Robb de matt, cito testuale: "... fino a quando tutti gli
appartamenti non saranno occupati, e tutti gli inquilini non parteciperanno alle
spese condominiali, l'ascensore ad esempio non verrà messo in funzione e la
gestione delle aree comuni resterà una incognita. Il tutto per buona pace di
chi, ad esempio, aveva finalmente ottenuto di trasferirsi in una palazzina più
confortevole, che permettesse di far fronte anche ad alcune disabilità, e si
ritrova invece a dover fare le scale per uscire e rientrare in casa, senza
alternative"
S.Bona, l'immobile nuovo e semi-sfitto
Nuovo immobile Ater a Santa Bona (investimento da 3 milioni) sfitto da mesi:
diversi assegnatari non accettano di avere coinquilini rom -
di Federico de Wolanski su
la tribuna di Treviso
Il nastro è stato tagliato in autunno, trenta alloggi di edilizia popolare dell'Ater
nuovi di zecca con tanto di riscaldamento a pavimento, pannelli solari e altri
optional. Trenta case pronte, abitabili da subito, costate oltre 3 milioni di
euro ma che oggi, a cinque mesi dall'inaugurazione, sono per metà vuoti, sfitti,
non assegnati. Perché? Perché tra gli assegnatari in lista, i primi hanno
rinunciato. Motivo: "Nel condominio ci sono gli zingari".
La realtà è sotto gli occhi di tutti: sia dei residenti della zona, sia dei
pochi inquilini che invece hanno già preso casa nello stabile di via Brigata
Cadore dove nel novembre scorso, per l'inaugurazione, arrivò perfino l'assessore
alla Casa della Regione Veneto Giorgetti. Il palazzo (6 appartamenti a tre
camere, 12 a una camera singola, altrettanti a 2 camere, tutti con disponibilità
di garage, riscaldamento a pavimento e pannelli solari) è semivuoto. Gli
appartamenti assegnati, ad oggi, sono solo una dozzina sui trenta totali.
E la chiave di tutto sarebbe tutta lì, nei primi arrivati: sei nuclei familiari
di etnia rom, appartenenti alle famiglie “nomadi” più note nel trevigiano. Una
presenza che oltre ad aver già alimentato problemi di convivenza nello stabile,
avrebbe indotto più di qualche assegnatario a rinunciare all'alloggio
assegnatogli dal Comune di Treviso. Gli italiani residenti - sei famiglie in
tutto - preferiscono non affrontare l'argomento. Storcono la bocca e accennano,
a voce bassa. Ma la questione è ben nota agli uffici comunali che gestiscono le
assegnazioni. "È vero" ammette l'assessore al Sociale Liana Manfio, "quando
abbiamo contattato i candidati alla casa, molti ci hanno risposto che non
accettavano l'offerta per via degli inquilini, i rom. Non abbiamo potuto fare
nulla". Ma perché i primi assegnatari sono state le famiglie rom? "La lista era
chiara, e le assegnazioni vengono fatte in base a quella, oltre che in base alle
emergenze".
Di qui la brusca frenata alle procedure di assegnazioni e la caccia a famiglie
disponibili ad occupare stabili popolari in classe energetica superiore. Così,
il gioiello di Santa Bona si sta trasformando in un edificio fantasma, con tutti
i problemi del caso. Già, perché fino a quando tutti gli appartamenti non
saranno occupati, e tutti gli inquilini non parteciperanno alle spese
condominiali, l'ascensore ad esempio non verrà messo in funzione e la gestione
delle aree comuni resterà una incognita. Il tutto per buona pace di chi, ad
esempio, aveva finalmente ottenuto di trasferirsi in una palazzina più
confortevole, che permettesse di far fronte anche ad alcune disabilità, e si
ritrova invece a dover fare le scale per uscire e rientrare in casa, senza
alternative.
Come se non bastasse poi l'edificio ha già cominciato a risuonare di lamentele e
tensioni tra inquilini e Ater, e tra inquilini ed inquilini. Una situazione che
non facilita certo l'assegnazione delle alloggi e la gestione del condominio, e
sta alimentando anche il dibattito politico.
La Lega, con il capogruppo Sandro Zampese e Pierantonio Fanton, vicepresidente
Ater, sta affilando i coltelli e ha pronta un'interrogazione diretta
all'assessore al Sociale Liana Manfio e al sindaco Manildo: "È inaccettabile un
simile spreco e una simile malagestione in un momento in cui tante famiglia
attendono una casa" attaccano. La discrepanza tra l'investimento fatto, la
sicurezza con cui si annunciava che "il condominio sarà riempito subito" e la
realtà dei fatti, è stridente.