Di Fabrizio (del 17/11/2012 @ 09:09:32, in Italia, visitato 1251 volte)
Il tema di questa quarta edizione è "Diverso da chi? Suoni, parole e
immagini della discriminazione in Italia".
In Europa milioni di persone sono ancora sottoposte a esclusione sociale,
povertà, maltrattamenti e violenza, per quello che sono, quello che si presume
siano o ciò in cui credono. Fino a quando l'Europa non affronterà seriamente
l'esclusione sociale, la violenza e i maltrattamenti, la povertà e il
pregiudizio, le persone continueranno a essere discriminate e a vedere violati i
loro diritti umani. Amnesty International, attraverso la campagna "Per un'
Europa senza discriminazione", chiede ai governi, alle organizzazioni e ai
privati cittadini di impegnarsi pubblicamente per rendere i Diritti Umani una
realtà per tutti.
Il tema di quest'anno è fortemente legato all'urgenza di visibilità di quanto
succede quotidianamente, in un momento in cui, anche in Italia, vediamo acuirsi
fenomeni e atti di violenza verso individui e gruppi di persone sulla base dei
pregiudizi più disparati.
Ed è a questi episodi che richiama l'attenzione il sottotitolo del concorso di
quest'anno:
"Suoni, parole e immagini della discriminazione in Italia".
Tutti gli artisti non professionisti in gara sono chiamati a ragionare sul tema
in maniera personale sul proprio territorio e a renderlo visibile attraverso la
loro arte.
Obiettivo del concorso, che si chiuderà il 10 Febbraio 2013, è
che anche l'arte, attraverso Amnesty International, possa fare la sua parte
nella denuncia di queste forme di discriminazione.
La premiazione del concorso si terrà il 23 Marzo 2013.
Di Fabrizio (del 13/11/2012 @ 09:15:59, in Italia, visitato 1528 volte)
Il problema sicurezza è stato spesso al centro del dibattito politico tanto da
segnare intere campagne elettorali e l'azione di molte amministrazioni locali.
Chi può dirsi veramente ed integralmente sicuro?
A Roma questo si è tradotto in una dizione molto presente tra gli ultimi
argomenti di conversazione della politica, della società civile e della
magistratura: Piano Nomadi. La questione non riguarda amministrazioni solamente
di destra, anche le politiche di Veltroni per i Rom della città non si sono
distanziate molto da ciò che accade oggi. La differenza è di genesi e
legittimità. Il progetto attuale trova la sua origine politica dal neologismo
berlusconiano Emergenza Rom, coniato nel 2009. Da quel momento nella Capitale si
sono succeduti 470 sgomberi, sono stati chiusi 10 grandi campi e sono stati
spesi 60 milioni di euro. Dopo più di tre anni, e nonostante le proteste da
parte delle associazioni che da sempre lavorano affianco dei Rom, siamo giunti
ad un giro di boa. La Repubblica esce con un dossier on-line che inquadra il
problema e ne evidenzia alcune problematiche, come:
1. l'esagerazione delle dimensioni del problema,
2. provvedimenti contrari al diritto internazionale,
3. mancato rispetto della volontà delle persone,
4. creazione di mega-campi incontrollati alla periferia della città.
Tale politica, come denunciano le associazioni di settore, fa oggi i conti con
un alto prezzo in termini di integrazione, risorse mal spese, sicurezza e
credibilità del nostro Paese in Europa sul tema dei diritti umani.
I dati sulla popolazione Rom a Roma fotografano però una situazione molto
chiara: sono circa 7000 i Rom della città (lo 0,002% della popolazione della
capitale) di cui il 50% di minori (il 35% non supera i 14 anni). Stiamo parlando
di una popolazione estremamente giovane, formata per lo più di bambini. Non
stupisce quindi che sono i bambini i più colpiti dal Piano Nomadi. I tanti
sgomberi che hanno interessato la capitale hanno di fatto impedito a molti
bambini di avere una continuità scolastica a spese di scolarizzazione ed
integrazione.
