Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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-

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 14/06/2005 @ 01:53:53, in blog, visitato 2913 volte)

QUI

A disposizione di tutti i lettori, dove poterci scambiare informazioni, note, appuntamenti, segnalazioni ecc.

Un altro utilizzo?
Quante volte ho sentito gente che si lamenta delle scarsa visibilità di alcuni post? Sinceramente, non mi interessa creare altre classifiche o altre gare! Però, chi vuole, può segnalare giornalmente un articolo che gli è piaciuto e (se conosce un minimo di HTML) linkarlo. Magari, : - P, anche articoli di qualcun altro e non solo i propri.

Cos'altro ancora? Può inviare le proprie segnalazioni per email ad amici.
Aggiungere un Avatar, contribuire a creare la Mahala (che non per niente, significa COMUNITA')

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Di Fabrizio (del 13/06/2005 @ 22:11:16, in blog, visitato 2728 volte)

Ma solo per domani.
Il programma prevede di incontrare, dal vivo stavolta, alcuni amici blogger:

-
a Cattolica
-
a Bologna
-
a Parma
Nel frattempo, fate i bravi se vi scappa qualche commento... : - )


Vi giro un pensierino che mi hanno spedito: : - o

Il Vero Debito Estero (lettera di un capo amerindio ai capi europei)

Così sono qua, io, Guaicaipuro Cuatemoc, sono venuto a incontrare i partecipanti a questo incontro. Così sono qua, io, discendente di coloro che popolarono l’America quarantamila anni fa, sono venuto a trovare coloro che la trovarono cinquecento anni fa.

Così ci troviamo tutti: sappiamo chi siamo, ed è già abbastanza. Non abbiamo bisogno di altro.

Il fratello doganiere europeo mi chiede carta scritta con visto per scoprire coloro che mi scoprirono.

Il fratello usuraio europeo mi chiede di pagare un debito contratto da traditori che non ho mai autorizzato a vendermi.

Il fratello leguleio europeo mi spiega che ogni debito si paga con gli interessi, anche fosse vendendo esseri umani e paesi interi senza chiedere il loro consenso.

Questo è quello che sto scoprendo.

Anch’io posso pretendere pagamenti. Anch’io posso reclamare interessi. Fa fede l’Archivio delle Indie. Foglio dopo foglio, ricevuta dopo ricevuta, firma dopo firma, risulta che solamente tra il 1503 ed il 1660 sono arrivati a San Lucar de Barrameda 185mila chili di oro e 16 milioni di chili di argento provenienti dall’America.

Saccheggio? Non ci penso nemmeno!! Perché pensare che i fratelli cristiani disobbediscano al loro settimo comandamento.

Spoliazione? Tanatzin mi guardi dall’immaginare che gli europei, come Caino, uccidano e poi neghino il sangue del fratello!

Genocidio? Sarebbe dar credito a calunniatori come Bartolomeo della Casa che considerarono quella scoperta come la distruzione delle Indie, o ad oltraggiosi come il dottor Arturo Pietri che sostiene che lo sviluppo del capitalismo e dell’attuale civiltà europea sia dovuto all’inondazione di metalli preziosi.

No! Questi 185mila chili di oro e 16 milioni di chili di argento devono essere considerati come il primo dei vari prestiti amichevoli dell’America per lo sviluppo dell’Europa. Pensare il contrario vorrebbe dire supporre crimini di guerra, il che darebbe diritto non solo a chiedere la restituzione immediata ma anche l’indennizzo per danni e truffa. Io, Guaicaipuro Cuatemoc, preferisco credere alla meno offensiva delle ipotesi. Una così favolosa esportazione di capitali non fu altro che l’inizio del piano Mershalltezuma teso a garantire la ricostruzione della barbara Europa, rovinata dalle sue deplorabili guerre contro i culti musulmani, difensori dell’algebra, della poligamia, dell’igiene quotidiana e di altre superiori conquiste della civiltà.

Per questo, avvicinandosi il Quinto Centenario del Prestito, possiamo chiederci: i fratelli europei hanno fatto un uso razionale, responsabile, o perlomeno produttivo delle risorse così generosamente anticipate dal Fondo Indoamericano Internazionale?

Ci rincresce di dover dire di no. Dal punto di vista strategico le dilapidarono nelle battaglie di Lepanto, nelle armate invincibili, nei terzi Reich ed in altre forme di reciproco sterminio, per poi finire occupati dalle truppe yankee della Nato, come Panama (ma senza canale).

Dal punto di vista finanziario sono stati incapaci - dopo una moratoria di 500 anni - sia di restituire capitale ed interessi che di rendersi indipendenti dalle rendite liquide, dalle materie prime e dall’energia a basso costo che gli esporta il Terzo Mondo. Questo deplorevole quadro conferma l’affermazione di Milton Friedman secondo il quale un’economia assistita non potrà mai funzionare e ci obbliga a chiedere - per il loro stesso bene - la restituzione del capitale e degli interessi che abbiamo così generosamente aspettato a richiedere per tutti questi secoli.

Detto questo, vorremmo precisare che non ci abbasseremo a chiedere ai fratelli europei quei vili e sanguinari tassi d’interesse variabile del 20 fino al 30% che i fratelli europei chiedono ai paesi del Terzo Mondo. Ci limiteremo a esigere la restituzione dei materiali preziosi prestati, più il modico interesse fisso del 10% annuale accumulato negli ultimi trecento anni. Su questa base, applicando la formula europea dell’interesse composto, informiamo gli scopritori che ci devono, come primo pagamento del loro debito, soltanto 185mila chili di oro e 16 milioni di chili di argento ambedue elevati alla potenza di trecento. Come dire, un numero per la cui espressione sarebbero necessarie più di trecento cifre, e il cui peso supera ampiamente quello della terra.

