Di Fabrizio (del 21/03/2009 @ 09:13:34, in Europa, visitato 1680 volte)
Segnalazione di Clochard
12 marzo 2009 di Carlos Enrique Bayo
Gli assalti ai comandi del Servizio di Sicurezza di Ucraina (SBU) alle sedi di
Kiev del monopolio del gas Naftogaz e dell'autorità che controlla i gasdotti del
paese Urkrtransgaz, hanno colpito la nostra attenzione negli ultimi giorni. Ma
senza ombra di dubbio è molto più importante e preoccupante l'assalto cittadino
che si sta protraendo di fronte alle succursali ucraniane della Banca Rodovid,
che ha limitato il prelievo di soldi a meno di 28 euro giornalieri perché è sul
bordo della bancarotta.
In realtà, ciò che è in bancarotta è lo stesso stato di Ucraina, dove città
intere, per interi giorni, sono rimaste senza riscaldamento e acqua corrente
perché le istituzioni non possono pagare le bollette; il servizio della
metropolitana di Kiev è vicina al collasso per mancanza di fondi; gli
stabilimenti siderurgici e l'industria chimica, motori economici del paese,
stanno licenziando a migliaia di operai e il valore della moneta nazionale, l'hryvnia,
è crollato.
L'Ucraina è il paradigma del fallimento dell'Europa Centrale come conseguenza
della crisi globale e deve metterci all'erta su quello che è sul punto di
succedere negli altri paesi ex-sovietici della regione che sono membri dell'UE
ma che vedono rifiutati le loro richieste di aiuto. Il primo ministro ungherese,
Ferenc Gyurcsany ha messo in guardia i suoi colleghi che una "nuova cortina di
ferro divida l'Europa", ma è stato inutile. Aveva richiesto un fondo speciale di
190.000 milioni di euro per proteggere i membri più deboli dell'UE, e il suo
governo ha fatto circolare un documento che riportava la cifra di 300.000
milioni di euro come preventivo per coprire il vero bisogno che quest'anno per
la ri-finanziazione dell'Europa centrale.
Questa cifra è uguale a quella che hanno sborsato i governi dell'Ue per
ri-capitalizzare le banche oltre ad aver dato garanzie di credito per 2.5 mille
milioni di euro.
Ma i crediti continuano a non arrivare alle aziende e ai privati che
dovrebbero riattivare l'economia. In questo modo i paesi ricchi, cominciando
dalla Germania (dove il cancelliere, Angela Merkel, affronterà le elezioni
generali a settembre), negano questo carissimo salvagente ai membri più
orientali, che presto dovranno dichiarare la sospensione dei pagamenti:
Ungheria, Romania e i paesi baltici.
Queste nazioni sono sul punto di naufragare perché alla crisi economica
mondiale si è aggiunto la caduta delle sue divise(moneta) di fronte all'euro, e
si vedono impossibilitati a ridare i crediti alle banche dell'eurozona(che sono
i loro principali creditori) in un momento di una forte riduzione della domanda
dei suoi prodotti in Europa occidentale. Il nucleo duro dei 16 paesi che
condividono l'euro (con un economia nel suo insieme tanto importante quanto
quella degli Usa) ha la pretesa di salvarsi escludendo ai suoi soci più recenti.
Ma le misure protezionistiche non manterranno a galla potenze come la Germania,
la cui prosperità dipende dalle esportazioni a mercati che non hanno una
capacità d'acquisto.
Il rischio non è solo economico, ma anche geopolitico, dato che quei soci
orientali hanno vissuto la recente esperienza di rinunciare ai loro sistemi
economici centralizzati e super regolati, attraversando una terapia d'urto che
li ha sottomessi a grandi penurie quando avevano appena cominciato a recuperare
e stabilizzarsi.
Proprio quando erano a punto di degustare il miele del capitalismo prospero,
questo affonda e nega loro l'ancora di salvezza.
Il caso dell'Ucraina è da esempio e la sua stabilità è fondamentale per il
continente perché la Russia non solo approfitterà del suo crollo per dominarla
attraverso il suo predominio etico e linguistico nell'est e nel sud del paese,
ma il Cremlino presenterà questo fallimento come paradigmatico di ciò che
succede quando le economie ex-sovietiche si sommergono nel libero mercato.
