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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 26/07/2005 @ 02:20:43, in scuola, visitato 2287 volte)

Jarovnice1

25. 7. 2005 - Il 21 luglio 1998, un'inondazione sommerse il villaggio di Jarovnice, nella Slovacchia Orientale, distruggendo le case e uccidendo una sessantina di persone. Il villaggio era abitato per la maggior parte da Rom. La tragedia fece il giro del mondo, probabilnmente perché nel villaggio era ospitato il laboratorio d'arte infantile guidato da Jan Sajko, che aveva ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. A sette anni da allora, quell'inondazione sembra dimenticata e l'anniversario è passato in silenzio sulla stampa locale  einternazionale

Il villaggio è sempre stato un ghetto. Attualmente ci sono circa 6.500 abitanti, per lo più Rom, quasi tutti a carico del servizio sociale. Jarovnice era una delle più estese e più povere comunità Rom. Fu costruito all'inizio degli anni '50, quando il governo comunista sedentarizzò a forza le popolazioni che conducevano uno stile di vita nomadico. Nel villaggio mancano l'acqua corrente e le fognature, e la maggior parte degli abitanti ha soltanto la licenza elementare.

La sua notorietà iniziò alla metà degli anni '90, quando Jan Sajko ne fece il centro di uno speciale programma artistico per i bambini del villaggio. Come raccontò nel 2003 a "The Slovak Spectator", riconobbe da subito che quegli alunni avevano uno spiccato talento artistico. "Mi accorsi che i bambini Rom adoperano i colori in una maniera completamente differente dagli altri. Non erano i colori dell'Europa centrale, erano quelli dell'Asia e dei templi indiani. E' un miracolo come questi bambini abbiano conservato questo loro patrimonio culturale, nonostante le condizioni di vita a cui sono sottoposti". Partendo proprio da quell'esperienza, Sajko ela sua scuola avevano ottenuto riconoscimenti internazionali. Sajko richiede ai bambini di tenere vive queste esperienze anche negli sviluppi futuri dell'educazione.

Nonostante la fama internazionale, i danni provocati dall'inondazione non sono ancora scomparsi. L'unica organizzazione che ha ricordato quell'anniversario è stato il partito Iniziativa Rom per la Slovacchia (RIS), che ha espresso "aperta compassione e solidarietà alle famiglie e ai sopravissuti". Nel contempo il RIS chiede che i Rom di Jarovnice si impegnino per affrontare e risolvere i loro problemi, in vista delle prossime scadenze elettorali.

La dichiarazione è stata rilasciata dal RIS, subito dopo che i media avevano sottolineato comenessuno quest'anno avesse commemorato le vittime di 7 anni fa.

(Dzeno Association)

Jarovnice2

 
Di Fabrizio (del 20/07/2005 @ 14:48:53, in scuola, visitato 1681 volte)

Mi scrive un'amica, trincerata nella Padania profonda:

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autori di seconda immigrazione (giovani dai 18 ai 35 anni) che hanno scritto pubblicato libri (giovani indiani, pakistani, africani che vivono nel cosiddetto occidente...) e riferimenti bibliografici, per un'antologia per le scuole

 
Di Fabrizio (del 22/06/2005 @ 04:17:17, in scuola, visitato 3511 volte)

Da: Sevdija Demirova-Abdulova (YA” Perpetuum”)

L'Ensemble di danze folcloristiche Rom RUSHIT SHAKIR di Kumanovo e l'Associazione Giovanile PERPETUUM di Skopje hanno gestito il Laboratorio Teatrale Rom che si è tenuto a Skopje e Kumanovo dal 9 al 15 giugno.

Il laboratorio ha riunito 30 giovani aspiranti attori di età compresa tra i 15 e i 35 anni, sotto la guida di Nedzo Osman, Rom e direttore del teatro TKO in Germania.

 

La prima parte del corso che si è tenuta nelle due città dal 9 al 12 giugno, comprendeva presentazione dei partecipanti, chi fossero, la loro relazione con l'arte teatrale, quali le loro esperienze precedenti e quali le loro aspettative. Poi ai partecipanti è stato chiesto di scegliere un testo da recitare. La maggior parte delle scelte si sono indirizzate verso drammi teatrali, ma anche altri racconti o poesie degli stessi aspiranti attori.

La parte finale a Skopje ha riunito una selezione dei due laboratori, tenendo conto del bilancio di generi, livello educativo e qualità dei partecipanti.

Qui hanno recitato alcune parti assegnate loro dal direttore del corso: brani da Nikolaj Koljada, dall'Edipo Re o altri scritti da loro stessi o da famosi poeti macedoni come Ante Popovski.

