Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/06/2005 @ 02:08:45, in Europa, visitato 5357 volte)
(o cronache italiane? NdR)di: Ivan Ivanov pubblicato su ERRC.ORG Discriminazione e il complesso di essere Rom Mi è capitato molto presto di sperimentare le violazioni dei diritti umani: il governo cambiò il mio nome di Rom musulmano, che era mio dalla nascita, in uno "tipicamente bulgaro". Era il 1982, avevo quindici anni e frequentavo il primo anno delle superiori nella città di Haskovo, nella Bulgaria meridionale. Mi dissero che non potevo continuare gli studi se non cambiavo il mio nome. Altri in città vennero minacciati di perdere il lavoro. I negozi rifiutavano di vendere il pane a chi non si adeguava. Anni dopo, la stessa cosa successe a chi aveva un cognome turco. Allora ne rimasi molto scosso e ancora oggi sono condizionato dal portare un nome che non è il mio. Ha cambiato il modo in cui vedevo il mondo intorno. Quando mi fu suggerito di scrivere un articolo per "Incontro all'ERRC" sul tema dei diritti dei Rom, ci pensai un poco e poi decisi che avrei descritto le tante assurdità che avevo incontrato mentre lavoravo per i diritti del mio popolo in Europa. Secondo le statistiche ufficiali che, sino a poco tempo fa, la polizia bulgara rendeva pubbliche, il numero dei crimini commessi dai Rom era percentualmente superiore a quello dei non-Rom. D'altra parte, i crimini dei Rom erano, soprattutto di piccola entità. Non risultavano crimini economici [...]; non risultano implicazioni in bustarelle, sottrazione di fondi, interessi privati nella gestione delle aziende. E' praticamente impossibile trovarne in posizioni chiavi tali da permettere loro di commettere atti simili. Che sono crimini, spesso, non riportati. La questione è: qual'è l'ammontare preciso deile attività criminali? Centinaia o migliaia ogni giorno. Il problema è che le statistiche contribuiscono a creare l'idea che il crimine sia da associare ai Rom. La gente si riconosce in questa immagine, perché ha bisogno di credere alla polizia. E questa immagine del crimine è anti-Rom. Ho visto libri che volevano insegnare "Come proteggersi dai borseggiatori Rom". Perché nessuno scrive "Come proteggere l'economia dello stato dai crimini dell'intelletto"? Nell'Est Europa di oggi è ancora una prassi comune per il politico di turno essere eletto promettendo di abolire la "criminalità", da intendersi come "fermare gli Zingari". Ecco allora il rampante sentimento contro i Rom. In Bulgaria, spesso la polizia organizza veri e propri raid nei quartieri Rom. Oggi il lavoro della polizia viene analizzato confrontando quanto si riduce il gap tra casi risolti e no. La maniera più facile per debellare la picola criminalità è imprigionare i Rom e picchiarli finché non abbiano confessato. Nonostante numerose denunce negli ultimi anni sulle brutalità poliziesche, incluso casi in cui Rom sono morti deceduti menter erano detenuti, la polizia nega l'abuso della forza e continua a comportarsi come sempre. Le denunce di maltrattamenti vengono prese in considerazione nella sfortunata ipotesi che un poliziotto si sia dovuto difendere; questo comprende quei casi dove i Rom sono stati colpiti alla schiena durante un tentativo di fuga. I media soffiano sul fuco dell'ostilità anti-Rom. Ricordo un caso in cui un Rom fu ucciso da un non-Rom e il giorno dopo i principali giornali titolarono "Proiettile uccide uno Zingaro alla fermata de tram". Immaginate se la situazione fosse stata all'opposto [...]: indignazioni, discorsi solenni, minacce di schiantare la "criminalità" ecc. Ma i gionali non riportarono che l'assassino non era Rom. Tantomeno posso dimenticare l'assassinio di una giovane Romni a Varna, sul Mar Nero. Un giornale nazionale riportò che quel crudele assassinio poteva essere stato commesso solo da "uno psicopatico o uno Zingaro". Dopo un paio di settimane, si scoprì che l'assassinio era avvenuto per mano del marito, un non-Rom. C'è un altro fatto: in tutta l'Europa dell'Est ci sono leggi che puniscono severamente i crimini su base razziale. In Bulgaria, ad esempio, l'articolo 162 del Codice Penale proibisce l?incitamento all'odio o all'ostilità razziale o nazionale, come pure la discriminazione razziale e la violenza contro persone di diversa nazionalità, razza o