Il Piano Nomadi ha poi pesato per 60 milioni di euro sulle casse
dell'amministrazione comunale, anche se "con 35-40 milioni di euro", ha
commentato Stasolla, presidente di 21 luglio, associazione nata per difendere i
diritti dell'infanzia, "avremmo potuto dare casa a tutti i rom e sinti nei campi
del nostro Paese. Ne avanzavano 15" conclude Stasolla "per dare case agli
italiani". La Banca Mondiale ha dichiarato che "l'integrazione completa dei Rom
potrebbe garantire un incremento di circa 0,5 miliardi all'anno per le economie
di alcuni paesi" e in questo non è da escludersi l'Italia.
Molte persone continuano a legittimare gli atteggiamenti del Piano Nomadi con il
luogo comune che, essendo nomadi, non hanno bisogno di un'abitazione fissa e le
amministrazioni che si succedono non possono far altro che trovare soluzioni
provvisorie in campi sempre meno attrezzati e sempre più lontani dalla città.
Alcuni mettono avanti l'esperienza di persone che hanno subìto dei furti in casa
da parte di Rom.
A questi due differenti livelli di pensiero ha provato a rispondere il Ministro
per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione Andrea Riccardi parlando di
"superamento dei campi rom". In effetti è un tòpos diffuso che i Rom siano
nomadi. Oramai in Italia vi sono famiglie stanziali da più di tre generazioni.
Detto questo potremmo aggiungere che il primo limite del Piano Nomadi sia
proprio nella dizione: non si tratta affatto di nomadi. Ha affermato il
Ministro: "io non credo che bisogna santificare il popolo Rom. Ma non si può
criminalizzare un'intera comunità!". Il Ministro è convinto che "bisogna uscire
da una logica di emergenza verso i Rom" e che bisogna "passare ad una logica di
costruzione del futuro". Questo disegno non sarebbe nuovo per la città di Roma.
La Capitale ha già vissuto periodi di emergenza abitativa ai quali ha saputo
dare una risposta nel corso degli anni. Non tutti ricordano i baraccati del Mandrione o del Cinodromo; emigranti per la maggioranza del sud della Penisola
in cerca di una vita migliore. Vivevano in abitazioni di fortuna, arrangiate a
ridosso di un acquedotto o issate dalla lamiera. In condizioni miserevoli
crescevano i propri figli e sognavano un futuro diverso per sé e le generazioni
a venire. I piani di edilizia popolare degli ultimi decenni del '900 hanno
provato a dare una risposta a queste persone. Ancora oggi, recandovi a Spinaceto
nella periferia sud di Roma, è possibile che bambini e ragazzi di via Lorizzo
chiamino ancora "il Mandrione" quella fascia di palazzoni popolari dove, oramai
tre generazioni fa, sono stati trasferiti i loro parenti proprio da via del
Mandrione, dove avevano issato un'abitazione di lamiera a ridosso
dell'acquedotto Felice dopo essere fuggiti dalla miseria della loro provincia di
provenienza.
Esiste un riscatto per tutti! Perché non può essere vero anche per i Rom, esigua
minoranza nella nostra città?
Alla luce di questo, insieme al Ministro Riccardi possiamo affermare che "una
delle più grandi battaglie per l'integrazione sia cambiare mentalità".
Di Fabrizio (del 25/10/2012 @ 09:10:01, in Italia, visitato 2315 volte)
Graziano Halilovic, nato in Italia da genitori bosniaci, è oggi il Presidente
dell'Associazione Romà Onlus, un'organizzazione che crede fermamente
nell'importanza dell'istruzione delle giovani generazioni Rom e che lavora
affinché le due comunità, Rom e italiani, da secoli conviventi nella penisola,
imparino finalmente a conoscersi e rispettarsi.
Nato in Italia quasi quaranta anni fa, Graziano non è un cittadino italiano, ma
il figlio di immigrati bosniaci che vive da sempre con permesso di soggiorno.
C'è di più, dai documenti Graziano risulta contemporaneamente nato ed entrato in
Italia il 7 ottobre del 1972: il suo venire al mondo nel nostro paese è stato
considerato dalla burocrazia un vero e proprio passaggio di frontiera.
