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Di Fabrizio (del 28/04/2007 @ 09:56:15, in scuola, visitato 2886 volte)

Da Mundo_Gitano



Córdoba

Per la prima volta, le famiglie gitane ricevono educazione formale

Provengono da diversi quartieri della città ed hanno tra i 10 e i 65 anni. Impareranno a leggere e scrivere attraverso un'iniziativa dell'OnG  Amor por los Marginados y Olvidados (AMO), e potranno anche insegnare il loro idioma originario ai cordobesi che lo desiderano. Le classi si troveranno due volte la settimana nel barrio Villa El Libertador, nella casa della famiglia Traico, una delle più tradizionali di Córdoba.

Yanina Soria ysoria@lmcordoba. com.ar

La lavagna, i gessi, i quaderni, le matite e la maestra. E' tutto pronto.

Arrivano poco a poco nella piccola scuola improvvisata in casa della famiglia Traico a Villa El Libertador.

Anche se provengono da quartieri distinti della città di Córdoba e hanno tra i 10 e i 65 anni, tutti perseguono lo stesso obiettivo: imparare a leggere e scrivere in castigliano.

Qualcuno è agitato e ha molte aspettative, alle 15 in punto si siedono davanti alla lavagna per iniziare la classe che durerà due ore.

Con volontà e pazienza la maestra inizia con le basi: l'abbecedario ed i numeri. Pochi minuti dopo, dall'altro lato della sala, Claudia di 51 anni, non può evitare di sentirsi emozionata di mostrare alla sua "signorina" - così viene chiamata la docente - che riuscì a scrivere il suo nome da sola.

Si tratta di un'esperienza unica per la comunità gitana di Córdoba, per la prima volta distinte generazioni hanno avuto accesso al sistema educativo.

Per anni le famiglie gitane tradizionaliste hanno considerato la scuola un buono strumento, ma non imprescindibile per il futuro dei loro figli. Storicamente, si intendeva la scuola come totalmente aliena dai valori gitani tradizionali e, nel contempo, non trovava fiducia nella sua funzionalità.

Ora per iniziativa dell'OnG Amor por los Marginados y Olvidados (AMO) e di fronte all'interesse manifestato dagli stessi membri della comunità, i gitani potranno alfabetizzarsi, senza distinzione per l'età o il sesso. Il progetto messo in moto giovedì scorso, è avallato da un programma del Ministero dell'Educazione e si basa sullo scambio culturale, per cui oltre che imparare il castigliano, potranno insegnare l'ungherese - la loro lingua d'origine - ai cordobesi che lo desiderano.

"Per questa comunità, il fatto che i loro bambini apprendano e che le donne possano uscire dalle loro case per assistere alle classi, è qualcosa di molto importante perché rompe con la tradizione che le ha sempre relegate in casa. Il non sapere leggere e scrivere è per loro un grande svantaggio, di fronte ad una società che si basa sulla preminenza del linguaggio scritto", dice Lita Hobre, titolare di AMO.

Un cambio per l'integrazione

Nella comunità gitana, da vari anni, si registrano dei cambiamenti come parte di un processo di adattamento alla società cordobese attuale. L'educazione è una delle aree dove maggiormente si sentono queste trasformazioni.

"Non sono mai a scuola, perché i miei genitori non ci credevano. I miei figli hanno frequentato solo per pochi anni. Ora, sentiamo tutti la necessità di imparare e mi sento felice che possiamo studiare assieme, accompagnati dai gitani di altri punti della città. Così potrò leggere libri e soprattutto, scrivere la mia storia", ha detto Mónica Traico, la padrona di casa.

Gli adulti non hanno mai frequentato la scuola, i bambini lo hanno fatto sino ai 10/11 anni. Soprattutto per le donne questa è una vera sfida, un "passo verso il progresso del popolo gitano".

Vestita nel costume tradizionale e col foulard che caratterizza le donne sposate, la donna ha aggiunto che molti e diversi fattori incisero negli anni, riguardo al cambio di mentalità sull'istruzione.

Alcuni degli aspetti che esemplificano l'accelerata trasformazione sono il passare dalla vita nelle tende a quella nelle case, e con ciò l'accesso ai servizi pubblici come l'acqua, il gas e l'energia elettrica, la convivenza vicinale con chi non appartiene alla comunità, la stabilità nel quartiere e l'accesso alla salute pubblica.

Un'altra meta raggiunta ottenuta da queste nuove strutture sociali è stato il contatto con individui alieni al loro popolo, mentre prima era una cosa considerata rischiosa per la possibile perdita di identità che ciò implicava.

