di: Vesna Peric Zimonjic su Roma_ex_Yugoslavia
BELGRADE, Apr 5 (IPS) - In migliaia che hanno abbandonato la Serbia dopo le guerre succedutesi negli anni '90 stanno per tornare, dove nessuno lo sa. Sono circa in 150.000 che hanno vissuto illegalmente nelle nazioni europee per anni.
La maggior parte di loro sono poveri ed illetterati, si sono occupati di lavori manuali all'estero quando è stato possibile, secondo i dati ufficiali. La maggior parte si è ritrovata in Germania, Svezia, Danimarca ed Italia.
Tra di loro, molti sono Rom, o di etnia albanese dalla provincia meridionale del Kosovo, o di etnia bosniaca sempre dal Kosovo o dal vicino Sangiaccato.
Le loro richieste di asilo sono state rigettate dalle autorità straniere, particolarmente dopo la caduta dell'ex presidente Slobodan Milosevic nel 2000. La scusa del rifiuto è diventata la fine delle ragioni [politiche] che erano alla base della loro fuga dalla madrepatria.
"Da quando vennero siglati i primi accordi sui rimpatri nel 2001, i cittadini di Serbia sono ritornati al ritmo di 8.500 all'anno" dice ai giornalisti Rasim Ljajic, ministero per i diritti umani.
Ljajic ha recentemente aperto un ufficio di accoglienza per rimpatriati all'aeroporto di Belgreado, dove in migliaia avevano già fatto ritorno negli anni scorsi. L'ufficio, che prevede la la presenza di due assistenti sociali e di un operatore della Croce Rossa, è stato reso possibile con lo stanziamento di 85.000 $ dalla Svezia.
"Ma la maggior parte di loro è gente che nessuno vuole" dice Danilo Rakic dell'OnG su diritti umani "484" di Belgrado: "Sono rimandati qua, ma non hanno un posto dove andare."
La maggior parte dei Rom di ritorno trova rifugio in catapecchie nel quartiere periferico di Novi Beograd [...] Sotto ai raccordi autostradali fioriscono dozzine di "villaggi di cartone" abitati da persone che si offrono per qualsiasi lavoro manuale.
Molti di loro parlano del rimpatrio come di una deportazione. In buona parte hanno avuto solo 48 ore di preavviso.
Un Bosniaco di Kosovska Mitrovica che si presenta come "H.P." lasciò il Kosovo nel 1996 e finì nei Paesi Bassi. La sua casa natale venne distrutta dai bombardamenti NATO tre anni dopo. Come non-Albanese, teme il ritorno in Kosovo, dove le minoranze non sono benvenute, nonostante la presenza di NATO e ONU.
"Dove posso andare? Non ci sono più case a Mitrovica. Non voglio andare a Pristina (la capitale), dove sarei circondato dall'etnia albanese, che non vogliono nessun altro attorno."
H.P. attualmente vive con la famiglia nella città meridionale di Novi Pazar nel Sangiaccato, ai confini col Kosovo. E' un'area a popolazione predominante di musulmani slavi o bosniaci. Come molti altri, non ha un lavoro.
Kadrija Mehmedovic, che guida l'OnG "Povratak" (Ritorno) sempre a Novi Pazar, dice che sorgono particolari problemi con i minori: un terzo di loro parla solo la lingua del paese da cui provengono, e spesso finiscono nelle scuole per bambini disadattati. Molti genitori decidono di non mandarli del tutto a scuola.
Circa in 40.000 sono stati deportati in Sangiaccato dal 2000" ha raccontato recentemente Mehmedovic ai media belgradesi. "Nel passato fuggivano dalla povertà, ma questa è tuttora presente."
Gli attivisti per i diritti umani puntano il dito contro le assurdità burocratiche nei paesi che hanno deportato gli immigrati. Ad esempio, nota Danilo Rakic: "Un componente di una famiglia si vede approvato il permesso di residenza, agli altri componenti viene rifiutato, così le famiglie preferiscono affrontare assieme la deportazione. Dietro, ci sono storie di matrimoni misti, che so Serbia e Macedonia. Succede che le coppie vengano separate e rimpatriate in diversi paesi."
Ma gli attivisti rimproverano anche la Serbia per fare poco o niente per chi viene rimpatriato.
"Si tratta di nostri concittadini e abbiamo l'obbligo di re-integrarli nella società." ci dice Sanja Mrvaljevic dell'ufficio EU in Serbia. "C'è necessità di sviluppare strategie, che sono totalmente mancanti."
Se non c'è una strategia, "ci resta solo la speranza" dice H.P. (END/2006)
Visto che si è parlato di Serbia, da Zajedno/Insieme:
APPROVATO IL PROGETTO "AIUTO ALLA SCUOLA SPECIALE SVETI SAVA" A Maggio partirà il progetto "AIUTO ALLA SCUOLA SPECIALE SVETI SAVA", finanziato da "AIUTARE I BAMBINI", vedi qui:
La Scuola speciale “Sveti Sava” ospita 98 bambini dai 7 ai 15 anni, quasi tutti rom, con patologie fisiche e psichiche; in particolare 10 sono audiolesi, 10 affetti da sclerosi multipla, 67 hanno ritardi mentali, 5 hanno la sindrome di Down, 6 sono autistici..
La scuola, su una collina, lontana dalle abitazioni, ha un ampio giardino, ben curato, ma vuoto. E’ una scuola statale, con programmi molto rigidi che non dan...
[continua]