Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 06/05/2005 @ 12:06:35, in lavoro, visitato 1943 volte)
da Bruno Bartolozzi
La Cgil Milano: "Lavoro-nero e immigrati, controlli nelle aziende non alle frontiere" Si accende il dibattito dopo le affermazioni del generale Pollari (Sismi) secondo il quale per combattere l'immigrazione clandestina occorre debellare la piaga del lavoro nero. Per la Camera del lavoro di Milano è necessario spostare "i controlli dai confini dello Stato al territorio per verificare se le aziende favoriscono l'illegalità". Le reazioni di Ds, Caritas e An
MILANO - "Maggiori diritti per tutti, anche per gli immigrati, equivale ad avere una maggior sicurezza per tutti, residenti italiani compresi. E se lo dice anche il Sismi possiamo stare tranquilli". Marida Bolognesi, deputata Ds, presidente della commissione Affari sociali della Camera nella passata legislatura, commenta l'intervento di Nicolò Pollari (capo del Sismi) apparso sulla rivista del Sisde a proposito di immigrazione. "Va colpito il lavoro nero - sostiene il generale - solo così spezzeremo il legame che alimenta l'immigrazione clandestina". Il dibattito pubblicato da Gnosis e rilanciato da ilPassaporto.it crea attenzione e reazioni.
Bolognesi (Ds): anche i minori penalizzati dalla Bossi-Fini "E' stato messo il dito sulla piaga. Il vero problema è il governo dei flussi e della manodopera - insiste la deputata livornese - Abbiamo una domanda più alta delle offerte regolari. Ed è interessante che chi si occupa di sicurezza veda questa come soluzione. I diritti di cittadinanza , il diritto più in generale nel lavoro, diventa una soluzione ai problemi di sicurezza. E significa che vanno cambiati i termini della questione dei flussi migratori gestita dalla legge Bossi-Fini", insiste Marida Bolognesi che esprime una preoccupazione. "Proprio ieri in commissione infanzia abbiamo saputo del continuo invio alle polizie di altri paesi dei minori non accompagnati. C'è un'applicazione ulteriormente restrittiva della Bossi-Fini fra il comitato minori stranieri e il ministero degli Esteri. I ragazzi di 10-12 anni invece di essere accolti in case-famiglia vengono rispediti ad un mittente. E' un mittente che non offre loro nessun tipo di garanzia. Un altro caso di diritto negato che alimenterà nuove fughe e nuove clandestinità".
Don Colmegna (Caritas): snellire la burocrazia Persino don Virgilio Colmegna della Caritas Ambrosiana è d'accordo con quanto sostiene il generale Pollari: "Io sono convinto che il problema sia quello del lavoro nero. Colpire il lavoro nero significa impedire la moltiplicazione delle cause degli arrivi e delle permanenze irregolari. In generale il problema è quello dell'efficienza degli strumenti legislativi. C'è una differenza importante fra effettive richieste di lavoro e situazione burocratica. A Milano ci vogliono 12 mesi per un permesso di soggiorno, lo rilascia assurdamente la questura che dovrebbe invece occuparsi semplicemente della cause che impediscono il rilascio di un permesso. Va cambiata la legge non tanto in termini ideologici, ma in termini di funzionalità. L'econonia reale trova delle strade che l'ingessamento delle procedure impedisce di tradurle in diritto".
