Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Un album su Flickr, con le foto degli antenati in Punjab e in Rajastan. Qui invece, raccolte di immagini da tutto il mondo.
Di Daniele (del 08/12/2005 @ 11:07:24, in casa, visitato 2399 volte)
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Rom kosovari lasciano campo tossico delle Nazioni Unite. |
Centinai di Rom che hanno passato sei anni in un improvvisato campo kosovaro contaminato dal piombo, devono essere trasferiti in nuove case. Dalla campagna di bombardamento della Nato nel 1999, i 560 Rom hanno vissuto vicino a una vecchia fonderia di piombo a Mitrovica. |
Il contingente francese della forza di pace ha iniziato la bonifica
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La Svezia donerà 320.000 € per aiutare i Rom, la stessa somma donata dalla Germania. Ora le autorità sperano di traslocare i Rom in un nuovo accampamento prima della fine dell'anno. Rimarranno lì fino a quando i lavori di ricostruzione delle loro case originali, nella zona attorno a Mitrovica, non saranno terminati nel 2006. I Rom furono costretti ad allontanarsi dalle loro case vicino alla mahala, dall'etnia albanese che li consideravano collaboratori dei serbi, alla fine del conflitto del 1999. Emergenza medica. "Queste persone sono state allontanate dalle loro case e hanno vissuto negli ultimi sei anni in un terreno abbandonato e nessuno si interessa veramente di loro," ha detto Per Byman, direttore dell'associazione umanitaria svedese sul sito web BBCNews. |
I lavori dovrebbero iniziare la settimana prossima sulle case provvisorie su una ex base militare francese, ha detto il signor Byman. Lo scopo è di trasferire i Rom lontano dalla fonderia di piombo, accusata per una serie di problemi di salute, specialmente fra i bambini. |
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"I bambini nascono con disfunzioni, con arti mancanti ecc.," ha detto il signor Byman. "Ora speriamo che la loro qualità di vita possa migliorare." Una volta trasferiti, i Rom avranno accesso all'acqua calda, all'elettricità, formazione professionale e assistenza medica. I livelli dell'avvelenamento da piombo fra i i Rom nei campi di Zitkovac, Kablare e Cesmin Luq sono attualmente qualificati come "un'emergenza medica acuta" dalle autorità mediche americane. |
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Di Fabrizio (del 08/12/2005 @ 10:25:38, in Europa, visitato 3048 volte)
25/11/2004 - Nuovamente impantanati gli sforzi per erigere a Berlino un monumento alle vittime Rom e Sinti dell'olocausto nazista. Nonostante gli esponenti dei maggiori partiti abbiano dichiarato il loro appoggio alla realizzazione, gli stessi partiti non hanno trovato un accordo sul termine da adoperare per indicare tale monumento. L'ultima definizione (A tutti quanti definiti "zingari" dal nazismo) è stata rigettata mercoledì scorso. Continua invece la discussione se i gruppi dei Rom e dei Sinti possano rappresentare tutti i popoli nomadi perseguitati dal regime nazista.
dall'archivio di Pirori, 1 dicembre 2004. Sempre su Pirori, l'11 dicembre 2004:.... "Oggigiorno," continua, "in Germania i neonazisti sono accettati meglio di noi Sinti." E' furioso col cancelliere Schröder che all'inizio di quest'anno ha presenziato all'apertura della galleria fondata da Christian Friedrich Flick, nipote di un industriale nazista. "Una mostra pagata col denaro di noi forzati". Per protesta, si è dimesso dal partito socialdemocratico. Non ha rapporti con altri sopravvissuti; dice di sentirsi in comunanza "mentalmente". Ma vorrebbe che le attività di testimonianza nelle scuole - intende riferirsi agli attivisti ebraici - fossero più comprensive verso i Sinti, che ritiene esserne rimasti esclusi per la differente cultura. "Juden, juden, juden," dice "Sinti, nix." Regolarmente è in viaggio per Berlino, dove si discute ancora invano [...] sulla costruzione di un monumento per le vittime Sinti. "Sono un vecchio di 84 anni, che deve ancora dimostrare e andare a Berlino..." Qui la sua voce si rompe e d'improvviso abbandona la stanza.