Donne, lavoro e tradizione

Così come gli uomini della comunità si dedicano esclusivamente ad attività come il commercio e la compravendita di veicoli, anche le donne hanno un ruolo definito che le lega alla gestione della casa.

"Noi siamo incaricate di tutto ciò che ha a che vedere con la casa: il pasto, la pulizia, e naturalmente i figli. Possiamo uscire per la spesa, però alle otto (di sera) dobbiamo essere a casa", spiega Mónica Traico, membro di una delle famiglie gitane di Córdoba più tradizionaliste.

Senza dubbio, col proposito di rompere con gli stereotipi ed ottenere un'uscita lavorale, le gitane di Córdoba assieme alla AMO sviluppano un progetto micro-imprenditoriale.

"Si tratta di un progetto verso l'inclusione sociale sostenibile [...]. E' un passo verso l'ingresso formale della donna gitana nel mondo del lavoro" dice Carlos Camargo, membro dell'associazione.

Tramite questa iniziativa, le gitane potranno disegnare e confezionare vestiti ad un prezzo più basso di quello dei negozi di moda.

"Inizieremo con alcune macchine da cucina, che ci stanno insegnando ad adoperare. Poi al posto di portare i modelli dalla modista, lo realizzeremo noi stesse in casa. [...] Ci costeranno la metà", dice Rosa Traico, che condivide la casa di Villa El Libertador con nuove persone, tra cui tutta la famiglia di suo fratello.

Così il micro-impiego significa una forma degna di affrontare la discriminazione.

Per Monica "Le donne che uscirono in strada a cercare lavoro, non trovarono niente. Vedono come sei vestita e ti ricacciano. Questo progetto significa una sfida e un buon veicolo di inserimento".

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Di Fabrizio (del 28/04/2007 @ 10:26:17, in Italia, visitato 2506 volte)

Ricevo da Ernesto Rossi

(immagine da Facce del 25 aprile)

CON NOI NON SI PARLA credo sia il centro di questa nuova edizione 2007 del volantino che Aven Amentza ha distribuito al corteo milanese del 25 Aprile di quest’anno. Ma, purtroppo, anche di una più generale situazione dei rapporti che in Italia NON s’intrattengono con Rom e Sinti: con loro non si parla!.

Specialmente da parte delle pubbliche autorità. Fanno eccezione, speriamo duratura, quanto coraggioso ne è stato l’inizio, la storica visita del ministro Amato, lo scorso ferragosto, in un campo rom (scusate l’inevitabile bisticcio di parole, che tanto nessuno lo capisce) di Roma: non per sgomberare o arrestare, che un ministro non si scomoderebbe, ma per "vedere", e –appunto- parlare. E l’inserimento di Bruno Morelli, colto, e laureato perfino, Rom abruzzese, nel Comitato nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo (verrà poi, speriamo, anche l’antiziganismo). E il progetto di legge in costruzione per la tutela delle popolazioni rom e sinte, a recuperare la vergognosa esclusione per alzata di mano dalla legge (brutta e inefficace) di tutela delle minoranze (?) del 1999. A queste cose risponde la costituzione del Coordinamento Nazionale Rom e Sinti, che ha preso vita a Mantova nei mesi scorsi. Così gl’interlocutori, finalmente, ci sono: e si parlino, finalmente.

Quest’anno la partecipazione di Rom e Sinti alla manifestazione è stata per la prima volta, verrebbe da dire, massiccia: cinquanta o sessanta i presenti –uomini, donne, giovani- provenienti da diversi ‘campi’, abruzzesi (Zama) e romeni (San Dionigi, Triboniano) e bosniaci (Triboniano): una festa nella festa. Con musicisti e balli improvvisati.

È il frutto di un lungo lavoro di anni, di Opera Nomadi nel passato, di Aven Amentza nel periodo più recente, ma anche della nascita di una sorta di coordinamento, partito dalla Lista Dario Fo delle ultime elezioni municipali milanesi. Ma soprattutto dell’impegno di due donne, Dijana Pavlovic, romnì serba, attrice di teatro e rom cabaret, già candidata della stessa lista nelle stesse elezioni, e di Lavinia (faccio i cognomi solo se autorizzato), mediatrice culturale romena, che hanno saputo parlare e spiegare e convincere.

