Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/02/2008 @ 09:08:25, in Regole, visitato 2842 volte)
Da
European Jewish Congress
Il Parlamento ungherese ha votato una legge contro le affermazioni razziste.
Secondo la nuova legge votata lunedì scorso, l'uso di discorsi razzisti è
punibile con sino a due anni di prigione.
"Offendere qualcuno pubblicamente con espressioni riferite al suo gruppo
etnico, sociale o nazionale in Ungheria è definito come atto punibile," dice un
rapporto sulla nuova legge.
La proposta, preparata e spinta dal Partito Socialista al governo, è
disegnata per punire non solo i discorsi e le espressioni di odio, ma anche
l'uso del saluto nazista. L'ultimo elemento sembra apparentemente diretto contro
il nuovo gruppo razzista e fascista, la
Magyar Garda.
La legge a lungo attesa, passata all'unanimità in Parlamento, è stata
rifiutata tre volte dalla Corte Costituzionale, che ritiene la libertà di parola
più importante del fermare le affermazioni razziste.
Il presidente ungherese Laszlo Solyom ha appoggiato l'opinione della Corte
Costituzionale, affermando che non c'è bisogno di una nuova legge, dato che il
vecchio codice legale può affrontare i crimini legati al razzismo.
Di Fabrizio (del 26/02/2008 @ 08:10:08, in Italia, visitato 2907 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
PER LA CANDIDATURA DI DIJANA PAVLOVIC ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE
Noi sosteniamo la Sinistra l’Arcobaleno e l’idea di un nuovo soggetto politico
unitario di sinistra che raccolga le istanze di giustizia e uguaglianza della
società italiana.
In questa società crescono le differenze tra chi è povero e chi è ricco, tra chi
ha tanti privilegi e chi è senza i diritti elementari come il lavoro, la casa.
In questa società crescono le insofferenze verso le persone che vengono da
altri Paesi spinte dalla necessità di sopravvivere e crescono il pregiudizio e
l’odio contro chi è considerato troppo diverso per cultura, religione e
tradizioni. Questo pregiudizio e questo odio sono fomentati da una campagna che
fa della sicurezza garantita da leggi speciali il proprio tornaconto politico
dimenticando che solo la sicurezza economica e sociale, la tolleranza e il
rispetto tra i diversi possono garantire pace e serenità a una comunità.
Questo pregiudizio e questo odio colpiscono in modo particolare il popolo Rom,
una minoranza che conta in Italia 180.000 persone, metà delle quali cittadini
italiani, ma cittadini privati dei diritti fondamentali della cittadinanza, cosa
che non favorisce la loro partecipazione alla cosa pubblica.
Noi pensiamo che le prossime elezioni politiche italiane devono rafforzare la
presenza in Parlamento della parte politica che combatte contro le ingiustizie
sociali, le discriminazioni, il pregiudizio e il razzismo e crediamo che sia
importante che chi opera concretamente con questo impegno nella nostra società
debba rappresentare direttamente queste istanze.
La Sinistra l’Arcobaleno per noi rappresenta entrambe queste esigenze:
rafforzare la difesa dei diritti e il rifiuto delle discriminazioni economiche e
sociali e rendere possibile la partecipazione diretta di chi questa battaglia la
persegue concretamente sul territorio, nella società.
Per questo noi proponiamo alla Sinistra l’Arcobaleno di accogliere nelle proprie
liste Dijana Pavlovic, rom serba, cittadina italiana, impegnata, nella sua
attività di attrice e in quella civile quotidiana, nella battaglia contro tutte
le forme di pregiudizio e di razzismo, in particolare quelle che colpiscono il
suo popolo, l’anello più debole della catena sociale contro il quale si sfogano
le ansie, le insicurezze di una società sofferente di ingiustizia, precarietà e
diritti negati.
Breve curriculum di Dijana Pavlovic
Nata in Serbia l’11.11.1976, laureata presso la Facoltà di Arti drammatiche
di Belgrado, è cittadina italiana dal 1999.
Candidata alle elezioni comunali di Milano del 2006 nella lista Uniti con Dario
Fo per Milano, dopo i fatti di Opera, nel gennaio 2007 è tra i promotori della
Rete Nopattodilegalità che raccoglie associazioni, comitati, esponenti della
società civile contro il Patto di legalità e socialità del Comune di Milano che
sottopone a un doppio regime legale i cittadini Rom. Con questa rete organizza
per il 2007 iniziative – come la grande partecipazione dei Rom al corteo del XXV
Aprile – e sostegno alle condizioni di precarietà dei Rom (a Milano circa 40
sgomberi in un anno).
Nell’ottobre 2007 con lo sciopero della fame contro il Comune di Milano
favorisce la costituzione di un tavolo - che raccoglie le associazioni e il
sindacato milanesi – che elabora una piattaforma di intervento sulla questione
Rom.