Com’è pesante questa mole d’oro e d’argento! Quanto peserebbe calcolata in sangue? Addurre che l’Europa in mezzo millennio non ha saputo generare ricchezze sufficienti a cancellare questo modico interesse sarebbe come ammettere il suo assoluto disastro finanziario e/o la demenziale irrazionalità delle basi del capitalismo.

Tuttavia queste questioni metafisiche non affliggono noi indoamericani. Però chiediamo la firma immediata di una carta d’intenti che disciplini i popoli debitori del vecchio continente e li obblighi a far fede al loro impegno tramite un’immediata privatizzazione o riconversione dell’Europa perché ci venga consegnata per intero come primo pagamento di questo debito storico.

Dicono i pessimisti del Vecchio Mondo che la loro civiltà versa in una bancarotta tale che gli impedisce di tener fede ai loro impegni finanziari o morali. In tal caso ci accontenteremo che ci paghino con la pallottola che uccise il poeta.

Ma non potranno. Perché quella pallottola è il cuore dell’Europa.


E mi voglio sprecare! Per i fans della grammatica e della retorica leghista, consiglio un giro nella versione MADE IN SVIZZERA X - |
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Di Fabrizio (del 13/06/2005 @ 20:59:06, in Kumpanija, visitato 3528 volte)

Dall'archivio, una segnalazione dell'14 novembre 2004. Una comunità virtuale, Rom e Nativi Americani, sparsi tra la Florida e il Canada, dibattono su cambiamenti e tradizione, e sulle urgenze della loro situazione sanitaria. Mi sembra un tema attuale... Riporto quelli che per me sono i contributi + interessanti.

La depressione tra i Rom - Tradizione, cause e rimedi

Stevie - frankiedallas56@yahoo.com
- Fri, 12 Nov 2004 21:38:17
... Secondo la mia esperienza i Rom (almeno da noi negli USA) tendono a nascondere i caratteri della propria depressione, perché la paragonano a qualcosa di simile a un "corto circuito mentale". L'unica cosa che è permessa per la loro testa possono essere le erbe mediche.

Il tradizionale augurio ""Baxt hai Sastimos!" rivela un'intima relazione tra Salute e Fortuna. La depressione viene spesso interpretata dagli altri come il risultato dell'essere anti-sociali, di cattivi comportamenti o pensieri... Una sorta di intruso alieno, impuro e distruttivo che porterebbe la rovina nella mente pura e in pace del Rom sofferente.

L'apparire della depressione in una comunità Rom è temuta come un'infezione contagiosa che minaccia la fortuna di tutta il gruppo. La depressione di un proprio componente rende tutta la comunità estremamente timorosa e disagiata. Questo specialmente prima dell'era dei "Born-Again" e del ritorno alla Madre Terra, quando la superstizione era diffusa e accettata come normale. Una situazione di "allarme" continuo verso la depressione, può tramutarsi in pulsioni suicide che lacerano tanto la famiglia nucleare, che quella estesa o l'intera kumpania. I Rom che soffrono di depressione sono considerati dilo (pazzi - in romanés nel testo) e d evitati dagli altri.

La depressione è anche considerata un disagio tipico dei gaje. I gaje depressi sono visti come facili prede di chi campa leggendo la mano, che ritiene che quello sia uno stato impuro proprio degli stanziali e da cui dipende il proprio reddito... Un Rom tradizionale (o tradizionalista?) negerà con tutte le sue forze di poter essere preda della depressione, sottintendendo così che se ciò dovesse capitare a un Rom, questi non sarebbe altro che un gajo travestito o potenziale.

I Rom che cadono in depressione, per prima cosa cercheranno aiuto di nascosto dai componenti tradizionalisti. Il limite è che proprio questi componenti sono quelli che meglio conoscono come curarsi con le erbe, ma per il loro pregiudizio tenderebbero a sbagliare la diagnosi: io potrei raccomandare il mosto di malto di St. John, ma è più che altro un placebo. Incidentalmente, quel mosto di malto è usato dai tradizionalisti come rimedio alla caduta dei capelli...

Spesso i tradizionalisti suggeriscono al Rom in preda alla depressione di cambiare aria. La cura in questo caso porta i maggiori benefici mentali non al malato ma al nucleo che rimane (i gaje esperti di risoluzione dei conflitti sarebbero d'accordo con l'interpretazione dei tradizionalisti: il problema è stato "dissolto" cambiandone lo sviluppo, cioè le circostanze in cui era emerso all'origine). Così molti Rom "depressi", senza chiedere ulteriori consigli, si spostano a Las Vegas o Atlantic City per cambiare Salute e Fortuna.

La depressione è legata al suicidio. Il tasso di suicidi tra le giovani non ancora sposate è più alto di quello tra le anziane e coniugate. Il suicidio tra i Rom risveglia i fantasmi e chiede vendetta, può fare effettivamnete GRANDI danni in una comunità. I Rom morti suicidi possono essere sepolti lontani dalle tombe di famiglia. D'altra parte, le pillole anti-depressive - prozac ecc. - sono presenti in quasi tutte le famiglie, perché lo stato di depressione o il suo possibile sviluppo è una paura più forte del ricorrere al sistema sanitario.Ma proprio per il suo carattere di "bisogno indotto", questo mi fa diffidare di tutte le statistiche governative sul problema della salute tra i Rom, basate sull'archivio delle richieste di medicine.

