Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 14/12/2005 @ 07:15:21, in Italia, visitato 2169 volte)
Dopo MerateOnline che aveva pubblicato il nostro comunicato e dopo aver riportato la cronaca dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, questo è apparso sul numero 79 del giornale Martesana2:I rom di via Idro contro generalizzazioni e indifferenzaI rom del campo storico di via Idro 62 non ci stanno a essere coinvolti nelle rapine e nelle violenze avvenute nelle ville della Brianza nelle settimane scorse. Non ci stanno a essere sbattuti sulle pagine dei quotidiani milanesi insieme ai veri responsabili; alcuni di questi ultimi vivono in baracche e roulotte tra il Lambro e la Martesana, nei comuni di Cologno, Vimodrone e Cernusco oltre che di Milano; ma quando si tratta di raccontare la provenienza dei responsabili di questi crimini, quasi tutti i giornali parlano dei rom di via Idro. Le 150 persone che ci vivono, non ci stanno a essere di nuovo isolati, mettendo in discussione i risultati di convivenza costruiti nei quindici anni di via Idro: la cooperativa Laci Buti, convenzionata con i Parchi e Giardini del Comune di Milano, che dà lavoro ad una quindicina di loro; un campo ben attrezzato e sistemato con casette in legno e addirittura in cemento, da loro costruite e mai condonate nonostante i loro tentativi. Per non parlare dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola e di tutte le altre piccole cose conseguenti alla loro scelta di essere una comunità stanziale che vuole rimanere e continuare a vivere nel loro campo. I risultati non sono incoraggianti; all’incontro da loro organizzato per venerdì 2 dicembre al campo e preparato da circa 200 inviti mandati a giornali e istituzioni, si sono presentati solamente il rappresentante dei Ds di viale Monza, dei Radicali, dell’Anpi di Precotto e del nostro giornale. Non poteva poi mancare Fabrizio Casavola, loro amico da tempo. Temono l’indifferenza delle istituzioni in primo luogo; prima vengono sgomberati altri campi e poi nella nostra zona i vari Borghezio organizzano manifestazioni contro le soluzioni alternative che la Casa della Carità, solo per citare un esempio, prova a mettere in essere. Gli stessi accampamenti provvisori sorti in questi mesi nella campagna intorno a via Idro sono la conseguenza della chiusura di altri campi voluta dal Comune. I rom di via Idro sono i primi ad affermare che in quegli accampamenti soprattutto di rom rumeni, convivono persone oneste e delinquenti. Bisogna però saper distinguere e intervenire, fare progetti di mediazione culturale e sociale, altrimenti tutto si confonde e vincono coloro che vogliono fare di tutta l’erba un fascio. E per questi motivi le famiglie della comunità Rom di via Idro 62 precisano in un loro comunicato: [ segue il testo del comunicato]
L'articolo è di Paolo Pinardi
PS: come affermato tante volte su questo blog, i problemi e le logistiche dei campi-sosta sono da affrontarsi di concerto con quelli dei quartieri che li ospitano. Leggendo quest'altro articolo di Giuseppe Natale, sempre sul numero 79, conoscerete qualcosa di più su quella zona, ritrovando nomi e situazioni che spesso ricorrono nelle cronache della Mahalla.
Credo che lei si chiami Erica mc Donald. Non so se sia una fotografa professionista, o una fotoblogger come ce ne sono tante. I suo i ritratti però sono vivi, spiritosi, partecipi. Con gli sguardi in macchina che ci parlano.
Venerdì 16 dicembre alle ore 21.00, presso l'Auditorio Santa Dorotea in via Cocchetti a Capo di Ponte (BS), ci sarà il primo appuntamento di "Storie, documentari per capire la Storia del presente e del futuro", ciclo di incontri promosso dalla Fondazione Cocchetti.
Si comincia con "Addio Moravska" (2004) un lungometraggio scritto e diretto da Maurizio Orlandi, che racconta la storia della famiglia rom di Speito Fetahi e di altre famiglie rom kossovare, costrette a scappare dal loro paese in seguito alla guerra nei Balcani nel 1999.
Un documento importante per comprendere una cultura diversa dalla nostra e conoscere la Storia attraverso il linguaggio cinematografico. Ingresso libero.
La Fondazione Cocchetti è situata a Cemmo, nel Comune di Capodiponte, centro della media Valle Camonica in provincia di Brescia. Per informazioni, telefonare in orario d'ufficio al seguente numero: tel. 0364. 331284.