La Cgil: controlli nelle aziende non alle frontiere La Cgil di Milano, dopo aver letto i contenuti del dibattito promosso dai servizi di sicurezza, interviene con una propria posizione politica. E propone. Controlli ispettivi sulle aziende, spostando l'azione di polizia dalle frontiere al territorio. Maurizio Crippa illustra la posizione della Camera del Lavoro milanese: "E’ vero. Il lavoro nero sta alla base dell’illegalità. Siamo favorevolmente impressionati dall’analisi di Nicolò Pollari che individua nel lavoro nero la causa principale dell’illegalità. Se abbandoniamo la visione esclusivamente ideologica e politica della Bossi-Fini (l’immigrazione si controlla bloccando i confini e quindi l’entrate) ci rendiamo conto che la necessità di manodopera a buon mercato favorisce un flusso migratorio parallelo ai flussi (con quote per altro scarse ed irrilevanti rispetto alla domanda). Occorre quindi un controllo ispettivo rigoroso sulle aziende, spostandolo dalle frontiere al territorio, e soprattutto serve una maggiore consapevolezza delle imprese e delle associazioni di categoria, nel ricercare intese con le parti sociali atte a tutelare i diritti delle persone nei luoghi di lavoro applicando i contratti nazionali e favorendo azioni positive nei confronti dei lavoratori di altre culture. Inoltre sarebbe importante intervenire sui criteri di ingresso nel Paese pensando a permessi di ingresso di almeno sei mesi per ricerca lavoro. Così si potrebbe eliminare il mercato nero delle braccia e il conseguente sfruttamento della manodopera gestito da caporali e malavita organizzata".
Prosperini (An): ognuno a casa propria Il consigliere regionale di Alleanza nazionale, Gianni Prosperini, quasi ventimila preferenze in Lombardia nelle ultime elezioni, uno degli uomini che ha raccolto più voti per sostenere il progetto-Formigoni, rappresenta i duri e puri contro gli stranieri. "Io sono contro l'immigrazione, ognuno stia a casa sua. L'immigrazione è eticamente e praticamente dannosa: sia per chi vede arrivare gente di tutti i tipi, sia per chi si muove. E poi questi stranieri vengono solamente per vivere alle spalle degli italiani. A Milano ci sono 200.000 immigrati. Quanti lavoreranno davvero? Mah, non più di 30.000. Il lavoro nero? Lo fanno anche gli italiani e lo promuovono gli imprenditori che guardano al loro profitto. E praticano la delocalizzazione del lavoro. Spostano le fabbriche dove si paga meno la gente. Del resto è un'Europa allargata degli imbecilli. Se si pensa che un mungitore di vacche italiano costa dieci volte un mungitore di vacche polacco... Vediamo alla fine chi ci rimette. Comunque il problema è semplice. C'è lavoro? Quei pochi stranieri che vengono qui a lavorare devono avere un permesso di soggiorno rapido, non aspettare mesi e mesi come accade ora. Più che un permesso di soggiorno deve essere un ticket. Scaduto il contratto, scaduto il ticket e... fuori dalle scatole". (05 maggio 2005 - ore 16.04)
Di Fabrizio (del 12/05/2005 @ 23:35:29, in lavoro, visitato 3861 volte)
... e filosofia, per i nostalgici del quiz Un campo sosta si riconosce dall'odore: può essere il fumo della legna che ti rimane appiccicato ai vestiti, di animali da cortile e bambini piccoli, o di wc intasati e vestiti zuppi. Fango e polvere. Qui il fango era un ricordo, perché i vialetti interni erano asfaltati da anni. Da un paio di mesi sono in corso i lavori di ripavimentazione. Il campo è un cantiere unico, ma tra gli operai che lavorano non conosco nessuno, sono di un'impresa esterna. Gli uomini del campo sono seduti a fumare e a lamentarsi, i più giovani invece fanno a gara con gli operai: il tempo è ancora incerto e stanno riparando i tetti delle loro baracche. Le baracche sono abusive, ma nessuno dice niente, d'altronde qui c'è chi ci abita da 16 anni - e non conosco nessuno che a Milano vivrebbe tutto questo tempo in una roulotte.
Quasi assieme al campo, era nata una cooperativa, formata dai Rom stessi, da volontari, da operatori della scuola e dei servizi sociali. Si era formata con lo scopo preciso di fornire occasioni di lavoro, di operare per la scolarizzazione dei bambini in età scolare, di indire manifestazioni che potessero presentare vari aspetti della cultura e del modo di vita dei Rom. Non è così strano come sembra, immaginare questa cooperativa. Un Rom è abituato a trattare la durata prevista del lavoro e la ricompensa, poi a seconda dell'impegno e del premio coinvolgere altri parenti o conoscenti, oppure chiedere in prestito gli attrezzi necessari a qualche componente della sua famiglia allargata, se non ha attrezzi a disposizione; poi si divide. Come pure, è costume che vecchi e bambini, anche se non fan parte del proprio gruppo ristretto, vengano accuditi in comune quando non siano in grado di essere autosufficienti al proprio sostentamento. Insomma: a parte qualche difficoltà con quote sociali, bilanci e consigli di amministrazione, per loro il concetto di cooperativa è molto più comprensibile che per noi.