religione. Ma raramente queste leggi sono applicate: tanto la polizia che i giudici ritengono impossibile stabilire che un crimine abbia motivazioni razziali. Nella mia esperienza di attivista, ho lavorato a tanti, tanti casi e non ne ricordo uno solo in cui il giudice abbia accusato un non-Rom o un poliziotto di ai aver violato l'articolo 162. "MOrte agli Zingari" si legge sui nostri muri. Si ritiene che le scritte siano opera di ubriachi o skinheads. Non viene fatto niente contro quelle scritte o i loro autori. Discriminazioni e pregiudizi sono evidenti a tutti i livelli. I Rom non vengono ftti entrare nei bar e nei ristoranti, o se lo fanno, non vengono serviti. Da dove vi scrivo queste righe - Ostrava nellaRrepubblica Ceca orientale - i bambini Rom sono il 55% per cento della popolazione scolatica delle scuole per ritardati mentali, e non avranno un buon lavoro in futuro, li aspetta una vita senza dignità. Ho cominciato a ragionare su questi temi quando avevo dodici o tredici anni e comincia a capire di essere trattato in maniera differente dagli altri. Quando sei Rom, sei costantemente sospettato di qualcosa. Ogni volta che succede un piccolo furto, sul tram o in un negozio, la gente ti guarda. Dopo anni, tutti noi maturiamo questa sensazione di continuo sospetto. Per anni, ho sentito questa differenza sulla pelle, senza fare niente. Sapevo che l'essere Rom condizionava i miei rapporti nella scuola, per strada, ogni volta che incontravo un poliziotto. E' un complesso comune a tutti noi e tutt'ora ci sto lottando. Ho studiato per ventisette anni, mi sono laureato in medicina e in legge e probabilmente continuerò ancora a studiare, perché questo è il mio desiderio e la mia motivazione profonda - condivisa da tutti i Rom - essere libero dal sentirsi differente. Nel giugno 1993 fui selezionato da United Roma Union di Haskovo pe partecipare a una Convenzione sui Diritti Umani organizzata dal Consiglio d'Europa. Lì incontrai altri giovani Rom che si sentivano come me e volevano comunicarlo. Molti erano coinvolti in organizzazioni per proteggere i nostri diritti. Drante quella conferenza imparai anche molto sugli strummenti internazionali, sui documenti, sulle leggi che ci avrebbero aiutato. Nel 1994 partecipai a un seminario sulla brutalità della polizia che si tenne a Sofia, organizzato da Human Rights Project (HRP). Ce ne furono altri e nel 1996 iniziai a lavorare per HRP. Nel frattempo avevo terminato gli studi in medicina e iniziato a studiare legge. L'ho fatto perché con la medicina si possono aiutare le persone a livello uno-a-uno, ma io vedo la necessità di un cambiamento radicale e il mihglior campo per questo cambiamento è proprio studiare la legge. Negli ultimi dieci anni il movimento è cresciuto. Ma il periodo è troppo breve perché possa produrre cambiamenti in stereotipi tanto radicati. Ma penso che in futuro, se i Rom sapranno partecpare alla vita socio-politica, le cose cambieranno. I nostri problemi non sono solo i nostri. Sono problemi che affliggono tutta la società. La discriminazione da parte della società maggioritaria ci fa sentire differenti, separati: crea una catena di complessi che ci convince di essere cittadini di seconda classe. Per reazione, tendiamo a tenere distanti i non-Rom. E' quella che si chiama "discriminazione inversa". Ma non ha niente a che fare con la discriminazione inversa, o di ritono, de lidentitatà Rom è formata come l'immagine speculare del razzismo della società.
Dopo cinque anni come avvocato in ERRC a Budapest, dal mese di giugno Ivan Ivanov è il nuovo Direttore Esecutivo di European Roma Information Office (ERIO), organizzazione che ha sede a Bruxelles e si occupa di assistenza legale internazionale ai Rom e di promuovere i loro interessi in Europa.Address: Av. Eduard Lacomble 17, 1040 Brussels, Belgium. Phone: + 32-(0)-2-733-34-62 Fax: + 32-(0)-2-733-38-75
Di Fabrizio (del 05/06/2005 @ 18:02:12, in Europa, visitato 2037 volte)
Riportato da Slovenska Tisknova Agencija e da ORF News (Austria): Una donna di 46 anni e sua figlia di 21, entrambe di etnia Rom, sono rimaste uccise stamattina da una granata lanciata nella loro casa, in un villaggio vicino a Novo Mesto. La notizia arriva dalla televisione privata POP TV, e ufficialmente non è ancora stata confermata.