Il DOCUMENTARIO CREATIVO Maurizio Orlandi, insegnante e regista, ci spiega il senso del suo lavoro e offre delle utili indicazioni agli insegnanti Intervista realizzata da Alberto Pian, tratta da E-Didateca
Maurizio Orlandi insegna italiano e storia al liceo. Promotore di un laboratorio audiovisivo di storia. Ha realizzato il primo film nel 1997; non ha più smesso e ora è un regista professionista. Il suo genere preferito: il documentario creativo. Com'è nato in te questo interesse per il film, dal lato della produzione? Quando nel 1997 - 98 partecipai a un seminario di storia contemporanea sull'unicità di Auschwitz, dell'olocausto. Lì ebbi l'idea che la memoria si poteva ricuperare e raccontare. Realizzai il primo documentario fra Auschwitz e Birckenau, facemmo due ore di girato con una semplice videocamera in VHS, da cui poi si realizzò un video in b/n e che vinse il secondo premio al Torino film festival. E' in quel periodo che hai formato il laboratorio della tua scuola? E come si è sviluppata questa tua passione? Si, avevamo una concezione di scuola molto aperta, così io e qualche altro collega fondammo il LAG (Laboratorio Audiovisivi del Giusti). Il laboratorio era diviso in due sezioni, una teorica, di storia del cinema,che prevedeva uscite settimanali serali con gli allievi. Serali perché si voleva proprio andare al "vero" cinema, non alle proiezioni dedicate alle scuole. La seconda sezione era invece più tecnica, legata al lavoro di insegnamento di letteratura e storia. Così abbiamo fatto un lavoro di tipo biografico su una persona di Firenze, un partigiano del 1944 molto importante ma pochissimo conosciuto e abbiamo cercato di ricostruire la sua storia, entrando proprio nei luoghi della memoria, abbiamo indagato a lungo e ricostruito alcuni aspetti della sua vicenda, come il confino a Ventotene. Abbiamo girato in betacam e anche questa produzione fu riconosciuta al Torino film festival. Nel 2000 abbiamo avuto un finanziamento dal Comune di Torino e, sotto la mia regia, i miei allievi hanno partecipato a un percorso completo di costruzione del film. Con questa produzione abbiamo vinto il primo premio al Torino film festival. Il film, girato in digitale, si intitola: "Quei ragazzi del borgo del fumo". Si tratta di un quartiere di Torino, il quartiere Vanchiglia, un tempo pieno di ciminiere, con la nebbia del fiume. Abbiamo incontrato un grande testimone, una persona anziana che ci ha fatto entrare nella storia. Questa testimonianza è stata il leit motiv del film. Inoltre abbiamo anche ricuperato dei filmati storici della città sotto i bombardamenti. Sono riprese drammatiche realizzate dai Vigili del fuoco che entravano nelle case incendiate e distrutte con le cineprese. Li abbiamo reperiti nei loro archivi. In questi film tocchiamo aspetti emotivi anche molto diversi: dalla gioia della Liberazione alla "resa dei conti", la caccia al fascista.
Quali sono i lavori più recenti che hai svolto? Il tuo genere è il documentario, specialmente quando si incontra con la "memoria"... L 'ultimo documentario che ho realizzato si intitola "Romani rat" (la notte dei rom"). Parla degli zingari, della loro vita, certo, ma soprattutto del loro viaggio verso i campi di sterminio. Anche con gli zingari, infatti, è stato intrapreso un piano di azione molto preciso. Noi abbiamo ripercorso questo viaggio, dal campo Rom di Arrivore fino ad Auschwitz. Lo stesso loro viaggio. Con noi c'erano un Rom, che ha svolto il ruolo dei personaggio protagonista del film e poi un responsabile dell'ufficio stranieri e una antropologa polacca. Siamo passati e ne siamo stati ospiti, nei villaggi sperduti degli zingari. Il film è stato finanziato dalla Commissione Europea, dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino ed è stato anche patrocinato aella Shoah Foundation di Los Angeles (l'associazione di Spilberg, che ci ha messo a disposizione alcune interviste significative). Il film è stato venduto e adesso gira nei canali satellitari.