Da: http://groups.yahoo.com/group/Macedonian_Roma/

 
Di Fabrizio (del 03/06/2005 @ 22:42:01, in scuola, visitato 3698 volte)
Da: Jerusalem Post

Gli Zingari di Gerusalemme

"Per gli Arabi siamo i Nawari, che significa "sporchi Zingari" dice Sleem. "Per gli Ebrei e per le autorità, noi siamo Arabi. Abbiamo perso su tutti i fronti."

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Amoun Sleem, direttrice di Domari, la Società degli Zingari di Gerusalemme, è una donna eccezionale. Leggete tutto l'articolo.
A people apart


"Fammi una domanda, fammi una domanda!" insiste Leila, orgogliosa di mostrare che finalmente capisce l'inglese.
"Ho otto anni. Frequento terzo grado" continua felice.
Heba, otto anni, è concentrata sul suo disegno. Non ha mai lasciato Gerusalemme, ma sta disegnando un veliero sulle onde e un sole sorridente in alto sul foglio.

Leila, Heba e altri due bambini, sono nel Gypsy Community Center, aperto solo due mesi fa in un'appartamento di tre stanze a Shuafat, confortevole e illuminato. Per la prima volta, la comunità zingara si è organizzata proattivamente per badare a se stessa.

Due volte alla settimana, il centro offre corsi di alfabetizzazione per dieci adulti. I bambini frequentano tre volte a settimana, per fare i compiti e scappare dalla strada; qui in inverno stanno al caldo.
In un angolo, un vecchio computer, e Yassir, di quasi cinque anni, pigia con entusiasmo sulla tastiera. Al muro sono appesi frammenti di arazzi e di gonne ornate, accanto ai disegni dei bambini che ritraggono le loro famiglie nei costumi tradizionali.
Sempre accanto alle pareti, diverse rababbah, tradizionali strumenti zingari a corda, che i bambini provano a suonare. Il centro offre anche gingilli, tele, ceramiche, marmellate e olive schiacciate sotto olio. Tutto materiale in vendita.

"Mi piacciono gli Zingari," discorre Leila. "Mi piace la scuola. Mi piacciono le maestre. Mi piacciono i bambini piccoli, ma quelli grandi, no. Mi chiamano con brutti nomi. Anche gli insegnanti"

Amoun Sleem ha 32 anni, è la direttrice di Domari, la società degli Zingari di Gerusalemme ed ha fondato il centro. Oggi, come quando era una bambina, il tempo sembra essersi fermato. Ancora oggi, mentre cammina nelle strade della Città Vecchia, i passanti la chiamano "Nawariya", un peggiorativo di Zingara. A volte, le sputano contro.
Sleem, di una assertività sfacciata e di una bellezza esotica, ha dedicato la sua vita personale e professionale al progresso della causa degli Zingari o, come meglio si riferisce a lei stessi, dei Domi.

Gli Zingari sono forse il gruppo sociale più emarginato nella Gerusalemme di oggi. Oppressi dalla povertà e da conflitti interni, sono marginalizzati socialmente e politicamente invisibili.
Il Ministero degli Interni non riconosce i Dom come entità religiosa o culturale e sono genericamente indicati come "Arabi" sui loro documenti.

"Per gli Arabi siamo i Nawari, che significa "sporchi Zingari" dice Sleem. "Per gli Ebrei e per le autorità, noi siamo Arabi. Abbiamo perso su tutti i fronti."

Secondo il procuratore Omri Kabiri, che offre servizi legali a Domari e alla comunità praticamente a costo zero, lo stato di Israele non è disposto a riconoscere formalmente le minoranze. Nella pratica, non interferisce nelleesigenze di gruppi come i Drusi, i Beduini o gli Armeni. Se ottenessero un riconoscimento, gli Zingari avrebbero accesso a numerosi servizi, dalle cure mediche, ai fondi per il mantenimento della loro cultura o della religione, ecc.

Ma finché non appariranno come categoria censita, nessuno saprà quanti siano.
Sabine Hadad, portavoce del Registro della Popolazione, parla di "diverse dozzine" a Gerusalemme Est, anche se, secondo il Dom Research Center, con sede a Larnaca (Cipro), a Gerusalemme ci sono circa 1.000 Dom, e tra 1.000 e 4.000 vivono nella West Bank e nella striscia di Gaza.
Il primo importante passo, secondo Amoun Sleem, è un censimento nazionale. Ma il principale problema resta quello della povertà.