Sposato e padre di ben sette figli, Graziano ha messo radici profonde a Roma e
qui lavora con impegno ed entusiasmo nell'Associazione di cui è presidente: Romà
Onlus. L'integrazione, ci spiega, è una parola ambigua e un processo complesso,
punto di arrivo di un percorso fatto di conoscenza reciproca e rispetto. Romà
Onlus promuove e organizza progetti che coinvolgono soprattutto le giovani
generazioni Rom, ragazzi di seconda o terza generazione, ai quali si vuole
insegnare l'importanza dell'istruzione e insieme ai quali si vuole costruire il
futuro di una comunità sempre più integrata. Come? Studiando per costruirsi una
posizione nel presente, ma anche recuperando la memoria del passato e il legame
con la tradizione, entrando in contatto con la propria cultura, una cultura
dall'identità singolare e plurale, nomade, al tempo stesso, e imparando a
diffonderla e a farla conoscere.
Di Fabrizio (del 21/10/2012 @ 09:17:48, in Italia, visitato 1495 volte)
Desideriamo invitarvi a partecipare alla rassegna "HO INCONTRATO
ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI" IV Edizione, organizzata dall'Associazione
La Conta in collaborazione con l'Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom
e Sinti", Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e la Redazione di
Mahalla - Rom e Sinti da tutto il mondo – Milano, che ci sarà,
con ingresso ad offerta libera, a partire da giovedì 25 ottobre 2012,
alle ore 21.00, alla CGIL Salone Di Vittorio - Piazza Segesta 4, con ingresso da
Via Albertinelli 14 (discesa passo carraio) a Milano
PROGRAMMA DELLA RASSEGNA
Giovedì 25 ottobre 2012 alle 21,00 –
Presentazione del libro "ME ROM" di Erica Rodari,
Ed. Puntorosso – 2012, con la partecipazione di Erica
Rodari e di Fabrizio Casavola che,
anche con la proiezione di documentari inediti, ci parleranno,
delle persecuzioni subite negli ultimi anni, dalle genti Rom, in
particolare dopo il decreto "emergenza rom" dell'ex ministro
Maroni. Il libro "ME ROM" di Erica Rodari, Ed. Puntorosso – 2012
- Stiamo assistendo al crescere dell'interesse e dell'attenzione
nei confronti dei Rom. Forse è proprio una reazione dei "giusti"
alle persecuzioni particolarmente accanite di cui sono stati
oggetto negli ultimi anni nel nostro paese. In particolare dopo
il decreto 'emergenza rom' dell'ex ministro Maroni.
In questo libro/dossier abbiamo cercato di mettere in fila gli
episodi più significativi nel bene e nel male: da una parte la
violenza istituzionale e il razzismo e dall'altra le voci e gli
atti di tanti cittadini che si sono opposti e si sono spesi in
prima persona. Il quadro che ne vien fuori offre vari spunti di
riflessione perché è uno spaccato del momento che stiamo vivendo
in una società sempre più spezzata, amara ma per nostra fortuna
ancora vitale.
Martedì 13 novembre 2012 alle ore 21,00 –
Incontro "Il quartiere Terradeo: un'esperienza positiva"
con la partecipazione di Ernesto Rossi,
dell'Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e dell'
Associazione "ApertaMente di Buccinasco" che ci parlerà della
storia condivisa di questo quartiere singolare di Buccinasco.
Giovedì 13 dicembre 2012 alle ore 21,00 –
Presentazione del libro "I ROM DI VIA RUBATTINO: Una
scuola di solidarietà" di Elisa Giunipero e Flaviana Robbiati,
Ed. Paoline – 2011, con la partecipazione di Fabrizio
Casavola ed alcune delle Insegnanti di Via Rubattino
che ci parleranno del libro e di quella esemplare esperienza di
solidarietà Il libro "I ROM DI VIA RUBATTINO: Una scuola di
solidarietà" di Elisa Giunipero e Flaviana Robbiati, Ed. Paoline
– 2011 - Milano, 19 novembre 2009: la baraccopoli di
via Rubattino, occupata da circa trecento rom, viene sgomberata
dalle forze dell'ordine. Per la prima volta, si crea una
mobilitazione di cittadini in favore dei rom: alcuni milanesi
aprono la porta della propria casa per dare ospitalità ad alcune
famiglie che non avrebbero alternative reali alla strada.
Questo libro racconta la straordinaria avventura di incontro,
solidarietà, amicizia tra un quartiere di Milano e i rom,
avventura iniziata con l'iscrizione a scuola di alcuni bambini
rom da parte della Comunità di Sant'Egidio. La scuola si è
rivelata infatti il primo luogo di integrazione, non facile ma
possibile.