Di Fabrizio (del 05/06/2005 @ 18:25:12, in Europa, visitato 1920 volte)
Fonte Gruppo British_Roma: Un bambino di sette anni è stato "abbandonato" in Irlanda, dopo che i suoi genitori e il fratellino di quattro anni erano stati rimpatriati forzatamente in Romania. La famiglia faceva parte di un gruppo di di 37 uomini, 10 donne e 8 bambini, tutti imbarcati all'aeroporto di Dublino per la Romania. Riporta oggi ONLINE.IE - 2005-06-05 11:10:02+01 che l'Ufficio Nazionale Rumeno per l'Immigrazione si è adoperato per la risoluzione del caso, e stamattina il bambino ha potuto ricongiursi in Romania con la sua famiglia.
Di Fabrizio (del 11/06/2005 @ 17:43:53, in Europa, visitato 1829 volte)
Ultimamente, anche sulla Svizzera si sono levate critiche da parte di OnG e associazioni internazionali, su come intenda le politiche di accoglienza e di rifugio. Leggevo qualche giorno fa su Ticinonline: STRASBURGO - La situazione relativa ai diritti umani in Svizzera è globalmente "molto buona", ma il rapporto del Consiglio d'Europa pubblicato oggi denuncia pecche in materia di asilo, razzismo e gestione delle carceri. [...] In materia di asilo, Gil-Roblès critica il rinvio immediato di alcuni richiedenti, non appena scesi dall'aereo. Questa pratica, denuncia, è contraria al diritto internazionale. Il commissario raccomanda in particolare che un testimone verifichi che il presunto rifugiato abbia la possibilità di inoltrare una domanda d'asilo al suo arrivo all'aeroporto prima di essere considerato "irricevibile" ("inad" in gergo).continua... Man mano, la società civile sembra reagire. Leggo oggi sempre su Ticinonline: BERNA - Lo storico Jean-François Bergier, già presidente della Commissione indipendente d'esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale, si è detto contrario all'espulsione forzata di 523 candidati all'asilo respinti dal Canton Vaud. Uno stato di diritto non può ricorrere alla forza fisica per allontanare persone che non hanno commesso reati. In un'intervista rilasciata ai quotidiani "24 Heures" e "Tribune de Genève", Bergier indica che vi sono analogie tra la situazione odierna e quella venutasi a creare durante la seconda Guerra Mondiale: nei due casi abbiamo "da una parte regolamenti e dall'altra individui". Durante il conflitto, "i regolamenti - a parte qualche eccezione - sono stati applicati ciecamente. Non riconoscere agli ebrei o agli zingari lo status di rifugiato politico fu un'aberrazione, perché erano minacciati di morte". Oggi vengono ripetuti gli stessi errori: "si applicano regolamenti alla lettera senza esaminare la situazione delle persone". Anche il contesto ideologico presenta similitudini: oggi come allora entra infatti in gioco "la paura dello straniero". La tradizione umanitaria della Svizzera, secondo Bergier, "esiste ancora", ma è diventata selettiva, "à la carte". ATS
Di Fabrizio (del 15/06/2005 @ 11:36:45, in Europa, visitato 1781 volte)
Segnalo due articoli:
Il primo sui ritorni forzati in Kossovo:
Di Marek A. Nowicki, Ombudsman per i diritti umani in Kosovo Selezione e traduzione a cura di Le Courrier des Balkans ed Osservatorio sui Balcani - I governi occidentali spingono oramai per accelerare il ritorno a casa dei rifugiati del Kosovo. Ma questi ultimi hanno spesso perduto i legami con il loro Paese d'origine e non è prevista alcuna forma di accoglienza. E poi che dire dei ritorni forzati di persone che appartengono a comunità ancora vittime di persecuzioni come ad esempio quella dei Rom o degli Ashkali? continua
Il secondo su un convegno sui Rom di Turchia:
Da Ankara, scrive Fabio Salomoni La UYD, organizzazione della società civile turca, ha tenuto ad Edirne un convegno sulla situazione dei Rom della Turchia, nella regione dove sono più presenti. Un'occasione per parlare a livello internazionale della difficile situazione di questo popolo e delle discriminazioni di cui è oggetto... continua
Di Fabrizio (del 15/06/2005 @ 23:04:35, in Europa, visitato 2249 volte)
Una notizia curiosa da Neil's World:
BitDefender (che in Romania si occupa di sicurezza sui computer) ha rilasciato una patch contro una singolare versione del virus Antiman.A. Il virus si presenta(va) come un allegato con informazioni sui tre giornalisti rapiti in Iraq. Una volta scaricato, iniziava a cercare nel computer della "vittima" se ci fossero brani di " gypsy music", cancellandoli.