Attualmente sto lavorando sugli anni '60 a Torino in collaborazione con il prof. Fabio Levi, dell'Università di Torino. Vogliamo ricostruire alcuni aspetti della storia di quegli anni portando la nostra attenzione sulla banda Cavallero e in particolare su Piero Cavallero, un personaggio significativo per la sua storia, le vicende che ha attraversato in quegli anni. Un altro lavoro che sto facendo è un piccolo corto, una storia sugli anni settanta, insieme a un regista milanese che sarà presentato al prossimo Torino film festival, si intitola, "Ultima partita" è una vicenda scherzosa e seria allo stesso tempo che ruota attorno a una squadra di calcio di quartiere che esiste tutt'ora e che ispira il leit - motiv del film.
So che anche i tuoi allievi partecipano alla realizzazione dei film: si tratta di un momento didattico importante? La storia come disciplina di studio è sempre meno apprezzata dagli allievi. Perciò si rischia l'oblio, si rischia di non capire il valore della memoria. E già... su questo punto forse si fanno troppe cerimonie e si realizzano pochi fatti. Ecco, noi abbiamo cercato di ricostruire i fatti. I ragazzi si sentono protagonisti, quando parlano con i testimoni ed entrano veramente nella storia. Questo connubio fra regia di genere storico e sociale e insegnamento ha dato dei risultati molto interessanti. Basta sapere che tutte le attività nelle quali coinvolgo i miei allievi si svolgono in orario extrascolastico e quindi i ragazzi dimostrano una partecipazione attiva.
Come sei entrato nel mondo della regia professionale? Dopo un certo numero di anni di esperienze sono ora entrato nel campo della regia professionale e, diciamo così, ho un mio target. Inizialmente sono partito dalla narrazione: dapprima scrivevo le storie poi chiamavo un regista. Successivamente ho intrapreso il passaggio. Ora dirigo io stesso i miei film. E non solo: sto anche imparando a fare le riprese, penso che ci siano molte cose da imparare e sono tutte molto interessanti.
Puoi spiegarci come imposti il tuo lavoro? Fondamentalmente ci sono due modi per realizzare dei documentari. Si può partire da un'idea, in questo caso si gira molto, si fanno molte riprese, si cerca di accumulare molto materiale e vario e quindi in post - produzione si "inventa", letteralmente, il documentario. In questo caso il montaggio ha una funzione decisiva. Io invece preferisco scrivere dapprima l'idea, quindi l'ideazione e in seguito il soggetto. A questo punto approfondisco l'idea e stendo il trattamento. Seguo le regole canoniche non perché debba essere così, ma perché a me piace molto scrivere e poi perché ci sono arrivato gradualmente. I primi film erano meno "programmati", più "liberi". Poi ho maturato l'esigenza di avere delle immagini ben precise, come le desideravo io e quindi ho imparato a essere più rigoroso, a impostare una struttura narrativa che avesse un momento iniziale, per presentare l'argomento, quindi il tempo di far venir fuori i personaggi, poi il culmine drammatico e l'avvio verso la conclusione.
I miei documentari sono creativi e non "tradizionali" vale a dire del genere reportage, con voce fuori campo, ecc. Cerco sempre di partire da una storia, seguo il più possibile il trattamento, anche per ottimizzare il momento produttivo. Poi è ovvio che se trovi qualcosa di particolare, un soggetto, un personaggio, ecc.rivedi il tuo lavoro. Io presto attenzione anche al carattere dei testimoni, per esempio desidero poter avere nel film un testimone con un certo tipo di personalità. Dunque bisogna fare delle ricerche, e bisogna rendere proficue le riprese per ottimizzarle dal punto di vista dei costi e perché siano utilizzabili nella fase del montaggio. Così ho imparato veramente a fare un piano, ad arrivare fino al trattamento e ad esserne fedele. Di solito faccio un grande lavoro di scrittura.
Un primo piano non deve essere messo a caso. Neppure in un documentario e così una soggettiva, una dissolvenza. Tutte queste cose devono avere una relazione con lo sviluppo drammatico della storia. Forse come insegnante di lettere mi sento a mio agio in questo ambiente: vivo nella narrazione, ma da un punto di vista tecnico c'è sempre molto da imparare, bisogna farlo con umiltà e grande voglia di raccontare.
