Se ne scriveva
ieri, ecco il testo da
UPRE ROMA
Pubblicato Giovedì, 07 Novembre 2013 22:46
Signor sindaco,
ci rivolgiamo a lei per la seconda volta in quest'anno 2013. Questa volta lo
facciamo per un fatto molto grave, accaduto il 6 novembre davanti al San
Raffaele, che ha coinvolto la comunità regolare di via Idro. Due famiglie, si
sono affrontate con esito tragico: un uomo è morto, un altro è ferito, molti
sono finiti in carcere.
Ci rivolgiamo a lei con rammarico profondo perché al dolore si aggiunge la
considerazione che si sarebbe potuto evitare questa tragedia. Non diciamo questo
per giustificare i gravissimi atti di violenza, gli autori dei quali porteranno
le conseguenze previste dalla legge. In casi come questo si parla di "zingari",
quindi di qualcosa che fa parte del normale bagaglio dei pregiudizi. Noi invece
parliamo di persone, di uomini, donne bambini che sono a tutti gli effetti
cittadini di questa città e che sono preoccupati per lo stato di abbandono, per
le condizioni di degrado in cui versano e che producono situazioni di allarme
sociale che non possono essere trascurate.
Il campo di via Idro è un campo regolare dagli anni '80, ben inserito nella
zona. Due fa la Consulta ha denunciato la situazione di grave pericolosità
determinata dalla presenza violenta di un latitante, ha richiamato
l'amministrazione sull'urgenza di realizzare gli interventi necessari, dal
rispetto della legge all'"alleggerimento" con il trasferimento di una parte
delle famiglie, a cui apparteneva la persona morta, nel Vogherese per un accordo
siglato ben tre anni fa. Nulla di tutto questo è avvenuto, nel frattempo i
conflitti sono esplosi: un anno fa è stata data alle fiamme l'abitazione della
famiglia protagonista della tragedia di ieri e nonostante l'arresto, anche se
tardivo, del latitante la sua famiglia non veniva espulsa e da allora nel campo
vige un regime di enorme tensione anche per l'ingresso di comunità abusive che
vengono tollerate da autorità ed ente gestore e che aggiungono tensione a
tensione. Questa tragedia era annunciata, lo sapevamo noi, lo sapevano tutti, le
associazioni di zona che pure sono intervenute più volte, gli enti gestori, gli
amministratori. Adesso, dopo la tragedia, la comunità di via Idro non esiste più
e anche le speranze di un intervento che ne salvi i resti sono molto deboli.
Questo non è un atto d'accusa, anche noi ci sentiamo responsabili per non essere
stati più convincenti nei confronti dell'amministrazione, ma è una richiesta di
intervento urgente perché le situazioni precarie sono tante e, mentre auguriamo
che in questo caso dietro l'abbandono non ci siano interessi per diverse
destinazioni per quell'area, come pure si sente dire, ripetiamo l'appello per le
altre situazioni nei campi regolari che da troppo tempo non vengono risolte:
parliamo per esempio dei campi di via Martirano e di via Novara, per i quali gli
interventi tuttora incompiuti risalgono alla precedente amministrazione. Anche
in questi campi la tensione è alta per le soluzioni continuamente procrastinate
e per condizioni di vita che precipitano sempre più in basso.
Signor sindaco, ci rivolgiamo a lei, perché questa tragedia non rimanga
catalogata tra i normali fatti di cronaca della nostra città, ma perché aiuti
tutti noi ad affrontare i problemi delle nostre comunità con lo stesso impegno,
lo stesso spirito solidale e con la stessa disponibilità alla partecipazione che
meritano tutti i cittadini, qualunque sia la loro etnia. Con questo spirito le
chiediamo un incontro per affrontare il quadro di una situazione che va
affrontata con urgenza per stabilire situazioni di serenità in ogni comunità,
condizione per un vero inserimento sociale.
La consulta Rom e Sinti di Milano ha avviato, in collaborazione con ERRC (Eropean
Roma Rights Center), un'azione legale per la cancellazione dei dati personali -
un vero archivio parallelo su base etnica - e per ottenere un risarcimento per
danni morali da parte delle comunità di Milano che hanno subito il censimento
etnico nell'ambito della cosiddetta "emergenza nomadi" decretata dal governo
Berlusconi nel maggio del 2008. Questa "emergenza" - e tutti i suoi effetti:
censimento, regolamento prefettizio - è stata definitivamente dichiarata
illegittima, motivando le richieste di cancellazione dei dati e il risarcimento
danni.
Il 4 ottobre il prefetto di Milano ha trasmesso all'avvocato della Consulta,
Gilberto Pagani, il verbale di cancellazione dei dati, sia cartacei, sia
digitali, raccolti con il censimento. Un primo importante risultato dell'azione
della Consulta che ora proseguirà con la causa per il risarcimento danni di chi
ha subito un censimento razziale nell'estate del 2008.