Cos'è successo nel frattempo? - a fine 1992, ci fu la prima manifestazione cittadina dei Rom a Milano, per chiedere che il campo venisse attrezzato dignitosamente, dopo 3 anni. La sera stessa, si finì in TV a Milano-Italia di Gad Lerner. Il campo venne sistemato; - fu stipulata una convenzione per il trasporto degli alunni alla scuola dell'obbligo. I ragazzi iniziarono a frequentare la scuola media. La convenzione non è stata più rinnovata; - attività para-scolastiche all'interno del campo: doposcuola, scolarizzazione per adulti. Animazione per ragazzi e sportiva. Nessuna convenzione viene rinnovata da due anni; - vari corsi di formazione professionali: operatori del verde, lavorazione del rame, produzione tessuti batik; richieste varie di commercializzazione di quanto autoprodotto; - installazione di serre all'interno del campo. In abbandono; - corso di informatica e primo bollettino Rom con redazione interna. Non è più finanziato; - affido di minori dall'istituto Beccaria, per reinserimento sociale e famigliare. Interrotta per mancanza di attività curricolari... ... perché a distanza di anni, l'unica convenzione rimasta "era" quella per il mantenimento del verde e la potatura delle piante in alcuni giardini comunali. Ci lavoravano 4/5 persone, 2 soli mesi all'anno. Da quest'anno, anche di quello non si sa più niente.
Ho capito: si fa prima a dire cosa è rimasto: La vecchia e cara "ARTE DI ARRANGIARSI" Un serbatoio di professionalità inespresse per: - lavori di giardinaggio (compreso piantumazione, concimazione, abbattimenti, lavori da serra); - squadre per lavori di traslochi, imbiancatura, muratura; - pulizie civili e industriali; - e poi ci sono idraulici, piastrellisti, saldatori, portinai... meglio che niente! Contattatemi!
Domanda: ma come è potuto succedere? Magari dipende dalle persone, o dalla politica... se ne parla da tempo e forse ho perso il filo del discorso. Questa gloriosa cooperativa, ha avuto secondo me un grande difetto: legarsi a un grande, unico cliente. Finendo per dipendere dai suoi "mal di pancia". Questo cliente è il Comune di Milano, che ha fatto (sicuramente) cose buone e altre meno. Ad esempio, ha "usato" la cooperativa per incentivare la presenza dell'obbligo, o ha dato lavoro agli adulti. Ma nel contempo, l'ha "usata" anche per avere servizi di buon livello a prezzi stracciati, scaricandola quando trovava qualcuno a cui subappaltare questi servizi che fosse ancora più disperato, o quando il ragionamento era di mera opportunità politica. Quando ne parlo al campo, insisto: "Cercate altri committenti, offritevi al privato!". La risposta è che loro per primi non credono che i privati si fidino di loro. Il peggio (è sempre la mia opinione) è che si siano abituati ad avere qualche contentino a poco prezzo, e la maggior parte degli adulti in età di lavoro abbia perso la capacità tipica del nomade, del sapersi adattare a seconda delle circostanze e inventarsi il lavoro. Non è la disperazione della recente lettera dal Canada. Per questi Rom, cittadini italiani a tutti gli effetti, forse è peggio: una vita ad aspettare, in un lager carino fuori dalla città, senza memoria di cosa siano e senza voglia per cambiare.
Tranquilli: qualcuno ce la fa sempre - è provato dalle statistiche! Per esempio la casa: piano piano, senza che nessuno se ne accorga, le famiglie dai campi finiscono nelle case popolari. I miei amici della PadaniaOnLine rivendicano di essere stati i primi a chiedere la chiusura dei campi. Posso dirgli bravi? ...se insieme all'onore si accollano anche gli oneri. Un conto è avere qualche famiglia che fa domanda di casa popolare, un altro "chiudere i campi". Lo scrivo, pensando a noi sedentari: che senso avrà dare la casa a chi non può mantenerla, se non si progettano politiche di supporto? Tanto i problemi, resteranno in quelle periferie già avvelenate dalla convivenza nella miseria.