Nel frattempo, l'artista a cui è stato commissionato il monumento ha compiuto la bella detà di 75 anni, come ricorda ARTfaq:
Lo scultore israeliano Dani Karavan compie 75 anni
Le sue opere si trovano in tutto il mondo, il suo marchio: sculture monumentali che il visitatore esplora camminando all’interno di esse. Dani Karavan il 7 dicembre compie il suo 75° compleanno. Tra le sue opere più spettacolari ricordiamo “Passaggi” (vedi foto), realizzata nel 1994 nel paese spagnolo Portbou, dove il filosofo tedesco, Walter Benjamin, è stato assasinato durante la sua fuga dai nazisti. Altrettanto spettacolari sono le sue sculture “Strada dei diritti umani”, vicino al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, e la sua creazione per il Heinrich-Böll-Platz a Colonia. A Berlino gli è stato commissionato un monumento commemorativo per i Sinti e Rom, uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dani Karavan è nato a Tel Aviv nel 1930. All’Accademia Bezalel di Gerusalemme ha studiato disegno, più tardi ha proseguito gli studi a Firenze e Parigi. Nel 1977 è stato presente alla Documenta di Kassel. Nel 1996 ha ricevuto il “Kaiserring” di Goslar. Per la sua opera completa è stato onorato con il Premio di Israele.
Bernd Noack
Di Fabrizio (del 08/12/2005 @ 00:30:31, in Italia, visitato 1883 volte)
Due notizie da il passaporto.it: L'ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha approvato un progetto di legge ordinaria che prevede l’attribuzione dell’elettorato attivo e passivo agli stranieri non comunitari e il loro effettivo coinvolgimento nella vita pubblica degli enti locali. La notizia riguarda un numero significativo di immigrati: si stima che gli aventi diritto al voto amministrativo siano pari a 800 mila su quasi 3 milioni di soggiornanti stranieri di ANELISE SANCHEZ
Il numero speciale del mensile della Polizia di Stato ‘Poliziamoderna’ pubblica un inserto che approfondisce i temi dell’immigrazione. Si intitola 'Stranieri. Ingresso, soggiorno e lavoro'. Una serie di schede riassumono il percorso da fare per ottenere la regolarizzazione o l’assunzione presso aziende o privati
Da Kosovo_Roma_News
IN MEMORIA DELLE VITTIME ROM E IL FUTURO DEI LORO FIGLI
di: Rajko Djuric
I Roma di Serbia e , che come i Rom di molti paesi europei e no, assieme agli Ebrei furono le principali vittime di guerre e stanno seguendo con attenzione ed apprensione le "dispute diplomatiche" che ora accompagnano le trattative sul futuro delle due etnie maggioritarie del Kosovo e Metohija.
Le Nazioni Unite, il cui Segretario Generale Kofi Annan ha avuto l'opportunità di parlare con i rappresentanti dell'Unione Internazionale dei Rom, è stato informato sui fatti e sui dati inerenti la situazione generale di 12 milioni di Rom, la più grande minoranza nazionale d'Europa. E' pure noto che sino al 1999, i Rom erano anche la più grande minoranza nazionale in Kosovo e Metohija.
Karitas, la società per i popoli oppressi con sede a Gottinga, assieme ad altre OnG europee hanno mostrato grande attenzione al destino dei Rom kossovari, e dal 1999 ne informano tramite il periodico "Good Day" della chiesa cattolica di Colonia.
Con questo, tanto l'Europa che la comunità internazionale sono a conoscenza che prima la ALK e poi l'UCK hanno commesso crimini contro i Rom, e una radicale "pulizia etnica". Di circa 260.000 Rom che vi vivevano sino al 1999, ne sono rimasti solo 26.656. Di 193 insediamenti, ne restano soltanto 26.