L ' ultimo documentario che uscirà fra poco, sul Kossovo, si intitola "Addio Moravska". E' il racconto della fuga di una famiglia di rom durante la pulizia etnica. L'ho girato in digital betacam (un betacam digitale). Tratta degli zingari di Pristina e abbiamo usato anche il loro video, sono filmati sporchi girati da loro stessi durante le feste, i matrimoni, sono riprese in VHS del 94 - 95, di cattiva qualità, ma siamo riusciti a combinarle con il materiale che abbiamo girato e l'effetto è molto bello. Che cosa potresti dire a un insegnante che desidera utilizzare le tecniche video in classe? Che cosa potrebbe fare con i suoi allievi? Che potrei dire agli insegnanti? Di lavorare sulle storie dei ragazzi, delle loro famiglie, rendendoli portagonisti, attori. Per esempio penso a un lavoro basato su quattro "tipologie" di giovani, non so: un "tamarro", un "alternativo", un "cabinotto", un "perbene normale", ecc. Pensa a quante storie ci sarebbero da raccontare. I loro quartieri, le loro famiglie, le loro città, gli amici, il tempo...
Oggi vedo che gli insegnnati hanno molte difficoltà e la scuola sembra in profonda crisi. Spesso devono tenere in piedi una disciplina che crolla, letteralmente. Hanno dunque bisogno di nuovi linguaggi, di comunicazione, di fare qualcosa insieme ai giovani. Così quello del genere documentario creativo potrebbe essere un buon suggerimento: si parte da un personaggio, per esempio un allievo stesso, o un altro e si entra nelle sue storie. Tutta una classe potrebbe essere coinvolta: si parte e si va a intervistare la nonna o il cugino.
Se provi a ricostruire tu stesso, a partecipare, allora anche l'atteggiamento nei confronti del film e della cultura in genere cambia. Andiamo a casa di Pinco e lo riprendiamo con i suoi genitori, di dove sono? della Calabria, allora la mamma serve anche la sardella?
Di Sucar Drom (del 15/12/2005 @ 02:37:23, in blog, visitato 1877 volte)
Cliccare sul titolo o sull'immagine per leggere l'articolo completo:NIGLO, progetto di tutela delle identità culturali e sociali dei Sinti ItalianiCari amici, innanzitutto chiedo scusa per il ritardo con il quale rispondo all'invito di sostegno alle vostre iniziative, di cui il blog sucar drom è una preziosa testimonianza ed un utile strumento di informazione e di collegamento tra le diverse realtà nazionali. Purtroppo negli ultimi mesi mi trovo ad affrontare alcuni problemi che mi costringono a rallentare le mie attività. Tuttavia, ne...
Alcune notizie "catturate" in rete, ad ognuno la libertà di commentare13 dicembre 2005 Ragazzo rom morto in incendio, a giudizio Montaldo Legale ex vicesindaco di Genova: sono atti dovuti (ANSAweb) - GENOVA, 13 DIC - L'ex vicesindaco di Genova Claudio Montaldo, attuale assessore regionale alla sanita', e' stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari per la morte di un ragazzo rom di 14 anni nell'incendio di una baracca avvenu...
Roma e il "piano nomadi", l'articolo apparso su Il Giornale di RITA SMORDONI - IL GIORNALE, 6 dicembre 2005 È giallo sul Piano Nomadi del 2003 del Comune di Roma. Il Piano prevedeva 18 campi attrezzati e una spesa di 3,5 milioni di euro. Ma il capogruppo capitolino di An, Sergio Marchi, accusa: «Del piano non sappiamo nulla, non è mai arrivato in consiglio comunale. Tantomeno sappiamo qualcosa sui soldi spesi». Marchi sollecita il Prefetto ad app...
Cari compagni e amici,vi invio il programma della serata di venerdì 16 a Officina, siamo stati invitati al dibattito su rom e periferia, accorrete in massa che dopo c'è il concerto dei Mescla. Ore 20: film di C. Luglio, Sotto la stessa lunaOre 22: dibattito con Soccorso legale Napoli, Opera Nomadi, Collettivo NoBorder, Chi Rom e chi no, Figli del Bronx.Ore 23,30: concerto dei Mescla. Ciao e a presto,Marco.c.s.o.a. officina 99 - via Gianturco, 101 (adiac. metro) - napoli - info@officina99.org
con RadioLina in diretta: streaming su www.radiolina.info in etere a napoli su 104.95 Mhz con insu^tv in diretta: in etere a napoli su canale 68 UHF ? canale S19 VHF (banda III) - www.insutv.it
Di Fabrizio (del 15/12/2005 @ 11:42:14, in Italia, visitato 1972 volte)
ROMA - In ritardo, ma è arrivata. L’attesa circolare del Viminale che autorizza i rientri in Italia con il “cedolino”, per chi torna a casa nel periodo natalizio, è finalmente uscita. Quest’anno il provvedimento è valido dal 15 dicembre 2005 al 31 gennaio 2006. Una finestra di un mese e mezzo.
