Questo articolo è parte del
rapporto che accompagna il programma di Media Diversity Institute
(Londra) e BETA news agency: “Vedere i Rom senza pregiudizi”,
nel quadro del Decennio dell'Inclusione Rom.
By Zoran Kosanovic
“Zingara schifosa, guarda
cos'hai combinato!” l'infermiera urlava contro Olgica
Jasarevic, una Romnì al nono mese di gravidanza. La signora
Jasarevic era nell'ospedale di Nis in attesa di controlli, sdraiata
su un letto in preda ad un'emorragia.
“Avevo paura e così non
ho detto niente, ma quando è arrivato il dottore gli ho
raccontato cos'era successo. Si è scusato e ha detto che non
sarebbe più accaduto.” La signora Jasarevic ha
descritto l'infermiera come una donna dai capelli rossi e corti, ma
nessuna azione è stata presa.
La spiacevole esperienza di questa
donna, è una delle conferme delle discriminazioni contro i Rom
del servizio sanitario. I dati riportano anche che la percentuale di
mortalità tra i Rom tra i 30 e i 40 anni, è del 24%
superiore a quella cittadina.
“Il personale medico ha
diversi tipi di approccio verso i pazienti Rom. Molti li insultano o
rifiutano di fornire assistenza medica,” conferma Marija
Demic, ricercatrice del Centro Diritti delle Minoranze, che ha
compilato un rapporto sui Rom e l'accesso ai servizi sanitari di Nis.
Osman Balic, attivista Rom del locale
centro Yorum, ha un'opinione differente: riconosce che il sistema
sanitario di Nis discrimina i Rom nei confronti degli altri abitanti,
ma ritiene che il vero problema siano le misere condizioni di vita:
“La situazione degli insediamenti rom è un pericolo
costante per loro stessi e per gli altri cittadini. Occorre che lo
stato intervenga”.
Demic a sua volta conferma le cattive
condizioni di partenza come una delle cause, ma insiste sul fatto che
i Rom non siano coperti dal servizio sanitario al pari del resto
della popolazione. Aggiungendo che sono i bambini e le donne incinte
quelle nella peggiore situazione.
“In molti casi abbiamo
ragazze incinte a 16 anni, che trascorrono tutto il periodo di
gravidanza senza controlli medici. I partners raramente conoscono
qualcosa sulla contraccezione. Non sono a conoscenza delle malattie
trasmesse sessualmente, incluso l'HIV. I bambini non vengono visitati
e quindi neanche vaccinati.”, sempre secondo il rapporto
del Centro Diritti delle Minoranze.
Le Romnià che provano a cercare
soluzioni a questa situazione, sono malviste dalle stesse persone a
cui si rivolgono in cerca di aiuto. Quando Danijela Zekic, che aveva
già tre figli, andò in farnmacia per informarsi
sull'uso della pillola, la farmacista scoppiò in una risata.
“Sono andata in farmacia con un'amica. Non c'era nessuno,
solo noi due e la farmacista, una bella signora coi capelli scuri. Le
ho chiesto cosa cercavo e lei è sbottata: “Sai cos'è
la pillola contraccettiva? Da non credere. Pensavo che voi zingari
non sapeste niente di contraccezione.” Shoccata, non le
risposi. Presi le mie pillole ed uscii” ci dice.
“Discriminazione? Non è
proprio così. Conosco centinaia di casi dove gli infermieri
hanno fatto più del dovuto per un Rom. E' una parola troppo
grossa per il sistema sanitario. Critico piuttosto che le riforme che
dovrebbe permettere l'accesso a una fascia più ampia di
cittadini, progrediscano troppo lentamente”, dice Osman
Balic.
Commentando un evento menzionato dal
rapporto: un reclamo che dichiarava che il pronto soccorso si era
rifiutato di inviare personale paramedico all'accampamento di Crvena
Zvezda, dove un uomo era immobilizzato dal mal di schiena: “Il
rapporto non accenna al fatto che l'accampamento è a diverse
centinai di metri dal centro medico, e l'uomo avrebbe potuto cercare
assistenza per conto proprio.”
Non tutti i Rom di Nis sono dello
stesso avviso. I rifugiati dal Kosovo, come pure quelli rimpatriati a
forza dalla Germania, sono in una situazione ancora peggiore. “La
maggior parte di loro cerca sistemazione nei quattro campi
disponibili. Molti non sono registrati come residenti e quindi non
hanno diritto all'assistenza medica, oppure a rivolgersi all'ufficio
di collocamento o di mandare i figli a scuola.” dice Marija
Demic.
Lei ritiene che il governo locale
dovrebbe sviluppare un piano d'azione per far partire un servizio
sanitario destinato alle comunità rom, elencando i benefici.
“E' anche necessario munire ogni accampamento di un
coordinatore, perché i suoi abitanti esercitino il diritto
alla sanità”, e poi aggiunge che il gradino
successivo sarebbe la formazione del personale medico nel trattare
adeguatamente i pazienti Rom.
Il censimento del 2002 indicava in
250.518 gli abitanti di Nis, tra cui 5.687 Rom. I Rom ritengono
invece che il loro numero sia vicino ai 20.000. Al Centro Diritti
delle Minoranze specificano che molti Rom evitano di indicare la
proprie etnia, per paura della discriminazione e dei pregiudizi. Sait
Balic, lui stesso Rom, dice che sono circa 2.000 quelli rimpatriati
forzatamente dalla Germania. A sua volta, Dragoljub Djordjevic,
docente di sociologia, afferma nel suo studio “Vivere con i
Rom”, che loro risiedono da secoli nell'area di Nis.
(BETA/MDI)e stresses.