Questo significa la distruzione totale della minoranza Rom, che in Kosovo e Metohija non era avvenuta nemmeno con la II guerra mondiale e l'intervento delle SS tedesche, dei fascisti italiani e dei loro alleati. E' la formulazione fatta da Hana Arendt “Il totalitarismo distrugge totalmente.”
Ecco un estratto dei vari rapporti.
T.T. e sua moglie, Rom di Obilic, rapiti il 5 luglio1999 affermarono di "essere stati torturati da gente di etnia albanese" dopo le uccisioni della famiglia Krasnici. Nella loro casa vennero bruciati vivi Alija, sua moglie Muljazima, i figli Djulja, Fadilj, Cherim e Nedzmedin, che aveva solo un anno."
Anche a Pristina bambini Rom vennero bruciati vivi.
La ALK, definita persino da alcuni intellettuali albanesi come "fascista", uccise un gran numero di Rom a Pristina, Pec, Obilic, Djakovica, Lipljan, Prizren, Podujevo, Urosevac e Gnjilane. A Pristina vivevano circa 22.000 Rom, secondo le ultime stime ne restano 1.300, a Pec di circa 20.000 ne rimangono 1.100, 500 su 7.000 a Obilic, 250 su 7.000 a Gnjilane, 300 su 5.000 a Gnjilane... Una lunga ed agonizzante lista di rapimenti di donne e ragazze, dispersi, alcuni rapporti parlano di fosse comuni dove sarebbero sepolte le vittime.
Il tragico destino dei Rom kossovari è stato amplificato dal premio Nobel Gunther Grass e i suoi appelli e discorsi sono stati pubblicati nel libro "Senza Voce", edito in Germania da Steidl.
L' UNMIK è a conoscenza di quanto, oggi e allora, stiano facendo gli estremisti albanesi contro i Rom che vivono tuttora in Kosovo.
Nonostante ciò, i Rom di Serbia e Montenegro, tra cui 116.000 Rom registrati come profughi rifugiati dalla provincia del Kossovo - sono fermamente convinti che la verità sarà sempre dalla parte dei più privilegiati, di chi ha maggior confidenza con la comunità internazionale, in particolare con Martti Ahtisaari, inviato speciale dell'ONU ai colloqui sullo status del Kosovo e Metohija. In precedenza Ahtisaari, come presidente della Finlandia, aveva mostrato grande comprensione per i Rom del proprio paese. L'attuale presidente Tarja Halonen ha continuato la strada intrapresa dal suo predecessore, aprendo la porta ai Rom non solo in Finlandia, ma in tutta Europa, e per questo ha ottenuto nel 2003 la più alta onoreficenza dai Rom dì Europa.
I Rom di Serbia e Montenegro sono dell'opinione che è più utile concentrarsi su quanto possa unirci, piuttosto che rimarcare le differenze con chi ci attacca fieramente.
Coinvolti sulle questioni di pace e sicurezza, i membri di questa minoranza nazionale si aspettano che la comunità internazionale nei colloqui sullo status del Kosovo assuma e difenda tutti quei punti di vista rispettosi dei principi e delle norme del diritto internazionale.
Un Kosovo indipendente, in qualsiasi forma dovesse esplicitarsi, significherebbe riconoscere e premiare quanti commisero crimini contro i Rom, un delitto che negli annali della storia europea ha il solo paragone con quello che accadde ad Auschwitz e con l'Olocausto, nello stesso anno in cui è caduto il 60° anniversario della vittoria sul fascismo. Negare giustizia ai Rom del Kosovo e privare del futuro i loro figli, significherebbe un silenzio colpevole della comunità internazionale, complice col regime che ha si è macchiato di delitti contro i diritti nazionali, civili ed umani, garantiti dall'ONU, nel cuore del continente e delle istituzioni europee.
Ci si aspetta dalla comunità internazionale che le soluzioni proposte portino pace, sicurezza, stabilità e prosperità a tutti in Kosovo. Nel contempo, si tenga conto che l'etica richiede giustizia, senza cui non potrà esserci una pace duratura. La giustizia non può in alcun modo dipendere dalla volontà di chi si è macchiato di crimini.