L'Ue non può permettere che la crisi affoghi i suoi membri più deboli,
neanche i suoi vicini orientale, perché non è sufficiente con il non saperne
nulla per evitare che chi affonda, disperato, trascini anche noi nel fondo.
ROMA – Un fantasmino giallo che non fa paura, anzi sorride: è uno
spauracchio, ce lo ha pure scritto addosso. È questo il simbolo della Campagna
nazionale contro il razzismo, l’indifferenza e la paura dell’altro "Non aver
paura, apriti agli altri, apri ai diritti", presentata questa mattina al Teatro
Ambra Jovinelli di Roma.
Disegnato da Viorel Samuel Cirpaciu, bambino rom di 11 anni, lo
‘spauracchio’ è il simbolo di una campagna organizzata da 26 organizzazioni, tra
cui l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, associazioni religiose e laiche e
Ong internazionali, oltre che i sindacati. "È una campagna che abbiamo voluto
lanciare oggi non a caso – ha spiegato Laura Boldrini, portavoce dell'Alto
Commissariato Onu per i rifugiati -, alla vigilia di una data importante che è
il 21 marzo, Giornata mondiale contro il razzismo. Una campagna che ha la
pretesa di essere un’iniziativa culturale, grazie al fatto che abbiamo
convogliato diverse organizzazioni diverse, un’ampia fetta della società civile
italiana".
Obiettivo della campagna, sensibilizzare la società civile al tema del razzismo
tramite l’impegno delle organizzazioni aderenti che saranno protagoniste di
quella che definiscono una vera e propria maratona di iniziative locali e
nazionali, e una raccolta di firme che sottoscrivano il manifesto
dell'iniziativa. L'invito alla riflessione è rivolto anche al mondo politico e
alle istituzioni, anch’esse invitate a firmare contro il razzismo." In questi
anni – ha spiegato Boldrini - una buona parte della politica ha coniugato
l’immigrazione con la sicurezza, trascurando tutti gli altri aspetti
dell’immigrazione, positivi che non hanno avuto il peso che meritavano".
Punta di diamante della campagna uno spot televisivo e radiofonico firmato da
Mimmo Calopresti, con l’interpretazione di Francesca Reggiani, Lello Arena,
Salvatore Marino e Cumbo Sall. "I media in questi anni - ha affermato Boldrini -
non ci hanno aiutato a capire l’importanza del fenomeno migratorio. Hanno dato
grande spazio alla cronaca nera legata all’immigrazione oscurando il resto,
oppure hanno usato termini allarmistici e questo ha generato paura. Questa paura
è basata sull’immagine dell’immigrazione resa, che non necessariamente
corrisponde alla realtà".
Nello spot, i diversi attori si ritrovano a riscoprire le loro piccole posizioni
razziste, nonostante si dichiarino non razzisti a vicenda. Bloccati da una
intricata rete di fili, Francesca Reggiani interpreta una persona del Nord
Italia che guarda con sospetto i meridionali. Il ‘sospettato’ è interpretato
proprio da Lello Arena, che nella parte diffida degli arabi. Marino, cittadino
italiano con madre eritrea scarica la colpa sugli africani ed infine Sall, anche
lei italiana di padre senegalese restituisce il colpo sui rom. Da questo
groviglio di parole e di fili, spunta proprio Viorel, l’autore del fantasmino
giallo, che a differenza degli altri protagonisti, riesce a venire fuori dalla
matassa.
La campagna giunge in un anno che gli organizzatori definiscono ‘nero’. "Ci
siamo chiesti se il razzismo fosse cresciuto – ha spiegato Boldrini -. Da marzo
2008 a marzo 2009, limitandoci alla semplice raccolta di eventi riportati dalle
agenzie di stampa, abbiamo raccolto 8 pagine di eventi di razzismo, centinaia di
eventi che hanno portato a definire quest’anno un anno da dimenticare".
L'iniziativa è promossa dalle Acli, l'Alto Commissariato dell'Onu per i
rifugiati, Amnesty, Antigone, Arci, Asgi, Cantieri sociali, Caritas italiana,
Centro Astalli, Cgil, Cir, Cisl, Cnca, Comunità di Sant'Egidio, Csvnet, Emmaus
Italia, Federazione Chiese evangeliche in Italia, Federazione Rom e Sinti,
FioPsd, Gruppo Abele, Libera, Rete G2, Save the Children, Sei - Ugl, Terra del
Fuoco e Uil.