BitDefender dice di essere stata inondata da lettere di protesta di clienti che volevano che il virus si diffondesse.
Farebbe il paio con i lanci dell'agenzia Walrus che leggo da Mirumir
Ho i pensieri che ultimamente vagano a zigzag. Non cercate per forza una logica, per una volta fate uno sforzo e aiutatemi voi a trovarla.
Come la maggioranza assoluta dei blog, al referendum di settimana scorsa ho votato i miei 4 sì. Ma la mappa non è il territorio. Il risultato brucia, non solo a me. Bruciano quei 3 italiani su 4, che non si sa come prenderli. Hai un bel dire che a volte bisognerebbe lasciare la tastiera e quantomeno prendere il tram, ma trovare un blogger che ammetta di vivere solo sul computer è difficile quanto trovare oggi chi ammetta di essersi astenuto.
Per iniziare vorrei capire cosa c'è dietro il non-voto: è la solita italietta che puzzava di parrocchia e fascistissimi menefrego che credevo scomparsa almeno dagli anni '70, o è quella provincia che mischia computer, sogna fortune senza pagarne il prezzo e rincorre la nuova illusione NEO/TEO/CONS che spira oltre Atlantico?
E' giusto dire che ha vinto la vecchia italietta di sempre? L'Italia che respiro, mischia sempre di + i due aspetti, aggiungendoci quel tanto di residua voglia di essere meglio degli altri e il portafoglio sempre più vuoto. Come sognare l'America e scivolare verso derive sudamericane o balcaniche. Già una volta mi chiedevo se erano storie bulgare o nostrane. E anche quella nota dalla Romania con cui ho iniziato, mi lascia stranito per il mischiare vecchi pregiudizi etnici con storie di nuove tecnologie.
Rimane il fatto, in Romania non possono eliminare gli Zingari, in Italia si continuerà ad andare all'estero per fare quello che dentro le nostre mura è peccato. Insomma, chi vince è impotente come chi perde...
Referendum archiviato (purtroppo), ma datemi una mano a risolvere i dubbi su cosa ci aspetta:
- Un mondo di nuove tecnologie dove da una parte ci si connette con tutto il mondo e dall'altro si ricostruiscono i propri circoli ristretti e autosufficienti?
- Come rompere i muri, quando qualsiasi strumento (democratico o tecnologico che sia) non vale niente, se dall'altra parte non c'è dialogo ma solo contrapposizione?
Il tutto, vi capisco, è molto confuso e mischia troppe cose. Se ce la fate, NECESSITO INPUT
Di Fabrizio (del 17/06/2005 @ 16:27:59, in Europa, visitato 2096 volte)
Ricevo quasi contemporaneamente da Asmet Elezovski, attivista Rom della Macedonia; Karin Waringo, giornalista; da Claudia Tavani in Gran Bretagna e dal Kosovo Roma and Ashkali Forum, un invito a firmare contro la deportazione forzata dei Rom verso il Kossovo.
Il caso più eclatante è quello della Germania, ma questi "rimpatri" stanno avendo luogo in tutta Europa e anche in Italia.
E' quindi importante che giungano molte adesioni anche dall'Italia.
Per questo, ho preparato una traduzione della petizione anche in lingua italiana, e la possibilità di inviare la vostra adesione online al comitato promotore. Per un confronto, ho tenuto a margine anche i testi della petizione in inglese e romanès. Vi basta collegarvi a: http://www.sivola.net/download/kossovo.htm e compilare il form.