Sì, lo so, sono il solito ipercritico. E voi invece sarete pazienti, perché manca ancora un pezzo a questo puzzle, che chiameremo Ziganopoli. Ziganopoli, non è solo il campo, è tutta l'industria che ci gira attorno. Ziganopoli, è dare lo spazio dove vivere e togliere poco per volta la possibilità di essere autonomi, per finire nel girone di quel purgatorio che è l'assistenza, ad aspettare qualcuno che risolva i problemi. E' anche isolamento forzato, in maniera fisica rimbalzando tra campi e periferie già a rischio di loro. Ma... non è tutto. L'isolamento può anche essere mediatico: cosa c'è di + adatto di un popolo tenuto isolato e temuto, per costruirci la PICCOLA INDUSTRIA dell'esperto che parla di loro? Oppure dei quintali di libri e film scritti NON da loro? La stampa, la pubblicità legate a questi eventi. I dibattiti sui Rom e Sinti a cui loro non vengono invitati? (a meno che non siano persone eccezionali o abbiano assistito a fatti eccezionali). A cui non vengono chiamati neanche per montare/smontare le strutture o occuparsi del catering? Pensate a quanti sociologhi, scrittori, filmaker disoccupati, se solo ci fosse un sociologo, uno scrittore, un regista Rom. Magari, basterebbero solo qualche imbianchino e qualche giardiniere in +, per fermare questa "esposizione della povertà altrui"!
Io ipercritico? Fate i bravi e ripensate alla scena iniziale. Vi rioffro la mia piccola soluzione: LAVORO CERCASI! - lavori di giardinaggio (compreso piantumazione, concimazione, abbattimenti, lavori da serra); - squadre per lavori di traslochi, imbiancatura, muratura; - pulizie civili e industriali; - e poi ci sono idraulici, piastrellisti, saldatori, portinai... (with a little help by my friends) Contattatemi! Dimenticavo: a buon rendere!!
Di Fabrizio (del 28/05/2005 @ 18:38:38, in lavoro, visitato 2353 volte)
Il Partito Democratico dei Rom rivolge un appello a favore di uno suoi membri.
Muhamed Osman possedeva una bancarella in Dusanova bb, all'ingresso del mercato di Bajlonijeva. Era l'unica fonte di reddito per la sua famiglia, composta da 11 persone. Il comune di Stari Grad ha deciso di negargli il rinnovo della licenza di sosta, e rimuovendo il banchetto la sua famiglia non ha più possibilità di vivere. Sottolineiamo che è già la terza bancarella rimossa dal comune.
Mentre la Comunità Europea promuove il Decennio dei Rom, il governo continua con le discriminazioni nei confronti dei Rom, rendedo loro difficile ogni forma di sostentamento autonomo. Abbiamo anche provato a contattare il Ministero per i diritti umani e le minoranze, ma senza ottenere aiuto ed il sindaco rifiuta di riceverci.
