, i medesimi pregiudizi…quelli di sempre e che trovano “stranamente”
consensi trasversali alle varie forze politiche, sociali e religiose.
I Rom sembra che hanno il destino (o il dono?) di unire e amalgamare realtà
sociali e politiche diverse tra di loro, peccato che questo consenso quasi
sempre si manifesti nel rifiuto, nell’aggressività, nella repressione.
Ebbene, trovo vergognoso queste semplificazioni, la superficialità con cui si
vuole risolvere il “problema Rom”, e non si vuole invece cercare di capire, di
accompagnare con senso di umanità e nel rispetto delle legittime diversità,
anche per individuare delle possibili soluzioni.
Sono fermamente convinto che la convivenza, nonostante tutto non solo è
possibile, ma sarà la garanzia del futuro.
Non spetta certo a noi decidere con quale diversità convivere.
E’ un dato di fatto che dobbiamo imparare a convivere, lo diciamo a iosa in
tante sedi autorevoli, ma appena spunta un gruppo Rom intenzionato a fermarsi,
ecco che scatta il solito ritornello: tocca alle Politiche Sociali far fronte
alla “nuova minaccia”.
Un dubbio che mi frulla nella testa in questi anni è quello di constatare che
spesso l’azione delle politiche sociali (quando è abbandonata a se stessa),rischia
proprio di impedire o rimandare a un domani indefinito il compito di imparare a
convivere tra mondi diversi, dovere che tocca e coinvolge tutti quanti, Rom
compresi!
Distinti saluti,
p.Agostino Rota Martir
campo Rom di Coltano
1 Maggio 2007
Di Fabrizio (del 02/05/2007 @ 10:18:11, in Italia, visitato 2373 volte)
Vi invio il comunicato della presentazione del libro "E per
patria una lingua segreta. Rom e Sinti in provincia di Venezia", che si terrà a
Padova presso la Fiera di Civitas, il 5 Maggio.
Cordiali Saluti
Davide Turatti
Presentazione del libro
E PER PATRIA UNA LINGUA SEGRETA
5 MAGGIO 2007 ORE 16.30
Fiera di Padova
Civitas XII edizione 4-6 maggio 2007
Intervengono:
L’Assessora alle Politiche sociali della Provincia di Venezia
I curatori del volume,
COSES
Il Presidente dell’associazione “osservAzione”
Coordina Sergio Frigo, giornalista del Gazzettino
Il libro raccoglie il lavoro di ricerca del COSES, svolto su incarico
dell’Amministrazione Provinciale di Venezia (Assessorato alle Politiche
sociali), dedicato alla presenza dei rom e dei sinti sul territorio. La ricerca
si compone sostanzialmente di quattro parti riguardanti rispettivamente:
• l’analisi per comune, avvalendosi della conoscenza degli assistenti
sociali, della presenza in provincia di rom e sinti e delle problematiche ad
essa collegate. Particolarmente importante è in questa sezione l’approfondimento
del rapporto tra i ‘nomadi’ e gli operatori dei servizi sociali, la popolazione
residente e le Istituzioni;
• lo studio dei problemi sollevati dall’inserimento dei minori nel sistema
scolastico attraverso una serie di interviste a testimoni privilegiati puntate
sugli aspetti comportamentali, ma anche sui problemi di attrito linguistico;
• un focus, con interviste ancora rivolte a testimoni privilegiati, su alcuni
problemi legati all’inserimento dei rom e dei sinti nel mondo del lavoro;
• una quindicina di interviste dirette a rom e sinti di varie zone della
provincia veneziana, cercando di capire (e di far capire) che senso abbia in
questo nuovo Millennio essere o nascondere di appartenere a queste etnie.
Il libro esce ulteriormente arricchito da un contributo dello studioso Nando
Sigona e da una scheda sulla legislazione nazionale ed europea riguardante rom e
sinti a cura di Carla Osella.
Di Fabrizio (del 02/05/2007 @ 09:49:10, in Regole, visitato 2170 volte)
Da
Romanian_Roma
Il 26 aprile 2007 il Tribunale Europeo per i Diritti Umani si è espresso su
due casi riguardo i pogroms anti-Rom che ebbero luogo in Romania agli inizi
degli anni '90. Il governo rumeno porta la responsabilità di aver infranto
diversi articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani, ed ha
rimediato pagando considerevoli somme per i danni ed i costi affrontati dai
richiedenti, oltre ad intraprendere misure volte al miglioramento delle loro
condizioni di vita e delle relazioni interetniche. [...]
Gergely contro la Romania, il primo dei due casi affrontati, riguarda gli
incidenti in cui venne dato fuoco a diverse case rom del villaggio di Casinu Nou,
nel distretto di Harghita, e le famiglie rom costrette a lasciare il villaggio.