Di Fabrizio (del 20/03/2009 @ 10:23:42, in media, visitato 1624 volte)
Ricevo da Paolo Buffoni:
Se un non rom fosse fotografato di faccia e di profilo con un cartello e
un numero, cosa accadrebbe? A fare questa domanda è un prete cattolico che vive
tra i rom. Schedature di massa in Veneto, persecuzioni a Roma: l’apartheid è una
realtà. A questi temi è dedicato il servizio di apertura e la copertina [con il
titolo "La questione zingara"] del nuovo numero di Carta in edicola a Milano da
ven. 20/03
Nel frattempo, ecco un anticipo pubblicato online
Pierluigi Sullo [19 Marzo 2009]
Nelle scorse due settimane il telefono di Anna Pizzo ha squillato molto più del
solito. Lei è consigliera regionale, e il suo cellulare è solitamente
irrequieto, ma questa volta ha superato tutti i limiti e io, che vivo con lei,
mi stavo innervosendo. A chiamare in continuazione era un certo Sandro. Anna mi
ha infine spiegato chi è Sandro: è uno dei capifamiglia di una famiglia
allargata di Rom, una cinquantina, metà circa bambini e ragazzi, tutti
cittadini italiani. "E che vogliono da te?", ho domandato. Lei mi ha spiegato
che si erano aggrappati a quella unica piccola finestra aperta sulle istituzioni
per cercare di risolvere il loro problema. "E qual è il problema?". La
spiegazione è stata lunga.
Prima c’è un gruppo di Rom che, dal Veneto, si trasferiscono molti anni fa a
Roma per lavorare. Fanno i "calderash", lavorano con i metalli, e sono così
bravi che ogni anno si trasferiscono al nord, dove molte chiese affidano loro
lavori di restauro. Negli anni, finiscono per stabilirsi nell’ex Mattatoio
romano, abbandonato e vuoto. Poi accadono due cose. La giunta Veltroni decide di
aprire lì la Città dell’Altra economia, iniziativa ottima che però comporta lo
spostamento dei Rom un po’ più in là, sulla sponda del Tevere. Veltroni se ne va
e arriva Alemanno, e il giorno dopo che il prefetto di allora, Mosca, aveva
dichiarato "non ci saranno mai più sgomberi di Rom", la polizia si presenta in
forze al lungotevere Testaccio, fa staccare luce e acqua e intima ai Rom di
andarsene. Dove?, chiedono loro. Non si sa. Mettono in fila camper e roulottes e
si avviano in un largo giro che si conclude nell’estrema periferia sud, dalle
parti della università di Tor Vergata. Il rettore protesta, allora vengono
ancora spostati: a Tor Sapienza. Un’unica fontanella e niente luce, nonostante
loro abbiano già pagato l’allaccio all’Enel. Passano mesi, e i cinquanta di
Sandro decidono di andarsene: il posto, già inospitale, si è ulteriormente
affollato. Comincia così un’odissea dentro e attorno a Roma: Romanina, Ardeatina,
Capannelle, uno spiazzo momentaneamente libero dal mercato settimanale, un
parcheggio semi-abbandonato, il terreno che provvisoriamente un parroco affitta
loro a prezzo assai modico, ecc. Ogni volta si presenta un carabiniere, un
poliziotto, una presunta ronda di individui con pettorine fosforescenti, la
guardia privata di un istituto di ricerca, per intimare loro di andarsene.
Subito. I cinquanta Rom caricano ogni volta la decina di camper e roulottes e se
ne vanno: non cercano rogne, e telefonano all’unica persona delle istituzioni
che – evidentemente – è disposta ad ascoltarli. La quale chiama assessori e
presidenti di Municipio, e perfino centri sociali, per trovare uno slargo, uno
spazio, un posto qualunque dove gli zingari erranti possano fermarsi. Nel
frattempo, i bambini non possono più andare a scuola, com’è ovvio, anche se le
maestre e molti genitori della scuola che frequentavano, al Testaccio, hanno
raccolto firme in loro appoggio. La figlia grande di Sandro ha appena finito la
quinta elementare, in pagella ha tutti voti ottimi.
