The Quietus
Josh Hall , August 12th, 2013 08:03 (lungo, ma con registrazioni
originali dell'epoca, vale la pena quando siete stanchi di leggere, NDR)
Josh Hall parla con Philip Knox, co-curatore della nuova compilation sul
gipsy-pop nella Jugoslavia di Tito, per discutere sulle condizioni politiche e
sociali da cui nasceva questa notevole musica innovativa
Gli anni '60 e '70 sono stati un periodo fiorente per i Rom della Jugoslavia.
Anche se Tito aveva riempito i campi di prigionia al largo dellle coste
adriatiche, in patria i Rom ottenevano per la prima volta il riconoscimento
ufficiale. Tito avevi conferito agli Jugoslavi il diritto di identificarsi
secondo il proprio gruppo, ed i Rom - storicamente perseguitati e soltanto pochi
decenni prima assassinati a decine di migliaia dagli ustascia fascisti - furono
tra i maggiori beneficiari. La cultura rom venne improvvisata elevata.
La musica di quel periodo è stata catturata in una nuova collezione del pop e
folk prodotto tra il 1964 e il 1980 dai Rom della Macedonia, Kosovo e Serbia
meridionale. Stand Up, People (Opre Roma) è un set straordinario di
tracce che dimostrano lo spirito pionieristico di quel periodo, in cui i
musicisti prendevano le forme tradizionali e le declinavano senza posa nel senso
della modernità. Le canzoni pulsavano dei tradizionali ottoni della musica folk
slava, ma erano contrapposti all'ampiezza dei nuovi stili a cui erano esposti
queste comunità. La collection è pervasa di pop occidentale, psichedelia, e
della tradizione subcontinentale da cui i Rom sono originari e con cui c'era uno
scambio diffuso, grazie alle comune posizione di India e Jugoslavia come stati
non allineati. Il risultato è un volo vertiginoso di malinconica innovazione.
Curata dai londinesi Philip Knox e Nat Morris, Stand Up, People è il
risultato di mesi passati a scavare nei mercatini delle pulci dei Balcani, nel tentativo
di gettare nuova luce su ciò che Knox descrive come "qualcosa che si è perso
nella narrazione standard della musica di quella parte del mondo." Nella
tradizione classica la registrazione viene completata da esaurienti e deliziose
note di introduttive sui testi di ogni traccia. Nelle traduzioni, la
combinazione di lacrimosità e di festa così palpabile è resa ancora più forte.
Questa dolente baldoria è il segno della qualità della collection.
Il Rinascimento rom collassò brutalmente dopo la morte di Tito. I proponenti
furono da un lato sottomessi alla musica nazionale dei nuovi stati nati nel
sangue, o semplicemente sparirono dalla pubblica vista. Le tradizioni romanì
divennero nuovamente affari privati, divorziando dalle correnti principali in
cui erano brevemente fiorite. I Rom nel mondo rimangono oggetto di persecuzione
quotidiana. Per questo Stand Up, People è importante, non solo come
documento storico, ma come controreplica a quanti tuttora intendono i Rom come
qualcosa di indesiderabile. E' una registrazione celebrativa di un tempo in cui
a questa cultura perennemente tiranneggiata fu permesso di esplorare se stessa
pubblicamente, e di una storia affascinante di un periodo di notevole
innovazione.
Abbiamo raggiunto Knox per discutere il processo di compilazione di Stand
Up, People, con le storie turbolente e gli sconvolgimenti politici e
sociali che si verificavano mentre il tutto era iin fase di creazione.
Ho letto
l'articolo che hai scritto per Sarajevo Notebook, e
stavo ascoltando le registrazioni per la prima volta.
Il trip, il viaggio, è che l'articolo è di quasi due anni fa. Fu un viaggio
di sei settimane, due mesi. Lo scorso dicembre siamo tornati a Belgrado, perché
molto del materiale finito nel CD proveniva dall'Archivio Nazionale [di Serbia].