Sutherland (1975) a proposito, riporta che la "cura" più efficace tra i Rom contro la depressione giovanile è il matrimonio. Questo può essere un buon argomento a favore dei matrimoni tra giovani, combinato dalle famiglie Rom.
Stevie

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kajashey (Ileigha) - kajashey@yahoo.com - Sat, 13 Nov 2004 17:07:59
Baxt hai sastimos!

Ho seguito la discussione con molto interesse. Anche perché di lavoro faccio l'infermiera. Le statistiche della sanità sui Rom non sono buone. Muoiamo prima, l'80% di noi fuma ed è obeso, i tassi di depressione sono altissimi, come pure di disturbi bi-polari e di cataratta. Yahoo! Ora non mi sembra così bello essere "zingara".
I problemi di salute delle donne sono talmente visti come lashav (impuri) che ogni giorno qualcuna muore di mali perfettamente curabili a causa dei tabù persistenti.

Quanti di noi sono dottori o infermiere sono guardati quantomeno con sospetto, non solo nella società dei bianchi ma tra noi stessi, quando non sono ritenuti degli imbroglioni. Nel frattempo muore il nostro popolo... senza cure e sppesso di morte immatura. Provo a spiegare cosa c'è di sbagliato, secondo me. I nosatri antenati, proteggendo e mantenendo vive le tradizioni, si sono esclusi anche da quegli aspetti che la vita contemporanea ha di positivo. Possiamo continuare anche noi su questa strada. D'altra parte, anche tra i nostri antenati ci sarà stato uno zingaro che per la prima volta ha caricato le sue cose su un carro, altrimenti vivremmo ancora nelle tende e seguendo gli asini.

Quanti nel nostro popolo intendano rimanere legati "all'ortodossia" hanno tutti i diritti di scegliere di non far parte del sistema sanitario o di qualsiasi altro moderno "trucco" che ritengono inappropriato per loro. Ma noto che quando ci rimproverano di voler "diventare gaje", lo fanno comodamente dietro a una macchina. Secondo me, con un po' di ipocrisia. Se le macchine, i furgoni e i motorhomes hanno preso il posto dei nostri vecchi mezzi tradizionali, perché lo stesso non è ammissibile per scuola e sanità?

Non credo che siamo così deboli ed indifesi, da abbandonare la nostra cultura perché attingiamo a quanto c'è di buono nella vita moderna. L'abbiamo già fatto tante volte nel passato, perché le cose stavano cambiando, siamo sicuri che farlo ancora sarebbe la rovina della nostra cultura?
Lele

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"M&M" - celtrom@uniserve.com - Sat, 13 Nov 2004 10:43:46
Non ho mai creduto che la depressione abbia a che fare con l'appartenenza etnica.
Ma lo stile di vita può avere un ruolo importante, stress e fatiche non sono mai buone per il corpo. Oggi è provato che la depressione cronica è qualcosa di chimico, cioè bassi livelli di seratonina ecc., per cui niente di cui vergognarsi, niente a che fare con la storia della propria famiglia, non si tratta di debolezza, solo di un problema da trattare e capire correttamente.
Margaret

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Gourdnbead - gourdnbead@yahoo.com - Sat, 13 Nov 2004 18:56:03
Questa discussione è simile alle tante che si fanno nella comunità dei Nativi Americani, di cui sono parte. Abbiamo molto in comune.

Costantemente tra i Nativi Americani si dibatte su cosa sarebbe "tradizionale". Ma di che tradizione si tratta, cosa è "tradizionale" oggi, cos'era "tradizionale" 100 anni fa? 1000 anni fa? Penso che le culture vive, abbiano l'obbligo di cambiare, per mantenere un ruolo rilevante tra quanti vivano secondo le proprie tradizioni. Le culture che non ammettono il cambiamento, sono destinate a morire dimenticate dai loro stessi popoli.

Non fraintendetemi: amo le tradizioni, durante le cerimonie sono la più osservante che posso, e durante la vita quotidiana cerco di mantenere il mio stile secondo la tradizione, ma il concetto di tradizione è ingannevole. Non è facile, ma qualcosa dobbiamo cambiare se vogliamo sopravvivere. Altre cose invece dobbiamo preservarle ferocemente. Quali sono quei piccoli cambiamneti che dobbiamo affrontare senza che abbiano un effetto negativo sulla cultura? E quali non dobbiamo permetterci?

Io credo che le differenze "tribali" siano importanti. Guardatevi attorno: l'intera popolazione mondiale è sottoposta a una singolare cultura Wal-mart-e-McDonalds, soprattutto i giovani. Possiamo/dobbiamo differenziarci, e lo possiamo fare a partire dalla nostra cultura tribale, che sia una cultura tradizionale o un moderno "tribalismo". Vorrei che osservaste quanti, giovgani o vecchi, si muovono nel mondo come esseri persi e vuoti, perché hanno perso qualcosa di importante. Per me invece è naturale che nel cervello di ognuno ci sia spazio per l'appartenenza a una più piccola comunità tribale. anche se questo si manifestasse solo idossando vestiti tradizionali, è un modo perché il nostro corpo possa dire "Sono parte di una particolare tribù. Ho un'appartenenza."