Però nessuno sembra provare interesse per questi connazionali di cultura Rom,
con nomi e cognomi italiani e la faccia delle brave persone, per cui si
supporrebbe che tutti gli stereotipi sui Rom sporchi e ladri e mendicanti e
ladri di bambini debbano fare più fatica a penetrare nelle menti, per non
parlare delle amministrazioni. E d’altra parte, non erano quasi tutti cittadini
italiani i Sinti che all’inizio di marzo 150 poliziotti – che avevano fatto
irruzione all’alba in 15 campi del Veneto – hanno fotografato di faccia e di
profilo, con addosso un cartello con le generalità e, in molti casi, un numero?
Ma anche l’argomento "sono italiani" è debole: come spiega Tommaso Vitale,
sociologo e studioso dell’argomento, nel numero di Carta settimanale in uscita
domani [la cui copertina è dedicata alla "questione zingara"], in Italia si sono
inventati i "campi nomadi" e si è costruita – con la perdita di memoria
sull’Olocausto Rom e con un arsenale di schemi culturali razzisti – la figura
dell’"eterno straniero".
Negli ultimi giorni il cellulare di Anna si è placato, Sandro e i suoi hanno
trovato un posto: un campeggio di Bracciano, vicino Roma, dove potranno stare
per un mese pagando un prezzo molto scontato. Il proprietario del camping non ha
di questi pregiudizi, infatti è tedesco.
Di Fabrizio (del 20/03/2009 @ 09:31:59, in Italia, visitato 1426 volte)
Segnalazione di Consuelo Pollini
Da
corriere.it - I nomadi al cavalcavia Bacula: l'ennesimo blitz, a giorni, è già
deciso. L'appello: alcuni vogliono integrarsi
Il campo rom al cavalcavia Bacula (Fotogramma)
MILANO - Prima che "quelli di Bacula", nella geografia delle migrazioni
metropolitane dei rom loro sono conosciuti come "quelli della Bovisasca".
Attorno alle 150 unità, questi nomadi, romeni, l'anno scorso vennero sgomberati
da un prato di via Bovisasca in una giornata calda e tesa che fece arrabbiare e
in certi frangenti vergognare — "Violati i diritti umani" disse la Curia —,
dopodiché gran parte degli immigrati finì appunto sotto il cavalcavia Bacula.
Là, nel sottosuolo, c'era l'arsenico regalo delle vecchie fabbriche chimiche,
mentre sul suolo galoppavano i topi; qui, è pure peggio. Per com'è posto, in
campo aperto, sotto il cavalcavia il vento arriva con raffiche che gelano e
spengono i fuocherelli. Ci son tanti bimbi. E adulti che spesso non lavorano,
campano di elemosina, si lasciano andare.
Nell'insieme, per la Diocesi, "la situazione non è degna di una città
civile". Milano, a sentire il Comune, agirà con l'ennesimo blitz. A giorni. È
già deciso. Sostiene la Diocesi, nello specifico con un cartello che unisce
Caritas, Casa della Carità, Acli e Padri somaschi: "L'esperienza dovrebbe
insegnare che se ci limiterà all'azione di forza i rom se ne andranno da questo
precario insediamento ma — poco dopo — troveranno un altro posto ancora più
nascosto, ancora più indecente, ancora più inumano, dove tentare di
sopravvivere". Ora, non si dice che debbano rimanere dove sono. Anzi: "In quelle
condizioni non possono più stare". Si dice, piuttosto, che non "bisogna
vanificare il lavoro svolto", non "bisogna far cadere queste disponibilità". Il
riferimento è alle stesse quattro realtà elencate prima, che sotto il cavalcavia
hanno quasi quotidianamente inviato operatori e volontari, e non soltanto
coperte e generi di prima necessità.