Vi chiediamo di aiutarci scrivendo la vostra protesta a:
Emina Ajdini
General Secretary of Democratic Party of Roma
Di Fabrizio (del 03/06/2005 @ 00:17:11, in lavoro, visitato 4170 volte)
Da: emilia.net
Tra Bologna e Piacenza 19.000 ore di formazione per giovani zingari sinti e rom. E arrivano 35 contratti. I lavori più gettonati? Meccanico, barista e parrucchiera
BOLOGNA (31 mag. 2005) - Centoventiquattro giovani sinti e rom coinvolti, di cui 76 hanno svolto percorsi formativi, 48 hanno avuto proposte di lavoro e 35 hanno firmato un contratto lavorativo. Sono i risultati del progetto dell'Iniziativa Comunitaria Equal di riqualificazione e recupero professionale delle popolazioni zingare: "A kistè ki braval an u lambsko drom - A cavallo del vento verso il lungo cammino", che verranno presentati oggi in un seminario presso il Teatro Testoni di Bologna. Il progetto, primo e finora unico in Italia, si è concluso a maggio 2005 dopo tre anni di sperimentazione ed è stato realizzato con il contributo di una partnership costituita da enti locali, enti di formazione, scuole, università, associazioni imprenditoriali e sindacali, associazioni di volontariato. Le comunità Sinti/Rom interessate sono state 10, situate a Bologna (Ada Negri, Pianazze, Trebbo, quartieri Navile e Borgo Panigale), in provincia di Bologna (Casalecchio e Malalbergo) e a Piacenza (campo Le Mose). L'esperienza ha visto inizialmente coinvolti 124 zingari di età compresa tra i 15 e i 30 anni. Di questi 99 sono di Bologna, 25 di Piacenza; 88 sono sinti e 36 rom. Tra i 124 ragazzi e ragazze, ben 76 sono stati protagonisti di percorsi di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro. Dei 76 zingari "formati" 40 sono sinti italiani e rom abruzzesi, mentre 36 sono rom slavi; 40 sono donne e 36 uomini. Oltre al recupero della scolarità e all'insegnamento della lingua italiana, i corsisti hanno seguito lezioni per alcune professioni specifiche: ciclo-motoriparatore, barista, parrucchiere, elettricista, carrozziere, muratore, igiene e sicurezza ristorazione, assistente al trasporto scolastico, addetto preparazione pasti. In tutto sono state svolte oltre 19.000 ore di formazione (30% in aula, 70% in stage). Dopo la formazione, per alcuni zingari l'esperienza è proseguita con l'avviamento e la ricerca attiva di un posto di lavoro. Sono arrivate 48 proposte di lavoro di cui 35 si sono concretizzate in contratti, mentre 13 non sono state accettate dai sinti e dai rom per diversi motivi. Dei 35 contratti di lavoro 3 sono a tempo indeterminato, 18 a tempo determinato, 5 apprendistati e 7 contratti a progetto o collaborazioni. I lavori più "gettonati" sono stati meccanico, barista e parrucchiera. Inoltre durante il periodo del progetto un rom abruzzese ha creato un'impresa individuale nel settore del commercio. Per facilitare i rapporti e creare un clima di fiducia tra i sinti/rom e gli operatori della formazione, ci si è avvalsi nelle azioni del progetto di 11 "facilitatori" (1 rom slavo e dieci sinti, di cui 3 donne) che hanno effettuato azioni di collegamento, garantendo ad esempio il trasporto e l'accompagnamento presso le sedi formative, soprattutto alle donne, "Al di là dei risultati – ha affermato Cecilia Vicentini, responsabile del progetto - la sensibilizzazione delle comunità sinte e rom e le significative esperienze di formazione e di inserimento lavorativo del progetto hanno permesso l'avvicinamento di queste popolazioni al mondo della formazione e del lavoro. Ciò ha portato anche alla mobilitazione di sinti e rom non direttamente coinvolti come destinatari del progetto, i quali hanno richiesto di partecipare a corsi di formazione o si sono attivati per la ricerca attiva del lavoro. Questo risultato indotto testimonia che i beneficiari del progetto non sono stati solo i destinatari diretti, ma le comunità sinte e rom nel loro complesso". Inoltre le azioni di sensibilizzazione sulle problematiche dei sinti e dei rom rivolte al mondo della formazione, del volontariato e delle imprese hanno aumentato la consapevolezza di queste realtà circa la necessità di intervenire con azioni mirate a sostegno dell'inclusione sociale di queste popolazioni. L'esito è stato una serie di proposte progettuali scaturite da reti di partner di Bologna e Piacenza, ma anche di Parma, Modena e Reggio Emilia.