La storia dei rom di via Rubattino ha risvegliato pensieri e
azioni di solidarietà anche in altri quartieri di Milano e in
altre città. La rete di simpatia, buon senso, generosità, voglia
di cambiare che ha circondato i rom di via Rubattino ha molto da
dire al clima di antigitanismo che sembra crescere in Europa.
Gli autori di questo libro sono tanti perché quella raccontata
qui è una storia collettiva: maestre, genitori e alunni delle
scuole, sacerdoti, volontari, cittadini, giornalisti. Scritto
come cronaca diventa testimonianza di percorsi possibili e
stimolo a cercare strade di integrazione, unico futuro
possibile.
Questo libro ha il grande vantaggio di guardare in faccia la
realtà così com'è, senza aggiunte né proclami, allo scopo di
provare a identificare una via da percorrere.
Vi saremo grati se vorrete dare diffusione elettronica alle iniziative di
cui sopra e/o diffondere le stesse tra le persone che ne possono esservi
interessate. Vi ringraziamo in anticipo.
Giovedì 18 ottobre alle 21.00una serata per affrontare i luoghi comuni e
conoscere persone vere Bem Viver - circolo cooperativo ACLI CORSICO via
Monti, 5 -
tel. 02 - 44 05 929
e-mail: bemviver@aclimilano.com
Ore 20,00 Buffet a Km 0 Prodotti del COMMERCIO EQUOSOLIDALE delle COOP. SOCIALI e AGRICOLTURA BIOLOGICA
con prodotti equi e delle cascine
Ore 21,00 Le nostre amiche e i nostri amici sinti Presentazione di esperienze di lavoro con le bambine e i bambini del Terradeo
Ore 21,30 Parliamo con Augusto Luisi e Ernesto Rossi dell’Ass. Apertamente
Parliamo con Don Massimo di Casa della Carità sulla questione rom a Milano:
case, sgomberi, campi, accoglienza, progetti di integrazione...
Di Fabrizio (del 14/10/2012 @ 09:15:55, in Italia, visitato 1820 volte)
Da Martesana2
Nei giorni scorsi presso il centro polifunzionale situato al centro del campo
rom di via Idro si è riunita la commissione coesione sociale del consiglio di
zona 2.
Molti consiglieri sorpresi nel vedere per la prima volta questa bella struttura;
ancor di più nell'apprendere che la corrente elettrica con cui era illuminato il
centro proveniva da un allacciamento abusivo in quanto A2a e l'amministrazione
comunale da circa 2 anni non hanno ancora risolto il contenzioso aperto mettendo
finalmente
in sicurezza la cabina elettrica e sopratutto l'intero campo dove con l'inverno è
a repentaglio la salute degli abitanti, vecchi e bambini in particolare.
Una discussione interessante che ha visto la partecipazione diretta di alcuni
rom e associazioni del territorio.
Qui di seguito la delibera approvata dalla commissione:
AL SINDACO DI MILANO
ALL’ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE SOCIALE
ALL’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E SERVIZI PER LA SALUTE
AI GRUPPI CONSIGLIARI DEL COMUNE DI MILANO
Considerato
Che il documento intitolato Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015 (Proposta
del Comune di Milano del 6 luglio 2012) è stato fatto pervenire ai Consigli di
Zona con la richiesta che essi fornissero liberamente eventuali contributi prima
della stesura finale del progetto stesso (comunemente denominato "Piano Rom").
Che il Consiglio di Zona 2 apprezza tale iniziativa, come tutte quelle che vanno
nella direzione di un maggiore coinvolgimento dei Consigli di Zona nelle
decisioni che riguardano il territorio milanese, e desidera offrire il proprio
contributo.
Visti:
Il Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015;
la delibera approvata dal Consiglio di Zona 2 in data 5 giugno 2012, intitolata
"Progetto di Riqualificazione del campo rom di via Idro";
la delibera approvata dal Consiglio di Zona 4 in data 6 settembre 2012 dal
titolo "Osservazioni Piano Rom";
il progetto di "Villaggio solidale" presentato da alcune associazione della zona
2, inerente il campo di via Idro;
le osservazioni presentate durante le commissioni Coesione Sociale, Inclusione e
Sicurezza della zona 2 del 17 luglio 2012 e 23 luglio 2012;
il documento Dall’emergenza alla Normalità, della Consulta rom e sinti di
Milano;
il documento di Amnesty International Tolleranza zero verso i rom. Sgomberi
forzati e discriminazione verso i rom a Milano.