Dalla saggezza e dalle decisioni della comunità internazionale dipenderà se il millennio appena iniziato porterà nuova fiducia e speranza ai popoli del Kosovo, che hanno condiviso sin dai tempi dei re e dei sultani, del terrore nero e rosso, una cooperazione senza fine, mutua conoscenza e amicizia. Non sarà più così, in un Kosovo diviso, o indipendente.
Tutti questi popoli, come hanno spiegato anche eminenti storici e scrittori, non hanno sofferto per mancanza di virtù ma, soprattutto, l'assenza di condizioni che permettessero l'affermare dei propri diritti e libertà. L'esperienza storica testimonia che la malafede e l'odio velenoso crescono in modo incontrollato ai confini tra le divisioni dei popoli e delle minoranze nazionali.
Le parole di Willy Brandt, dette in un altro contesto, oggi possono servire da faro per politici e diplomatici: "Potrà crescere assieme solo chi vivrà assieme!”
L'autore è presidente della Roma Foundation e del Roma PEN Centre.
NdR A proposito della segnalazione di ieri, Daniele vi manda il link dell'articolo completo
Di Fabrizio (del 07/12/2005 @ 16:14:26, in casa, visitato 1872 volte)
Roma press agency Slovakia (RPA) comunica che il municipio di Nizna Mysla, nel distretto di Kosice, intende costruire un muro tutto attorno all'insediamento dei Rom. Il comune aveva costruito tre edifici nel 1989 che aveva assegnati ai Rom; col tempo il quartiere ha visto anche la crescita di circa 15 altri rifugi di fortuna, occupati da giovani famiglie con figli. Si ritiene che ogni baracca ospiti 15 persone. "E' una bomba a tempo. Il municipio dovrà circondare tutto l'insediamento, oppure i Rom continueranno ad allargarsi. Devono capire che sono sulla proprietà altrui" dice a RPA il sindaco Jozef Veber. Poi aggiunge che in consiglio hanno discusso sulla possibilità di ottenere un finanziamento di 6 milioni di corone dal Ministero delle Costruzioni e lo Sviluppo Regionale. Denaro che sarà speso per la costruzione del muro. A parte, il problòema della proprietà dell'area: "Non siamo in grado di negoziare, perché la proprietà è molto frammentata. Alcuni dei proprietari sono morti e il processo del trapasso agli eredi è piuttosto lungo," commenta il sindaco. Secondo lui, il problema dei Rom residenti nel villaggio dev'essere affrontato nella sua interezza. Il livello scolastico generale è basso e sembra che uno solo abbia terminato la scuola secondaria. Inoltre, i Rom, che secondo RPA sono il 15% della popolazione, non hanno un centro culturale comunitario proprio.
(Dzeno/Roma Press Agency)
Di Fabrizio (del 07/12/2005 @ 16:02:20, in Europa, visitato 1869 volte)
Da: Barrie Taylor su British_Roma
Un'associazione caritativa Rom nel Regno Unito sta conducendo una vasta
ricerca sull'abuso di farmaci e droghe che ha colpito anche la nostra comunità.
Il gruppo di ricerca è composto da Rom ha determinato che il fenomeno ha
iniziato ad espandersi in concomitanza con la sedentarizzazione. Adulti e
ragazzi sono introdotti all'uso di droghe nelle scuole, nei pub o nei club. Ora
l'associazione sta provando a stabilire quale sia la profondità del fenomeno e
approntare materiale apposito per prevenire il fenomeno in quei settori della
comunità che ancora non siano stati toccati da questo disagio.
Occorrono unità specifiche che facciano da ponte e da traino tra la
comunità e i servizi socio-sanitari. Formare gruppi di auto aiuto che possano parlare
alle famiglie, aiutarle a comprendere la situazione e fornire supporto.
Il ricovero è gratis, ma i Rom non ne hanno consuetudine, per la maggior
parte perché non sono a conoscenza di questa possibilità. Dobbiamo essere noi
stessi a promuovere un progetto nazionale, che abbia radici nella nostra
cultura.