Sapevamo che quelle registrazioni esistevano, ma in tutte le nostre ricerche non
le avevamo mai trovate. Alcuni pensavano che non esistessero, ma indagando negli
scaffali dell'Archivio nazionale li abbiamo trovati. Per fortuna c'erano molte
cose che volevamo davvero, a nostra volta avevamo del materiale che interessava
loro, così abbiamo raggiunto un accordo e abbiamo potuto, temporaneamente,
prendere in prestito quei reperti, digitalizzarli e restaurarli a Londra.
Quindi a Belgrado esiste un grande spazio di archiviazione pieno di
registrazioni?
Sì, è piuttosto sorprendente. Sotto Tito si archiviavano copie col copyright,
in teoria praticamente da tutto. Quando ci siamo andati era abbastanza caotico.
Avevano appena riaperto e penso che eravamo tra i primi a varcare l'ingresso.
Incredibilmente, in una maniera impensabile in Gran Bretagna, con assoluto stile
balcanico, questa amabile bibliotecaria ci disse: "OK, entrate e date
un'occhiata." Così abbiamo frugato tra gli scaffali, facendocela addossa dal
tanto materiale che c'era e stavamo cercando così disperatamente. Abbiamo potuto
fotografare alcune copertine, come prova che questo materiale esisteva - in
particolare alcune delle prime cose di Shaban Bajramovic' [che appare tre volte
nella compilation], che poi divenne una specie star della world music, ed è
relativamente noto in Europa. Ma nessuno credeva che avesse inciso prima del
1991, nessuno credeva che fosse disponibile. Così abbiamo trovato un sacco di
roba sua, e ne eravamo davvero entusiasti, ma non potevamo ascoltare niente,
perché non c'era una sala video-audio. Questa è la ragione per cui siamo tornati
dicembre scorso - controllare realmente quel materiale. Anche se eravamo allora
a buon punto con i CD, e sapevamo cosa farne, in realtà non sapevamo che suono
restituissero quei reperti. E' stato come un azzardo.
Come avete fatto a selezionare le tracce?
La questione fondamentale era quello che ci piaceva realmente. C'era
materiale che volevamo includendo alcune tracce. Volevamo rappresentare molte
cantanti, e poi un sacco di roba che fosse davvero inusuale, all'opposto di
quanto si aspettasse la gente. Per coincidenza, questo corrispondeva a ciò che
ci piaceva.
Quella forza delle cantanti è rappresentativa della scena nel suo
assieme?
Penso di sì, yeah. Essere donna tra i Rom è abbastanza difficile. E' una
società piuttosto patriarcale, e se sei una donna in una simile società che è
oltretutto più marginalizzata di qualsiasi altra, sei ancora più al margine
delle cose. Allora, è stato importante trovare cantanti femmine di così grande
successo, che dirigevano i prori gruppi musicali, che andavano in tour. Alcune
di loro hanno avuto storie difficili associate a ciò; non era un paradiso. C'è
una cantante, Ava Selimi, che ha pubblicato un solo 7" su cui abbiamo messo le
mani. Non siamo mai riusciti a rintracciarla, ma abbiamo molti aneddoti di gente
che la conosceva. Si dice che sia stata rifiutata dalla famiglia e dalla sua
comunità semplicemente [per] essere una musicista di successo ed essere
single, invece di svolgere il ruolo tradizionale che ci si aspettava. Si pensa
che non abbia mai lasciato la sua città nel Kosovo per quella ragione, ora
vivrebbe in un'isola della Croazia.
Parliamo un poco di Esma Redzhepova, che caratterizza fortemente
l'album.
Esma Redzhepova è tuttora una celebrità in Macedonia. Recentemente ne ha
parlato la stampa, per la sua partecipazione per la Macedonia ad Eurovision
dello scorso maggio, assieme ad un cantante di rubbish-rock che non mi ricordo.
Divenne molto celebre ai suoi tempi, negli anni '60 e '70. In quanto giovane,
donna e radicata nel ghetto, penso che ebbe da lottare. Ha dovuto uscire dalla
casa di famiglia, e la sua famiglia era del tutto contraria alla sua carriera,
non solo all'interno delle comunità rom, ma anche nazionale e internazionale in
quanto jugoslava.