Ognuno di noi deve sapere quale eredità culturale propria sia già andata persa, prima di creare una nuova identità funzionale al presente. Il folklore non c'entra niente con tutto questo. E' invece una tematica molto importante per il benessere futuro di tutto il genere umano.
Suzanne
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Di Fabrizio (del 12/06/2005 @ 23:36:33, in Kumpanija, visitato 4184 volte)

Il vostro bravo blogger oggi ha passato una giornata riposante e rilassata. Ma non si è dimenticato i due impegni importanti:

  • andare a votare
  • la chat con Yvonne Slee

In entrambe i casi, avrei preferito un po' più di compagnia. Sul referendum, il quorum sembra lontano, lo vedo come se fossi un giocatore del Liverpool dopo il primo tempo contro il Milan. Ma per queste cose, citofonate a Stefano.

Nell'indifferenza di giornali e televisioni : - P si è svolta oggi anche la prima intervista della Mahalla. Chi la volesse rileggere (in italiano o in inglese), si accomodi. Chiamarla intervista forse è eccessivo, una chiacchierata con una scrittrice Rom, che è nata in Europa ed è finita dall'altra parte del pianeta. Mi sono divertito. Ne farò altre. Qualcuno vuol proporsi??

Cosa ci siamo raccontati:

  • Fabrizio 14.00 - Ok: C'è qualcuno online?
  • Yvonne 14.01 - Sì. Sono Yvonne.
  • Fabrizio 14.01 - Hi. Come stai?
  • Yvonne 14.01 - Bene grazie.
  • Fabrizio 14.02 - Cominciamo?
  • Yvonne 14.02 - Certo.
  • Fabrizio 14.02 - Parlaci delle tue radici europee.
  • Yvonne 14.03 - Sono Sinti Romani e sono nata in Germania.
  • Fabrizio 14.03 - So che sei stata anche in Gran Bretagna. Ricordo bene?
  • Yvonne 14.04 - Ho vissuto in Gran Bretagna per 12 anni. Precisamente, nella zona a Nord di Londra.
  • Fabrizio 14.05 - Perché hai lasciato la Germania? In quali paesi sei stata?
  • Yvonne 14.07 - Perché non andavo d'accordo coi miei genitori e perché non mi piaceva l'atteggiamento della Germania verso le altre razze.
  • Fabrizio 14.08 - Capisco. In Gran Bretagna era meglio?
  • Yvonne 14.09 - Sono andata a Londra per viverci e lavorare, dopo aver imparato l'inglese. Gli inglesi mostravano un po' più di comprensione.
  • Fabrizio 14.10 - Sei stata anche in altri paesi europei?
  • Yvonne 14.12 - Andai in Francia, ma il mio francese non era sufficiente per rimanere lì e lavorare. In altri paesi ci sono andata in vacanza.
  • Fabrizio 14.13 - Cosa pensi della situazione dei Rom in Europa?
  • Fabrizio 14.15 - (Capisco che la risposta potrebbe essere lunga. Rispondi con calma)
  • Yvonne 14.15 - Per quel che ho visto tra i Rom, la gente dovrebbe essere messa a conoscenza dei bisogni e dei diritti dei Rom.
  • Fabrizio 14.16 - Puoi spiegarlo meglio?
  • Yvonne 14.19- L'atteggiamento verso i Rom non è cambiato dai tempi di mia nonna. I Rom dovrebbero avere le stesse opportunità delle altre etnie e non subire discriminazioni.
  • Fabrizio 14.21 - Prima di domandarti come sarebbe possibile, vedi differenze tra la situazione dei Rom in Europa con quella dell'Australia?
  • Yvonne 14.26 - In Australia vivono circa 20.000 Rom, la maggior parte vive fianco a fianco con gli australiani. C'è una certa curiosità qui verso i Rom, ma nel complesso ci lasciano vivere, senza pregiudizi.
  • Fabrizio 14.27 - A proposito, c'è qualcun altro online?
  • Fabrizio 14.28 - Scusa Yvonne...
  • Yvonne 14.28 - A posto.
  • Fabrizio 14.29 - ... e pensi che la situazione in Australia sia migliore, perché ci sono meno Rom che in Europa?
  • Yvonne 14.32 - Forse, ma l'Australia è in paese giovane rispetto all'Europa e non ci sono gli stessi vecchi pregiudizi.
  • Fabrizio 14.33 - Altra interruzione per dirvi che dalla radio annunciano che Florence Aubenas (la giornalista francese rapita in Iraq) è libera.
  • Fabrizio 14.34 - Lo sapevi?
  • Yvonne 14.34 - Lo sento adesso. E' una bella notizia.
  • Fabrizio 14.35 - Davvero un villaggio globale! : - )
  • Fabrizio 14.36 - Bene: il problema è il pregiudizio. Cosa si può fare?
  • Yvonne 14.41 - Dobbiamo educare la gioventù odierna a non giudicare dal colore della pelle, o da credi e tradizioni differenti, ed insegnare loro che tutti abbiamo le medesime esigenze e siamo tutti meritevoli di rispetto.
  • Fabrizio 14.42 - Quando dici "gioventù" intendi che si deve partire dalla scuola?
  • Yvonne 14.44 - Assolutamente. D'altra parte i pregiudizi si insinuano nelle persone ignoranti.
  • Fabrizio 14.46 - Due grandi problemi sono la casa e il lavoro. Qual'è la tua opinione?
  • Yvonne 14.50 - [Il problema] è che il governo non vuole spendere denaro nella scolarizzazione e per alloggiare i Rom. Penso lo faccia per compiacere chi vota.
  • Fabrizio 14.51 - Sì. Ma che tipo di difficoltà hai trovato cercando lavoro in Gran Bretagna?
  • Yvonne 14.53 -Non trovai lavoro, finché qualcuno che viveva in Gran Bretagna non diede referenze. Altrimenti, niente da fare.
  • Fabrizio 14.55 - Leggendo il tuo libro: ricordi quando August dice a Elsa: "Siamo noi a dover vivere fianco a fianco coi tedeschi..."? Cosa ne pensi sul conformarsi alle regole?
  • Yvonne 14.59 - Quando si vive ai margini della società, ci sono determinate leggi da rispettare, ma a volte l'ipocrisia è frustrante e mi fa arrabbiare.
  • Fabrizio 15.01 - E' molto interessante leggere una storia di più di 50 anni fa, con gli occhi al presente...
  • Fabrizio 15.01 - Sempre leggendo il libro, sembra che gli Zingari non si rendessero conto del reale pericolo del nazismo, a causa delle persecuzioni passate. Che ne pensi?
  • Yvonne 15.05 - Mia nonna non sapeva o non capiva il vero pericolo in cui si trovavano tutti, a causa delle menzogne dei nazisti.
  • Fabrizio 15.07 - Mi spiace, ma non capisco "the cover ups by the sly, underhanded nazis". Per favore, puoi dirlo con altre parole?
  • Yvonne 15.10 - Intendo una propaganda infida ed accorta, rivolta alle minoranze etniche. Ad esempio: raccontando alle famiglie che sarebbero state rialloggiate altrove per far posto ad una nuova fabbrica. Mentre invece venivano portate in campo di concentramento.
  • Fabrizio 15.12 - OK. Penso che dall'altra parte della terra siano circa le 23.00. Sbaglio?
  • Yvonne 15.13 - E' così. Vorresti chiedermi qualcos'altro?