In calce, troverete anche un facsimile per chi volesse approntare una raccolta di firme tradizionale.
Di Fabrizio (del 17/06/2005 @ 23:27:57, in Europa, visitato 1975 volte)
A proposito dei due ultimi post sulle espulsioni in atto in Italia e in tutta Europa, sono disponibili nell'area download:
- La risoluzione del Parlamento europeo su Lampedusa - 14 aprile 2005
- La proposta di risoluzione comune sui Rom del Parlamento Europeo
(ringrazio VIA ADDA NON SI CANCELLA)
- e il rapporto INTERNATIONAL HELSINKY FEDERATION FOR HUMAN RIGHT sulla situazione dei Rom nei paesi europei
Vi invito nuovamente (chi se ne fosse scordato) a firmare la petizione online contro i rimpatri forzati
Di Fabrizio (del 20/06/2005 @ 20:17:45, in Europa, visitato 2353 volte)
COMUNICATO STAMPA
'ANCHE I RICHIEDENTI ASILO E I MIGRANTI HANNO DIRITTI': RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUI CPTA IN ITALIA
L'Italia sottopone a detenzione un numero sempre crescente di richiedenti asilo, in violazione degli standard del diritto internazionale dei rifugiati. Nel suo ultimo rapporto, Presenza temporanea, diritti permanenti, presentato oggi a Roma, Amnesty International rivela una serie di violazioni dei diritti umani cui i cittadini stranieri vengono sottoposti durante la detenzione nei Centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta), ed esprime preoccupazione circa la possibilita' che problemi simili possano verificarsi anche nei centri di identificazione.
'La detenzione e' una sanzione estrema per le persone che non hanno commesso alcun illecito penale. I richiedenti asilo possono essere detenuti soltanto in circostanze eccezionali, come prescritto dagli standard internazionali', si legge nel rapporto. 'Similmente, la detenzione dei migranti entrati o presenti in Italia senza autorizzazione andrebbe applicata soltanto nelle circostanze previste dalla legge, e conformemente ai principi internazionali dei diritti umani'.
Ogni anno l'Italia espelle o rifiuta l'ingresso a migliaia di cittadini stranieri, alcuni dei quali richiedenti asilo, sulla base del loro tentato o effettivo ingresso illegale o soggiorno irregolare.
Nell'attesa dell'espulsione, molte di queste persone sono detenute nei Cpta, a volte anche fino a 60 giorni.
La legislazione entrata in vigore due mesi fa consente la detenzione della maggior parte dei richiedenti asilo in 'centri di identificazione' mentre le loro richieste di asilo vengono esaminate con una procedura accelerata.
Il rapporto contiene dettagliate denunce secondo cui persone detenute nei Cpta sono state sottoposte ad aggressioni fisiche da parte di agenti delle forze dell'ordine e del personale di sorveglianza e alla somministrazione eccessiva e abusiva di sedativi e tranquillanti. Molte persone incontrano difficolta' nell'accedere alla consulenza di esperti,
necessaria a contestare la legalita' della loro detenzione e del relativo ordine di espulsione. La tensione nei centri e' alta, con frequenti proteste, inclusi tentativi di fuga e alti livelli di autolesionismo. I centri sono spesso sovraffollati, con strutture inadeguate, condizioni di vita contrarie alle norme dell'igiene e cure mediche non soddisfacenti.
Gli Stati detengono la potesta' di controllare l'ingresso, il soggiorno e l'espulsione dei cittadini stranieri dal proprio territorio.
Essa, tuttavia, deve essere esercitata nel rispetto delle leggi e degli standard internazionali in materia di diritti umani e di diritti dei rifugiati. L'esercizio della sovranita' statale non puo' avvenire a scapito dei diritti umani fondamentali dei richiedenti asilo e dei migranti, qualunque sia il loro status giuridico.
Vi e' una crescente restrizione dell'accesso ai Cpta e le richieste avanzate da Amnesty International sono state sinora rifiutate.
Per quanto non sia possibile confermare la totale veridicita' di tutte le denunce concernenti i centri, queste sono rese credibili dal loro numero, coerenza e regolarita', e dalle conclusioni degli organismi intergovernativi e di serie organizzazioni non governative nazionali e internazionali.
