Dall'hindi all'hargot, l'incredibile storia della lingua rom
LesInROCKS -
02/04/2013 | 12h23 par
Eva Bester (nella foto: Il tempo dei gitani di Emir Kusturica)
Parlata da milioni di Rom in tutto il mondo, e dopo aver fornito nobiltà
al francese gergale, la lingua romanì resta quantomeno sconosciuta
Parole come surin (coltello), bouillave (fornicare) e
chourer (da chourave, rubare) fanno parte dei numerosi
imprestiti dal rromanì al francese che vi permettono di dare a qualcuno del
narvalo (sciocco), di insistere sul numero di berges (anni) di un
antenato o ancora di minacciare un caro amico di poukave (denuncia) o
di marave (colpire, uccidere).
Se i francesi si concentrano soprattutto sui termini canaglia, il rromanì
resta una lingua poetica, musicale e millenaria, che non ha visto la sua
ufficializzazione in forma scritta se non dopo il 1990. Come i Rom
(ortograficamente Rrom), è originaria della città di Kannauj, capitale
dell'India oltre 1000 anni fa. Si è costituita sulla base di antiche parlate
popolari indiane, nella forma conosciuta del sanscrito.
Un dialetto diventato lingua attraverso la Storia
All'inizio dell'XI secolo, popoli di lingua rromanì vennero deportati in
Afghanistan dal sultano Mahmoud di Ghazni, per le loro ricercate competenze
artistiche e artigianali. Il sultano desiderava così fare del suo borgo la
capitale dell'universo. Ma in una società islamica rigorosamente sunnita, la
loro cultura indù non si integrò. Il sultano li vendette nel nord del paese,
dove si parlava persiano. Quindi, dopo gli apporti indiani, il rromanì si
arricchì di elementi persiani, ed in seguito ai viaggi, di imprestiti greci a
cui si aggiunsero quelli dei paesi locali dove la maggioranza de Rom ha vissuto
sino ad oggi (Romania, Bulgaria, Serbia, ecc.)
Ancora oggi, la lingua del nord dell'India ha novecento parole in comune col
rromanì. L'impronta indiana è tale che padroneggiando il rromanì si può
decifrare un film in hindi. Al momento della sua uscita in Albania, il
film indiano
Il
vagabondo di Raj Kapoor ha suscitato entusiasmi sino al delirio tra il
pubblico rom, che pensava che lo fossero anche tutti gli attori del film.
Un movimento letterario rromanì molto recente
Non tutti i Rom (tra i 12 e i 15 milioni nel mondo) parlano il rromanì.
Alcuni gruppi sono stati obbligati a dimenticarlo (in Spagna, Inghilterra,
Finlandia...), ed altri l'hanno dimenticato date le condizioni del mondo
attuale. Le memorie più vive si trovano nei Balcani, dove è parato dal 95% dei
Rom. In Francia, su mezzo milione di Rom, si contano circa 160.000 che lo
parlano (poco meno del 30%). La prima menzione di una possibile
standardizzazione del rromanì risale al XIX secolo. quando il polacco Antoine Kalina
notò l'omogeneità profonda della lingua nei diversi paesi dove veniva praticata.
Otto anni dopo, un Rom ungherese, Ferenc Sztojka, pubblicava un dizionario
ungherese-rromanì, contenente circa 13.000 voci e una trentina di poesie in
rromanì. L'autore ambiva a fornire una lingua moderna, con nuove parole ed
espressioni.
Malgrado questi tentativi per accordare al rromanì uno status equivalente
alle altre lingua, occorrerà aspettare gli anni '20-'30 in Russia, perché veda
la luce un movimento letterario rromanì. In quel periodo Lenin insisteva
sull'importanza di dotare di un alfabeto le lingue che non l'avevano.
Dall'Unione Sovietica della fine degli anni '30, molte scuole e sezioni
universitarie offrirono corsi di rromanì. Da allora sono stati tradotti in
lingua quattrocento libri, ed infine si c'è stato l'accesso di grandi autori
come Puskin o Mérimée. Nel 1969 in Jugoslavia esce il primo libro scritto in
rromanì: Il Rrom cerca un posto al sole di Rajko Djurić.
Si traducono Prévert e Barbara in rromani!
Emerge allora un movimento poetico rromanì: lustrascarpe, operai, studenti
dattilografano sulle macchine da scrivere dei loro datori di lavoro poesie in un
rromanì approssimativo, se le scambiano e le leggono durante le sere. Traducano
anche Prévert e Barbara, s'intensifica il desiderio di una scrittura comune. Il
primo congresso rom ha luogo nel 1971 a Londra, e da alla luce la commissione
linguistica dell'Unione Rromani Internazionale, che ufficializzerà l'alfabeto
nel 1990, sotto il patrocinio dell'UNESCO.
Riconosciuto infine come una lingua propria a tutti gli effetti, il rromanì
oggi è insegnato ufficialmente solo in due paesi dell'Unione Europea: in Romania
e in Francia (all'INALCO). Ma come di ce il proverbio: "O gav
p-e dromesqo agor si jekh lachipe, o drom so lingrel tut othe si deś!" (Non
è la destinazione che conta, ma la strada per arrivarci!).
Grazie a Marcel Courthiade, commissario alla lingua ed ai
diritti linguistici per l'Unione Rromani Internazionale e professore di
lingua e civiltà rromanì presso l'INALCO, per la sua conoscenza e gli
illuminanti aneddoti.
Ndr: vedi anche