La più parte della comunità vive a Bab el-Huta, un povero agglomerato di casa vicino alla Porta del Leone. Bambini poveramente vestiti si aggirano tra pile di immondizia per la strada, mendicando o vendendo ciondoli. Alto l'abbandono scolastico, soprattutto tra le ragazze, anche se la comunità beneficia di personale che controlla la frequenza scolastica e di autisti per i bus scolastici.

Il tasso di disoccupazione è alto. Molti fanno affidamento sulla Previdenza Sociale e i tagli effettuati negli ultimi due anni hanno avuto serie conseguenze sulla comunità.

Le ragazze si sposano presto, di solito a 16 anni. "Le donne non hanno vita facile" dice Sleem. "Non hanno prospettive o sogni. Otto, dieci figli e niente soldi."

Sleem si è creata da sé una vita differente.

Sua madre morì quando aveva sei anni, lasciando suo padre con otto tra fratelli e sorelle da crescere. Da giovane, come molti altri bambini, fu mandata a chiedere la carità, ma rifiutò.
Ricorda: "E' una cosa umiliante. Così presi delle cartoline da vendere ai turisti. Qualcosa dentro di me diceva che era possibile agire e creare le cose in maniera più onesta e decente"

Sapeva che la scuola le avrebbe dato il biglietto per uscire dalla povertà. Ma sapeva anche che suo padre, col suo lavoro di custode al Ministero degli Interni, mai sarebbe stato in grado di fornire a lei e alle sorelle quadreni e matite. Così comtinuò a vendere le sue cartoline.

Ricorda ancora le umiliazioni a scuola, non differenti da quelle che subisce oggi Leila.

"La maestra ci chiamava di fronte alla classe e, di fronte a tutti, controllava se avevamo i pidocchi o eravamo sporchi. E gli altri bambini ridevano quando ci chiamava Nawari."

All'età di 12 anni, lasciò la scuola, ma nessun assistente sociale venne a controllare perché una studentessa così brillante e motivata avesse abbandonato lo studio. Ritornò a scuola un anno dopo, completando il ciclo di studi e diplomandosi in business administration.

Trovò lavoro come manager presso l'Ostello Olandese sul Monte degli Ulivi. Imparò inglese e olandese fluentemente. I visitatori europei contribuirono a formare la sua coscienza politica e sociale. Cominciò a pensare che poteva sviluppare consapevolezza e rispetto di sé nella sua comunità. La sua fiducia crebbe e attualmente sta completando un corso in business administration all'Università Ebraica.

Sleem fondò Domari nel 1999; la prima organizzazione di questo tipo nel Medio Orinte, dedicata alla crescita politica, sociale, culturale e ai bisogni sanotari della comunità.

Per storia e cultura, gli Zingari non ragionano in termini territoriali e non fanno riferimento ad un'unica patria. In diversi angoli del mondo, non si chiedano chi sia il regnante, ma vogliono che sia permesso loro di mantenere la loro cultura e creare un futuro migliore per i propri figli.

A Gerusalemme, sono riusciti abilmente a mantenersi estranei al conflitto israeliano-palestinese. Ma Sleem ritiene che gli Ebrei [...] dovrebbero capire gli Zingari. Anche noi siamo stati perseguitati."
Nota inquietanti similitudini tra le loro due storie. Entrambi sono stati la classe "altra - impossibilitati a stanziarsi, cacciati, oppressi. Come gli Ebrei, gli Zingari hanno sviluppato strategie per vivere con i "gadjé" - i "GOY", i "non-Zingari" - e sopravvivere in difficile equilibrio con la società circostante, spesso confinati in ghetti e accampamenti recintati.

E come gli Ebrei, sono stati isolati di Nazisti perché fossero sterminati. Secondo [...] lo US Holocaust Memorial Research Institute di Washington il numero di vite perse dagli Zingari nel 1945 oscilla "tra mezzo e un milione e mezzo."

Ma gli Ebrei, spalleggiati dal loro stato e più potenti politicamente, hanno ottenuto pù riconoscimento. Per una stridente coincidenza, il mese stesso che la Germania celebrava gli Ebrei uccisi dai nazisti, iniziava il rimpatrio forzato di decine di migliaia di Zingari profughi dal Kossovo (cfr. Germania ndr.), dove le loro case sono state distrutte e sono esposti a un'esistenza in pericolo, senza aiuti dalla Germania o dalle Nazioni Unite.

La dottoressa Katalin Katz, della Hebrew University's School of Social Work, ha compiuto una ricerca sugli Zingari in Europa.
"Le strutture, l'autorità e la gerarchia sono alieni ai loro valori e stile di vita. Non hanno un'autorità centrale per cui battersi o dichiarare guerre. Ma nell'ultima decade, le cose hanno iniziato a cambiare."