È un appello, quello della Diocesi. Un invito. Non è un monito, almeno a
leggerlo così come è scritto. Ecco un altro passaggio: "Parte delle persone
accampate ha mostrato la volontà di integrarsi. Vanno riconosciuti e
incoraggiati i comportamenti civili e virtuosi di chi non delinque". Per vedere
baracchette e tende, dovete scendere di sotto, dal ponte si vede poco; si
vedono, questo sì, i panni stesi sulla massicciata che costeggia i binari delle
Nord, e chi di voi è pendolare non può non averci fatto caso. Davanti alle
baracchette e alle tende, c'è un campo, non piano. Attorno al prato, cespugli
usati come bagni. A inizio mese, c'era stato un corteo della Lega, nel
quartiere. Lungo il tragitto, erano comparsi ragazzi dei centri sociali e del
Naga, i medici e gli infermieri che nel dopolavoro curano i clandestini. Avevano
gridato: "razzisti"; "fascisti". Nulla di che, ma leggere tensioni c'erano
comunque state. "Tutte tensioni inutili", aveva comunque detto il vicesindaco
Riccardo De Corato, "perché entro marzo i nomadi saranno allontanati. Sono già
previsti gli interventi per la impedire la rioccupazione attraverso la
realizzazione di una recinzione di tre metri e mezzo".
Gli zingari li rubano davvero i bambini? La risposta nello spettacolo "Ma
ke razza di treno"
BELLINZONA - In occasione della Giornata Cantonale della memoria e della
giornata mondiale contro il razzismo, andrà in scena sabato prossimo, alle 20.30
allo Spazio Aperto di Bellinzona, lo spettacolo "Ma ke razza di treno" con la
compagnia Sugo d'inchiostro.
Nelle stazioni e nei treni nessuno é a casa. È tutto un brulicare di
viaggiatori, ognuno con il proprio bagaglio di sogni e paure. Una massa informe
dove tutti si sfiorano senza riconoscersi. Ma un giorno una musica
misteriosa e una notizia di cronaca spingono tre viaggiatori a togliersi la
maschera e a mettere a confronto le proprie storie nello scompartimento di un
treno.
Qual'è il filo che lega la studentessa che vorrebbe viaggiare, l’uomo impegnato
allergico agli stranieri e il clandestino rumeno col violino? E poi: gli zingari
li rubano davvero i bambini?
Uno spettacolo che scava fra i pregiudizi e gli stereotipi della vita
quotidiana, organizzato dalla Commissione Cantonale per l'integrazione degli
stranieri e la lotta contro il razzismo, dalla Commissione Cantonale Nomadi e
dall'Associazione Specchiati e Rifletti.
Interpreti: Simone Jaquet-Richardet, Marco Mottai, Francesco Mariotta
Di Fabrizio (del 20/03/2009 @ 09:19:57, in Italia, visitato 2573 volte)
LABORATORIO DI SVILUPPO LOCALE PARTECIPATIVO IV Edizione – Marzo-Giugno 2009
Organizzazione e Coordinamento: Prof. Andrea Membretti
Supervisione: Prof. Angelo Bugatti
Informazioni e contatti:
andrea.membretti@unipv.it
Comune di Pavia Settore Servizi Sociali
Università di Pavia - Facoltà di Ingegneria CdL Ingegneria Edile/Architettura
Corso di Sociologia Urbana e del Territorio
Il Laboratorio di Sviluppo Locale Partecipativo Il Laboratorio - a cui partecipano gli studenti del 4° anno del CdL in
Ingegneria Edile/Architettura, unitamente ad alcuni esperti esterni - è una
attività correlata al Corso di Sociologia Urbana e del Territorio; le sue
attività di studio e di ricerca progettuale si focalizzano sui temi dello
sviluppo socio-economico e territoriale di Pavia e provincia, con particolare
attenzione al rapporto tra dinamiche partecipative, qualità della vita e
dimensioni dell’abitare.
I Sinti abitano Pavia. La quarta edizione del Laboratorio è dedicata al tema dell’abitare in
riferimento alle comunità di Sinti che vivono stabilmente nella città di Pavia,
all’interno dei cosiddetti “campi nomadi”. L’obiettivo generale del Laboratorio
è quello di contribuire, tramite uno studio partecipativo di natura progettuale
che coinvolga direttamente i Sinti pavesi, a fare emergere possibili soluzioni
insediative in alternativa al modello dei “campi”: soluzioni che siano in grado
di coniugare il rispetto della norme vigenti con le esigenze e la cultura di cui
sono portatori i destinatari dell’intervento, favorendo nel contempo una
dialettica costruttiva con il resto della città e della popolazione in essa
residente.