Di Fabrizio (del 16/12/2005 @ 05:47:45, in Regole, visitato 1898 volte)
Articolo precedente: "Gens du voyage": Esclusi ma tassati Parigi, lunedì 5 dicembre. La "gens du voyage" ha manifestato da Place de la Republique alla Bastiglia, contro l'emendamento adottato dall'Assemblea Nazionale il 22 novembre 2005, che ha istituito una tassa del valore di 75 Euro a mq per chi abita in una casa mobile, che si traduce in grossomodo 1.000 euro se è un caravan di medie dimensioni. L'emendamento, che dovrà essere nuovamente poratto in commissione, potrebbe portare a una mobilitazione nazionale.
"Latche drom" in lingua zigana significa "buon viaggio". La nozione di nomadismo fa parte integrante della cultura o dei bisogni delle popolazioni gitane e zigane raggruppate sotto il nome di "gens du voyage". Il nomadismo non significa movimento perpetuo o viaggio senza sosta, e anche i non sedentari hanno bisogno di scuole, servizi sanitari e lavoro. Etichettati come SDF (senza fissa dimora) sulla carta d'identità e sul libretto di circolazione, da far vistare ogni mese dalla gendarmerie, la gens du voyage si ritrova in una empasse sociale dove naviga tra legalità e illegalità per aprofittare di quei diritti elementari a cui tutti i cittadini hanno accesso (sanità, scuola alloggio). Un emendamento votato dall'Assemblea Nazionale settimana scorsa, li obbliga a una tassa d'abitazione di 75 Euro a mq, che per una carovana di medie dimensioni può quindi essere compresa tra i 750 e i 1.000 euro, sotto forma di bollo, somma da versare ai comuni che hanno previsto l'approntamento di aree di sosta specifiche. La legge Besson del 5 luglio 2000 chiede ai comuni con più di 5.000 abitanti definiti secondo uno schema dipartimentale, a prevedere ed attrezzare aree di sosta di lunga durata e aree di passaggio "valutando preventivamente bisogni ed offerta esistenti, annotando frequenze e durata del soggiorno, possibilità di scolarizzazione dei bambini, accesso alle cure ed esercizio di attività economiche", questo entro due anni dalla pubblicazione dello schema dipartimentale, e ottenendo in questo tempo le autorizzazioni prefettizie per l'acquisizione dei terreni e il realizzo delle aree d sosta a nome e per conto del comune. Col solito immobilismo, la data attuativa è stata continuamente rinviata e nessuna sanzione è stata richiesta. Per favorire la creazione di queste aree, il governo finanzia il 70% dei lavori, di una somma spesso considerata inferiore al vero. Ulteriori aiuti per finanziamenti, investimenti e gesione arrivano dal Consiglio Generale, e altre facilitazioni per la presenza di minori. Come contropartita, la legge Besson permette ai comuni che abbiano realizzato aree di sosta, di proibire la sosta alla gens du voyage sul resto del territorio, ricorrendo alle forze dell'ordine per espellere i contravventori e verbalizzare l'infrazione della legge Sarkozi 2004. Questa legge considera l'istallazione illecita di una casa mobile, come passibile di 6 mesi di carcere, 3.750 euri di multa, confisca del mezzo e sopensione della patente per 3 anni. A tutto il 2005, la quasi totalità degli schemi dipartimentali è stata pubblicata, restano da creare 1.460 area di sosta e da ristrutturarne 260, mancano 360 area di passaggio e ci sono 7.000 piazzola su 30.000 previste. In alcuni comuni terreni semi attrezzati sono in corso di completamento, ma ci sono anche quelli che non hanno applicato la legge ed espellono sistematicamente i nomadi dopo due giorni di sosta. La legge su sicurezza e sanità pubblica li autorizza ad usare le forze dell'ordine per sloggiare i nomadi dai terreni insalubri che [le autorità stesse] lasciano a loro disposizione, relegati lontano dagli agglomerati ai margini delle autostrade o nei pressi di discariche. La limitazione della durata della sosta comporta difficoltà