Il secondo caso, Kalanyos ed altri contro la Romania, tratta di un incidente
simile avvenuto il giugno 1991 nel vicino villaggio Plaiesii de Sus. A seguito
del brutale pestaggio di due Rom, un non-Rom era morto, di conseguenza 28 case
rom erano state sistematicamente distrutte e le famiglie cacciate dal villaggio.
In entrambe i casi, le autorità locali erano state assenti o avevano partecipato
attivamente agli attacchi. Le investigazioni ufficiali furono superficiali,
mancarono di indicare le responsabilità degli individui colpevoli o provvedere
indennizzi alle vittime. [...]
Con una procedura raramente adoperata, il Tribunale Europeo per i Diritti
Umani ha isolato questi due casi sulla base delle dichiarazioni del governo
rumeno che contengono una serie di ammissioni: i suoi agenti, difatti, sarebbero
colpevoli di infrazione dell'art. 3 (proibizione della tortura), art. 6 (diritto
ad un equo processo), art. 8 (rispetto dell'individuo e della vita familiare),
art. 13 (diritto ad un indennizzo effettivo) ed art. 14 (divieto di
discriminazione) della Convenzione Europea. Il governo ammette di "aver mancato
di investigare per chiarire pienamente le circostanze che portarono alla
distruzione delle case e dei possessi dei richiedenti, cosa che li ha portati a
vivere in condizioni improprie, rendendo loro difficile la richiesta di azione
civile per i danni patiti, come pure l'esercizio del loro diritto alla casa,
alla vita privata e familiare." Inoltre, il governo esprime rincrescimento per
il fatto che "mancarono i rimedi per la protezione dei diritti dei richiedenti,
quando cercarono giustizia presso i tribunali, e questo fu dovuto al fatto che
erano di origine Rom".
In aggiunta, il governo intraprese una serie di misure atte a migliorare le
relazioni interetniche come pure le condizioni di vita delle due comunità. Per
terminare, il governo si è impegnato a pagare danni per € 133.000 alle quattro
presone coinvolte nei due casi.
[...]
Rif: il caso
Hadareni
Di Fabrizio (del 01/05/2007 @ 19:53:48, in blog, visitato 2048 volte)
Da
Rom
Sinti @ Politica
Qualche giorno fa a Roma sulla Metro B, la giovanissima Vanessa Russo, di 24
anni, veniva aggredita da due giovani donne per un tentativo di borseggio,
ferita ad un occhio con un ombrello e morta dopo 20 ore di agonia.
TUTTA LA STAMPA E LE TV AVEVANO GIA' INDIVIDUATO I COLPEVOLI: " DUE DONNE
ROM".
FALSO! le forze dell'ordine hanno arrestato le due donne
responsabili del delitto, ma NON SONO ROM.
Accade che qualcuno poco informato ancora oggi ricorda la prima falsa notizia
che Vanessa Russo è stata uccisa da due donne Rom.
Nessun giornale o TV ha chiesto scusa alla minoranza Rom/Sinta. Hanno
l'obbligo morale e professionale di chiedere scusa a Rom e Sinti e speriamo lo
facciamo al più presto.
Inoltre Forza Nuova scriveva: "le assassine sono libere in qualche campo
nomadi finanziato e protetto dalla Giunta Veltroni". "Il governo di sinistra,
spalanca i cancelli a questi elementi anti-sociali concedendo loro il diritto di
voto nella speranza di mantenere il potere nonostante e contro la volontà, gli
interessi, perfino la sicurezza fisica del popolo italiano."
DOPO TUTTE QUESTE EVIDENTI FALSITA' e DISCRIMINAZIONE ETNICA forza nuova
NON HA CHIESTO SCUSA ALLA MINORANZA ROM, sarammo mai capaci di un tale gesto di
civile convivenza?
Noi speriamo di SI.
Di Fabrizio (del 01/05/2007 @ 10:26:05, in Europa, visitato 2566 volte)
Da
Czech_Roma
Strasbourg, France, April 18 (CTK) - Il rapporto del Consiglio d'Europa (CE)
sullo stato dei diritti umani in 46 stati, critica la Repubblica Ceca e la
Slovacchia per il trattamento riservato ai Rom.
I principi della CE richiedono l'azione giudiziaria in periodi ragionevoli.
Giustizia dilazionata significa giustizia negata, dice il rapporto.
Oltre a Cechi e Slovacchi, vengono criticati altri 19 paesi, inclusi Francia,
Germania, Bretagna, Italia, Grecia e Polonia.
Casi di spostamenti forzati di famiglie rom sono registrati in numerosi paesi CE
[...] Il rapporto aggiunge che il Tribunale Europeo sui Diritti Umani riguardo
la Repubblica Ceca e la Slovacchia è particolarmente preoccupato per la
segregazione scolastica dei bambini Rom nelle scuole ceche e per la
sterilizzazione forzata o senza consenso in Slovacchia.