  • Fabrizio 15.14 - Solo due cose: Quando hai scoperto di essere una scrittrice? E se vuoi dire qualcosa sul tuo sito web.
  • Yvonne 15.17 - Da quando andavo a scuola. Scrivere era la cosa che preferivo. Il sito l'ho fatto in ricordo di mia nonna e per promuovere il mio libro basato sulle sue storie.
  • Fabrizio 15.18 - Bene. Capisco quanto sia tardi. Ti ringrazio infinitamente per averci dedicato il tuo tempo. Vuoi aggiungere qualcosa?
  • Yvonne 15.21 - La chiacchierata mi è piaciuta e vi faccio tutti i miei auguri per la vostra intenzione di aiutare i Rom. Grazie.
  • Fabrizio 14.00 - Ok: is anyone online?
  • Yvonne 14.01 - Yes. Yvonne is here.
  • Fabrizio 14.01 - Hi. How are you?
  • Yvonne 14.01 - Fine thanks.
  • Fabrizio 14.02 - Let's start?
  • Yvonne 14.02 - Sure
  • Fabrizio 14.02 - Tell us about your European roots.
  • Yvonne 14.03 - I am Sinti Romani and was born in Germany
  • Fabrizio 14.03 - I know you were also in UK. weren't you?
  • Yvonne 14.04 - I lived in the UK for 12 years. North London to be precise
  • Fabrizio 14.05 - Why did you let Germany? Which countries did you visited?
  • Yvonne 14.07 - Because i didn't get on with my parents and didn't like the attitude in the country shown towardsother races
  • Fabrizio 14.08 - I see. Was this attitude better in UK?
  • Yvonne 14.09 - I mover to London to work and live after teaching myself english. The english showed a little bit more compassion
  • Fabrizio 14.10 - Did you visited any other European country?
  • Yvonne 14.12 - I went to France but my French wasn't good enough to stay there and work. I only visited other countries on holidays.
  • Fabrizio 14.13 - What do you think about Roma's situation in Europe?
  • Fabrizio 14.15 - (I know it could be a long answer. Take the time you want)
  • Yvonne 14.15 - I think from what I've seen in the Roma network, people need to be educated more to the Romas needs & rights.
  • Fabrizio 14.16 - Can you explain it better?
  • Yvonne 14.19 - Attitudes towards Roma haven't changed much since my grandmother's times. Roma should have the same opportunities as all other ethnic races and not be discriminated against.
  • Fabrizio 14.21 - Before asking you how this can be possible, do you see differences between Roma's situation in EU and AU?
  • Yvonne 14.26 - There are about 20,000 Roma living in Aus. and most of them side by side with the Aus. people. There is a certain curiosity about Romanies here, but on the whole Australians let us live our lives without prejudice.
  • Fabrizio 14.27 - By the way, is anyone else on line?
  • Fabrizio 14.28 - Sorry Yvonne...
  • Yvonne 14.28 - That's ok
  • Fabrizio 14.29 - ... and do you think Astralian situation is better, cause Roma are less than in Europe?
  • Yvonne 14.32 - Perhaps, but Australia is a young country by European standards and doesn't have the old prejudices that Europe has.
  • Fabrizio 14.33 - One more stop to say that I'm hearing from radio that Florence Aubenas (the French journalist kidnapped in Iraq) is free
  • Fabrizio 14.34 - Have you hear the news?
  • Yvonne 14.34 - I have now. That's good news.
  • Fabrizio 14.35 - A real global village! : - )
  • Fabrizio 14.36 - Well: the problem is prejudice. What can we do?
  • Yvonne 14.41 - We have to educate todays youth not to judge people because of skin colour, different traditions and beliefs. and teach them that all people have the same needs and deserve respect.
  • Fabrizio 14.42 - When you say "youth", do you mean that we have to start from the school and education?
  • Yvonne 14.44 - Definitely. otherwise prejudices creep in from uneducated people round them.
  • Fabrizio 14.46 - Two big problems are also housing and job. What is your opinion?
  • Yvonne 14.50 - That's because the government will not spend money on eduation and housing for Romanies. I think it's to please the voters.
  • Fabrizio 14.51 - Yes. but what kind of difficulties did you find looking for job in UK?
  • Yvonne 14.53 - I couldn't get a job until I had references from someone living in the UK, Otherwise no job.ù
  • Fabrizio 14.55 - Reading your book: do you remember when August says to Elsa: "It's us who live side by side with the Germans..."? What do you think over conforming to certain rules?
  • Yvonne 14.59 - If you live within societies boundaries, There are certain laws that must be abided by, but hypocrisy is rife and sometimes it is very frutrating and makes me angry.
  • Fabrizio 15.01 - It's very interesting reading a story of more than 50 years ago, looking at today situation...
  • Fabrizio 15.01 - Reading your book, it's seems that Gypsies didn't understand they were in real danger under the nazism, because their previous persecutions. Which is your opinion?
  • Yvonne 15.05 - My grandmother didn't know or understand the real danger they were all in because of the cover ups by the sly, underhanded nazis.
  • Fabrizio 15.07 - I'm sorry, I don't understand "the cover ups by the sly, underhanded nazis". Tell it with other words, please.
  • Yvonne 15.10 - Sneaky, cunning proaganda fed to the ethnic populations by the nazis. example: telling the families they were being rehoused elsewhere to make way for a new factory. They were taken to concentration camps instead.
  • Fabrizio 15.12 - OK. I think it's about 11pm on the other side of earth, isn't it?
  • Yvonne 15.13 - Yes it is. Is there any thing else you'd like to ask?
  • Fabrizio 15.14 - Just two: When have you find that you were a writer? And if you want say something about your website.
  • Yvonne 15.17 - Ever Since I was a student at school. Writing was my favourite subject. I started my website in memory of my grandmother and to promote my book based on her stories.
  • Fabrizio 15.18 - Well. I know it's late. I thank you very much for spending your time with an Italian. Do you want to tell us something more?
  • Yvonne 15.21 - I enjoyed the chat and wish you all best in your mission to help the Roma. Thankyou.
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Di Fabrizio (del 12/06/2005 @ 11:30:18, in Italia, visitato 3190 volte)