Ci sono stati altri artisti che allora raggiunsero un simile
successo?
Lei è praticamente unica. Shaban Bajramovic', un po' più tardi - erano
dipinti come il re e la regina della musica gitana, anche se provenivano da
luoghi diversi e non penso si siano mai esibiti assieme. Raggiunse una buona
notorietà, in particolare con alcune registrazioni alla fine degli anni '90, che
erano quasi in stile Buena Vista Social Club. Ma allora Esma era praticamente
unica in termini di enormità del successo.
Potresti dire che gli anni '60 e '70 sono stati il periodo più
importante per quel tipo di musica, o è qualcosa che continua tutt'oggi?
C'è ancora moltissima musica dei rom incredibile nella regione, e molti
interpreti rom, ma non è detto che siano conosciuti come tali. Sono soltanto
cantanti pop o qualsiasi altra cosa - non pretendono di fare musica folk. Ma
secondo me l'era dei musicisti romanì che cantavano romanì, identificandosi
completamente e senza problemi come Rom, e consumati come tali a livello
nazionale - è definitivamente passata. Penso dipenda soprattutto dalle guerre
etniche degli anni '90, dove la gente è diventata così iper-tribale che i Rom
sono sempre stati esterni a ognuno di questi gruppi frammentati, e sono sempre
stati perseguitati un poco di più, soprattutto in Kosovo, dove credo che la
popolazione si sia ridotta dell'80%, in parte con esecuzioni di massa e in parte
con [l'esodo dei] rifugiati, molti di loro sono finiti in Macedonia.
Ora è la Macedonia il fulcro della comunità rom?
C'è il più grande insediamento rom nel mondo, appena fuori Skopje - un posto
chiamato Shuto Orizari. E' qualcosa di unico. Cammini per strada e senti parlare
ovunque romanés, le insegne sono in romanés. E' incredibile. Ma in termini di
popolazione, c'è un numero enorme di Rom in Serbia, e da altre parti dei Balcani
oltre la ex Jugoslavia, come in Romania e Bulgaria. Se la Macedonia costituisca
il fulcro culturale è difficile da stabilire - sono tutti molto diversi. Mentre
in Serbia possono essere più urbanizzati e vivere in maniera maggiormente
integrata, questo non li rende necessariamente meno rom o meno culturalmente
significativi.
Anche se c'è una popolazione rom relativamente numerosa in Bosnia e Croazia, è
una popolazione stranamente tranquilla. Non hanno la percezione di suonare
musica rom, anche se molti di loro sono musicisti e suoneranno musica folk
locale. Ma non esiste una scena, e non c'era nemmeno negli anni '60 e '70, anche
se era pieno di Rom ed erano culturalmente e politicamente attivi. Eravamo
curiosi e abbiamo chiesto a dei contatti rom in Bosnia perché avessimo questa
impressione, e loro in modo abbastanza deprimente l'hanno attribuita al successo
delle campagne antirom dei fascisti ustascia nella II guerra mondiale, quando se
sembravi rom o se parlavi romanés ti potevano sparare. La cultura è stata
trainata dei sotterranei e non è mai emersa realmente, anche quando farlo era
diventato sicuro. E' diventata una cosa domestica e privata, cosa che allora non
successe quasi mai in Macedonia, Serbia e in Kosovo.
Foto del viaggio a Belgrado di Knox e Morris
E' interessante che ci fu questa fioritura di cultura rom durante Tito,
che nel contempo era molto avverso con le espressioni del nazionalismo. Come
concili le due cose?
Penso siano precisamente parallele, l'una la conseguenza dell'altra. Cercando di
riconciliare una parte di mondo estremamente diversa e storicamente frazionata,
la strategia di Tito era di affrancare in qualche modo qualsiasi minoranza. Le
gerarchie erano diverse. Potevi dichiararti della nazione dei Croati, o della
nazione dei Serbi, e avevi un'identità in quel senso. Ma anche i Rom e gli
Albanesi avevano questa possibilità di identificarsi o le loro carte d'identità.
