March 31, 2014
di Maurizio Stefanini - nota a margine di Mahalla
Il governo svedese chiede scusa agli zingari per un secolo di discriminazioni,
vessazioni e abusi che sono arrivati fino all'estremo delle sterilizzazioni di
massa, per impedire che crescesse troppo una minoranza classificata come
"incapacitati sociali". Non solo è una bella botta allo stereotipo sulla
multiculturalità e sulla tolleranza scandinava: anche se probabilmente cose
anche peggiori sono accadute e accadono in tanti altri Paesi, senza che nessuno
chieda scusa allo stesso modo. Il dato ancora più spiazzante, appunto dando
retta agli stereotipi, e che è il governo di centrodestra del premier Fredrik
Reinfeldt a chiedere scusa per abusi che furono compiuti soprattutto dai governi
socialdemocratici, secondo i quali l'intervento eugenetico per ridurre il peso
degli elementi "parassitari" era una condicio sine qua non irrinunciabile dello
Stato sociale, per abbatterne i costi.
"La situazione che vivono gli zingari oggi ha a che vedere con la
discriminazione storica cui sono stati sottomessi", afferma il Libro Bianco
sulle violazioni dei diritti di questa minoranza dal 1900 in poi che è stato
presentato a Stoccolma.
"Un periodo oscuro e vergognoso della storia svedese", è stato definito dal
ministro dell'Integrazione, il liberale Erik Ullenhag. Forse non conclusosi del
tutto, visto che una delle testimoni rom invitata a dare testimonianza si è
vista negare l'ingresso dal personale di quell'Hotel Sheraton dove il rapporto
veniva presentato. E lo scorso settembre ci fu lo scandalo della polizia della
Scania che aveva schedato una lista di 4000 rom. Ma il clou fu tra 1934 e il
1974: cioè, quasi l'intero periodo di quel lungo predominio socialdemocratico al
governo che durò dal 1932 al 1976. Non ci sono cifre ufficiali, ma secondo le
testimonianze almeno una famiglia consultata su quattro era a conoscenza di casi
di sterilizzazione o aborto forzato. Inoltre i bambini venivano spesso sottratti
alle famiglie: neanche qui ci sono cifre ufficiali, ma secondo il Ministero
durante i freddi inverni svedesi la pratica era sistematica, con il pretesto di
sottrarre i piccoli ai rigori del clima.
Sempre durante i governi socialdemocratici, fino al 1964 fu proibito agli
zingari di entrare in Svezia. Anche durante quegli anni della Seconda Guerra
Mondiale in cui rom e sinti nell'Europa occupata dai nazisti venivano
sistematicamente mandati nei campi di sterminio. Porajmos, "devastazione", è
chiamata quella versione zingara della Shoà in cui morirono oltre 600.000
persone. Anche per chi risiedeva in Svezia in molti municipi era inoltre
proibito agli zingari insediarsi in modo permanente, nelle scuole i bambini
erano segretati in aule speciali e in generale i servizi sociali erano loro
preclusi. Come ha spiegato il Ministero, "l'idea era di rendere loro la vita
impossibile perché se ne andassero dal Paese". Per il momento, il Libro Bianco
non contempla la possibilità di risarcimenti agli zingari, che in Svezia sono
50.000 su una popolazione di 9 milioni e mezzo di persone. Però l'apertura degli
archivi e le scuse ufficiali ne pongono probabilmente le premesse.
Nota
Occorreva un quotidiano di destra perché sulla stampa emergesse questa
storia. Che è ancora incompleta: non fu soltanto la Germania nazista a
perseguire quelle politiche - i colpevoli sono da tutte le sponde
politico-ideologiche - ci fu la democratica Svizzera tra gli anni '50 e gli anni
'70, ma anche la comunistissima Cecoslovacchia del dopo Dubcek, con processi di
risarcimento che si trascinano ancora oggi. E la Svezia socialdemocratica.
Cosa può legare tra loro regimi così diversi? Direi, il tentativo di
stabilire il primato dello stato, che deve essere non solo forte (anche se ogni
stato intende la forza in una sua maniera diversa), ma deve anche intervenire
nel "plasmare" l'identità dei propri popoli. Qualcuno con la forza, altri con
una sorta di "moral suasion". Facendo valere la forza soprattutto sulle fasce
più deboli ed esposte della popolazione.
Cosa aggiungere sulla socialdemocrazia (svedese)? Che nei medesimi anni,
i Rom e Sinti venivano schedati e i dati raccolti in schedari segreti di cui
solo l'anno scorso si è venuto a conoscenza. Nel frattempo, la Svezia ha virato
a destra, e questi episodi di chiarezza sul suo passato vanno in corto circuito
con pulsioni che prima erano più rare: è di settimana scorsa la notizia,
lanciata dalla testata THE LOCAL e
ripresa anche all'estero, di un ristorante della catena Sheraton ha
rifiutato di servire un proprio cliente perché di etnia rom.
Nel contempo, nella Serbia che per gli "occidentali" rimane un posto
esotico e selvaggio, si è concluso il processo contro un Mc Donald che si era
reso colpevole di un comportamento simile a quello svedese.