Di Fabrizio (del 21/06/2005 @ 21:33:53, in lavoro, visitato 1840 volte)
presentazione del programma di inserimento lavorativo di persone Rom impegnate in un progetto per la raccolta dei rifiuti ingombranti
’Assessore alle Politiche Sociali Raffaela Milano, il presidente dell’Ama Massimo Tabacchiera, gli Assessori Comunali Paolo Carazza (Politiche del Lavoro) e Dario Esposito (Politiche dell’Ambiente), la vicepresidente della provincia di Roma Rosa Rinaldi e gli Assessori Provinciali Gloria Malaspina (Politiche del Lavoro), Claudio Cecchini (Politiche Sociali), presentano “Roma cistì”, progetto di inserimento socio-lavorativo per persone Rom finalizzato alla raccolta ed al riciclaggio dei rifiuti ingombranti, realizzato in collaborazione con l’Associazione Opera Nomadi e la cooperativa sociale Praliphé
Alla presentazione intervengono fra gli altri il direttore della Caritas Diocesana Monsignor Guerino di Tora ed i rappresentanti di Legambiente Lazio e di C.E.U. - Centro Ecologia Umana)
MERCOLEDI’ 22 GIUGNO – Ore 12.00
SALA DELL’ARAZZO - CAMPIDOGLIO
Di Fabrizio (del 10/07/2005 @ 14:10:26, in lavoro, visitato 2404 volte)
Non ricordo il periodo preciso, credo all'inizio degli anni '90. Lavoravo in una ditta di costruzioni, edilizia specializzata, con cantieri sparsi in tutto il mondo e allora circa 2000 dipendenti: "un'aristocrazia operaia" che proveniva soprattutto dal Veneto, dalla Puglia, dalla Calabria e dagli Abruzzi, a cui andavano affiancandosi sempre più numerosi manovali e tecnici stranieri. Tangentopoli si sarebbe presentata da lì a poco. Fu allora che la nostra commissione interna siglò l'accordo per la tutela degli operai stranieri nei nostri cantieri in Italia e all'estero. Il primo accordo in tal senso.
Allora ero nel Consiglio di Fabbrica: l'intesa nacque dopo una mia risposta "pepata" al rappresentante della direzione. Per stendere i punti principali di un argomento che non era neanche all'ordine del giorno, impiegammo 5 minuti, e poi altre due settimane per tradurli in burocratese. Nella commissione interna i compagni non erano tutti della stessa opinione: c'era chi diceva che tanto non avrebbe funzionato e chi preferiva che si fosse aspettato per un accordo provinciale.
Durante le trattative conobbi dei sindacalisti albanesi: così diversi dall'iconografia socialista dell'Albania di allora e anche da quegli sbandati che si trovavano nei pressi della stazione centrale. I primi albanesi con cui andavo d'accordo.
Leggo su Stranieri in Italia
Edilizia Un operaio su cinque è straniero Si infortunano di più, ma guadagnano meno dei loro colleghi italiani. Rapporto Ires-Cgil
ROMA - I lavoratori stranieri sono ormai protagonisti nell'edilizia. Nel 2004 dei 508.752 addetti del settore, circa un quinto (95.000 dipendenti) erano stranieri, con punte che sfiorano il 50% in alcune aree.
Lo rivela il primo rapporto dell'osservatorio sui lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni edili dell'Ires-Cgil, presentato nell'ambito della II assemblea nazionale dei lavoratori stranieri della Fillea-Cgil. Crescono a ritmo sostenuto anche le imprese di costruzione guidate da extra-comunitari: nel primo trimestre 2005 risultavano iscritte al registro circa 48.681 imprese individuali a titolarità non comunitaria, il 27,3% in più rispetto all'anno precedente.
La banca dati dell'Inps evidenzia come nel corso degli ultimi due anni il numero dei lavoratori non comunitari del settore delle costruzioni è praticamente decuplicato. "Non è difficile immaginare - si legge nel rapporto - che in pochi anni il peso dei lavoratori immigrati assumerà una valenza sempre maggiore.
I lavoratori edili stranieri svolgono per la maggior parte "attività a minor apporto qualitativo della manodopera". Vengono infatti utilizzati "soprattutto nelle mansioni più dure e meno retribuite": "il 67% degli stranieri nel 2004 ha lavorato come operaio comune rispetto al 37% dei lavoratori totali, inoltre, gli operai specializzati e di quarto livello rappresentano il 9% della forza lavoro straniera a fronte del 30% della forza complessiva".