Penso, come conseguenza di presentare un modo leggermente più inclusivo di
essere Jugoslavi, senza tuttavia dover rinunciare alla propria identità
precedente, i Rom ottennero per la prima volta un riconoscimento. Tutte le
identità andavano rappresentate, altrimenti non avrebbe funzionato.
Avevano modo di identificarsi pubblicamente. Avevano gruppi culturali in molti
villaggi, alla stessa maniera che se fossero stati gruppi culturali Albanesi o
Turchi, stavano assieme e organizzavano musiche e concerti, probabilmente
diffondendo anche dottrina di partito. Così, è un periodo inusuale e unico, in
netto contrasto con la strategia seguita, ad esempio, dalla Bulgaria, che era
offensivamente monoculturale, e parlare o cantare in romanés era illegale. I Rom
continuavano a stare lì, producendo molta musica, ma era tutta musica bulgara
prodotta da Rom che fingevano di essere Bulgari.
Rimane un caso?
Tutta quella parte di mondo resta orribilmente razzista verso i Rom. Il
pregiudizio preesistente è diventato pubblico dopo Tito. Ma la Bulgaria è
leggermente migliorata da allora. Almeno, non c'è nessun apparato statale
ufficiale che spenga attivamente le voci rom, anche se il pregiudizio a livello
di comunità è sempre più duro da sorvegliare e valutare.
E quanto velocemente terminò quel boom, dopo Tito?
Difficile da dire. La società iniziò a collassare rapidamente dopo la morte di
Tito, ed in qualche modo si era già verso la fine. La sua morte coincise con
l'emergere di un sacco di ordini del giorno nazionalisti. Già prima di morire,
nel 1980, la cultura stava cambiando in maniera percettibile. Globalmente,
stavano iniziando ad emergere i primi vagiti della fine della guerra fredda, ed
il nazionalismo andava prendendo corpo. Ed anche la stessa musica - è quando
inizia ad emergere quella cosa chiamata turbo-folk. Quella fu la colonna
sonora delle guerre balcaniche, che ironicamente sembrava saltar fuori da
qualcuno di questi cantanti rom, che sempre andavano perseguendo il suono più
moderno e orecchiabile. Il risultato finale fu uno stile che venne per lo più
associato agli squadroni serbi della morte, uno di quegli strani colpi di scena
così difficili da conciliare.
Gli anni '80 furono un periodo diverso solo dal punto di vista stilistico. I
valori di produzione erano appena caduti, soprattutto in Jugoslavia. Quindi era
praticamente impossibile dire "Qui è l'età dell'oro", mentre la società andava
collassando anche le strutture che avevano permesso la produzione di quella
musica crollarono. I cantanti che riuscirono a mantenere il successo, smisero di
essere cantanti rom. Molti proseguirono - Esma andò avanti attraverso la guerra.
Smise di cantare in romanés, e smise con le canzoni zingare. Uno degli esempi
più estremi è questo ragazzo chiamato Muharem Serbezovski,
un Rom macedone. La maggior parte dei Rom macedoni è musulmana, e lui passò
molta della guerra a Sarajevo, identificandosi fortemente con la causa bosniaca.
Iniziò a cantare inni di guerra della Bosnia, si naturalizzò totalmente come
Bosniaco. Dopo la guerra, entrò come politico nell'Assemblea Nazionale di
Bosnia. Probabilmente aveva qualche affinità con la Bosnia perché era la
capitale della sua religione, ma smise di essere un Rom jugoslavo che cantava in
romanés e in altre lingue, diventando un Bosniaco.
Una delle cose più straordinarie sulla raccolta è l'incredibile volume
di suoni e stili che sono presenti. L'altra musica a quel periodo era
accessibile?