I responsabili del gruppo di ricerca da anni operano nel campo delle droghe e
recentemente hanno potuto accedere a un finanziamento della Lancs University,
che permetterà di produrre una documentazione sulle esigenze di Nomadi e
Viaggianti, ed eventualmente di poter provvedere ai casi più disperati. Come
partner dell'associazione europea UNITE, hanno anche possibilità di accedere e
condividere aiuti e conoscenze specifiche. Ora occorre anche coinvolgere il
Governo per condividere una strategia nazionale.
[...]
Contact 07949182079 and ask for Barrie Taylor
Droga e tossicodipendenza in Europa:
Di Fabrizio (del 06/12/2005 @ 23:45:26, in media, visitato 2347 volte)
da radicali.it
Radicali Milano: sui Rom scorrettezze e imprecisioni dal mondo dell'informazione
6 dicembre 2005 h. 19:09
Venerdì scorso, 2 dicembre, Luca Fortis, membro della Segreteria dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, ha partecipato alla conferenza stampa indetta dai capifamiglia del campo Rom di via Idro 62. I Rom hanno denunciano una scorretta informazione sugli arresti della banda dei rapinatori che ha messo a segno numerosi colpi in ville del lecchese. Infatti, gli arresti non sono stati eseguiti all’interno del campo comunale, come riportato dai mezzi di informazione, ma in insediamenti illegali, abitati anche da non rom, che sono sorti nei pressi del campo e che non hanno nulla a che fare con esso. Una situazione che le forze dell’ordine conoscono bene, dal momento che tali insediamenti sono tollerati come “soluzione provvisoria” da parte dello stesso Comune in seguito a sgomberi avvenuti in altre zone della città. Inoltre, nonostante l’amministrazione comunale conosca perfettamente gli abitanti del campo, tutti italiani di etnia Rom Harvati residenti nella zona da più di 15 anni, li ignora sistematicamente nella programmazione delle politiche a loro rivolte. Particolarmente grave appare la condotta dei mezzi d’informazione: dopo aver pubblicato la notizia scorretta, pochissimi giornalisti hanno partecipato alla conferenza stampa, privando così i lettori di una corretta informazione. I pregiudizi e le incomprensioni nei confronti della comunità rom sono sufficientemente gravi perché tale disinformazione li renda ancora più insopportabili. I membri dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, impegnati a dare vita al nuovo movimento della Rosa nel pugno, si augurano quindi che i giornali provvedano a smentire la notizia data e contribuiscano a diffondere una più corretta versione dei fatti.
Milano, 6 dicembre 2005
Per informazioni Luca Fortis, 3341612803
NdR: ringrazio Luca Fortis e l'Associazione Radicale Enzo Tortora per l'attenzione prestata e per aver ripreso la notizia. Erano presenti anche il segretario della UdB DS Luciano Lama di Milano, due rappresentanti dell'ANPI di zona e il direttore del giornale Martesana2. Anche a loro ringraziamenti di cuore. Fabrizio
Di Daniele (del 06/12/2005 @ 19:40:58, in Europa, visitato 3051 volte)
questo articolo del manifesto di oggi che sarà "leggibile" da domani... è veramente molto interessante! con molti dati e testimonianze direttissime...domani ti mando la traduzione sull'articolo BBC.buona serata!daniele
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apertura
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Indipendenza del Kosovo? Che ne pensano i 260.000 rom cacciati nel terrore Nessuno chiede agli zingari Viaggio nei campi profughi dove da sei anni vivono decine di migliaia di rom espulsi a forza dal Kosovo, e rimasti privi di tutto. «Non ci sono più aiuti, né locali né internazionali, e non c'è lavoro. Ma non possiamo nemmeno tornare a casa, siamo minacciati di morte» TOMMASO DI FRANCESCO INVIATO A BELGRADO
«Sei del manifesto? Allora conosci Rossana Rossanda? Ti prego salutala, lei è stata per me un mito quando ero studente in Germania alla fine degli anni Sessanta». A parlare è Rajko Djuric, al secolo giornalista della Tanjug ma soprattutto famoso per essere il «re degli zingari». O meglio l'«ex-re», perché a quella carica è stato eletto dal congresso mondiale degli zingari per ben due mandati dal 1990 al 2000, poi è stato presidente del congresso mondiale e ora dirige il Centro internazionale degli zingari di tutto il mondo e da «re» ha pubblicato molti libri sulla condizione degli zingari, tradotti [...]