GIOVEDI’ 16 GIUGNO 2005 – ORE 18.00

Piazza S.Babila

PRESIDIO – MANIFESTAZIONE

PER CHIUDERE I CPT

PER LA LIBERTA’ DI MOVIMENTO DELLE / DEI MIGRANTI

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APPELLO ALLA CITTÀ DEMOCRATICA E ANTIRAZZISTA

 

A Milano esiste un “luogo” nascosto allo sguardo della città, protetto da muri di cemento alti tre metri che vorrebbero renderlo invisibile, e che vorrebbero cancellare dalla vita quotidiana della metropoli le donne e gli uomini che vi sono rinchiusi. Lo chiamano “Centri di permanenza temporanea e assistenza” (CPT), ma è un vero e proprio luogo della detenzione. Si trova in via Corelli, sotto la tangenziale est, che in quel punto è “difesa” dalla vista del Centro da paraventi di ferro.

Un CPT, ovvero una gabbia per uomini e donne, colpevoli solamente di esistere; persone che non hanno commesso alcun reato e che non hanno subito nessun processo, ma che ciononostante vengono rinchiuse e private della libertà personale fino a due mesi. Sono colpevoli unicamente di non essere cittadini comunitari, di aver varcato dei confini, di cercare una possibilità di vivere, di vivere meglio, di scegliere liberamente dove vivere; giudicate colpevoli di lavorare in nero, di non essere stati regolarizzati dai datori di lavoro; giudicate colpevoli di aver perso il lavoro e di non averne trovato un altro. Privi di documenti non risultano cittadini di alcun paese e, rinchiusi in un centro inaccessibile a chiunque, finiscono per scomparire in un buco nero.

Un CPT, l'assurdo di un mondo che abbatte ogni limitazione alla libera circolazione di merci, denaro, flussi finanziari, ma che teme l'idea che gli esseri umani si muovano sfuggendo al controllo.

In questo modo in Italia viviamo un doppio binario giuridico, che prevede, accanto al diritto ordinario, spazi di eccezione riservati a particolari categorie di persone. In tali spazi, che comportano una sorta di extraterritorialità all'interno del territorio dello stato nazionale, l'eccezione diventa la regola. La detenzione amministrativa nei CPT è l'istituto attraverso cui si è instaurata in Italia tale eccezione.

 

Da due mesi in via Corelli detenute e detenuti si sono ribellate/i: hanno protestato contro la violenza a cui sono sottoposte/i; hanno rifiutato le condizioni di vita che sono loro imposte; hanno contestato la logica stessa del CPT. Hanno chiesto a noi tutte/i di entrare, di verificare, di protestare – in un luogo dove l'accesso alle associazioni e agli enti di tutela è ostacolato soprattutto se avvertito come potenzialmente conflittuale; ci hanno detto: “come potete accettare questo luogo? In un paese democratico non possono esistere questi centri di detenzione!”

 

Noi dobbiamo rispondere al loro appello e per questo ci rivolgiamo alla Milano democratica, accogliente e antirazzista, perché non faccia cadere nel vuoto l’appello delle detenute e dei detenuti di via Corelli, perché si mobiliti e porti in tutta la città la loro voce e la voce di quelle/i che vogliono chiudere questa ferita aperta nella nostra città, vogliono chiudere il CPT e impedire che nello stesso luogo venga aperto il “Centro di Identificazione per richiedenti asilo”.