E' incredibilmente varia. Ci sono ballate pop abbastanza standard, e musica
tradizionale di fisarmonica, molto potente. E' distante da una raccolta
rappresentativa universalmente, anche della sola musica rom. Ci sono differenze
al nord. Dove c'è molta popolazione ungherese, la musica è più martellante,
quattro quarti, col violino che invita alla danza. Penso che molti di questi
pezzi, senza la necessaria familiarità, sembrerebbero piuttosto sorprendenti. La
gente era abituata ad una varietà musicale, ma se tu fossi stato, per esempio,
un ragazzo non-rom alla moda nella Belgrado degli anni '60, e avessi ascoltato
qualcosa della folle musica rom del Kosovo, penso l'avresti trovata abbastanza
aliena. Ma la gente la comprava, e questa è una cosa interessante, ma anche
difficile da spiegare. Tutto era iper-locale e iper-specifico, ma era
distribuito dalle etichette discografiche in tutti centri urbani, ed
apparentemente per essere comprato e goduto.
Quindi l'impresa era anche redditizia?
Tutte le etichette erano in parte statali. Era un'area grigia ambigua, in parte
nazionalizzata. Non è chiaro sin dove le decisioni fossero controllate dallo
stato. Probabilmente non in maniera enorme, perché c'era troppa roba in
circolazione e nessuno avrebbe avuto il tempo di verificare tutto. Ma la gente
comprava i dischi. Gli Jugoslavi erano abbastanza ricchi rispetto agli altri
paesi socialisti dell'Europa Orientale. Potevano viaggiare, e lo facevano.
Potevano importare beni dall'Occidente; importavano anche musica occidentale.
Cose che si cercava sempre di vendere a caro prezzo nei negozi di dischi dei
Balcani, erano le incisioni jugoslave dei Beatles o di Stevie Woneder, che
qualche collezionista pazzo sta cercando di ottenere.
Un altro momento chiave della storia è la raccolta delle registrazioni.
Quanto tempo avete impiegato?
Me ne sono interessato per anni, in maniera abbastanza amatoriale. Ci sono un
paio di etichette che stanno facendo delle cose interessanti, in particolare con
queste brass band, alcune dalla Macedonia, altre dalla Romania, che sono
piuttosto funky e hanno un senso di rinascita: Mahala Rai Banda e Kociani
Orkestar, piacciono alla gente. Ero davvero coinvolto, e così Nat, ne abbiamo
discusso assieme e abbiamo viaggiato indipendenti l'uno dall'altro per un po'
nei Balcani.
Esma Redzhepova venne e suonò a Londra attorno al 2006 con la Mahala Rai Banda,
e fu un concerto incredibile. Stranamente, per un pubblico londinese abituato
alla "world music", fu un grande avvenimento. Ho sempre cercato di collezionare
pezzi e mettere le mani sugli originali, in modo abbastanza da nerd, e mi
chiedevo dovrei avrei potuto trovare i LP di Esma. Cominci a cercare su internet
e trovi delle cose. Dopo un paio di assaggi pensai: "Cazzo, questo è buono
davvero!". Poi iniziamo ad impegnarci più seriamente, raccogliendo tutto quel
che trovavamo. E poi, quando ammassammo una certa pila di registrazioni, ci
sembrò qualcosa di importante che era andato perso dalla narrativa standard di
quella parte del mondo. Fu allora che la prendemmo davvero sul serio, e andammo
lì col preciso intento di raccogliere registrazioni, e nel contempo di
incontrare i musicisti e cercare di imparare di più sugli scenari e sulle
circostanze della produzione e della distribuzione.
Questi artisti si conoscevano tra loro? Suonavano assieme?
C'è questa voce che circolava su Esma e suo marito. Lui non era Rom, ma era uno
attorno a cui la musica girava. Molti musicisti passarono attraverso questa
sorta di accademia. Molti musicisti rom venivano assunti, e poi si mettevano in
proprio. Così fu per Muharem Serbezovski - i suoi primi concerti furono con
l'ensemble di Esma. E Elmo Chun, che interpreta la penultima traccia del
disco, quella strumentale, la cui importanza per la scena musicale rom non può
essere sottolineata abbastanza - fece parecchi arrangiamenti, fu un fulcro vero
- il suo primo lavoro fu il clarinettista per Esma.
Sembra il mondo del jazz, dove ci sono frontmen e sidemen.
