Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Corriere della Sera Sgomberi e crisi: a Milano aumentano i ragazzi in
difficoltà. Eppure in alcuni casi basterebbe poco
MILANO - L'elenco dei desideri di Cristina ha solo un punto: "Numero uno, la
scuola". Quello che ti piace di più? "La scuola". E poi? Concede: "La maestra".
Per tornare subito al principio: quello che hai perso nell'ultimo sgombero? "La
scuola". Si può continuare con le domande, la risposta è sempre la stessa.
Da quando Cristina, due anni fa, ha scoperto banchi, libri, compagni di classe e
soprattutto insegnanti, non vuole altro. Il suo cruccio, ora che vive in strada,
da un giardinetto a un parcheggio, in movimento continuo, è aver perso un mese
di lezioni, e non avere la certezza di riuscire a seguirne ancora.
LA CARTELLA A SCUOLA - L'elenco degli sgomberi di Cristina ha 19 punti.
Ne aveva letti 17 la maestra Flaviana Robbiati al programma di Fabio Fazio e
Roberto Saviano "Vieni via con me". Da allora, tre settimane fa, la bambina e i
suoi parenti, rom romeni, sono stati allontanati altre due volte, l'ultima
giovedì. E ora si aggirano a bordo di un camioncino aperto, in un quartiere a
Nord di Milano. Il totale fa 19 sgomberi in un anno, da quando a novembre 2009 è
stato smobilitato per la prima volta l'accampamento abusivo di via Rubattino.
Cristina era stata iscritta nel 2008 alle elementari di via Cima, in zona
Lambrate, e col nuovo anno scolastico era in "quinta A - rivendica con un certo
orgoglio - con Linda e Marco", a quanto pare i più simpatici tra i compagni. Ora
che è a Nord, servirebbe il nulla osta per il trasferimento, ma se poi si sposta
ancora? La cartella nel dubbio è rimasta in via Cima, perché già due volte è
andata persa tra ruspe e vigili, una volta per la verità ha pure preso fuoco nel
campo. Per sicurezza ora è custodita dalla maestra Loredana.
QUEI PELOUCHE DIMENTICATI - Ai giocattoli ci ha già rinunciato. Dieci
anni compiuti lo scorso 30 ottobre, Cristina ha maturato un certo distacco coi
pupazzi e gli orsacchiotti, dopo aver perso le sue cose in uno dei numerosi
accampamenti che ha cambiato. E quando riceve in regalo una volpe di peluche, la
tiene un po' e poi la passa alla sorellina di due anni. Altra cosa che ha
smarrito in uno dei numerosi "traslochi", e che ci vogliono soldi e tempo per
rifare, è il passaporto. Il problema ovviamente è a monte, nei soldi. Papà
Costel, già nonno a 46 anni, si dispera per questa figlia che vuole andare a
scuola e lui non è in grado di mandarcela. Anche perché vagare significa avere
poche cose, e acqua scarsa. "Le hanno detto che puzza, io ho vergogna per lei".
Che nonostante gli stenti cerca di vestirsi bene, degli stivali di gomma blu
lucidi, un jeans che le ha passato la zia con una cintura di paillettes verde
acqua, un giubbino arancione senza maniche che non sembra l'ideale per la neve,
ma è pulito e le sta bene. In Rubattino andava alle docce della parrocchia e
della polisportiva, e aveva i capelli sciolti e puliti. "Qui c'è l'acqua calda",
dice Cristina entrando in un bar. Pizza e Coca Cola e poi molte volte a usare il
rubinetto della toilette. Sotto la pioggia, senza un tetto, si finisce per
appassionarsi a cose che per altri sono scontate. Non è una vita facile, e il
papà lo sa.
MAESTRE E MAMME MOBILITATE - "Costel lavora per una cooperativa edile -
spiegano Stefano e Tamara della Comunità di Sant'Egidio, che seguono la famiglia
-, un pochino guadagna, ma il problema è, per lui come per altri casi simili, un
avviamento all'autonomia abitativa che passi da un affitto calmierato". Insomma,
trovare una casa. Anche nelle sue condizioni, senza busta paga e senza domicilio
fisso, e con i pregiudizi nei confronti dei rom che è inutile negare. Una prima
soluzione concreta, propongono da Sant'Egidio (insieme alle maestre e alle mamme
dei compagni di classe), potrebbe essere una borsa di studio per Cristina. Un
assegno mensile legato alla frequenza scolastica della bambina che nei fatti
diventa anche un aiuto alla famiglia e innesca un circolo virtuoso. "Nessuno
vuole difendere gli accampamenti rom - dice Stefano - ma è sbagliato pensare che
queste persone vogliano essere "nomadi". Desiderano invece integrarsi, e le
esperienze che abbiamo fatto con altre famiglie lo dimostrano". Di avviso
diverso l'amministrazione milanese, soprattutto il vicesindaco con delega alla
Sicurezza Riccardo De Corato, per il quale i rom hanno dimostrato incapacità a
inserirsi, propensione alla delinquenza e dovrebbero "tornare a casa". E anche
lui ha delle prove a sostegno della sua posizione.
"VOGLIO FARE LA DOTTORESSA" - Tenendo da parte le polemiche, restano le
giornate al freddo di Cristina, e la sua incredibile voglia di scuola. "Sono
bambini deprivati da molti punti di vista - riflette Silvia Borsani, che è stata
la sua maestra durante uno dei molti spostamenti -. La scuola diventa un luogo
importante, dove si ha l'occasione di imparare e di costruire un futuro diverso
da quello delle proprie madri. Il luogo dell'amicizia, del gioco e della
possibilità di tornare a fare i bambini. E anche il luogo delle regole, dove si
apprendono gli elementi fondamentali della convivenza civile. Dove Cristina può
dire "da grande voglio fare la dottoressa" (parole sue) e avere la speranza che
si avveri.
IL SOSTEGNO DEL NON PROFIT - Un caso come quaranta altri bambini del
gruppo di rom più o meno identificati con il vecchio insediamento di Rubattino,
scolari che fanno fatica a raggiungere la scuola e che vivono in condizioni
estreme. Può essere un inizio. Per partecipare alla raccolta fondi per una borsa
di studio a Cristina si può scrivere o telefonare:
santegidio.milano@gmail.com;
02.86.45.13.09 (risponde una segreteria). Oppure fare un bonifico all'Iban:
IT73J0200801739000100909828, causale: borsa di studio bambina rom.
Alessandra Coppola