Contribuisce a costituire il Comitato Rom e Sinti insieme, prima forma di
autoorganizzazione dei Rom. Per nome di questo Comitato interviene alla
Conferenza europea sulla popolazione rom organizzata dai ministeri degli Interni
e della Solidarietà sociale, il 22, 23 gennaio 2008 e alla audizione del
Comitato dell’ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale, a Ginevra
il 20 e il 21 febbraio 2008.
Sul piano artistico e culturale – con una carriera in Italia di attrice di
teatro, cinema e tv – nel 2006 è coautrice e protagonista di Porrajmos, azione
scenica con testi e musiche sullo stermino dei Rom; coautrice e protagonista di
Rom Cabaret, spettacolo costruito con testi della poesia popolare, canzoni e
racconti della cultura rom che rappresenta in diverse realtà; promuove e anima
la Settimana Rom nell’ottobre 2007 a Milano; in occasione della giornata della
memoria, febbraio 2008, organizza con la casa della cultura di Milano una
iniziativa con testimonianze dello sterminio di ebrei e “zingari”, infine è
attiva in tutte le occasioni di dibattito sul territorio nazionale sul tema
della discriminazione e della questione Rom.
***
per aderire all'appello ***
Di Fabrizio (del 26/02/2008 @ 09:20:01, in lavoro, visitato 2998 volte)
Da
Slovak_Roma
Il prodotto nazionale lordo della Slovacchia è cresciuto del 14% nell'ultimo
quadrimestre del 2007, ma pure la disoccupazione sta crescendo per la prima
volta.. "E' un fenomeno interessante. Finalmente gli investitori hanno preso il
toro per le corna, ma stanno cercando impiegati invano," scrive Lubos
Palata, sulla debolezza dell'economia e della società slovacca. "La vasta
maggioranza di un quarto di milione di persone che non trovano lavoro sono Rom.
Per i Rom slovacchi che "mancano di formazione e qualificazione" non c'è lavoro,
anche se tutte le compagnie multinazionali stabilissero un ramo in Slovacchia.
E' tempo per questo paese, con la sua nuova salute, di migliorare la situazione
della propria minoranza rom. Almeno un decimo di quello che è speso per le nuove
autostrade sia dedicato a loro."
Lidove noviny
Di Fabrizio (del 27/02/2008 @ 08:53:02, in sport, visitato 2693 volte)
AGI News On
I ROS DEI CARABINIERI: "ESTREMISTI DI DESTRA DELLA ROMA E DELLA LAZIO"
"E' un gruppo riconducibile agli ambienti dell'estremismo di destra e delle
tifoserie calcistiche ultras della capitale sia della Roma sia della Lazio".
Cosi' il colonnello Mario Parente vicecomandante dei Ros definisce, in
un'intervista al Gr, i destinatari dei provvedimenti restrittivi decisi dalla
procura di Roma nei confronti di venti neofascisti tifosi ultra della Roma e
della Lazio. "L'attivita' - prosegue Parente - e' stata avviata nel giugno dello
scorso anno a seguito di una violenta aggressione di alcuni spettatori di un
concerto tenuto nel parco di Villa Ada. Le indagini si sono basate su prolungate
attivita' tecniche e hanno consentito di documentare pressoche' in tempo reale
la pianificazione di spedizioni punitive in campi nomadi e nei confronti di
cittadini romeni come forma di ritorsione dell'omicidio di Giovanna Reggiani".
"Era un gruppo stabilmente organizzato dedito al compimento di azioni violente
con finalita' - ha concluso Parente - sicuramente eversive e anti-istituzionali".
(AGI) - Roma, 26 febbraio -
Di Fabrizio (del 28/02/2008 @ 09:21:44, in Europa, visitato 2623 volte)
Gli aborigeni australiani hanno recentemente ricevuto le scuse del governo
di Canberra per le discriminazioni del passato. Una vicenda che ricorda quella
degli Jenisch, il popolo nomade della Svizzera.
Originari soprattutto dall'Europa dell'Est, gli Jenisch sono stati riconosciuti
quale minoranza nazionale dopo il periodo buio del secolo scorso. Il passaporto
elvetico non garantisce però loro pieni diritti.
La comunità aborigena ha dovuto attendere il momento per oltre 50 anni. Il 13
febbraio, il premier australiano si è presentato in parlamento scusandosi per
«le leggi e le politiche dei passati governi, che hanno inflitto profondo dolore
e sofferenze» alla popolazione indigena.
Kevin Rudd ha chiesto scusa alle famiglie coinvolte nella vicenda della
generazione rubata ("Stolen generation"), in riferimento alle decine di migliaia
di bambini di sangue misto che sono stati sottratti ai genitori per essere
cresciuti in istituti statali o affidati a famiglie bianche.
Una pagina triste della storia australiana, quella della prima metà del XX
secolo, che ricorda - con le dovute proporzioni - la vicenda degli zingari in
Svizzera. Anche loro discriminati in quanto minoranza. Anche loro vittime di un
"furto generazionale". E anche loro riabilitati dalle scuse delle autorità.
