di Medicina di Strada - Naga. Pubblicato da
Anna_MiM il 17 dicembre 2013.
Le otto di sera, avevamo appena recuperato il resto dei
volontari ed eravamo pronti per andare.
Di solito le uscite con il camper di mds si organizzano negli insediamenti
irregolari, per effettuare visite mediche, ma questa volta non avevamo un punto
di riferimento. Non lo avevamo più da due giorni, da quando il comune ha
sgomberato i campi rom di via Montefeltro e via Brunetti. Così a seguito di
quello sgombero, abbiamo deciso di uscire con il camper diretti nella zona
attorno i due ex insediamenti, per capire come e in che condizioni si sono
raccolte alcune tra le circa 450 persone che non sono state accolte nei due
centri emergenziali messi a disposizione del Comune.
Di giorno sarebbe stato più facile incontrarli, ma a quell'ora sapevamo che
molti si erano già spostati in posti non visibili per passare la notte. Grazie
ai contatti telefonici avuti con alcuni rom, ci siamo diretti verso uno di
questi luoghi. Poco prima di arrivare, abbiamo parcheggiato il camper per non
dare nell'occhio. Ci avevano detto che la polizia continuava a girare, e a
mandarli via ogni qual volta si fermavano in un punto.
Con torce elettriche e telefonini, ci siamo poi diretti a piedi all'interno di
un prato ai margini della ferrovia. Proseguendo sempre a piedi ci siamo visti
venire incontro un gruppetto di 4/5 rom, alcuni di loro con grossi borsoni
carichi di vestiario e coperte, provenienti dalle aree appena sgomberate. Uno di
loro ci ha spiegato di come gli hanno negato l'accesso nelle strutture
d'emergenza, insieme alla sua famiglia, dopo essersi recato per accedervi
legittimamente, ovvero in regola con le richieste previste dall'amministrazione
che prevedono appunto di garantirne il diritto solo a chi non lo abbia rifiutato
precedentemente.
Lo stesso signore rom raccontava che a tutti i rom presenti lì ieri sera, e agli
altri che hanno fatto richiesta per accedere nelle strutture emergenziali, le
forze dell'ordine hanno sequestrato i documenti (carta d'identità) trattandoli
in malo modo. Non è ancora chiaro come e quando gli verranno restituiti i
documenti e, a quale proposito glieli hanno sequestrati. Nel frattempo abbiamo
chiesto in quanti fossero in quello spazio di prato, ci hanno risposto che erano
una decina, divisi dentro due tende appositamente aperte la sera e smontate al
mattino presto. Le tende vengono poi nascoste nei dintorni e, durante il giorno,
si muovono per la città senza una meta precisa: non è difficile pensare in che
condizioni fisiche e mentali, considerando anche che uno di questi rom è stato
sottoposto ad un intervento chirurgico per un tumore alla testa e che deve
regolarmente assumere medicinali antiepilettici, farmaci salva vita. Lo stesso
rom dopo averci domandato come fare per un suo problema all'occhio, è stato
invitato a contattare subito il servizio medico del Naga per le visite del caso
previo contatto telefonico in sede.
Infine abbiamo domandato se sono veritiere le voci che girano, circa il presunto
affitto che alcuni rom di Montefeltro avrebbero dovuto pagare per l'occupazione
delle baracche a una specie di satrapo governante - ci hanno risposto
assolutamente no, nulla di tutto ciò corrisponde al vero.
Zona Cimitero Maggiore, interviste e accompagnamento giornalista Radio Popolare
(4 dicembre)
Primo pomeriggio, insieme ad una giornalista di Radio Popolare siamo andati
in zona Cimitero Maggiore per incontrare un numero maggiore di famiglie rom
rispetto all'ultima uscita effettuata la sera.
Le prime persone che abbiamo incontrato sono una famiglia con un bambino
ospitata nel centro di emergenza Barzaghi 2, così viene chiamato. Il bambino
giocava con i nonni, ai quali è stato negato l'accesso alla struttura, così si
incontrano di giorno per stare insieme. La sensazione è quella di un detenuto
che incontra i familiari nell'orario di visite, all'aria aperta. La sera mentre
i primi rientrano nel centro, la coppia di anziani cerca riparo dove capita per
la notte. Il vanto di questa amministrazione comunale è quello di non dividere
le famiglie dopo gli sgomberi, o allontanamenti come preferiscono chiamarli.
Forse sarebbe il caso di rivedere il concetto di famiglia.
Il bambino ha una tosse preoccupante, quando abbiamo chiesto come viene curato,
ci hanno risposto che non c'è assistenza medica nel centro emergenziale. In
questo modo oltre a non poter curare la sua di tosse, e dato che vivono tutti
stipati dentro degli stanzoni, c'è il rischio che anche altri possano ammalarsi.
Possono andare al Pronto Soccorso, venire anche ricoverati, ma da regolamento,
se non ci si presenta per tre notti di fila, c'è l'esclusione dalla struttura
emergenziale.
Il regolamento è stipulato dagli enti gestori che hanno vinto il bando emanato
dal Comune. Un bando valido tre mesi. Chi ha avuto accesso alla struttura
emergenziale di Barzaghi 2, ha firmato senza poter leggere, nessuna copia
attualmente è stata consegnata agli ospiti.
Parlando con altre persone presenti abbiamo saputo che finalmente hanno portato
un le cucine, promesse da inizio ottobre, ma inspiegabilmente il Comune ha
sospeso la distribuzione dei pasti, così per tutti quelli che non possono
comprare da mangiare le cucine sono inutili, non passano neanche il latte per i
bambini ospitati. I costi stimati per ogni famiglia rom si aggirano sui 30 euro
al giorno, ma a loro non viene dato nulla.
L'acqua calda non basta per tutti, la maggior parte degli ospiti è costretta a
lavarsi con l'acqua fredda. Peggio per chi è stato escluso e ora è costretto a
muoversi continuamente per la città, dato che ogni qual volta si fermano in un
posto vengono cacciati dalla polizia.
Non oggi, non con noi presenti. La polizia staziona e guarda mentre siamo con
loro.
Anche di notte, quando la polizia li trova, taglia loro le tende chiamando l'Amsa
per portare via coperte e sacchi a pelo. Alla loro richiesta di un posto dove
stare la risposta è sempre la stessa "non lo sappiamo, qui non potete stare".
Una madre allatta il figlio poco distante da noi, al freddo di un pomeriggio
invernale. Anche lei vive per strada ora.
Tutte le famiglie con bambini che abbiamo incontrato e che ora vivono
all'addiaccio, ci hanno detto di aver fatto domanda per entrare nei due centri
di emergenza, ma non sono state accolte. Non ne capiamo il motivo, dato che
hanno tutti i requisiti per accedervi.
Prima che ci riconoscessero come Naga, si sono dimostrati diffidenti, la
giornalista di Radio Popolare è riuscita a fare qualche intervista e dopo una
ritrosia iniziale molti hanno fornito testimonianze. Il giorno dopo andrà in
onda il servizio con l'assessore Granelli al telefono come ospite.
Le notizie ufficiali parlano di un Comune che ha dato accoglienza a 31 bambini e
a tutte le famiglie che ne hanno fatto richiesta, togliendoli dal freddo e dai
topi, e che ora risiedono in condizioni decenti. La realtà è un po' diversa.