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Sandra Fratticci
(12 marzo 2014)
L'incontro pubblico Essere Romni: donne Rom ora e qui, ideato da Saška Jovanović
Fetahi, presidente dell'Associazione Romni, in collaborazione con l'Associazione
LIPA per promuovere una piattaforma comune con le reti delle donne e le
associazioni che rifiutano la discriminazione
"Noi donne rom siamo discriminate 3 volte: perché donne, perché rom, perché
straniere. Nasce da qui l'esigenza di tessere una rete tra tutte le donne rom e
sinti: solo unite possiamo vincere e cambiare il nostro futuro". Saška Jovanović
Fetahi è molte cose: un ingegnere energetico che in Kosovo era a capo di 12
uomini, mamma di tre splendidi bambini, imprenditrice che ha dato vita ad
un'azienda di import-export, presidente dell'associazione Romni Onlus, fellow
2014 dell'Open society foundations romani women's fellowship.
Sabato 8 marzo nella sala convegni del CESV- Centro servizi per il volontariato
del Lazio - di donne come Saška ce ne sono molte, che investono su sé stesse e
lottano per l'emancipazione facendo i conti con una duplice discriminazione: da
parte della società italiana, ma anche della stessa comunità alla quale
appartengono.
"Oggi la comunità rom conta in Italia circa 150.000 - 160.000 persone" spiega
Concetta Sarachella dell'associazione Ticane Asiem Onlus: "Per secoli c'è stata
una discriminazione di genere che ha relegato la donna nell'invisibilità
dell'assistenza familiare e tuttora in alcune realtà le donne non possono uscire
dal campo senza la supervisione della suocera o della figura femminile
incaricata della loro tutela, poche riescono a raggiungere alti gradi di
istruzione e molte famiglie non consentono di accettare lavori altri rispetto a
quelli tradizionali all'interno delle comunità". Il prezzo dell'emancipazione è
l'esclusione: una donna che non si conforma ai ruoli classici è destinata nella
maggior parte dei casi a restare single.
La discriminazione da parte della società italiana non è meno feroce: "Senza la
cittadinanza come farò a trovare lavoro e costruirmi un futuro?" domanda al
Presidente della Repubblica la 18enne Brenda, nata e cresciuta in Italia,
all'interno del video Sono solo una ragazza. "Abitiamo in dei container due
metri per quattro, è tutto grigio e recintato, pieno di fango" prosegue la
15enne Pamela "Ci credo che non ho amici, nemmeno io la vorrei un'amica che
abita in un posto così brutto".
"Non possiamo aspettare che gli altri ci riconoscano le nostre prerogative,
dobbiamo agire e alla fine gli uomini ci correranno dietro" dichiara Dijana
Pavlović, artista impegnata dal 2008 in politica, annunciando la presentazione,
il prossimo 8 aprile, di una campagna per una legge di iniziativa popolare volta
al riconoscimento della minoranza rom e sinti.
"Noi viviamo una grande crisi di identità: abbiamo comunità quasi analfabete,
una percentuale del 93% di disoccupazione. Crescere i nostri figli orgogliosi
della propria identità vuol dire mantenere il nostro popolo... pulito.
Riconquistare una cultura e una storia che si stanno perdendo dopo tanti anni di
vita nei campi. Altrimenti tutte le nostre battaglie si ridurranno soltanto ad
ottenere un appartamento o un lavoro".
"Ci incontreremo nelle prossime settimane per realizzare progetti volti a dare
voce e rispetto a tutte le donne" assicura Daniela Tiburzi, presidente
Commissione delle elette del Comune di Roma e anche l'europarlamentare Silvia
Costa, che non ha potuto prendere parte all'incontro, si dice disponibile al
confronto. Un altro passo verso l'emancipazione è stato compiuto?
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