Sradicare il nomadismo
Le vicissitudini dei nomadi della Svizzera (soprattutto Jenisch, ma anche Sinti
e Rom) hanno inizio già nell'Ottocento. Considerati un problema sociale e di
polizia, sono oggetto di persecuzioni ed espulsioni.
Il loro girovagare senza meta non piace alle autorità, che attorno al 1850
decidono di naturalizzarli assieme ai cosiddetti senza patria nei cantoni dove
soggiornano: un lavoro regolare e un domicilio fisso dovrebbero rappresentare la
soluzione al problema del vagabondaggio.
Non sarà così e qualche decennio più tardi la Confederazione è tra i primi stati
a introdurre limitazioni della libertà di spostamento degli zingari a livello
legislativo. Decisa a combattere ogni forma di marginalità, non rinuncia nemmeno
a ricorrere a misure coercitive per sottomettere i cittadini che non riflettono
gli ideali di ordine dell'epoca.
Offre così il suo sostegno all'opera di assistenza "Bambini della strada". Un
programma nato sotto buoni auspici (integrare i piccoli girovaghi in famiglie
svizzere "normali" e garantire un'adeguata scolarizzazione), i cui sviluppi
saranno tuttavia disastrosi.
Bambini rubati
A partire dal 1926, l'opera istituita dalla fondazione Pro Juventute inizia a
togliere sistematicamente i figli Jenisch ai loro genitori, cancellando perlopiù
ogni traccia della loro identità e origine.
«L'intenzione originaria di sistemare i bambini in famiglie d'accoglienza non è
stata realizzata», rileva uno speciale studio sui nomadi svizzeri del Fondo
nazionale (PNR 51) pubblicato nel 2007. «Solo poco più del 50% è stato affidato
ad una famiglia».
Molti bambini si ritrovano in cliniche psichiatriche o in prigione, dove nel
nome della lotta al nomadismo subiscono maltrattamenti e abusi. Lo scandalo
viene alla luce nel 1973 grazie ad un settimanale svizzero tedesco (Der
schweizerische Beobachter): Pro Juventute è costretta a sospendere l'opera.
Ci vorranno 15 anni prima che le autorità federali facciano il mea culpa. Nel
1987, attraverso le parole dell'allora presidente Alphons Egli, la
Confederazione porge le sue scuse riconoscendo la propria responsabilità morale
e politica.
Aprire gli archivi
Gli autori del programma di ricerca PNR 51 "Integrazione ed esclusione"
confermano che i casi accertati di bambini sottratti ai genitori sono 586. I
cantoni più interessati sono i Grigioni, il Ticino, San Gallo e Svitto.
I dati non sono tuttavia completi e le stime parlano di circa 2'000 bambini.
Oltre a Pro Juventute (che ha aperto i suoi archivi), furono infatti attivi
anche altri enti assistenziali, come l'associazione cattolica Seraphisches
Liebeswerk, la quale ha negato ai ricercatori l'acceso agli incartamenti.
Invano finora l'appello dell'ex consigliera federale Ruth Dreifuss, che ha
invitato il Parlamento a «prendere la stessa decisione adottata per far luce sui
conti bancari degli ebrei durante la Seconda guerre mondiale, ovvero imporre la
salvaguardia e l'apertura dei documenti rilevanti per gli Jenisch».
Stessi doveri, diversi diritti
Nell'attesa di una totale chiarezza, i circa 35mila Jenisch della Svizzera
continuano a lottare per il proprio diritto di esistere in quanto minoranza
nazionale.
«Il maggior problema è rappresentato dalle aree di soggiorno e di transito»,
dice a swissinfo Daniel Huber, vicepresidente dell'Organizzazione mantello degli
Jenisch in Svizzera. «Bisognerebbe metterne a disposizione di più, ad esempio in
cantoni di frontiera come il Ticino e Basilea, attrezzandole con le
infrastrutture adeguate».
Paradossalmente, nell'era della globalizzazione e della libera circolazione
delle persone, la vita da nomade si è fatta più complicata. «Sulle strade c'è
sempre più gente e le zone di sosta continuano a diminuire», osserva Huber.
Con la riforma Esercito XXI, il Dipartimento della difesa metterà in vendita
diversi terreni. Spazi che secondo Huber potrebbero venir trasformati per
accogliere i girovaghi.
Fino ad allora, gli Jenisch continueranno a coltivare un certo senso di
frustrazione. «Siamo qui fin dalla nascita della Confederazione nel 1291, siamo
naturalizzati e paghiamo le imposte . Ma se non abbiamo la possibilità di
praticare il nomadismo, come facciamo a mantenere viva la nostra cultura?»,
s'interroga Huber.
«Abbiamo gli stessi doveri di tutti gli svizzeri, ma non i medesimi diritti»,
conclude.
swissinfo, Luigi Jorio
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ospitato la serata allestita dalla Unicor di Paciucci e Petrecca, non ha
rimpianto il biglietto pagato. Come soddisfatti anch...
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un ordine del giorno che pone la sfiducia al Presidente Nazionale, Massimo
Con...
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