 

Una mobilitazione che sia l’occasione per un monitoraggio attivo nel centro, perché se oggi l'ingresso nei CPT è condizionato alla presenza di parlamentari o consiglieri regionali, noi riteniamo necessario operare una pressione politica affinché questo diritto venga esteso ad organismi indipendenti e svincolati da qualsiasi difficoltà o disposizioni governative: un monitoraggio che serva a mostrare alla pubblica opinione l'esistenza di luoghi in cui il diritto è sospeso e discrezionale.

Una mobilitazione che sia l’inizio di una nuova stagione di diritti per le donne e i gli uomini migranti, mai più sottoposti alle discriminazioni, mai più sottoposti al ricatto e alla disumanizzazione dei CPT.

 

Primi firmatari:

Milano Migrante: ARCI, CS Leoncavallo, SinCobas, Naga, Baggio Social Forum, Dimensioni Diverse – Fiom Milano – Attac Milano – Confederazione Cobas – Missionari Comboniani Castelvolturno - Lila Cedius Onlus – Centro Multietnico La Tenda – Arci Servizio Civile Milano – Arciragazzi – Arci Metromondo – Arci VarieAzioni - Socialpress - Tavolo Migranti – Comunità Kurda Milano – Bastaguerra Milano - Associazione Alfabeti Onlus – Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano – Ecumenici – Ass. Amici della casa Marta Larcher – Opera Nomadi Milano - Giovani Comunisti - Partito della Rifondazione Comunista (Federazioni di Milano e Brianza) – Verdi  (più altre firme di singole/i)

 

Per informazioni e  adesioni: 333.4665107 – 338.4290610 – e.mail: lucmu@tin.it


PS: io ho aderito. Ci ritroviamo giovedi?

 

 

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Di Fabrizio (del 11/06/2005 @ 18:32:19, in blog, visitato 3229 volte)

Domenica si vota o almeno, si dovrebbe...
Immagino che la maggior parte abbia già deciso come schierarsi, io voterò 4 SI' e se per caso chi legge, voterà no o si asterrà, ormai non posso farci niente. La migliore consolazione per chi non andrà al mare è raggiungere il quorum, poi, volendo, si può discutere su cosa fare questa domenica al posto di giocare con paletta e secchiello.

Il primo suggerimento viene dal blog di Ruota: Embrioni in fuga ci si gioca online oppure si può scaricare.



Seconda proposta: partecipate al mio esperimento.
Un'intervista in chat e live (accidenti alle parole inglesi!) direttamente con l'Australia.

Yvonne Slee vive da quelle parti, ma è originaria dell'Europa. Ha scritto un libro sulla storia della sua famiglia, un gruppo di Rom in Germania che è sopravvissuto a due guerre mondiali.
Il suo libro, TORN AWAY, FOREVER è abbastanza noto nei paesi di lingua anglosassone e assolutamente sconosciuto in Italia. Una piccola sagra familiare, 160 pagine - si legge facilmente, che mischia miti e favole sui Rom alla quotidianità: i rapporti tesi col resto della popolazione, la vita di quartiere, la scuola e il lavoro, la Germania delle due cadute e delle due ricostruzioni, raccontato con gli occhi di una bambina.

Come scrivevo, il libro da noi è quasi sconosciuto e non si trova. In : - )esclusiva nazionale : - )

DOMENICA 12 GIUGNO
dalle ore 14.00 (ora italiana)

avrete la possibilità di dialogare online e dal vivo con Yvonne Slee, farle domande, intervistarla (se volete) sentire la sua storia.

L'appuntamento è sulla minichat nella colonna qui a destra. La chat sarà in lingua inglese (o chi se la sentisse, può usare anche il romanès) e alla fine tradurrò il tutto in italiano e lo riscriverò in un nuovo post. Se qualcuno avesse domande da fare, ma se la cava peggio di me con le lingue, può aggiungere nei commenti qui sotto le sue domande, che diligentemente tradurrò e girerò a Yvonne Slee.

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Di Fabrizio (del 11/06/2005 @ 17:43:53, in Europa, visitato 1828 volte)
Ultimamente, anche sulla Svizzera si sono levate critiche da parte di OnG e associazioni internazionali, su come intenda le politiche di accoglienza e di rifugio.

Leggevo qualche giorno fa su Ticinonline:
STRASBURGO - La situazione relativa ai diritti umani in Svizzera è globalmente "molto buona", ma il rapporto del Consiglio d'Europa pubblicato oggi denuncia pecche in materia di asilo, razzismo e gestione delle carceri. [...]
In materia di asilo, Gil-Roblès critica il rinvio immediato di alcuni richiedenti, non appena scesi dall'aereo. Questa pratica, denuncia, è contraria al diritto internazionale. Il commissario raccomanda in particolare che un testimone verifichi che il presunto rifugiato abbia la possibilità di inoltrare una domanda d'asilo al suo arrivo all'aeroporto prima di essere considerato "irricevibile" ("inad" in gergo).
continua...