d'inserimento nel lavoro, la scolarizzazione, l'accesso a cure intensive. Nelle aree attrezzate la durata della sosta è di massimo due mesi, inframmezzati da almeno un mese di assenza e il numero dei posti è limitato. I campeggi municipali o privati in genere sono loro esclusi, quindi la soluzione adottata è di sistemarsi su terreni lontani, spesso inondati o insalubri, o cambiare dipartimento ogni due mesi. Ma il nomadismo non significa essere erranti, perché queste persone hanno un lavoro, stagionali, commercianti ambulanti, artigiani... La scolarizzazione dei figli, spesso relegati in fondo alle aule, avviene in un contesto di cambio incessante di residenza scolare che demotiva i genitori, e priva gli scolari di un adeguato percorso scolastico. Il caravan,oggi considerato come abitazione da tassare, non costituisce un indirizzo valido per lapertura di un'impresa, così chi sulla carta d'identità e sul libretto di circolazione figura come ambulante, da artigiano deve trasformarsi in dipendente di un'impresa terza. Le compagnie assicurative chiudono le loro porte o annullano i contratti. L'accesso al credito per finanziare l'acquisto del caravan è possibile solo con l'intermediazione privata, che ha tassi due volte superiori a quelli bancari. Nella lotta contro la discriminazione, ingaggiata dal governo e confermata dal capo di stato all'indomani dlle violenze urbane, l'integrazione della Gens du voyage è al di là della popolazione delle banlieues. Dopo sette secoli di stigmatizzazione passiva tramite l'esclusione e l'etichettatura etnica, oggi proibita dalla legge, il governo applica la nozione di discriminazione positiva, ma applicata solo alle finanze statali. Segnalazione da Roma_Francais (traduzione mia)Le foto sono tratte da Indymedia Paris - Ile de France
Di Fabrizio (del 16/12/2005 @ 08:45:22, in media, visitato 2333 volte)
SR International - Radio Sweden Ha una programmazione in lingua romanès, che può essere ascoltata in streaming o in onde corte (5840 KHz) dall'Italia e dall'Europa del Sud. Oltre ad argomenti di cultura, musica, informazione, SR International ha due appuntamenti settimanali di un'ora; Radio Romano e Café Romano. Sul sito è possibile scaricare l'ultima puntata. Chi vuole partecipare ai programmi, può contattare:
Radio Romano Oxenstiernsg. 20 105 10 Stockholm Fax: :+46-8-661 0587 Tips tel:+46-8-784 2072
Di Fabrizio (del 17/12/2005 @ 10:21:40, in media, visitato 1981 volte)
BUCAREST - Secondo il Bucharest Daily News, lo scrittore ed editore Mircea Dinescu avrebbe l'intenzione di lanciare un periodico, dal titolo "Rrom poveri, Rrom ricchi". La pubblicazione sarà gestita dalla Satiricon press society. Il numero zero è già pronto, è verrebbe lanciato a inizio gennaio "quando la gente sta riprendendosi dalle sbronze". La redazione del giornale coinvolgerà intelluttuli di etnia rrom e rumena. La rivista conterrà circa 80/100 pagine e sarà tirata in 25.000 copie distribuite nazionalmente, anche se sarà rivolta principalmente alle comunità dei Rrom più agiati di Cluj e Bucarest e nei dintorni di queste città. Dinescu sarà "baby sitter e proprietario" del giornale, il direttore non è stato ancora nominato. fonte Romanian_Roma
Più di 500.000 Sinti e Rom sono stati uccisi nei campi di sterminio nazisti. Una storia dimenticata. Una storia non ancora scritta. Raccontarla è un atto dovuto.
"Nei vari processi contro i nazisti responsabili di crimini contro l'umanità, primo fra tutti quello di Norimberga, mai nessuno si preoccupò di sentire la testimonianza di uno zingaro. Al processo di Gerusalemme, nonostante Eichmann si fosse dimostrato consapevole delle pratiche di deportazione degli zingari, il capo d'imputazione che riguardava questo argomento venne annullato. Nessun responsabile fu chiamato a rendere conto dello sterminio degli zingari."