Viste le mansioni che ricoprono, questi lavoratori sono più esposti agli incidenti. Il tasso di incidenza infortunistico registrato lo scorso anno fra i lavoratori non comunitari è superiore di circa il 50% rispetto a quello medio nazionale (circa 65 casi contro 42 ogni 1.000 occupati). In particolare, quasi un quinto degli infortuni registrati nel 2004 nel settore delle costruzioni ha colpito lavoratori non comunitari.
I lavoratori edili non comunitari emersi con la regolarizzazione avviata nel 2002 guadagnano in media, rispetto alla retribuzione media pro capite dei dipendenti totali, il 24% in meno rispetto agli addetti dipendenti complessivi del settore. Confrontando invece le retribuzioni lorde dei lavoratori non comunitari già regolari con quelle dei dipendenti complessivi, i differenziali retributivi si riducono al 20%.
"In definitiva, - precisa il rapporto Ires-Cgil - analizzando la retribuzione di fatto di un operaio di terzo livello la differenza fra un operaio italiano, un immigrato regolare ed un immigrato 'neo-regoalrizzato' è questa: il primo percepirà circa 19.869 euro per 13 mensilità, il secondo circa 15.895 ed il terzo circa 15.100 euro".
(8 luglio 2005)
Settembre 2004: Esce un'indagine CGIL, ma le cronache sono piene delle notizie sul rapimento di Simona Pari e Simona Torretta. Anche nell'europea Milano sta prendendo piede il fenomeno caporalato. La mattina prima dell'alba, prima di essere assediato dal traffico, piazzale Lotto si anima di immigrati e strani arruolatori. Attorno, la zona è un fiorire di cave, spedizionieri, i cantieri del nuovo polo fieristico, ma anche villette signorili e l'ippodromo, dove qualche lavoro a giornata si può sempre trovare. A due passi l'ambasciata rumena. Molti di quanti cercano un lavoro, arrivano dai vicini insediamenti di via Barzaghi-Triboniano e campi clandestini lì attorno, ma ci sono macchine e pullmini con targhe di Reggio Emilia, Como, Bergamo...
Campioni senza dimora pag.56
"Oggi un muratore guadagna dai 70 ai 150 euro al giorno - racconta Irinel -i rumeni hanno preso il posto della gente del Sud Italia.I capicantiere sono quasi tutti italiani, ma sotto la manovalanza parla spesso la mia lingua. Puoi entrare in una squadra di altre tre persone e in un anno e mezzo, se lavori bene e ti fai vedere, puoi diventare caposquadra cominciando a impastare la sabbia per fare il cemento". Le squadre sono pagate spesso a cottimo, ovvero a metro quadro. " Col lavoro a cottimo più metri fai, più ti spezzi la schiena e più sei pagato". Secondo Irinel, una buona media ti può portare a fare 150 o 200 metri quadri in un giorno, cosa impossibile se lavorassi a giornata perché penseresti alla tua schiena e alle tue gambe. Un tanto al metro, e ti massacri contento.
Dove si trova:
- Nelle migliori librerie (feltrinelli, libraccio e altre...)
- Dai venditori di strada di Terre di mezzo
- Nelle botteghe del mercato equo
- Presso l'associazione MultiEtnica2001
- ...o richiedere QUI
Di Fabrizio (del 24/07/2005 @ 14:20:18, in lavoro, visitato 1868 volte)
da: http://www.bandieragialla.it/articolo/1877.html
La sicurezza sul lavoro, in tredici lingue Dall'Api un cd-rom che permette agli stranieri di conoscere la legge 626 nella loro lingua d'origine di Annalisa Bolognesi
Per promuovere la sicurezza sul lavoro, l'Api, (associazione piccole e medie industrie di Bologna), ha creato un cd-rom con la traduzione in 13 lingue della legge 626. Grazie a questa iniziativa, realizzata mediante il contributo della Camera di Commercio, anche gli stranieri potranno conoscere le norme in materia di tutela, sicurezza e prevenzione sul lavoro nella loro lingua d’origine.