I seminari pubblici Il Laboratorio prevede, come inquadramento generale del tema trattato, la
realizzazione dei seguenti incontri:
• 26 marzo, ore 18: Presentazione del Laboratorio presso
l’insediamento sinti di P.le Europa (sulla destra del Palazzo Esposizioni), con
la partecipazione degli studenti, della comunità sinta e del Comune di Pavia
• 30 marzo, ore 14: Lezione aperta sull’antiziganismo
presso l’insediamento sinti di Via Bramante (Borgo Ticino), con Andrea Membretti
(sociologo) e con Erasmo Formica (Associazione Sinti Italiani di Pavia)
• 6 aprile, ore 18, Sala Conferenze della Prefettura (p.zza Guicciardi):
Zingari: storia di un’emergenza annunciata, presentazione - in
anteprima pavese, con la partecipazione dell’autrice e del Prefetto di Pavia –
dell’omonimo volume (Liguori, 2008) di Anna Rita Calabrò, docente di Sociologia,
Università di Pavia
• 15 aprile, ore 14, aula A2 di Ingegneria: Politiche locali per i
rom e per i sinti in Italia, presentazione (in anteprima pavese e con la
partecipazione di alcuni degli autori) del volume collettivo (a cura di T.
Vitale): Politiche possibili. Abitare la città con i rom e con i sinti (Carocci,
2009)
• 20 aprile, ore 14, aula 8 di Ingegneria: Tra ghettizzazione,
persecuzione ed espulsione: il difficile rapporto tra comunità zigane e
territorio. Confronto con il regista e sceneggiatore Francesco Scarpelli,
a partire dalla visione di alcuni estratti dai suoi documentari su Rom e Sinti
nell’area milanese
• 22 aprile, ore 14, aula A2 di Ingegneria: Partecipazione
collettiva e gestione degli insediamenti sinti e rom: il caso di Buccinasco e il
caso di Voghera, con Ernesto Rossi e Augusto Luisi, dell’Associazione
ApertaMente di Buccinasco (Milano) e con Laura Giusti, volontaria Opera Nomadi
di Voghera
• 27 aprile, ore 14, aula 8 di Ingegneria: Realizzare insediamenti
con i Sinti e con i Rom: esperienze a confronto, con Armando de
Salvatore, associazione Architettura delle Convivenze (Milano)
Lunedì, 16 marzo 2009 - Diverse centinaia di dipendenti della
compagnia di raccolta rifiuti Novera si sono riuniti per protestare fuori dal
municipio di Sofia lo scorso 16 marzo chiedendo il mantenimento del posto di
lavoro e il pagamento dei salari.
Secondo diverse cronache, il numero dei dipendenti di Novera varierebbe tra i
300 e i 1000.
I dipendenti, la maggior parte dei quali sono Rom, chiedono la preservazione
del loro lavoro alla luce della decisione del sindaco Boiko Borissov di
concludere la concessione a Novera alcuni giorni fa, concessione che
originariamente doveva terminare solo nel 2014.
La protesta è seguita ad una settimana di recriminazioni tra Borissov e
Novera, che ha lasciato il centro della città coperto di rifiuti per circa una
settimana.
Novera rimprovera alla città di aver ritardato il pagamento di milioni di
leva alla compagnia, mentre il municipio rimprovera a Novera di averlo ricattato
per ottenere più fondi, rifiutando di raccogliere la spazzatura.
Ora i dipendenti di Novera hanno chiesto garanzie sul mantenimento del loro
lavoro. Secondo il giornale Dnevnik, hanno minacciato di commettere illegalità
pur di dare da mangiare ai loro figli, se questo non accadesse.
Alla polizia è stato chiesto di controllare la protesta. Secondo il
municipio, non è stata autorizzata e dev'essere sgomberata.