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La versione integrale dell'articolo sarà disponibile domani. Oggi, l'accesso al testo integrale è riservato ai soli abbonati.
Per abbonarsi ...
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NdR: inizia oggi la collaborazione del blogger Daniele (si definisce un lettore attento della Mahalla), il primo e l'unico, sinora , a raccogliere l'appello di aiutarmi con le traduzioni. Benvenuto! Prima che si arrabbino gli amici di Mantova, mi permetto due appunti al Manifesto:
- Zingari rimane un termine dispregiativo e vagamente etnocentrico. Almeno loro dovrebbero saperlo.
- Ogni tanto si scoprono nuovi re e regine zingare. Per favore! IRU è un organismo elettivo, che da voce al Congressi Mondiale dei Rom. Re e regine lasciateli ai fotografii cerca di scoop!
- In ogni caso, se mi riesce domani traduco in italiano l'articolo di Rajko Djuric, apparso sulla stampa a fine novembre.
- A proposito di Kosovo e di stampa italiana: lo sapete che all'appello di questa estate contro i rimpatri forzati, hanno risposto più numerosi dal Lussemburgo che dall'Italia? CHAPEAU!
Fabrizio
UNA FERITA APERTA
(sul caso Hadareni cfr QUI ndr)
Un sanguinoso assalto che contrappose i Rumeni alla minoranza Rom nel 1993 lasciò un villaggio diviso. Ora, i sopravvissuti, stanno cooperando per restaurare l'armonia. (rif)
By Petru Zoltan, giornalista di Bucarest e collaboratore del Jurnalul National. Nipote di Mircea Zoltan, uno dei tre Rom uccisi negli avvenimenti di Hadareni. 29/11/2005 - Nel 1993 nel villaggio di Hadareni scoppiò uno dei più sanguinosi conflitti interetnici tra Rumeni e minoranza Rom. Dopo 12 anni, la vicenda si trascina ancora nei tribunali. L'ultimo appello, il 23 novembre in un giudizio locale, riguarda la somma che dovrebbe indenizzare i parenti delle vittime Rom, che in quella notte di violenza contarono tre morti e 14 case date alle fiamme. Tra i linciati dalla folla, mio zio Mircea Zoltan. Allora avevo 10 anni, mi ricordo soltanto mio padre che prendeva il treno per Hadareni, alla notizia che suo fratello era stato ammazzato. Da allora, oltre metà della mia vita, ho visto il rincorrersi di cause locali, nazionali, internazionali. Da quella notte, 20 settembre 1993, la memoria collettiva è rimasta segnata e solo ora si sta iniziando a ricostruire ponti tra le due comunità. I fattiTutto cominciò quella sera quando tre Rom di Hadareni - Aurel Lacatus, suo fratello Rapa Lacatus e Mircea Zoltan - rivolsero la parola a una giovane non-Rom, Liana Bucur. Bucur racconterà poi in tribunale: "Non mi stavano infastidendo, e io non ho reagito male". Ma quella conversazione apparentemente innocua, aveva attitrato l'attenzione di Gligor Chetan, un anziano del villaggio, che si era avvicinato ai tre uomini e li aveva spintonati. Per tutta risposta questi l'avevano colpityo in faccia, raccontano i testimoni. Erano intervenuti intervenuti diversi Rumeni del villaggio, che aspettavano il bestiamo al ritorno dal pascolo. Nella confusione che era seguita, mio zio Mircea Zoltan e Aurel Lacatus avevano tentato la fuga. Rapa Lacatus circondato dala folla inferocita, aveva accoltellato Craciun Chetan (nessuna parentela con Gligor), che sarebbe morto il giorno stesso nell'ospedale della vicina Ludus. In quel periodo il villaggio di Hadareni - 900 persone, di cui 200 Rom e 130 di etnia ungherese - non aveva mai conosciuto tensioni etniche. Ma appena si venne a conoscenza della morte di Chetan, si radunarono 50 