Molte persone nei Cpta incontrano difficolta' nell'accedere alla procedura di asilo, con il conseguente rinvio in paesi dove sono a rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Durante l'ultimo anno, piu' volte l'Italia ha espulso interi gruppi di persone detenute dopo essere giunte via mare, senza un'adeguata considerazione di ogni situazione individuale, in violazione degli standard internazionali dei diritti umani e del diritto dei rifugiati. Il modo in cui il governo affronta gli arrivi via mare sta seriamente compromettendo il diritto fondamentale di chiedere asilo e il principio di non-respingimento, che proibisce il rinvio forzato di chiunque verso un territorio in cui possa esservi un rischio di violazioni gravi dei diritti umani.
Amnesty International ha elaborato una serie di raccomandazioni, che chiede alle autorita' italiane di considerare in via prioritaria.
In tali raccomandazioni vengono sottolineati i principali standard internazionali gia' applicabili alle persone trattenute nei Cpta e nei centri di identificazione e sono evidenziate linee guida sulle procedure di 'rinvio forzato' di cittadini stranieri, adottate dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa nel maggio 2005 e nelle quali si richiamano i diritti esistenti sulla base delle norme internazionali.
Secondo l'organizzazione per i diritti umani, 'e' giunto il momento che le autorita' italiane riconsiderino profondamente la loro attuale politica, legislazione e prassi circa la detenzione, le condizioni ed il trattamento dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo, assicurandone un adeguamento agli standard internazionali dei diritti umani e del diritto dei rifugiati'.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 20 giugno 2005
Copia del rapporto completo, Italia: Presenza temporanea, diritti permanenti. Il trattamento dei cittadini stranieri detenuti nei 'centri di permanenza temporanea e assistenza' e' disponibile alla pagina:
http://www.amnesty.it/pressroom/documenti/italiacpta.html
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
da ilPASSAPORTO.it: Asilo politico, apre a Roma un nuovo centro per l'accoglienza e l'integrazione - di Tecla Biancolatte
ROMA - E’ una struttura "solare" - la definizione è del sindaco di Roma Walter Veltroni - quella che ospita il Centro Cittadino per le politiche dell’Asilo e delle Migrazioni. Due piani di 1100 metri quadri a via Assisi, nel quartiere Tuscolano della capitale, che accoglieranno 150 persone richiedenti diritto d’asilo e le associazioni che si occupano di loro. Il progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo... [continua]
E poi, mi spammo da solo: http://www.sivola.net/download/kossovo.htm
(in 7 lingue, non avete scampo!)
Di Fabrizio (del 22/06/2005 @ 02:50:09, in Europa, visitato 2138 volte)
Il concorso televisivo "Czech Idols" è terminato domenica scorsa, con la vittoria del rocker Vlastimil Horvath, un ex carpentiere di 27 anni. Il fatto che Horvath sia di origini Rom, ha agitato le acque dei sociologi, convinti che la società ceca abbia un vero e proprio rifiuto verso la minoranza Rom. Telespettatori di ogni età, abituati a collegare ai Rom ogni peggior difetto, hanno contribuito con il loro voto alla vittoria di Vlastimil Horvath. Commenta Roman Kristof, esperto di problematiche Rom: "E' la conferma di ciò che ripeto da anni. Ad eccezione degli skinheads, la maggioranza della popolazione non è razzista nel senso del colore della pelle. I problemi con i Rom, per quanto riguarda l'opinione pubblica, sono di natura sociale e non etnica"
Mentre le discussioni vertevano sulla possibile integrazione dei Rom e sul superamento del classico razzismo imputato alla società maggioritaria, DZENO pubblicava una storia di diverso tenore, che in quei giorni era quasi passata inosservata:
L'Istituto Oncologico Masaryk di Brno spesso ospita raccolte d'arte ed esposizioni, per rallegrare la degenza dei ricoverati. Una mostra inaugurata lo scorso 2 giugno, comprendeva quadri di valore, che però il proprietario non si era premurato di assicurare. In seguito al ricovero di una donna Rom, il gallerista e la direzione dell'ospedale hanno concordemente sospeso la mostra sino alla dimissione della paziente, perché: "L'andirivieni dei parenti della paziente, avrebbe potuto anche causare confusioni e turbative"
Tra le voci più critiche contro la decisione dell'ospedale, quella di Jana Hrovathova, direttrice del Museo per la Cultura Rom di Brno.
Dalla mailing list Czech_Roma
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