SOMMARIO: Protesta dei lavoratori delle pulizie cittadine - 16 marzo 2009
| 14:27 | FOCUS News Agency
Sofia. I lavoratori di Novera, la compagnia che sino a pochi giorni fa aveva
l'appalto municipale per le pulizie delle strade, ha inscenato una protesta
pacifica. I Rom hanno iniziato a sfilare da tre punti a Sofia e si sono riuniti
davanti al municipio. Non hanno intralciato il traffico. Hanno insistito sul
mantenimento dei loro lavori e in un incontro col sindaco Boyko Borisov. Si sono
dispersi quando la polizia gliel'ha chiesto.
"Simpatizziamo con le richieste dei lavoratori e li comprendiamo, ma la
protesta non è stata organizzata dalla compagnia e dalla sua dirigenza," ha
detto Dimitar Dimitrov, portavoce di Novera.
Ha aggiunto che Novera ha oltre 2.000 dipendenti.
"Sinora i lavoratori sono stati pagati. Nessuno è stato dismesso o
licenziato. Quando i legali si informeranno sui motivi per cui la municipalità
ha rescisso il contratto, prenderemo le misure necessarie. I lavoratori chiedono
la sicurezza del lavoro e probabilmente è questa la ragione della loro protesta
spontanea," ha aggiunto.
"La municipalità di Sofia non ha dato il permesso per la protesta dei
lavoratori di Novera," ha detto il sindaco Boyko Borisov.
"Non capisco le ragioni della protesta visto che hanno rifiutato di lavorare
per dieci giorni, senza nessuna ragione. Dopo dieci giorni hanno lasciato Sofia
in crisi. Abbiamo pagato Novera con 18 milioni di BGN per due mesi. Da anni i
cittadini si chiedono perché vengono pagati così tanti soldi per un lavoro che
non viene finito," ha detto.
Di Sucar Drom (del 19/03/2009 @ 13:34:32, in blog, visitato 1559 volte)
Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti
Il prossimo 18 marzo a Roma verrà presentata alla stampa la campagna nazionale
"Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti". Ben 26 organizzazioni
promotrici hanno dato vita a uno schieramento inedito, per ampiezza e pluralità.
L’Alto commis...
Minoranze fra identità e culture maggioritarie
In preparazione all’ evento “minoranze: diritti e doveri” che si terrà a Parma
nei prossimi giorni, pubblichiamo un testo di Gianluca Lottici, organizzatore
dell’evento...
Ungheria, allarme aggressioni razziste
Le aggressioni armate contro rom in Ungheria ricordano le azioni del
Ku-Klux-Klan negli anni '60 in Usa, secondo l'ERTF. Il presidente, Rudko
Kawczynski (in foto), e' intervenuto alla riunione dopo ...
Rom: favorire l'integrazione prima che sia troppo tardi
Pubblichiamo l’intervista a Magda Kósáné Kovács, dopo la votazione del
Parlamento europeo sulla Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2009
sulla situazione sociale dei rom e su un lo...
Bruno Morelli, il nuovo spazio web
Sucardrom invita tutti a visitare il nuovo spazio web di Bruno Morelli,
intellettuale e poliedrico artista rom abruzzese, dove potrete visionare molte
delle sue opere...
Rom e Sinti nella letteratura/4 - IL SEICENTO
Con il tempo, i Rom-Sinti diventano i protagonisti di canzoni e filastrocche
della tradizione popolare di tutta Europa; disprezzati e derisi in alcune zone e
più considerati in altre, fino a divenire, nell...
Liberate Karol Racz
Il cittadino rumeno Karol Racz, anche se brutto, sporco e cattivo, è una persona
innocente, fino a prova contraria non ha commesso alcun reato e deve essere
dunque immediatamente s...
Ddl sicurezza, appello ai parlamentari
L’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge “Disposizioni in materia di
sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180),
introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibir...
Mitrovica, una città e il suo doppio
Nonostante gli anni, la mercedes beige sorpassa con disinvoltura i trattori e
gli altri veicoli che affollano la strada a due corsie che attraversa il Kosovo
da nord a sud. La destinazione è Mitrovica...
Mestre (VE), sospeso il Consiglio comunale
Mentre la Lega Nord impegna il Consiglio regionale per non far realizzare un
abitare dignitoso per le famiglie sinte veneziane, il Consiglio Comunale di
Mestre è stato sospeso dopo pochi minuti dal suo inizio. L’ordine del giorno: il
referendum promosso dalla Lega Nor...