In relazione al testo del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015
il Consiglio di Zona 2 chiede:
Che si preveda anche nei successivi passaggi della stesura e messa in pratica
del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, il coinvolgimento, dei
rappresentanti delle comunità rom, sinti e camminanti, dei Consigli di Zona,
degli enti non-profit che lavorano con le dette comunità e che venga
conseguentemente costruito un calendario di incontri a scadenza regolare.
Che siano inserite nel piano tutte le informazioni sui fondi stanziati per
l’anno in corso e sulla previsione di quelli "impegnabili" dal 2013 al 2015 per
capitoli di spesa. A tal fine è necessario che si faccia chiarezza in merito
alle risorse impiegate negli ultimi anni, sempre per capitoli di spesa
(sgomberi, manutenzioni ordinarie e straordinarie, fondi girati per le attività
di assistenza affidate agli Enti no-profit ecc..), con particolare riferimento
al "piano Maroni" (si veda Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, p. 3).
Che in vista del censimento previsto vengano attentamente vagliati i dati già in
possesso dell’amministrazione, in modo da evitare lo spreco di risorse,
razionalizzando l’operazione e rendendone i risultati più durevoli nel tempo. Il
censimento dovrà avere esclusivamente caratteristiche socio-anagrafiche e
rispettare appieno le norme sulla privacy. Al fine di una corretta raccolta e
valutazione dei dati e per evitare sprechi, venga prevista nel progetto la
sospensione degli allontanamenti nei campi informali per un periodo congruo.
Che, in collaborazione con i rappresentanti delle comunità rom sinte e
camminanti, i Consigli di zona, e gli enti no-profit che operano con tali
comunità, vengano individuate e rese pubbliche le priorità di intervento sulla
base dei dati emersi.
Che nel testo del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015 siano citati dati
ricavabili da precedenti inchieste e censimenti relativi anche ai campi comunali
o "regolari", soprattutto per quanto riguarda il grado di scolarizzazione e di
occupazione lavorativa, dati probabilmente diversi da quelli relativi ai campi
informali o "irregolari" (forniti in sintesi citando uno studio della Casa della
Carità nell’attuale versione del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, p.
4), ma che mancano nel testo. Nella bozza del progetto, infatti, l’ipotesi del
"superamento dei campi come modello abitativo stabile" (ibidem), che
riguarderebbe anche i campi comunali, si presenta come ispirata dai dati citati,
riguardanti però i soli campi informali (i cosiddetti campi "irregolari").
Probabilmente si tratta di una svista. La consequenzialità del ragionamento
dalle sue premesse, infatti, così com’è sembra basarsi su una supposta
equivalenza dei dati sui campi informali con quelli sui campi comunali tutta da
dimostrare. Consigliamo di rivedere questo punto del testo.
Che venga rimessa in discussione l’idea del "superamento dei campi" come
principale linea-guida del piano, o che comunque venga meglio giustificata e
riempita di un significato non rigidamente appiattito sulla questione abitativa.
Questo, per non limitare in partenza la gamma delle soluzioni possibili, tenuto
conto che problematiche diverse nelle singole e peculiari realtà dei campi
necessitano di soluzioni diverse. Suggeriamo di parlare in alternativa, nel
testo definitivo, di "superamento del degrado dei campi" o di "superamento della
marginalità" per la popolazione rom, sinta e camminante.
Che sia prevista nel testo la riqualificazione e la messa in sicurezza dei campi
comunali, anche nell’ottica del superamento delle condizioni di degrado, di
emarginazione e per migliorare la vivibilità degli stessi (allegata mozione
Consiglio di Zona 2 sul Campo di Via Idro).
Che si preveda il coinvolgimento nei comitati di gestione dei campi regolari dei
Consigli di Zona interessati.
Che si eviti di usare nel testo la parola "integrazione", che è possibile in
molti casi sostituire con la parola "cittadinanza", e che si evitino riferimenti
ovvi e superflui alla legalità e al rispetto delle leggi.