Nulla di scontato: come far intendere a Rom e Sinti italiani, sempre da tutto esclusi, che il 25 Aprile li riguarda, e a romeni e bosniaci che il 25 Aprile è una festa di popolo in cui tutti possono parlare del passato e del presente? e presentarsi senza timore, anche se tra la sorpresa dei moltissimi che non sanno, ma sono indotti a giudicare dal pregiudizio.

Si dice da noi ‘se son rose, fioriranno’. Nonostante la strana primavera di quest’anno, o proprio per questo, conviene sperare.

26 aprile 2007 Ernesto Rossi, per l’associazione Aven Amentza – Unione Rom e Sinti

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Di Sucar Drom (del 29/04/2007 @ 10:06:49, in blog, visitato 2742 volte)

Vicenza, restituire il 25 aprile ai Sinti e ai Rom!
Non è bastato al popolo Rom/Sinto lo sterminio di oltre 500.000 persone per poter entrare nella memoria storica europea e nazionale. Non sono bastate le migliaia di internati nei campi del Duce e deportati nei lager dell’Est per restituire loro il diritto a una qualunque forma di risarcimento sociale e culturale, a cominciare dal riconoscimento del loro status di persone, come di una tutela legisl...

Roma, eletti i rappresentanti italiani all'ERTF
Si sono svolti ieri a Roma sotto la supervisione internazionale di Rudko Kawczynski e Istvan Forgas dell' European Roma and Traveller Forum (ERTF) le elezioni dei due rappresentanti italiani e i loro sei sostituti che mancavano nell'organismo che rappresenta la popolazioni Rom e Sinte al Consiglio d'...

Chianciano (CH), dichiarazione di Santino Spinelli
Santino Spinelli, Presidente dell'Associazione Them Romano, a poche ore dall'elezione dei rappresentanti italiani all'Ertf ha inviato il seguente comunicato che riportiamo integralmente.
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Firenze, al via la 36ª Giornata Internazionale del popolo Rom
Un giorno dedicato ai diritti e al rispetto della diversità culturale di Rom e di Sinti. Arci Toscana e Arci Firenze, Associazione Amalipe Romano, Telefono Azzurrorosa e Assessorato all’Accoglienza e all’integrazione del Comune di Firenze in occasione della 36ª giornata internazionale dei Rom e dei Sinti organizzano: immaginare il f...

Città del Vaticano, a settembre l'incontro mondiale dei consacrati rom e sinti
Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha convocato per il prossimo settembre il Primo Convegno Mondiale dei Sacerdoti, Diaconi e Religiosi/Religiose Rom e Sinti.
A rivelarlo è stato l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario di questo Pontificio Consiglio, intervenendo al Seminario Regionale del CELAM (per i Paesi del Sud-America) sulla pastorale dell’it...

Roma, presentata la cooperativa Baxtalo Drom
Giovedì 19 aprile in Campidoglio, nella Sala degli Arazzi a Roma, si è tenuta la Conferenza Stampa di Raffaela Milano Assessore alle Politiche Sociali Comune di Roma e Franco Alvaro Direttore V° Dipartimento Comune di Roma per la presentazione del primo contratto di lavoro per le donne rom e Sinte di Roma nel laboratorio di lavanderia, stireria e piccole riparazioni sartoriali.
Si chiama B...

Trento, il comune cerca delle soluzioni per i rom senza casa
Il Comune si avvicina ai rom accampati in via Vittime delle Foibe, in un’area privata adiacente all’ex Sloi. Una “baraccopoli”, composta da un’ottantina di emarginati, che presenta problemi sanitari, sociali e di ordine pubblico.
L'undici aprile, il sindaco Alberto Pacher (in foto) ha convocato un tavolo tecnico, a Palazzo Geremia, per individuare la soluzione adeguata sia per i residenti ...

Mestre, il "campo nomadi" di via Vallenari
Sono circa 140 persone, di cui circa 70 sono bambini. Tanti "circa" perchè è difficile calcolare il numero di residenti in un "campo nomadi" come quello di via Vallenari, a Mestre, l'unico ufficializzato di tutta la provincia.
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Schio (VI), "pringiarasmi" dialoghi di conoscenza con le minoranze sinte
Oggi a Schio (VI) si terrà la giornata "pringiarasmi, dialoghi di conoscenza con le minoranze sinte", organizzata dal Circolo Operaio Di Magre', Comitato Genitori Della Scuola Di Marano Vicentino Cooperativa Culturale Cinema Campana, Consulta Dei Migranti Di Marano Vicentino, Giovani Comunisti Mararock, Sucar Drom e Rifondazione Comuni...

