di Ettore Bianchi -
Italia Oggi
Niente soldi Ue per gli zingari
Nei quartieri rom prende piede l'islamismo radicale
Gli zingari bulgari non hanno peli sulla lingua e lanciano l'accusa: dei fondi
dell'Unione europea qui non arrivano che le briciole. A parlare è Orhan Tahir,
rom e presidente di un'organizzazione non governativa che li rappresenta. Gli
fanno eco i portavoce dei 60 mila zingari che vivono a Stolipinovo, quartiere
della città bulgara di Plovdiv che si trova a un centinaio di chilometri a
sudest della capitale Sofia: da anni veniamo attaccati per questa storia dei
fondi comunitari, ma non siamo noi a beneficiarne.
La spiegazione fornita da Anton Karaguiozov, responsabile dell'associazione
locale Roma, è che i soldi destinati ai rom sono trattenuti dai bulgari: essi
sono più smaliziati e preparati, sanno come muoversi nei meandri della
burocrazia e come redigere correttamente le complicate domande di sovvenzione.
Così gli zingari si prendono la colpa, gli altri i cospicui flussi di denaro.
Ma non è finita. Perché, secondo Karaguiozov, in quello che ormai è diventato un
ghetto si continua a essere scambiati per romeni: noi invece, dice il portavoce
degli zingari, non rubiamo e ci accontentiamo delle entrate provenienti dalle
nostre attività lavorative. Tradotto, significa vivere di aiuti sociali e di
espedienti: contrabbando di sigarette, recupero di rottame, vendita di vecchi
prodotti usati. Uno dei problemi principali è quello della formazione
scolastica: gli insegnanti, dice ancora Karaguiozov, prendono la loro
assegnazione a Stolipinovo come una punizione e si accontentano di fare il
minimo indispensabile. Così le famiglie non muoiono dalla voglia di mandare i
figli a lezione.
Intanto i servizi di sicurezza rilevano il forte rischio della penetrazione
dell'Islam radicale in questi gruppi sociali sempre più emarginati. Orhan Tahir
afferma che si tratta di bombe a orologeria. Il guaio è che lo stato bulgaro,
troppo debole e privo di una politica coerente sugli zingari, è praticamente
assente.
Quanto ai fondi distribuiti da Bruxelles, Tahir precisa che i rom sono inclusi
nel vasto gruppo delle persone vulnerabili, che comprende varie categorie
sociali che vanno dalle ragazze madri ai carcerati sulla via del reinserimento
sociale. Di fatto, sono i poteri locali a decidere sull'assegnazione e sulle
priorità. Rom e zingari si trovano in fondo alla lista. Tahir lancia quella che
a prima vista ha tutta l'aria di essere una provocazione, ma che non lo è
affatto secondo il diretto interessato: se domani l'Europa decidesse di
interrompere la distribuzione di questi soldi, vi assicuro che i rom neppure se
ne accorgerebbero. Inoltre, prosegue, quando sento Viviane Reding (la
commissaria Ue per la giustizia e i diritti) annunciare decine di miliardi di
euro previsti per i rom, mi metto le mani nei capelli e mi domando in che mondo
vivano questi politici e funzionari a Bruxelles.
Intanto, nei ghetti, la gente continua a vivere senza acqua corrente né servizi
essenziali. E perfino il ministro degli interni francese, Manuel Valls,
socialista, si è messo in concorrenza con la destra di Marine Le Pen affermando
che i rom devono andarsene dalla Francia. Non è soltanto una questione di soldi.