Che sia più precisamente delineato nel progetto il percorso di accompagnamento
sociale che si intende attuare, che deve prevedere figure di mediatori culturali
e percorsi formativi finalizzati, per ciò che riguarda l’inserimento nel mondo
del lavoro. A questo proposito è importante riattivare esperienze di lavoro
tramite cooperative sociali (quali la Laci Buti di via Idro) favorendo anche la
qualificazione professionale dei soci lavoratori onde poter consentire alle
stesse di operare sul mercato e di essere in grado di acquisire commesse sia da
parte di soggetti privati che da parte delle pubbliche amministrazioni
(inizialmente anche mediante affidamenti diretti). E’ fondamentale che i primi
ad affidare commesse a queste cooperative siano il Comune e gli Enti come
l’AMSA. La stessa manutenzione ordinaria e straordinaria dei campi può essere
affidata a tali cooperative. Si devono in generale favorire le forme di auto
imprenditorialità, come, per esempio, la nascita di cooperative di artisti e
musicanti di strada o la raccolta di materiali di recupero (ferro, ecc.). Il
comune può inoltre sostenere progetti validi ideati da persone rom sinte e
camminanti e/o da associazioni loro vicine, e/o farsi partner nella
partecipazione di tali progetti a bandi di finanziamento indetti da altri enti
pubblici e privati. Ultimo, ma non per importanza, il Comune di Milano deve
farsi promotore di azioni specifiche finalizzate all’emersione del lavoro
sommerso, essendo questa tipologia di lavoro molto diffusa nella popolazione rom
e sinta.
Per quanto riguarda gli allontanamenti dai campi informali:
- Che siano innanzitutto previsti dei percorsi che possano aiutare gli abitanti
di tali campi a superare la propria condizione di irregolarità sul piano
abitativo. Essi devono essere coinvolti nella costruzione di un progetto
condiviso che, con il supporto di esperti e mediatori culturali, possa condurre
alla soluzione del problema senza la necessità dell’allontanamento forzato e nel
rispetto del diritto all’autodeterminazione del singolo.
- Che gli allontanamenti siano eventualmente effettuati solo come ultima
risorsa, dopo che sia stata presa in considerazione ogni altra alternativa
possibile.
- Che siano effettuati nel rispetto del diritto e degli standard internazionali.
Le tutele procedurali richieste dal diritto internazionale sui diritti umani
devono essere poste in essere prima dell’effettuazione di ogni sgombero, in
particolare i requisiti della consultazione reale per considerare ogni
alternativa possibile, della fornitura di informazioni sullo sgombero, di
adeguato preavviso, di rimedi effettivi, di indennizzi e di adeguato alloggio
alternativo.
- Che vengano adottate misure, incluse linee guida, per garantire che tutti i
funzionari coinvolti siano dotati di indicazioni chiare sulle garanzie che
devono essere prese, affinché le operazioni avvengano legalmente e in conformità
con gli obblighi esistenti.
- Che, nel caso dei residenti in campi già chiusi o in fase di chiusura che
hanno già accettato soluzioni alternative di alloggio, sia garantita loro la
sicurezza del possesso. Che sia garantita, non solo l’assistenza ed il supporto
immediati, ma che gli stessi siano assicurati nel tempo. A tal fine è
fondamentale che i competenti uffici comunali – meglio se decentrati e/o
collegati con i Consigli di Zona - siano messi in condizione di funzionare".
Che in ogni caso le iniziative che questo piano metterà in atto (le quali, lo
ribadiamo, devono essere frutto di processi decisionali ampiamente partecipati e
condivisi, che dovranno coinvolgere soprattutto i diretti interessati e i loro
rappresentanti), abbiano carattere duraturo e non seguano logiche emergenziali.
Di Fabrizio (del 13/10/2012 @ 09:18:07, in Italia, visitato 1531 volte)
Di Davide Zaccheo
Foto fatta a giugno durante la festa IO NON SGOMBERO durante la quale ragazzi
italiani del quartiere e ragazzi rom del campo hanno realizzato quel bellissimo
murales fatto sulla parete posteriore di un container. Murales che è stato
distrutto da Roma Capitale insieme al container. (cliccare sull'immagine
per scaricarla a grandezza naturale)
Tra i giorni di lunedì 8 e martedi 9, i circa 170 rom di Tor de Cenci che da 10
giorni il comune aveva parcheggiato nell'ignobile e disumano centro di
accoglienza del Comune di Roma all'ex fiera di Roma, sono stati trasferiti in
via definitiva nel campo di Castel Romano. Sono stati trasferiti dopo quattro
giorni di sciopero della fame, costretti dalle vergognose condizioni in cui
sostavano nel centro di accoglienza nel quale dormivano ammassati in mezzo a
pidocchi pulci e topi.