Man mano, la società civile sembra reagire. Leggo oggi sempre su Ticinonline:
BERNA - Lo storico Jean-François Bergier, già presidente della Commissione indipendente d'esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale, si è detto contrario all'espulsione forzata di 523 candidati all'asilo respinti dal Canton Vaud. Uno stato di diritto non può ricorrere alla forza fisica per allontanare persone che non hanno commesso reati.
In un'intervista rilasciata ai quotidiani "24 Heures" e "Tribune de Genève", Bergier indica che vi sono analogie tra la situazione odierna e quella venutasi a creare durante la seconda Guerra Mondiale: nei due casi abbiamo "da una parte regolamenti e dall'altra individui".
Durante il conflitto, "i regolamenti - a parte qualche eccezione - sono stati applicati ciecamente. Non riconoscere agli ebrei o agli zingari lo status di rifugiato politico fu un'aberrazione, perché erano minacciati di morte". Oggi vengono ripetuti gli stessi errori: "si applicano regolamenti alla lettera senza esaminare la situazione delle persone".
Anche il contesto ideologico presenta similitudini: oggi come allora entra infatti in gioco "la paura dello straniero". La tradizione umanitaria della Svizzera, secondo Bergier, "esiste ancora", ma è diventata selettiva, "à la carte".
ATS
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Di Fabrizio (del 11/06/2005 @ 14:20:40, in musica e parole, visitato 3829 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:

COMUNICATO STAMPA
Due puntate a CANALE ITALIA sulla situazione degli zingari rom
Anteprima nazionale del film "Zingari in carrozza" interpretato dagli ZINGARI DEL CAMPO NOMADI DI VIA BARZAGHI A MILANO

Venerdì 17 alle ore 18 su CANALE ITALIA (canale 53 - 58) verrà trasmessa in assoluta anteprima nazionale una sintesi del film "Zingari in carrozza", il film interpretato dagli zingari di etnia rom del campo nomadi di via Triboniano - via Barzaghi, (film già visto al premio Massimo Troisi di Pieve Emanuele): i musicisti rom interpretano loro stessi mentre suonano sui tram e metro' milanesi.
Il film è un remake di Miracolo a Milano di de Sica, dura 50 minuti, è totalmente inedito, ed è stato realizzato dal giornalista e scrittore Claudio Bernieri di Milano.
Nel corso della trasmissione, il talk show "Passeggiando per Milano" condotto dal giornalista David Messina, saranno presenti anche numerosi esponenti del mondo giornalistico e politico.
Verranno inoltre trasmesse alcune interviste realizzate dagli allievi del corso Multimediale dell'Istituto per la formazimne del Giornalismo Walter Tobagi.
Le interviste sono stato condotte per strada tra i milanesi, chiedendo loro se gradiscono (o meno) le musiche dei rom sui mezzi milanesi. Sono in studio il duo tzigano Giorgio (violino) e fisa (Robert) che si esibiscono ogni giorno sul metro' linea gialla.
Nella seconda puntata del talk show, venerdì 24 sarà presente l'interprete principale del film, Director Marian Baudeanu, accompagnato dall'autore del documentario, e da altri musicisti della linea del metro e dei tram.

Altre informazioni:
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=49
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=60

REPEAT: ******* Cercasi con una certa urgenza volontari che mi diano una mano con associazioni, parrocchie, sale di proiezione, scuole, centri sociali, perchè questa storia non vada perduta.

A proposito, gli UNZA suonano domenica 12 giugno alla cascina Monlue', insieme ai Musikanti nella serata organizzata per "100 popoli, un mondo". Via Monlue', Milano. Raggiungibile da: MI-tangenziale Est (uscita C.A.M.M.) - tram 27 - bus 39 (fermata Fantoli)
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Di Fabrizio (del 09/06/2005 @ 22:41:45, in Italia, visitato 1959 volte)
Ogg: I romeni dopo gli arresti di Milano e Roma. "Gesti da condannare, non siamo così"

Capisco lo sconcerto della comunità rumena e la paura che questi atti abbiano conseguenza sulla loro permanenza in Italia.
Mi permetto due appunti: la violenza carnale è un crimine odioso, ma la coincidenza dei 2 fatti di Roma e Milano ne da un aspetto falsato: non è appannaggio dei Rom, +ttosto che dei Rumeni, dei Cinesi o degli Italiani. Mi risulta che la maggior parte delle violenze avviene ancora oggi tra le mura domestiche, e sia comune tanto nelle famiglie bene che in quelle + emarginate. Insomma: una tipologia di crimine odioso, ma assolutamente interraziale e interclassista.

Proprio per questo, non condivido assolutamente lo "scaricabarile", anche se forse involontario, di Valerian Terteleac, sui ragazzi che vivono di furtarelli e di origine nomade. La violenza carnale non ha niente a che fare col furto, e comunque conosco fior di galantuomini, di origine nomade, che esattamente come i Rumeni rischiano di vedersi appiccicata un'etichetta che non c'entra niente con loro o con i loro costumi.

Come già accaduto un'altra volta, vi informerò sulla loro risposta.
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Di Fabrizio (del 09/06/2005 @ 19:27:26, in Italia, visitato 3722 volte)
Riprendo una notizia apparsa questo pomeriggio in chat:
#9404 15.34
vi inoltro questa notizia che credo ci interessi & colpisca: Rom di Casilino 900 denunciano tentativo di incursione di un gruppo di fascisti ieri sera Jun 4, 2005 Un compagno ha raccolto il racconto di alcuni Rom del campo Casilino 900. Ieri sera intorno alle 21,30 un gruppo di fascisti ha minacciosamente imboccato la via che porta al campo, per poi fuggire di fronte alla reazione delle famiglie e l'arrivo dei vigili urbani. Segnalazione e testimonianza radio su Radio Onda Rossa

- Cos'è Casilino 900 con gli occhi di un Rom canadese.

Nel frattempo, leggo una breve di cronaca: a Milano una troupe di Telepadania voleva girare un servizio sui campi Rom attorno alla zona Capo Rizzuto - Triboniano, ma i Rom non l'hanno permesso e li hanno cacciati. Benedetti telepadani! Se mi deste retta... ve l'ho pur scritto un mese fa qual'era la situazione!
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