Cambiano anche qui. Dice Sleem: "Ho imparato da mia nonna, che se hai prurito, puoi solo grattarti da te, e nessun altro sa dove sia il tuo prurito."
Vede particolarmente significativi i cambiamenti che avvengono nel suo centro di Shuafat. perché mostrano che gli Zingari hanno iniziato a muoversi fuori dal loro "ghetto" nella Città Vecchia per mischiarsi con gli altri gruppi.

Qualche anno fa, Domari propose assieme al MATI, il Jerusalem Business Development Center, di fare formazione professionale per uomini e donne della comunità, nel campo del catering e della cosmetica. Circa una dozzina vi hanno preso parte.

Sleem nota anche una crescita della considerazione per la scolarizzazione nella comunità. Cresce il numero delle ragazze che completa la scuola dell'obbligo e tre di loro frequentano l'università.

Aumentano i matrimoni misti con gli Arabi Palestinesi e si comincia a discutere di pianificazione familiare.

Sleem è compiaciuta per questa crescita comunitaria, ma spera anche che la cultura tradizionale possa sopravvivere. Sono in pochi ad indossare i costumi tradizionali o parlare la lingua originale, solo poche donne ricordano le canzoni che si cantavano ai matrimoni.

Vorrebbe organizzare un campo estivo, portare i bambini in spiaggia o in piscina e insegnare loro giochi e canzoni. Ma non ci sono i soldi. Allen Williams, filantropo di Larnaca, ha dato i soldi per pagare l'affitto e le misere spese operative del centro. Il personale è formato da qualche volontario, dall'Inghilterra e dagli USA, altre risorse non ci sono.
Sleem oscilla tra la frustrazione e l'ottimismo. A volte, emerge l'amarezza "Noi siamo per i diritti umani, ma nessun gruppo sui diritti umani si interessa a noi. Si occupano delle donne Beduine, e noi? Non siamo spazzatura!"
Indica un uccellino che sta cinguettando "E' un segno del Signore che le cose vanno bene? So che è stupido, ma sono continuamente preoccupata e spaventata, mi sembra di vivere in un circolo vizioso."

Non tutti i suoi sforzi sono ben accolti. Sleem ha ricevuto diverse critiche nella sua comunità.

Nel 1968, l'allora sindaco Teddy Kollek concesse a un membro della comunità il permesso di operare come "mukhtar" e di essere il tramite ufficiale con la municipalità. Una posizione che col tempo non è più stata ufficialmente riconosciuta, ma che mantiene un notevole prestigio interno. Sleem ritiene che, risentito a causa della sua proattività e dell'alto profilo perseguiro, il mukhtar abbia deciso di non presenziare alkl'inaugurazione del centro. (il mukhtar non ha ritenuto fornire un suo commento al Jerusalem Post)

Ci sono tanto uomini che donne che si oppongono all'idea che una donna, per giunta non sposata, possa assumere un ruolo preminente nella loro comunità conservatrice e tradizionale.

L'anno scorso, per diversi mesi sono circolate voci che Sleem fosse una collaborazionista di Israele. La sua vita era, letteramente, a rischio. Lentamente, i progressi compiuti dal centro, mostrano che i suo sforzi sono più accettati.

Il procuratore Kabiri è convinto che il riconoscimento degli Zingari come minoranza nazionale sia cruciale e farà un appello in questo senso all'Alta Corte di Giustizia.
"E' importante determinare se gli Zingari siano, in effetti, una nazione" osserva. "E sarebbe basilare una decisione legale in merito, qui in Israele.
Noi, il popolo ebraico, siamo stati accomunati dalla dispora e ci siamo dichiarati popolo. Siamo tra quelli che devono mostrare più sensibilità verso il bisogno di un altro popolo di ottenere riconoscimento e auto-definizione"


Per saperne di più:
- Domari Society
- La loro Europa
Si ringrazia la mailing list di Roma Network.
 
Di Fabrizio (del 19/05/2005 @ 21:04:10, in scuola, visitato 4734 volte)
Roma Network
la segnalazione arriva da Dzeno notizie



10-05-05- Secondo quanto riferito da Roma Press Centre di Budapest, il consiglio comunale di Szõd vorrebbe spostare 90 scolari Rom dalla locale scuola nel villaggio di Csörög, in un'altra scuola nella città di Vác. I motivi sarebbero le cattive condizioni dell'edificio scolastico, ma l'autogoverno Rom di Csörög ritiene che si tratti di una caso di pulizia etnica a livello locale.

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