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Di Fabrizio (del 29/04/2007 @ 10:53:25, in Europa, visitato 2421 volte)

E' uscito l'aggiornamento di aprile 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
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Di Fabrizio (del 30/04/2007 @ 09:45:06, in Kumpanija, visitato 2639 volte)

Da British_Roma (riassunto)

Le comunità Domari nella Turchia Orientale, sono tra le meno conosciute delle comunità zingare nel mondo. Largamente assenti dalle ricerche, sono rimaste "nascoste" alla vista di studenti ed accademici occidentali, sino a ché una lettera di missionari americani alla fine del XIX secolo descrisse con pochi dettagli la loro presenza in queste terre. Da allora poco altro è stato redatto, nei tempi recenti uno studio di Ana Oprisan del 2006, ed ancora la comunità non solo persiste, ma esibisce una forte auto-identità, mantenendo il proprio linguaggio e cultura, come pure la propria identità confessionale. Questa comunità rimane per l'esterno un'entità confusa, oggetto dei medesimi pregiudizi che circolano sugli Zingari. Etichettati come bugiardi, venali, ignoranti, i loro quartieri sono visti come posti pericolosi dove avventurarsi, e questi pregiudizi persistono nell'isolare, marginalizzare ed escludere la gran maggioranza dei Dom, che rimangono limitati economicamente e socialmente in una maniera simile a quella delle fasce povere della popolazione o dei migranti. I Dom nella Turchia Orientale sono il gruppo più marginalizzato ed escluso, quello verso cui si può agire con impunità. E' frequente la mancanza dei servizi basici, come l'accesso alla scolarizzazione, sanità ed impiego, e sono comuni casi di trattamento arbitrario da parte delle autorità statali. Le autorità locali semplicemente negano la loro esistenza nella diffusa convinzione che i Dom più che un gruppo etnico siano una sottoclasse criminale nella società turca nella regione.

La posizione marginalizzata che occupano i Dom è anche quella che inibisce i rapporti con la crescente consapevolezza Romani, atomizzando i diversi elementi della società Domari in gruppi disparati, spesso in competizione tra loro per le risorse limitate o le opportunità di lavoro (nel campo dell'agricoltura, o fornendo musica per le altre comunità come i Kurdi). Non esistono festival musicali o versioni audio delle loro musiche e canti e si può dire che i Dom della Turchia Orientale siano tra i gruppi più invisibili.

Nella città vecchia di Diyarbakir ce ne sono almeno 14.000, molti dei quali parlano ancora la loro lingua originale. Ci sono altre comunità più piccole in altre città e villaggi, la maggior parte vive in cattive condizioni. Nella regione c'è un significativo livello di persecuzioni, abusi e perfino omicidi; come nel caso dei bambini pastori uccisi nei giorni precedenti a quando i villici dovevano pagarli, o alle donne Dom sposate a Kurdi, uccise quando è stata scoperta la loro identità. Particolarmente virulenti i pregiudizi della comunità kurda nella regione ed inoltre i cambiamenti nelle occupazioni tradizionali significano che molti dei Dom musicisti non hanno più lavoro di fronte al rinforzamento della cultura kurda. La zurna (un oboe orientale) e il davut (il tamburo usato dagli Zingari in Turchia) nelle cerimonie matrimoniali vengono sostituiti dal sax e dalle canzoni di Ahmed Kaya, i musicisti Dom ai matrimoni diventano così una memoria del passato. Impoveriti e senza educazione scolastica, i Dom hanno appena iniziato ad avere contatti con le altre comunità zingare in Turchia. Molti Rom neanche sanno dell'esistenza dei Dom, della loro vita di paura e miseria, della loro lingua che mantiene molti imprestiti con l'tigine Hindu e del loro arrivo in Turchia 200 anni prima dei Rom.

Adrian Marsh, MA - Researcher in Romani Studies - University of Greenwich

Originally published in Swedish in 'É Romani Glinda', February 2007.
More information from domaristudies@mac.com.

sui Dom in Medio Oriente

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Di Fabrizio (del 30/04/2007 @ 10:16:05, in media, visitato 2575 volte)

Da Roma_Rights

Ho girato un documentario su una famiglia Rom che vive in una baraccopoli nella parte più urbanizzata di Belgrado. Chi volesse il film, che mostra le condizioni di vita ed i problemi educazionali dei bambini Rom, può richiedermelo.

Saluti,
Ivana Todorovic
Belgrade, Serbia
skarabej5@yahoo.com

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