Si intenda una grandissima similarità col jazz, non solo nella struttura di
mercato, ma anche per la fusione di personalità, improvvisazioni, assoli che
sono parte della tradizione. E' una delle cose che lo rende interessante,
soprattutto se assisti dal vivo a un matrimonio, dove un clarinettista e un
sassofonista si confrontano per dieci minuti. Uno spettacolo incredibile.
Hai detto che le grandi etichette discografiche erano di proprietà
statale ma, a parte questo, esisteva una cultura indipendente?
Le etichette erano relativamente poche. Non erano controllate centralmente in
quanto tali. Tutte le maggiori città ne avevano una, o diverse. Particolarmente
Belgrado. Quindi esiste la branca editoriale regionale della compagnia di stato,
poi ce ne sono di più piccole, che dovrebbero essere più indipendenti, ma non si
notano differenze nella qualità o nella natura delle registrazioni che uscivano.
C'erano etichette specializzate in quel tipo di musica?
Non molte - è questo che è strano. Troverai estremamente misterioso della musica
rom prodotta da quella che era la più grande etichetta, Radio-Televisione Belgrado,
tutta in romanés da un oscuro angolo del Kosovo. Poi trovi musica di successo
rilasciata da un piccolo studio fuori Belgrado. Un fenomeno abbastanza surreale.
Non so se è la natura di come funzionassero le cose in questo quasi-mercato, ma
non mi sembra che potesse essere competitivo, con gli artisti più grandi che
andavano verso le maggiori etichette e quelli più piccoli verso le minori.
Com'è stato il processo per ottenere le licenza di queste incisioni?
Incubo assoluto. E' stato di gran lunga il compito più duro, difficile, lungo e
meno divertente. Queste etichette erano possedute in parte da uno stato che non
esiste più, o sono adesso proprietà parzialmente privata o parzialmente statale
di nuovi stati. Molti di questi non sono a conoscenza di possedere i diritti di
queste incisioni, e per prima cosa li devi convincere di questo, se vuoi
ottenere una licenza. E' uno dei motivi per cui una release come questa ha
dovuto impiegare tanto tempo per uscire. Nessun altro sarebbe stato così pazzo
da trascorrere due anni su Skype con dei Serbi veramente arrabbiati.
E' valido per la Jugoslavia degli anni '60 come per la maggior parte della
musica oggi - è interamente impostata per ridurre al minimo la quantità di
denaro che gli artisti ricevono, se non di eliminarla del tutto. Il diritto di
proprietà degli artisti è così piccolo. E' qualcosa con cui abbiamo lottato
davvero, perché volevamo dare qualcosa agli artisti quando ne trovavamo qualcuno
che fosse ancora vivo. Una cosa rattristante e piuttosto deprimente di questo, è
che incoraggiamo questi artisti a firmare per questi incredibili complessi
sistemi collettivi internazionali, così che possano avere qualche soldo, ma
impiegare tutto questo tempo non serve a chi non è di madrelingua inglese, o non
ha familiarità col computer.
Vedi il potenziale per un risorgere dell'interesse verso questa musica?
I giovani dei paesi dell'ex Jugoslavia, quando parliamo loro di questo, sono
completamente confusi e perplesso. Puoi gli suoniamo questa musica e sono
esterrefatti che ci sia qualcosa del genere dalla loro cultura e che possa
suonare così. Molta della idea dei non-Rom sulla musica dei Balcani, anche in
quella parte del mondo, è totalmente conformata a tutti quei coglioni come [Emir]
Kusturica. Davvero, la gente è monopolizzata dall'idea che la loro musica sia -
qualcosa di veramente primitivo che spassionatamente spilla da loro; non
qualcosa sotto il loro controllo; possono rubarti il televisore ma fanno anche
questa bella musica. Allora la gente si sorprende di questa musica
incredibilmente sofisticata, sensibile ad idee complesse. Penso che se la gente
ci mettesse la testa, sarebbe davvero grande, e potrebbe significare che alcuni
dei musicisti che sono ancora in circolazione potrebbero rivisitare alcuni
pezzi.
La compilation
Stand Up, People è ora disponibile su CD e formati digitali, via Asphalt Tango Records