Pino Petruzzelli, dopo i reportages in forma di spettacolo dedicati al Marocco, all'Albania, al G8 di Genova e al Messico sta preparando una nuova serie di Portraits teatrali dedicati alla cultura Rom e Sinta e da oltre un anno è in viaggio per l'Europa sulle orme di queste Minoranze Etniche Linguistiche Europee attraverso Italia, Bulgaria, Albania, Francia, paesi dell'ex Yugoslavia e Turchia.
Il primo appuntamento è dedicato al genocidio dei Rom e dei Sinti durante il nazismo. Un genocidio che nasce dal pregiudizio e dal razzismo imperanti nella Germania degli anni trenta. A Berlino il dottor Robert Ritter, direttore del Centro di Ricerche per l'Igiene e la Razza dichiara che "gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate" e che "la question zingara potrà considerarsi risolta solo quando il grosso di questi asociali e fannulloni sarà sterilizzato". La dottoressa Eva Justin rivela al modo accademico nazista, nella sua applaudita tesi di laurea, la presenza nel sangue dei Sinti e dei Rom di un gene molto, ma molto pericoloso: il gene dell'istinto al nomadismo, il terribile wandertrieb. Lo spettacolo vuole essere un viaggio nella memoria alla scoperta di una pagina di storia che inspiegabilmente non trova spazio nei testi scolastici. Un genocidio dimenticato, così come dimenticati sono stati i risarcimenti dovuti a queste popolazioni perseguitate durante il nazismo. Uno spettacolo carico di umanità e di amore per etnie, quelle Rom e Sinte, che nel corso degli anni più che essere sconosciute sono state misconosciute.
CENTRO TEATRO IPOTESI in collaborazione con TEATRO STABILE di GENOVA e CENTRO CULTURALE "PRIMO LEVI"
ZINGARI: L'OLOCAUSTO DIMENTICATO
interpretazione, testo e regia PINO PETRUZZELLI
Così la critica: "... se è atroce quello che è accaduto, ancora più atroce sarebbe dimenticare: bisogna rammentare e far conoscere che nei lager accanto ai triangoli gialli di sei milioni di ebrei c'erano quelli rosa degli omosessuali, quelli rossi degli oppositori politici e quelli neri degli 'arianissimi' zingari che hanno pagato con più di mezzo milione di vittime il loro essere zingari. Pino Petruzzelli dà vita a un canto civile e disperato contro una delle più orribili malattie dell'anima: il razzismo." (Magda Poli - Il Corriere della sera)
"E' una storia meno nota del genocidio ebraico, per il carattere orale della cultura zingara e per la collocazione sociale molto subalterna; ma le tappe e i protagonisti sono più o meno gli stessi e l'ordine di grandezza della strage è sempre imponente, circa 500.000 vittime. Lo racconta lo spettacolo di Pino Petruzzelli interpretato dall'autore stesso. In questa sorta di orazione civile non vi sono scene né personaggi di finzione: Pino Petruzzelli ricostruisce davanti ad un leggio le vicissitudini dei Rom, dalla progressiva emarginazione medievale agli orribili esperimenti 'medici' subiti nei lager nazisti, alla beffa dei mancati risarcimenti dopo la guerra. Si esce scossi, desolati, indignati. Ma, forse, con meno pregiudizi" (Ugo Volli - La Repubblica)
"Una sola apertura all'ironia, nell'interrogativo sul perché di torture, cavie umane, camere a gas riservate ai Rom, di cui mai si riferisce né si chiede ragione alla giustizia umana: che il revisionismo storico - chiede con garbo Petruzzelli a metà spettacolo - consista proprio nel voler completare la documentazione e la presa di coscienza dell'Olocausto aggiungendo quel che da mezzo secolo si tace? Per il resto la chiave di lettura, interpretazione e regia, rifugge dall'effettismo; tende soltanto, con partecipe, stupefatto e teso narrare, a rappezzare, almeno con un ricordo teatrale, lo squilibrio e l'oblio di un genocidio." (Margherita Rubino - La Repubblica)
"... Zingari: l'olocausto dimenticato è uno spettacolo asciutto, rigoroso, solo parole... eppure coinvolgente, di intensa drammaticità. Un sasso nello stagno della nostra apatia esistenziale." (Pier Antonio Zannoni - RAI 3 e RAI 2)
per informazioni Paola Piacentini Centro Teatro IPOTESI via Piaggio, 28 - 16136 Genova telefono 010.2721194 - cellulare 348 5723604 e-mail: teatroipotesi@tiscali.it |
|
|