abitanti, armati di mazze, bastoni e bottiglie di benzina, che conversero verso l'insediamento dei Rom. I tre uomini furono trovati in una casa isolata, dove avevano trovato rifugio. Il capo della polizia della vicino paese di Chetani, Ioan Mega, arrivò sulla scena ma - come ricostruito da European Roma Rights Center (QUI ndr) - nel momento che i tre stavano per consegnarsi alla sua custodia, la casa venne data alle fiamme. In pochi minuti i tre morirono: Rapa Lacatus fu tolto dalle mani del commissario Mega e linciato, Pardalian Lacatus ucciso mentre tentava di sfuggire alle fiamme e Zoltan che riuscì a scappare, fu colpito a bastonate e ributtato nel fuoco. Quella notte, altre 13 case del quartiere Rom furono incendiate, e altre 5 saccheggiate. Alle 21.00 arrivarono altre forze di polizia dalla capitale distrettuale Tirgu Mures, senza però intervenire. Testimoni raccontano che furono gli stessi poliziotti ad incitare la popolazione contro i Rom. Il casoLe indagini iniziarono già dal giorno successivo, ma i progressi furono lenti. I due poliziotti couinvolti - Ioan Mega e il sergente Alexandru Susca - seconda la legge rumena furono giudicati dalla giustizia militare nell'ottobre 1994, 13 mesi dopo quegli eventi. Nel 1995 furono prosciolti da tutte le accuse; il tribunale militarev stabilì che non avevano incitato alle violenze, non avevano preso parte agli evemnti e non erano stati in grado di contrastare la folla. Nel frattempo, nel 1997 il tribunale civile di Tirgu Mures identificò in - Nicolae Gall, Severius Ioan Precup, e tre cugiini, Pavel Bucur, Petru Bucur e Vasile Dorel Bucur (nessuno di loro parente di Liana Bucur) - come responsabili di "assassinio particolarmente violento", il massimo grado previsto dal codice criminale. Altri sei furono accusati di saccheggio e incitamento alla violenza. Nel 1998, quattro dei cinque accusati di assassinio furono condannati a pene tra i tre e i sette anni, mentre Petru Bucur vide mutata la sua condanna in sei anni di prigione per danneggiamento di proprietà e incitamento alla violenza. Gli altri sentenziati di crimini minori furono condannati a pene tra i due e i cinque anni. Il giudice motivò la sentenza (l'omicidio di solito comporta tra i 15 e i 25 anni di pena) col fatto che le indagini avevano mostrato parecchie lacune e perciò non si potevano comminare pene più pesanti. Gli iniziali dubbi del giudice portarono alla revisione del caso. Nel 1999 la corte suprema scagionò Nicolae Gall e commutò la pena di altri tre, cambiando il giudizio da "assassinio particolarmente violento" ad omicidio. Nel 2000, l'allora presidente della repubblica, Emil Constantinescu, graziò due dei tre uomini ancora in carcere e ridusse la pena al terzo. Venne stanziata una somma (3 miliardi di Lei - 85.000 Euro) che il governo pagò a Gall per i tre anni passatiin prigione, a cui furono aggiunti 100 milioni di Lei (2.800 Euro) che sarebbero andati a rimborsare la vedova di Mircea Zoltan (indenizzo che tuttora è contestato). "Questa discrepanza mostra lo straordinario cinismo dei giudici, che considerano in 100 milioni di Euro le sofferenze di chi perse un familiare in maniera bestiale, e in 3 miliardi di Euro l'arresto di Gall" disse Meda Gama, avvocato che ha rappresentato i Rom dal 2003. La situazione attuale