La visita del sindaco Alemanno e la promessa che il nuovo campo sarebbe stato
pronto per lunedì li ha convinti ad interrompere lo sciopero della fame tra
sabato e domenica. Il lunedì stesso si è proceduto alle prime assegnazioni delle
casette e al trasferimento dei primi nuclei nel nuovo campo. Già martedì 9 tutta
la comunità si trovava a Castel Romano. Le famiglie sono state sistemate in 44
casette. Ci si è accorti però che non tutte le casette erano agibili (in alcune
mancava ancora la corrente elettrica, in altre l'acqua etc.) e quindi alcuni
nuclei familiari in attesa dell'"agibilità" della loro casa, hanno dormito
ammassati in casette di parenti e dintorni.
Il nuovo campo si trova limitrofo all'altro campo che ospita già 900 persone. La
maggioranza è bosniaca e una altra buona parte è serba. Come è noto Castel
Romano si trova su una strada a scorrimento veloce che è la via Pontina con
intorno solo prati e boschi. Da anni i Rom di questa comunità combattono insieme
alle associazioni presenti al campo per l'istituzione di una fermata
dell'autobus che li porti al più vicino punto di contatto con la civiltà che è
il capolinea della metro b di Roma "Eur Fermi". Circa 300 minori del campo
percorrono ogni giorno 30 km all'andata e 30 km al ritorno per raggiungere tutte
le scuole di ogni ordine e grado in cui sono iscritti, e solo questo dovrebbe
far riflettere sulle politiche di integrazione che il comune di Roma ha attuato
negli ultimi dieci anni.
Insieme ai bambini di Castel Romano ci sono da oggi anche i bambini di Tor de
Cenci, quelli che fino a ieri impiegavano dieci minuti per raggiungere la
scuola, quelli che potevano restare fino alle 16.00 insieme con tutti gli altri
bambini italiani e stranieri, quelli che infine incontravano i loro compagni di
classe in giro per il quartiere anche quando non c'era la scuola. Ora non lo
possono fare più. Non lo possono fare più neanche i loro ex vicini di casa
macedoni e bosniaci che sono stati trasferiti nel nuovo campo attrezzato de La
Barbuta, un campo costruito al confine con la pista di atterraggio del secondo
aeroporto di Roma che si chiama Ciampino. Anche per loro, i tempi e le distanze
sono raddoppiati.
Quello che è stato appena detto è anche il continuo di questa storia che è
realmente la storia di una volontà di integrazione. La comunità di Tor de Cenci
è stata per cinque anni letteralmente assediata dalle istituzioni con il preciso
fine di sgretolarne il vissuto, e soprattutto la parte buona di quel vissuto.
Ma la battaglia continua, continua con le proposte alternative dell'autorecupero,
del sostegno economico all'alloggio, del cambiamento delle politiche sugli
sfratti. Continua sempre e senza scoraggiarsi con la scolarizzazione dei minori.
I Rom di Tor de Cenci continuano a combattere ed è proprio per questo che
ovunque si trovano per me sono e saranno sempre i "I Rom di Tor de Cenci".
Il 16 ottobre 2012, giornata che ricorda la deportazione degli ebrei della
città di Roma avvenuta nel 1943, l'Associazione 21 luglio organizza una serata
di approfondimento, dibattito, cultura e musica per riflettere su quali siano le
migliori politiche da promuovere per un superamento definitivo dei "mega campi monoetnici" all'interno dei quali negli ultimi decenni sono state concentrate in
Italia le popolazioni rom e sinte.
Parteciperanno tra gli altri: Dezideriu Gergely (direttore del Centro Europeo
per i Diritti dei Rom); Emma Bonino (vice presidente del Senato); Nando Sigona
(ricercatore presso il Centro Studi sui Rifugiati dell'Università di Oxford);
Pietro Marcenaro (presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la
promozione dei diritti umani del Senato) e tanti altri. Concerto dei Musikanti
di Balval, del maestro Jovica Jovic e del sassofonista Gabriele Coen.
La serata sarà allietata inoltre da piatti della cucina rom.
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