Il rapporto ricorda che esistono tre priorità CE, che si applicano anche per
i Rom, e che sono la protezione delle minoranze, la lotta al razzismo e
all'intolleranza, e la lotta contro il mantenimento ai margini della società.
Il paese che ha ottenuto più critiche è stato la Russia.
Di Fabrizio (del 30/04/2007 @ 10:16:05, in media, visitato 2574 volte)
Da
Roma_Rights
Ho girato un documentario su una famiglia Rom che vive in una baraccopoli
nella parte più urbanizzata di Belgrado. Chi volesse il film, che mostra le
condizioni di vita ed i problemi educazionali dei bambini Rom, può
richiedermelo.
Saluti,
Ivana Todorovic
Belgrade, Serbia
skarabej5@yahoo.com
Da
British_Roma (riassunto)
Le comunità Domari nella Turchia Orientale, sono tra le meno conosciute delle
comunità zingare nel mondo. Largamente assenti dalle ricerche, sono rimaste
"nascoste" alla vista di studenti ed accademici occidentali, sino a ché una
lettera di missionari americani alla fine del XIX secolo descrisse con pochi
dettagli la loro presenza in queste terre. Da allora poco altro è stato
redatto, nei tempi recenti uno studio di Ana Oprisan del 2006, ed ancora la
comunità non solo persiste, ma esibisce una forte auto-identità, mantenendo il
proprio linguaggio e cultura, come pure la propria identità confessionale.
Questa comunità rimane per l'esterno un'entità confusa, oggetto dei medesimi
pregiudizi che circolano sugli Zingari. Etichettati come bugiardi, venali,
ignoranti, i loro quartieri sono visti come posti pericolosi dove avventurarsi,
e questi pregiudizi persistono nell'isolare, marginalizzare ed escludere la gran
maggioranza dei Dom, che rimangono limitati economicamente e socialmente in una
maniera simile a quella delle fasce povere della popolazione o dei migranti. I
Dom nella Turchia Orientale sono il gruppo più marginalizzato ed escluso, quello
verso cui si può agire con impunità. E' frequente la mancanza dei servizi
basici, come l'accesso alla scolarizzazione, sanità ed impiego, e sono comuni
casi di trattamento arbitrario da parte delle autorità statali. Le autorità
locali semplicemente negano la loro esistenza nella diffusa convinzione che i
Dom più che un gruppo etnico siano una sottoclasse criminale nella società turca
nella regione.
La posizione marginalizzata che occupano i Dom è anche quella che inibisce i
rapporti con la crescente consapevolezza Romani, atomizzando i diversi elementi
della società Domari in gruppi disparati, spesso in competizione tra loro per le
risorse limitate o le opportunità di lavoro (nel campo dell'agricoltura, o
fornendo musica per le altre comunità come i Kurdi). Non esistono festival
musicali o versioni audio delle loro musiche e canti e si può dire che i Dom
della Turchia Orientale siano tra i gruppi più invisibili.
Nella città vecchia di Diyarbakir ce ne sono almeno 14.000, molti dei quali
parlano ancora la loro lingua originale. Ci sono altre comunità più piccole in
altre città e villaggi, la maggior parte vive in cattive condizioni. Nella
regione c'è un significativo livello di persecuzioni, abusi e perfino omicidi;
come nel caso dei bambini pastori uccisi nei giorni precedenti a quando i
villici dovevano pagarli, o alle donne Dom sposate a Kurdi, uccise quando è
stata scoperta la loro identità. Particolarmente virulenti i pregiudizi della
comunità kurda nella regione ed inoltre i cambiamenti nelle occupazioni
tradizionali significano che molti dei Dom musicisti non hanno più lavoro di
fronte al rinforzamento della cultura kurda. La zurna (un oboe orientale) e il
davut (il tamburo usato dagli Zingari in Turchia) nelle cerimonie matrimoniali
vengono sostituiti dal sax e dalle canzoni di Ahmed
Kaya, i musicisti Dom ai matrimoni diventano così una memoria del passato.
Impoveriti e senza educazione scolastica, i Dom hanno appena iniziato ad avere
contatti con le altre comunità zingare in Turchia. Molti Rom neanche sanno
dell'esistenza dei Dom, della loro vita di paura e miseria, della loro lingua
che mantiene molti imprestiti con l'tigine Hindu e del loro arrivo in Turchia
200 anni prima dei Rom.
Adrian Marsh, MA -
Researcher in Romani Studies -
University of Greenwich
Originally published in Swedish in 'É Romani Glinda', February 2007.
More information from domaristudies@mac.com.
sui
Dom in Medio Oriente
Di Fabrizio (del 29/04/2007 @ 10:53:25, in Europa, visitato 2421 volte)
E' uscito l'aggiornamento di aprile 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
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