Sbattere in prima pagina il mostro italiano
Il numero in edicola di Gazeta Romaneasca, il settimanale dei romeni in Italia,
ha una prima pagina diversa da tutti i numeri precedenti. L’apertura è dedicata
al pedofilo italiano che a Napoli ha stuprato un bambin...
Venezia, Genitlini processato per istigazione all'odio razziale
Il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini sarà processato per le parole
contro immigrati, Rom e Sinti pronunciate lo scorso settembre, durante la Festa
dei Popoli a Venezia (guarda il video...
Venezia, il referendum non si farà
Il Consiglio comunale non ha approvato l'ammissibilità del referendum popolare,
quindi non ci sono più ostacoli all' allestimento del...
Ddl sicurezza, dal Pdl 101 pugni alla Lega Nord
Stupore. Disappunto. Rabbia. Sono i sentimenti che circolano tra le fila dei
deputati e dei senatori della Lega Nord dopo che 101 parlamentari del Popolo
della Libertà, guidati da Alessandra Mussolini, hanno incalzato il premier sul
disegno di legge sicurezza ("Inaccettabili il reato di clandestinità e l'obbligo
di denuncia che s...
Milano, gli immigrati in Lombardia
Il 31 marzo 2009 a Milano si terrà l’8° Convegno Nazionale “Gli immigrati in
Lombardia. La Ricerca e la sperimentazione al servizio del territorio. Rapporto
2008”, presso l’Auditorium “G. Gaber", P.zza Duca D’Aosta 3, ore 9.00.
Promuovono ORIM Osservatorio Regionale per l’integrazione e la Multietnicità,
Fondazione ISMU e Regione Lombardia...
Ministri a braccetto con neofascisti
I ministri Andrea Ronchi e Ignazio La Russa in posa con i neonazisti, come
scritto da Paolo Berizzi nel suo libro "Bande nere" e riportato su Repubblica,
hanno aperto un altro fronte polemico fra governo ed opposizione. Il Pd ha
inviato una lettera a Berlusconi per chi...
Da
Roma_Francais (con questo post, Franco Bonalumi inizia la sua collaborazione
con Mahalla)
Greg Lamazères: Ultimo round a Neuengamme
Johann Trollmann, zigano tedesco, un pugile agile, inafferrabile, scaltro e
affascinante, stella del ring nella Repubblica di Weimar, diventa la bestia nera
del III Reich a causa del suo sangue ritenuto impuro e della sua "razza
corrotta"; i suoi pugni, il suo spirito ed i suoi piedi troppo rapidi e la sua
sola presenza erano un insulto all’ideale nazista.
Assieme a lui, e mentre lo stesso accade agli ebrei, è un intero popolo che la
Germania di Hitler inghiotte sistematicamente, nonché una parte della propria
popolazione.
Dai club di Hannover alle grandi birrerie di Berlino, dai ring illuminati ai
palchi delle fiere, dai tavoli dei migliori cabaret alla prima linea del fronte,
sino all’ultima sfida, divenuta mitica; sino alle nevi del fronte orientale e
all’universo opprimente del campo di Neuengamme: gloria, declino e caduta di
Johann Trollmann, il campione zigano che i nazisti hanno "divorato". Cause che,
per la loro risonanza, hanno lasciato traccia nella nostra memoria.
Un importante romanzo sulla storia inedita del genocidio zigano.
Editions Privat.
ISBN : 978-2-7089-5858- 6
Parution le 15 janvier 2009 dans toutes les librairies
18 € / 224 pages
Contact presse: Isabelle de la Raitrie
isabelle.de.la.raitrie@editions-privat.com 05 61 33 77 05.
Di Sucar Drom (del 19/03/2009 @ 09:14:16, in media, visitato 1726 volte)
[ http://www.estnord.it ]
Davide Casadio, presidente dell'Associazione Sinti Italiani [
http://sintiitaliani.blogspot.com/ ], visita il campo di viale Cricoli a
Vicenza. Pochi giorni prima, il 5 marzo 2009, la polizia è entrata nel campo [e
in molti altri del Veneto] schedando tutti i residenti, compresi i minori. Qui
alcune testimonianze di quella notte, e una panoramica sulle condizioni di vita
nel campo
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