Gli stranieri rappresentano infatti, per la città di Bologna, un'importantissima forza lavoro, ma, anche a fronte dei dati trasmessi recentemente dall'INail, sono anche tra le categorie più a rischio per quanto riguarda gli infortuni, per via dellle barriere linguistiche, ma anche per la ridotta percezione dei rischi dovuta alle diverse culture e abitudini. "La comprensione - ha spiegato il presidente dell’Api, Paolo Mascagni, alla conferenza di presentazione del progetto - è infatti uno dei problemi principali nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratore straniero; questo può comportare dei rischi per quanto concerne la sicurezza. Una buona integrazione lavorativa deve garantire all'immigrato proprio la possibilità di conoscere leggi e regole."
Il cd-rom, che è già stato fornito alle 1.600 aziende associate all'Api, è diviso in 15 schede: la prima illustra in generale la legge 626/94 (le misure di tutela, gli obblighi del datore di lavoro, i diritti e doveri del lavoratore,...), mentre le altre trattano i pericoli specifici come ad esempio i rumori, la movimentazione dei carichi e la prevenzione. Al momento contiene traduzioni in albanese, arabo, bengali, croato, filippino, francese, inglese, punjabi, rumeno, serbo, singalese, spagnolo e tedesco, ma, in caso di ulteriori necessità potrebbero essere aggiunte altre lingue.
Informazioni Api Bologna, tel. 051/63.17.111
Da Sucar DromPROGETTO LAVORO A FAVORE DELLE FAMIGLIE SINTE E ROM DI MANTOVA
Le attuali attività economiche delle famiglie Sinte e Rom sono estremamente varie e mutevoli: esse cioè sono plurime in un dato momento per il medesimo individuo, e tanto più lo sono per l’insieme degli individui che cambiano nel tempo. Gli individui agiscono all’interno della famiglia che è agente nei rapporti interni ed esterni al proprio gruppo sociale. Nella cultura sinta e rom il lavoro è inteso come collaborazione tra i singoli individui che appartengono sia al nucleo familiare sia alla famiglia allargata. Ci sono attività tradizionalmente e largamente esercitate: il recupero dei materiali ferrosi e la loro vendita; i mestieri dello spettacolo viaggiante (giostrai, ecc); la vendita ambulante (centrini, calze, scope, bonsai, fiori, ecc.); lavori agricoli stagionali (soprattutto raccolte); vendita di poveri lavori artigianali (le bottiglie di vetro modellate a fuoco), ecc. Ci sono nuove attività: commercio d’auto usate, antiquariato, manovalanza nell’edilizia, pulizie, ecc. ...
Riferimenti
Di Fabrizio (del 23/08/2005 @ 11:48:12, in lavoro, visitato 1775 volte)
I Rom della Turchia, in movimento
La comunità Rom della Turchia mostra segnali di una sempre maggiore consapevolezza della propria cultura e dei propri diritti, attraverso la creazione di organizzazioni e gruppi di interesse. Un movimento che i ricercatori paragonano a quanto avvenuto in altri Paesi europei negli anni ‘70
Di Yigal Schleifer, per EurasiaNet, 22 luglio 2005 (titolo originale: "Roma rights organizations work to ease prejudice in Turkey") Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Di Fabrizio (del 30/09/2005 @ 19:42:02, in lavoro, visitato 2799 volte)
Da Unione Tarna Rom
Presentato il 23 settembre il piano dell'associazione giovanile Tarna Rom, per
mediatori socio-sanitari. Durante la conferenza di presentazione sono
intervenuti rappresentanti del Consiglio d'Europa e del ministero della Sanità
e Protezione Sociale e dell'Ufficio per le Relazioni Interetniche della
Repubblica di Moldavia. Erano presenti anche i mediatori socio-sanitari e i
coordinatori medici distrettuali
Contact persons:
Mr. Marin ALLA, project director, president of Tarna Rom
Mrs. Ludmila Bogdan, project coordinator, chief of the Department of Health - Tarna Rom
Tarna Rom: Vasile Alecsandri str. 1, off. 706, Chisinau, Republic of Moldova
tel./fax + 373 22 208 966/208 965
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