Nei cinque anni seguenti, i ricorsi non hanno cambiato il quadro d'insieme. "Nessun tribunale ha mai riconosciuto il pogrom o fatto niente per provare la partecipazione delle autorità [la polizia locale] agli avvenimenti", dice Gama, sottolineando i principali punti di controversia. I fatti hanno iniziato a muoversi più velocemente negli ultimi mesi. Nel 2003, un tribunale regionale di Mures ha condannato sette persone colpevoli di aver preso parte agli assalti di rifondere le proprietà date alle fiamme con 1,3 miliardi di Lei (circa 37.000 Euro) e con 580 milioni di Lei (circa 16.000 Lei) per i danni morali. Sentenza confermata a maggio 2005 dalla Cassazione. Nel 2000, 25 tra i superstiti dell'insediamento di Hadareni, hanno portato il loro caso al Tribunale Europeo dei Diritti Umani (ECHR) di Strasburgo; ritenendo colpevole lo stato rumeno di discriminazione, tolleranza di violenze e torture, non assicurare un equo processo e di non tutelare la vita degli individui e della famiglia, tutti diritti contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti Umani. Entrambe i casi, hanno ottenuto soluzione nel 2005. A luglio, con due sedute separate, l'ECHR ha ordinato alla Romania di pagare complessivamente 500.000 Euro ai 25 superstiti. Diciotto di loro ne avevano già ricevuto 262.000 con un "accomodamento amichevole" con lo stato. Accordo rifiutato dagli altri sette, perché giudicato insufficiente, e che saranno indennizzati per un totale di 238.000 Euro. Sempre l'estate scorsa, la Corte d'Appello di Mures ha ordinato alla polizia di valutare le case dei sette giudicati condannati a pagare un compenso per il ruolo tenuto durante le violenze. La possibilità che le case siano confiscate, ha nuovamente aumentate le tensioni nel villaggio, che ora è presidiato da polizia e vigili del fuoco. Sinora, le proprietà non sono state vagliate. Forse galvanizzata dai recenti sviluppi e dalle critiche dell'ECHR, l' Agenzia Nazionale per i Rom (ANR), creata l'anno scorso dal governo al posto dell'ex Dipartimento degli Affari Rom, sta appoggiando progetti per migliorare le relazioni tra Rumeni, Ungheresi e i Rom rimasti nel villaggio. Uno schema ambizioso dello scorso settembre, che vuole coinvolgere le autorità, le OnG e la popolazione di Hadareni, vuole individuare come combattere la discriminazione nel villaggio. Intende formare gruppi di lavoro che intervengano nelle scuole nelle altre istanze comunitarie, e cerchi anche di affrontare i problemi dell'accesso al sistema sanitario, alla casa, alle infrastrutture e al lavoro. L'incontro fondativo è stato reso possibile grazie al Partnerariato per lo Sviluppo Locale (FPDL), una OnG indipendente. Per due giorni, Rom e non-Rom del villaggio si sono parlati e hanno progettato assieme - per la prima volta dopo 12 anni. Con la fine dell'anno, ANR e FPDL intendono presentare al governo un piano e una strategia per migliorare la situazione ad Hadareni, con soluzioni che coinvolgano tutte le comunità. "La soluzione è che non solo i Rom, ma l'intera comunità di Hadareni debba cambiare e le autorità le trattino tutte su basi paritarie" ha detto Simona Pascariu di FPDL. Sono stati stanziati 1 milione di Euro per migliorare le infrastrutture del villaggio, come pure il sistema sanitario ed educativo. "Il governo centrale deve mantenere le sue promesse e iniziare un cambio reale, non solo di facciata" dice Pascariu. FPDL e ANR ritengono che Hadareni subirà una trasformazione profonda, diventando un "Villaggio Europeo", dove i gruppi etnici convivono pacificamente. Sperano che i risultati siano tangibili nel 2008, un anno dopo l'ingresso della Romania nell'Unione Europea.
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